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Leggi anche appunti:Le attivitÀ economiche del turismo invernale nell'alta val di lima (appennino pistoiese)LE ATTIVITÀ ECONOMICHE DEL TURISMO INVERNALE NELL'ALTA VAL DI LIMA (APPENNINO PISTOIESE) PREMESSA Il Che cos'è il turismoCHE COS'è IL TURISMO Il turismo è l'insieme delle relazioni che nascono in La qualità nei servizi turistico alberghieri: introduzioneLa qualità nei servizi turistico alberghieri: introduzione. L'elemento della |
LE ATTIVITÀ ECONOMICHE DEL TURISMO INVERNALE NELL'ALTA VAL DI LIMA (APPENNINO PISTOIESE)
Il presente lavoro ha lo scopo di esaminare l'andamento delle precipitazioni nevose nell'alta valle del torrente Lima (Appennino Pistoiese) nel periodo 1951-2004, nel quadro delle condizioni climatiche che caratterizzano questa area dell'Appennino tosco-emiliano. Considerato l'elevato valore economico della presenza della neve nell'ambiente di montagna sono stati considerati i flussi turistici nell'alta val di Lima secondo i rilevamenti effettuati dall'Ufficio Turismo e dall'Ufficio Statistica della Provincia di Pistoia.
Per gli aspetti climatologici il lavoro di tesi si basa sulle osservazioni effettuate in cinque stazioni della rete del Servizio Idrografico e Mareografico di Pisa: San Marcello Pistoiese 625 m s.l.m.m., Porrino 640 m s.l.m.m., Frassa 870 m s.l.m.m., Melo di Cutigliano 1007 m s.l.m.m.e Boscolungo 1340 m s.l.m.m.. La loro densità e buona distribuzione geografica e altimetrica ha consentito di sviluppare un inquadramento climatico accurato di questo settore dell'Appennino (fig. 1).
Per gli aspetti economici vengono esaminati i dati relativi ai flussi turistici generali e a quelli nelle strutture alberghiere ed extralberghiere nell'alta val di Lima nel periodo 1982-2005: tali flussi vengono messi in relazione agli afflussi nevosi e alla durata della copertura del manto nevoso.
Fig. 1 - Foglio S. Marcello Pistoiese N° 97 I.G.M.I. scala:100000.
1. Risvolti economici della nevosità nell'alta valle del T. Lima
1.1 - Il movimento turistico nelle strutture ricettive
Con il presente lavoro si è cercato di osservare come la presenza della neve possa influire negativamente o positivamente sull'economia della montagna Pistoiese, in particolar modo su quella dell'Abetone dove, per la presenza di importanti impianti sciistici, si concentra per la maggior parte il turismo invernale.
Per garantire maggiore completezza all'analisi svolta, i dati relativi agli arrivi ed alle presenze registrati nel complesso dei sei comuni montani durante il periodo 1990-2002 sono stati raccolti su alcune tabelle riassuntive, suddividendo i totali risultanti fra alberghiero ed extralberghiero, in modo da analizzare l'impatto che il cambiamento della metodologia di rilevazione ha avuto sull'entità dei flussi osservati.
Al picco positivo che ha contraddistinto i primi anni Novanta (nel 1992 si sono registrati totali pari a 69.064 arrivi e 559.908 presenze ed una permanenza media superiore agli 8 giorni), ha fatto seguito, una progressiva contrazione dei valori, evidentissima già nel 1993 e riconducibile alla crisi economica prodotta dalla svalutazione della lira. Dal 1994 il totale degli arrivi ha riportato un andamento tendenzialmente crescente, arrestandosi leggermente nel 1996; ancora più breve la fase positiva registrata dal totale presenze, in discesa già dal 1995. Netto e deciso appare invece il calo riportato da entrambi i valori fra il 1996 ed il 1997 (-24,27% negli arrivi, -51,74% nelle presenze): un fenomeno che evidenzia in tutta la sua portata l'impatto prodotto dal cambiamento della classificazione delle strutture ricettive e che trae conferma dall'analisi del comportamento delle componenti alberghiera ed extralbeghiera in cui si articolano i dati complessivi.
Infatti il settore extralberghiero ha registrato un calo imponente (-57,21% negli arrivi e -83,82% nelle presenze), più sensibile per il turismo nazionale (-58,27% negli arrivi e -84,11% nelle relative presenze) che non per quello estero (-33,59% negli arrivi e -65,62% nelle presenze). Anche la durata media del soggiorno, che si è quasi dimezzata durante il periodo 1990-2001, è passata dai 13,5 giorni del 1990 ai 4,1 del 2001 nel comparto extralberghiero, laddove il comparto alberghiero ha visto, nello stesso periodo, una riduzione complessiva pari ad una sola unità (dai 5,6 giorni del 1990 ai 4,6 giorni del 2001) (fig. 2).
Fig. 2 - Montagna Pistoiese: arrivi e presenze turistiche (1982-2002).
(Fonte ed elaborazioni: Ufficio Statistica Provincia Pistoia)
Dall'analisi della serie storica degli arrivi e delle presenze di turisti all'Abetone dal 1982 al 2002 si può osservare che l'andamento interannuale del fenomeno presenta una sensibile tendenza alla diminuzione (fig. 3). Dal 1982, durante il quale si registra una presenza di turisti italiani e stranieri pari a 141.136 unità, si arriva alle 77852 unità del 2002. Il massimo principale delle presenze viene registrato nel 1985 con 156685 unità e il minimo assoluto nel 2001 con 72053 unità. Il grafico mostra alcune significative fluttuazioni: dopo il picco massimo storico nel 1985 negli anni successivi si verifica una brusca diminuzione delle presenze, che nel 1990, con 79.416 unità, raggiunge il minimo storico secondario. Dal 1990 si ha un leggero e progressivo aumento di turisti fino al 1995 (108.015), dopo il quale si ha una nuova inversione di tendenza, fino al minimo assoluto di presenze registrato nel 2001 ( Fonte: Ufficio Turismo e dell'Ufficio Statistica del servizio Programmazione, Statistica e Attività Produttive Extragricole della Provincia di Pistoia).
Fig. 3 - Comune dell'Abetone: arrivi e turistiche (1982-2002).
(Fonte ed elaborazioni: Ufficio Statistica Provincia Pistoia)
1.4 - Il movimento complessivo nelle strutture ricettive dei comuni montani dal 1997 al 2004
La provincia di Pistoia, pur disponendo delle serie storiche delle presenze di turisti, ha elaborato con maggiore dettaglio il periodo dal 1997 al 2002. La scelta di questi anni è dovuta alle modifiche apportate nella classificazione adottata dall'ISTAT con riguardo alle strutture ricettive, ed in particolare al comparto extralberghiero. Dal 1 gennaio 1997 è stata soppressa la rilevazione degli alloggi privati non iscritti al R.E.C; questo impedisce di fatto un raffronto fra i dati vecchi e quelli più recenti.
A differenza di quanto si verifica nell'intero territorio provinciale, che dal 1997 al 2001 mostra un trend sostanzialmente positivo in particolare per quanto riguarda il turismo estero, con una leggera diminuzione degli arrivi (-1,77%) e delle presenze (-0,67%) nel 2002 dovuta principalmente agli effetti dei noti eventi internazionali, il movimento complessivo degli arrivi e delle presenze turistiche nei comuni montani, dove la componente estera non raggiunge il 18% del totale, si presenta dal 1997 sostanzialmente stabile seppure per motivazioni diverse.
Infatti, nel territorio montano si sono verificati negli ultimi anni cambiamenti evidenti all'interno della tipologia delle diverse strutture ricettive che hanno determinato un aumento di affluenza nelle strutture extralberghiere, in particolare quelle agrituristiche, in grado di compensare la minore affluenza nelle strutture alberghiere, introducendo una nuova variabilità rispetto agli anni dal 1997 al 1999, sia per quanto riguarda le presenze che per i giorni di permanenza.
Riguardo ai dati annuali, l'anno più favorevole per quanto riguarda le presenze risulta il 2001, con valori di 215.774 (+12,35 % sul 2000) e una permanenza media di 4,5 giorni. In particolare nel 2001 aumentano considerevolmente le presenze italiane (190.486; +13%), mentre il 2002 risulta l'anno migliore per gli arrivi (49.826; +3,17 % sul 2001) nonostante la lieve diminuzione delle presenze totali (191.964; -1,15%) e della permanenza media (3,9 giorni), dovuta alle presenze italiane (166.126; -12,7%). Le presenze estere invece nel 2002 risultano 25.838, valore massimo raggiunto negli anni considerati che si configura l'ultimo di una serie positiva in costante aumento dal 1998 (da 18.707 a 22.867 nel 1999, 23.491 nel 2000, 25.288 nel 2001) (fig. 4).
Essendo tuttavia in presenza di un turismo essenzialmente stagionale, particolare attenzione deve essere riservata ai movimenti avvenuti nel periodo estivo e invernale nei comuni montani nel loro complesso e in particolare quelli turisticamente più rilevanti, Abetone, Cutigliano e San Marcello, che presentano caratteristiche molto diversificate e che necessitano di una analisi specifica che consenta di far emergere le peculiarità dei singoli territori per poter efficacemente intervenire sulle strutture e attrezzature di accoglienza, sulle iniziative promozionali e quelle organizzate sul territorio.
Fig. 4 - Permanenza media dei turisti nei comuni della montagna Pistoiese (1997-2002)
(Fonte ed elaborazioni: Ufficio Statistica Provincia Pistoia)
1.5 - Il movimento invernale nelle strutture ricettive del comune dell'abetone
Nel comune dell'Abetone il totale degli arrivi e delle presenze nel periodo invernale (marzo-dicembre) è positiva fino all'inverno 1998-1999 (fig. 5a, 5b, 5c). Negli anni successivi il turismo ha fatto registrare una tendenza negativa fino a raggiungere un picco -18,85 arrivi e -20,33 presenze nel 2000-2001; il flusso turistico riprende nel 2001-2002 con valori superiori a quelli degli anni precedenti (38,82% arrivi, 28,37% presenze); diminuisce di nuovo nell'inverno 2002-2003 causa dell'attentato contro l'ovovia (-5,96% arrivi,-4,36% presenze).
La permanenza media nel complesso rimane costante su tre giorni con una diminuzione nelle strutture alberghiere ed un aumento notevole (1 giorno in più in media) in quelle extralberghiere. Nel 2002 l'alberghiero, rappresentando circa l'89% degli arrivi e delle presenze, è alla base della diminuzione generale (-3,47% arrivi, -4,57% presenze) mentre per l'extralberghiero la variazione sul 2001 è molto negativa per gli arrivi (-21,86%) e meno negativa per le presenze (-2,51%). Nel 2003 i dati a nostra disposizione non ci permettono di fare un raffronto corretto con il 2002 perché viene preso in considerazione il periodo gennaio-giugno. Il flusso turistico alberghiero registra una variazione di -0,54% di arrivi e -2,38% di presenze, si segnano anche variazioni negative per l'extralberghiero, -19,86% di arrivi e -7,54% di presenze. Nel gennaio-marzo 2004 il flusso turistico torna ad avere valori positivi, nelle strutture alberghiere si hanno 19,83% di arrivi e 21,92% di presenze . è soprattutto nelle strutture extralberghiere che si registra l'incremento maggiore del flusso turistico, 81,73% di arrivi e 132,43% di presenze.
Fig. 5.a - Frequenza della permanenza media di turisti (giorni) in ambiente alberghiero
ed extra-alberghiero all'Abetone (1997-2003).
(Fonte ed elaborazioni: Ufficio Statistica Provincia Pistoia)
Fig. 5.b - Frequenza del numero di turisti in ambiente alberghiero ed
extra-alberghiero all'Abetone (1997-2003).
(Fonte ed elaborazioni: Ufficio Statistica Provincia Pistoia)
Fig. 5.c - Frequenza del numero di arrivi di turisti in ambiente alberghiero ed
extra-alberghiero all'Abetone (1997-2003).
(Fonte ed elaborazioni: Ufficio Statistica Provincia Pistoia).
1.6 - Il movimento invernale nelle strutture ricettive del comune di Cutigliano
L'andamento del movimento nel periodo invernale di Cutigliano si mostra molto diverso da quello di Abetone pur presentando, nella già evidenziata stagione 2000/01, una diminuzione rispetto al 1999/00 dell'1,27% per gli arrivi e del 12,29% per le presenze. Positivo l'inverno 2001/02 (+14,63% arrivi; +13,09% presenze) e sostanzialmente nella media degli anni considerati l'inverno 2002/03, che, a fronte di una diminuzione degli arrivi (-12,21%), presenta rispetto al 2001/02 un ulteriore aumento delle presenze (+4,12%).
Molto alta anche nel periodo invernale l'affluenza nelle strutture ricettive extralberghiere (37% arrivi; 42% presenze), che mostrano per quest'anno i valori maggiori dal 1997 (1.686 arrivi, +9,98% sul 2001/02; 5.485 presenze, +54,42% sul 2001/02), con una permanenza media di 3,3 giorni rispetto a quella di 2,7 giorni delle presenze alberghiere, per un totale di 2,9 giorni di permanenza media complessiva (fig. 6a, 6b, 6c).
Fig. 6.a - Frequenza della permanenza media di turisti (giorni) in ambiente alberghiero
ed extra-alberghiero nel comune di Cutigliano (1997-2003).
(Fonte ed elaborazioni: Ufficio Statistica Provincia Pistoia)
Fig. 6.b - Frequenza del numero di turisti in ambiente alberghiero ed
extra-alberghiero nel comune di Cutigliano (1997-2003).
(Fonte ed elaborazioni: Ufficio Statistica Provincia Pistoia)
Fig. 6.c - Frequenza del numero di arrivi di turisti in ambiente alberghiero ed
extra-alberghiero nel comune di Cutigliano (1997-2003).
(Fonte ed elaborazioni: Ufficio Statistica Provincia Pistoia).
1.7 - Il movimento invernale nelle strutture ricettive del comune di San Marcello Pistoiese
Nonostante la stagione turistica invernale di San Marcello sia piuttosto modesta (1.038 arrivi e 2.612 presenze nel 2002/03, con una permanenza media di 2,5 giorni), risente dei medesimi effetti degli altri comuni montani: diminuzione nell'inverno 2000/01 (-12,39% arrivi; -19,27% presenze), ripresa nel 2001/02 con i valori più alti dal 1997 (+40,46% e +49,37% sull'anno precedente), nuova diminuzione nel 2002/03 (-18,97% e -26,65%), dove, per quanto riguarda il settore alberghiero, si sono avuti i valori più bassi dal 1997. Da notare la drastica diminuzione delle presenze estere (unicamente alberghiere) iniziata nell'inverno 2000/01 (fig. 7a, 7b,7c).
Fig. 7.a - Frequenza della permanenza media di turisti (giorni) in ambiente alberghiero
ed extra-alberghiero nel comune di S. Marcello Pistoiese (1997-2003).
(Fonte ed elaborazioni: Ufficio Statistica Provincia Pistoia)
Fig. 7.b - Frequenza del numero di turisti in ambiente alberghiero ed
extra-alberghiero nel comune di S. Marcello Pistoiese (1997-2003).
(Fonte ed elaborazioni: Ufficio Statistica Provincia Pistoia)
Fig. 7.c - Frequenza del numero di arrivi di turisti in ambiente alberghiero ed
extra-alberghiero nel comune di S. Marcello Pistoiese (1997-2003).
(Fonte ed elaborazioni: Ufficio Statistica Provincia Pistoia).
1.8 - Il movimento complessivo nelle strutture ricettive dei comuni dell'abetone, cutigliano e San marcello pistoiese negli anni 2003-2004
Negli anni 2003 2004 il movimento turistico in questi comuni è stato in aumento rispetto agli anni precedenti. Nel 2003 si registrano 46526 arrivi e 187059 presenze turistiche nelle strutture alberghiere ed extra-alberghiere; nel 2004, 49551 arrivi e 186531 presenze. I dati del 2003 e del 2004 non possono essere confrontati con quelli degli anni precedenti perché non vengono considerate gli stessi comuni della Montagna Pistoiese risultando non veritiero il confronto. Nel 2005 avendo soltanto i mesi di gennaio, febbraio e marzo, non è possibile il raffronto con gli anni precedenti (fig. 8).
Fig. 8 - Montagna Pistoiese: arrivi turistici (2003-2004).
1.9 - Influenza dell'innevamento sui flussi turistici
La presenza o l'assenza della neve e la sua permanenza al suolo influisce in modo determinante sul flusso turistico invernale. Come già esaminato negli anni 2000-2001 la presenza turistica sul territorio subisce una brusca variazione negativa dovuta proprio alla mancanza di precipitazione nevosa (fig. 9). Nel 2004 la forte ripresa delle presenze e degli arrivi sul territorio coincide con abbondanti nevicate e lunga permanenza della neve sul suolo.
Negli ultimi anni si è cercato di arginare il problema della mancanza delle nevicate con l'utilizzo dei cannoni che sparano neve artificiale in modo tale da permettere alle piste da sci di essere sempre innevate anche in assenza di precipitazioni.
Fig. 9 - Permanenza della neve al suolo confrontata con il numero di turisti sulla montagna pistoiese (1997-2001).
(Fonte ed elaborazioni: Ufficio Statistica Provincia Pistoia)
2. Il contesto geologico, geografico e geomrfologico
La valle del T. Lima, principale affluente di sinistra del F. Serchio, ha una direzione Appenninica nel suo tratto superiore, per poi disporsi, dopo aver disegnato un ampio arco, in direzione anti-appenninica nel tratto inferiore, a monte della sua confluenza con il Serchio; in questo tratto finale il corso T. Lima è accidentato da numerose anse e brusche variazioni di direzione.
La suddetta variazione del tracciato fluviale è stata interpretata da Ghelardoni (1958) come il risultato di un complesso fenomeno di cattura-tracimazione, che ha portato l'antico corso superiore dell'Ombrone grossetano ad affluire nel bacino del fiume Serchio.
Nella parte superiore del suo bacino il T. Lima si biforca e scorre sub-parallelo al T. Sestaione; le ampie vallate dei due corsi d'acqua sono coronate da vette che raggiungono i 1940 m all'Alpe Tre Potenze, in 1892 m al M.te Gomito,1492 m al M.te Maiore, 1937 al Libro Aperto e in 1799 m a C.ma Tauffi, con i crinali che si sviluppano su altitudine comprese tra i 1600 e i 1700 metri.
Il T. Lima nasce nei monti Pistoiesi al giogo di Boscolungo, ad una altitudine di 1689 m s.l.m.m., e dopo un corso di 41 chilometri sbocca nel Serchio, sulla sponda sinistra, appena a valle di Bagni di Lucca.
La "grande piega coricata" della Val di Lima, a vergenza orientale indipendentemente da una sua più precisa definizione geometrica e cinematica, recentemente messa in discussione, viene classicamente considerata, come "fronte mesozoico terziario" della Falda toscana, che a sua volta rappresenta l'unità alloctona inferiore dell'edificio nord-appenninico a falde di ricoprimento sovrapposte.
Il "Nucleo mesozoico", costituito da formazioni prevalentemente carbonatiche, è sormontato da una successione preflysch-flysch, a dominante argillitica nella parte inferiore (Formazione della Scaglia toscana) ed essenzialmente arenacea (Macigno), al tetto.
Per effetto di questa situazione morfo-lito-strutturale gli affioramenti a dominante carbonatica vengono a trovarsi nella parte inferire dei versanti principali, in particolare nel versante destro, mentre quelli essenzialmente arenaci ne costituiscono la parte sommatale, contornando interamente gli affioramenti delle formazioni carbonatiche stesse.
La successione carbonatica mesozoica della Falda toscana comprende ed alterna termini calcareo-dolomitici massicci o in grosse bancate, a termini essenzialmente calcarei o calcareo-marnosi più o meno strettamente stratificati, cui si intercalano livelli silico-marnosi di spessore limitato, ma di notevole continuità.
Le intercalazioni silico-marnose-argillitiche delle formazioni carbonatiche costituiscono ben definiti limiti di permeabilità, che danno origine a numerose sorgenti, alcune anche con portate apprezzabili, poste al loro contatto; ciò regolarizza in qualche misura il regime dei corsi d'acqua che, date le condizioni climatiche della Val di Lima, tenderebbe ad un carattere torrentizio, per effetto degli affioramenti impermeabili o semi-impermeabili nella parte superiore dei corsi d'acqua.
Nel contesto morfo-lito-strutturale ed idrogeologico sopra delineato, il paesaggio presenta, nella parte inferiore delle valle valli affluenti al T. Lima, caratteristiche tipiche della morfologia in rocce carbonatiche, che contrastano con quelle proprie delle rocce arenaceo-siltitiche ed argillitiche, nella porsione superiore delle valli stesse.
A monte del "Nucleo mesozoiche", dove è situata l'area di studio, affiorano invece quasi esclusivamente formazione arenacee in facies di flysch (macigno e arenarie di M. Modino),che si presentano ben stratificate, con strati metrici o in grosse bancate; questi caratteri stratimetrici danno origine nei versanti a reggi poggio, a forme gradinate, che hanno riscontro anche nella toponomastica della zona, come in località gli Scaloni sul versante Sud-occidentale del Libro Aperto.
Come già accennato, l'alto bacino del T. Lima è composto da due ampie vallate, tra loro sub-parallele e in direzione appeninica, percorsi dal T. Lima e Sestaione.
Le due valli si attestano a quote elevate intorno a i 1800 m e oltre (compatibili con uno sviluppo di un glacialismo würmiano alle latitudini nelle condizioni climatiche dell'Appennino Settentrionale).
La valle del T. Seataione presenta nel tratto medio-inferiore, una spiccata dissimetria strutturale con il versante sinistro a reggi poggio poco sviluppato e molto acclive, ed un versante destro, a frana poggio, molto ampio e poco inclinato; le condizioni morfologiche di quest'ultimo, unitamente alle altitudini e all'esposizione dei quadranti settentrionali, sono dunque favorevoli alla formazione di ghiacciai e nevai. In particolare, il tratto superiore della valle disposta invece circa anti-appenninica, si chiude con un crinale che va dai 1892 m del M.te Gomito, ai 1940 dell'Alpe Tre Potenze e, attraverso la Foce di Capolino (1840 m ), ai 1771 m del Poggione.
Nella testata della valle del T. Sestaione sono in effetti osservabili tre tipici circhi glaciali, se pure di limitate dimensioni, disposti in una forma cricoide maggiore.
Non è da escludere che anche la parte medio-inferire del versante destro del Sestaione sia stata interessata da un modellamento glaciale attualmente obliterato da fenomeni morfo-gravitativi.
Le caratteristiche oro-idrografiche sopra descritte fanno si che sul versante sinistro del T. Lima, che si trova in condizioni altimetriche e di acclività analoghe a quelle del versante destro del Sestaione, il fattore esposizione non si ha invece favorevole al glacialismo; questo versante attualmente appare inoltre fortemente improntato da una morfologia erosionale e gravitativi, che potrebbe aver obliterato le tracce di un precedente glacialismo (fig. 1).
. IL CONTESTO CLIMATICO
Sotto il profilo della climatologia dinamica e della interazione tra flussi atmosferici e assetto topografico l'area in studio si caratterizza per una elevata piovosità, legata alla instabilità prodotte dal transito delle perturbazioni atlantiche e all'attività delle depressioni sottovento all'arco alpino che si generano nel Golfo di Genova. Tali flussi atmosferici incontrando la catena appenninica che in questo tratto si sviluppa su altitudini molto elevate, subiscono una risalita forzata lungo i versanti appenninici occidentali, che determina intensi processi termodinamici di versante (effetto orografico).
La testata della valle del Lima costituisce un tratto del crinale principale dell'Appennino settentrionale che separa il versante tirrenico da quello adriatico dove gli scambi tra le diverse caratteristiche termoigrometriche molto diverse, sono molto dinamici e influenzano la meteorologia dell'area.
Lo studio del clima è stato condotto sulla base dei dati meteorologici raccolti nelle stazioni indicate nella tabella 1.
Località |
Quota |
Latitudine |
Longitudine |
Periodo |
Strumento |
S. Marcello P. |
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T, P, N |
Porrino |
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N |
Frassa |
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N |
Melo di Cutigl. |
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N |
Boscolungo |
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T, P, N |
Pisa |
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Rad. |
M.te Cimone |
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Rad. |
Bologna |
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Rad. |
Tabella 1 - Inquadramento geografico delle stazioni meteorologiche presenti nell'area studio.
3.1 - Temperatura dell'aria
Lo studio della temperatura dell'aria è basato su osservazioni giornaliere effettuate dall'Ufficio Idrografico e Mareografico di Pisa dal 1951 al 2004 nelle stazioni di Boscolungo e San Marcello Pistoiese. Con questi dati si è proceduto al calcolo dei valori medi mensili, stagionali ed annui, e alla determinazione dell'escursione termica annua. (tab. 2).
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G |
F |
M |
A |
M |
G |
L |
A |
S |
O |
N |
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Anno |
Esc. |
San M. Pistoiese |
Tmin |
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Tmax |
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Tmed |
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Boscolungo |
Tmin |
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Tmax |
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Tmed |
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Tabella 2 - Temperature medie mensili e annue (°C) ed escursione termica annua (1951-2004).
La temperatura media annua di Boscolungo è risultata pari a 6,7 °C con un campo di variazione di 2,9°C e 10,5°C. Tra i due mesi estremi la temperatura ha subito una escursione di 17,3 °C; tale parametro raggiunge i 19,7 °C se si considerano le medie massime mentre se si considerano le medie minime si raggiungono i 15,1 °C.
La figura 10 mostra come la temperatura media annua, abbia subito fluttuazioni positive negli anni Sessanta e Novanta e negative negli anni Cinquanta e Ottanta. Nonostante tali fluttuazioni la temperatura nel corso degli anni ha una linea di tendenza costante mantenendosi su valori poco al di sotto dei 7°C. Nel 1961 con 9,5 °C si ha la temperatura media annua maggiore, mentre nel 1980 e nel 1954 si registra la temperatura media annua minore (5,1 °C). Il mese più freddo è il febbraio del 1956 con -9.9 °C mentre il mese più caldo è l'agosto del 2003 con 20,8 °C (tab. 3).
Fig. 10 - Andamento interannuale della temperatura media annua a Boscolungo
La temperatura media annua di San Marcello Pistoiese è stata di 11,1 °C con temperature minime annue di 6,4°C e temperature massime annue di 15,7°C. Durante gli anni in esame la temperatura ha subito una piccola oscillazione positiva negli anni Cinquanta-Sessanta e una variazione negativa negli anni Settanta-Ottanta, mantenendo comunque una linea di tendenza costante come si può notare dal figura 11. Il 2003 con una temperatura media annua di 12,2 °C segna l'anno più caldo mentre il 1956 con temperatura media annua di 9.9°C segna l'anno più freddo.
Fig. 11 - Andamento interannuale della temperatura media annua a San Marcello Pistoiese (1951-2004).
Molto interessante è notare che sia a San Marcello Pistoiese che a Boscolungo la temperatura media mensile massima si verifica nel mese di agosto del 2003. Il 2003 infatti risulta l'estate più calda dall'inzio dell'osservazioni. La temperatura media mensile minore coincide in entrambe le stazioni nel mese di febbraio del 1956 con -2.1°C a San Marcello Pistoiese e -9.9°C a Boscolungo (tab. 3).
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G |
F |
M |
A |
M |
G |
L |
A |
S |
O |
N |
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Anno |
San M. Pistoiese |
Min. |
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Data |
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Max. |
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Data |
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Tabella 3 - Campo di variazione delle temperature medie mensili e annue (1951-2004)
3.2 - precipitazioni totali
Lo studio delle precipitazioni totali è basato sulle osservazioni giornaliere raccolte dal 1951 al 2004 nelle stazioni di San Marcello Pistoiese e Boscolungo (tab. 4).
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Tabella 4 - Precipitazioni totali medie mensili e annue (mm), numero di giorni piovosi e regime pluviometrico stagionale (1951-2004).
A San Marcello Pistoiese nei valori medi il mese più piovoso risulta essere novembre con 221.3 mm caduti nei 12.1 giorni di pioggia; al contrario il mese di luglio è il meno piovoso con solo 51.0 mm e nei 5.7 giorni di pioggia. Il valore medio annuo delle precipitazioni è 1588.5 mm con un numero di giorni di pioggia pari a 114.7 (tab. 4). L'anno meno piovoso è stato il 1989 con 1005 mm, noto in tutta Italia per essere stato straordinariamente arido, mentre il più piovoso è risultato il 1960 con 2605 mm, anche quest'anno noto per essere stato il più piovoso nelle Alpi Apuane e nell'Appennino settentrionale (fig.12). Dalla tabella 5 è possibile osservare che a San Marcello Pistoiese nel mese di settembre del 1985 si è registrata la quantità minima di pioggia (0.2 mm) mentre nel novembre del 2000 con 675. 3 mm si è avuto il mese con massima caduta di pioggia.
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Tabella 5 - Campo di variazione delle precipitazioni totali medie mensili e annue
Fig. 12 - Andamento interannuale delle precipitazioni a San Marcello Pistoiese (1951-2004).
A Boscolungo il mese più piovoso risulta essere novembre con 343.0 mm e 13.1 giorni di pioggia;mentre luglio con 70.2 mm e 6.5 giorni di pioggia è il mese meno piovoso. Il valore medio annuo delle precipitazioni è 2449.4 mm e 126.8 giorni di pioggia. L'andamento interannuale delle precipitazioni mostra una linea di tendenza negativa con un picco positivo nel 1960 con 3959 mm e uno negativo nel 2001 con 1610mm di pioggia (fig. 13) Durante gli anni in esame il mese di dicembre del 1959 con 921.4 mm è risultato essere il mese con maggiore frequenza di pioggia; nell'anno 1993, il mese di febbraio con 1.6 mm di pioggia è risultato essere il mese più asciutto.
Fig. 13.-.Andamento interannuale delle precipitazioni a Boscolungo (1951-2004).
4. nevosità nell'alta valle del T. Lima
La nevosità nell'alta valle del T.Lima è stata studiata sulla base dei dati raccolti dell'Ufficio Idrografico e Mareografico di Pisa dal 1951 al 2004 nelle stazioni di: San Marcello Pistoiese 625 m s.l.m.m., Frassa 870 m s l.m.m., Melo di Cutigliano 1007 m s l.m.m.e Boscolungo 1340 m s l.m.m..
4.1 - PRECIPITAZIONE NEVOSA A SAN MARCELLO PISTOIESE
Numero di giorni con precipitazione nevosa
La frequenza media annua del numero di giorni di precipitazione nevosa a San Marcello Pistoiese è di 4.3 giorni con un minimo di 1 giorno per vari anni e un massimo di 15 giorni nel 1970. In questa stazione possono verificarsi nevicate da novembre ad aprile, con la massima frequenza di giorni nevosi in gennaio e in febbraio (1.3). Il massimo numero di giorni di caduta con neve si è verificato nel marzo 1970 (8 giorni) (tab. 6)
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L'andamento interannuale del numero di giorni di precipitazione nevosa, pur considerando alcune interruzioni nella raccolta dei dati, evidenzia nel complesso una sensibile tendenza negativa. Dalla figura 14 si possono notare fluttuazioni positive come negli anni Cinquanta e variazioni negative verificatesi negli anni Sessanta e Novanta. Negli ultimi due anni del periodo considerato si sta assistendo ad una lenta crescita del numero di giorni di precipitazione nevosa.
Fig. 14 - Andamento interannuale del numero di giorni di precipitazione nevosa a San Marcello Pistoiese (1951-2004)
4.1.2 - Quantità di neve caduta
La quantità media annua della neve caduta è di 33.6 cm, con un campo di variazione tra 1 cm nel 2002 e tra 122 cm nel 1970. Il valore medio mensile di questo parametro ha il massimo in gennaio con 11.3 cm (tab. 6).
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L'andamento interannuale dell'altezza di neve caduta mostra una linea di tendenza leggermente negativa e oscillazioni positive negli anni Cinquanta e negative negli anni Sessanta e Novanta. La mancanza di dati negli anni Settanta e Ottanta non ci permette di analizzare questo periodo (fig. 15).
Fig. 15 - Andamento interannuale dell'altezza di neve caduta a San Marcello Pistoiese
4.1.3 - Permanenza al suolo
A San Marcello Pistoiese la frequenza media annua del numero di giorni di permanenza di neve al suolo è 10.5 giorni con un campo di variazione di 1 giorno nei vari anni e di 33 giorni nei vari anni. La minima frequenza media mensile si ha nei mesi di maggio e ottobre con zero giorni mentre febbraio con 3,9 giorni segna il valore medio massimo mensile (tab. 7).
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L'andamento interannuale del numero di giorni di permanenza della neve al suolo mostra una variazione concorde agli altri due parametri studiati precedentemente: una lieve tendenza negativa e sensibili oscillazioni positive e negative rispettivamente negli anni Cinquanta e negli anni Sessanta e Novanta (fig. 16).
Fig. 16 - Andamento interannuale del numero di giorni di permanenza della neve al suolo a San Marcello Pistoiese (1951-2004).
4.2-Precipitazione nevosa a Frassa
4.2.1 - Numero di giorni con precipitazione nevosa
La frequenza media annua del numero di precipitazione nevosa a Frassa è di 11.6 giorni, con un campo di variazione da 1 giorno nel 1975 a 21 giorni nel 1969. A febbraio, con 3.1 giorni, si registra il valore medio mensile massimo mentre nei mesi di maggio e ottobre con zero giorni di precipitazioni si registra il valore medio mensile minimo (tab. 8).
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Tabella 8 - Frequenza media mensile e annua e campo di variazione del numero di giorni nevosi a Frassa (1951-2003)
L'andamento interannuale del numero di giorni con precipitazione nevosa a Frassa mostra una tendenza negativa, con piccole oscillazioni positive e negative che anno interessato rispettivamente gli anni settanta e novanta e gli anni Cinquanta. Negli ultimi cinque anni si ha un andamento negativo, con un minimo nel 2002 con 2 giorni di precipitazione nevosa(fig. 17).
Fig. 17 - Andamento interannuale del numero di giorni con precipitazione nevosa a Frassa (1951-2003).
4.2.2 - Quantità di neve caduta
Il valore medio annuo dell'altezza di neve caduta a Frassa è di 119 cm, con un massimo di 27.9 cm in gennaio e un minimo di 0.1 cm in ottobre. Nel marzo del 1970 si è registrata la massima altezza di neve caduta (169 cm),e nell' ottobre del 1956 la minima altezza di neve caduta (7 cm) (tab.9).
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Tabella 9 - Frequenza media mensile e annua e campo di variazione dell'altezza di neve caduta a Frassa (1951-2003).
L'andamento interannuale dell'altezza di neve caduta a Frassa mostra una tendenza negativa con una oscillazione positiva avvenuta negli anni Settanta e una negativa osservata negli anni Cinquanta. Negli anni Novanta si possono notare due oscillazioni di bassa intensità: una negativa nei primi anni e una positiva negli ultimi anni Novanta e nei primi anni del Duemila, seguita poi da una netta tendenza alla diminuzione culminata nel 2002 con solo 6 cm di neve caduta (fig.18).
Fig. 18 - Andamento interannuale dell'altezza di neve caduta a Frassa (1951-2003).
4.2.3 - Permanenza al suolo
La media annua del numero di giorni di permanenza al suolo della neve a Frassa è di 51.8 giorni con un campo di variazione di 2 giorni nel 1975 e 111 giorni nel 1971. Il valore medio minimo è di zero giorni in maggio e ottobre e quello medio massimo è di 3.9 giorni in febbraio (tab. 10).
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Tabella 10 - Frequenza media mensile e annua e campo di variazione del numero di giorni di permanenza della neve a Frassa (1951-2003).
L'andamento interannuale del numero di giorni di permanenza della neve al suolo mostra una tendenza negativa concorde con gli altri due parametri menzionati prima. Negli anni Cinquanta e Novanta si sono verificate due oscillazioni negative, mentre negli anni Sessanta e Settanta, e in parte anche gli anni ottanta, ne è stata osservata una positiva (fig. 19).
Fig. 19 - Andamento interannuale del numero di giorni di permanenza della neve al
suolo a Frassa (1951-2003)
4.3 - PRECIPITAZIONE NEVOSA A MELO di cutigliano
4.3.1 - Numero di giorni con precipitazione nevosa
Il Melo di Cutigliano è stato interessato da un numero medio annuo di precipitazione nevose di 16.1 giorni, con valore minimo di 4 giorni nel 1989 e un valore massimo di 26 giorni nei vari anni. Nel mese di gennaio si è verificato il valore medio mensile massimo di 3.8 giorni, mentre nel mese di maggio quello medio mensile minimo con zero giorni. La prima nevicata si è verificata nel mese di ottobre mentre l'ultima nel mese di maggio (tab. 11).
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L'andamento interannuale del numero di giorni con precipitazione nevosa mostra una lieve tendenza negativa e oscillazioni negative che hanno interessato gli anni Sessanta e Novanta e oscillazioni positive negli anni Ottanta (fig. 20).
Fig. 20 - Andamento interannuale del numero di giorni di precipitazione nevosa a Melo
4.3.2 - Quantità di neve caduta
La quantità media annua di neve caduta al Melo di Cutigliano negli anni 1951-2003 è stata di 133 cm, con un campo di variazione da 21 cm nel 1989 a 298 cm nel 1970. Il valore medio mensile massimo si è verificato in febbraio con 32.5 cm, quello medio mensile minimo in maggio con 0.1 cm (tab. 12).
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L'andamento interannuale dello spessore annuo di neve caduta mostra una piccola tendenza negativa con una sola oscillazione positiva di lieve intensità verificatasi negli anni Settanta-Ottanta. Variazioni negative si registrano negli anni Novanta (fig. 21).
Fig. 21 - Andamento interannuale dell'altezza di neve caduta a Melo (1951-2004).
4.3.3 - Permanenza al suolo
La durata media del manto nevoso al Melo di Cutigliano ha avuto un valore medio di 47.8 giorni, con un massimo di 94 giorni nel 1956 ed un minimo di 8 giorni nel 1989. La massima frequenza media mensile del numero di giorni di permanenza della neve al suolo si è verificata nel mese di gennaio con 13.7 giorni, la minima nel mese di maggio con zero giorni (tab. 13).
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L'andamento interannuale del numero di giorni di permanenza della neve al suolo al Melo di Cutigliano è in netto calo, a differenza degli altri due parametri (quantità di neve caduta e numero di giorni di precipitazione nevosa) che mostra una lieve tendenza negativa. Solo nei primi anni Cinquanta e negli anni Ottanta si osservano piccole fluttuazioni positive, seguite entrambe da oscillazioni negative, che hanno pesato sulla tendenza negativa generale (fig. 22).
Fig. 22 - Andamento interannuale del numero di giorni di permanenza della neve al suolo a Melo (1951-2004).
4.4 - Precipitazione nevosa a Boscolungo
4.4.1 - Numero di giorni con precipitazione nevosa
A Boscolungo è stato interessato da precipitazioni nevose, con un numero medio annuo di 29.9 giorni nevosi, con un campo di variazione di 9 giorni nel 2002 e di 55 giorni nel 1979. Il regime medio mensile di questo parametro ha il massimo in gennaio con 6.4 giorni, seguito da febbraio e da marzo. La nevosità precoce si è verificata in ottobre, con un massimo di 3 giorni in vari anni, quella tardiva si è verificata in maggio con un massimo di 2 giorni in vari anni (tab. 14).
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L'andamento interannuale del numero di giorni con precipitazione nevosa mostra una lieve tendenza negativa e alcune fluttuazioni positive e negative che anno interessato rispettivamente gli anni Settanta e gli anni Cinquanta e gli ultimi venticinque anni, pur in presenza in quest'ultimo periodo dal 1989 al 1999 di una fase interessante di crescita, seguita però da un netto calo di giorni con precipitazione nevosa negli ultimi cinque anni, culminata nel 2002 (fig. 23).
Fig. 23 - Andamento interannuale del numero di giorni con precipitazione
nevosa a Boscolungo (1951-2004)
La quantità di neve caduta ha un valore medio annuo di 331 cm, con valori minimi annui di 97 cm nel 2002 e valori massimi annui di 648 nel 1980. Nel mese di gennaio si è verificato il valore medio massimo, con76 cm, seguito da febbraio, con 72 cm, e marzo, con 65 cm. Nei mesi di maggio e ottobre si hanno solo 2 cm di spessore di neve caduta, che segnano i valori medi minimi. Il mese di marzo del 1970, con 223 cm di quantità di neve caduta, segna il valore massimo per gli anni presi in esame (tab. 15)
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L'andamento interannuale dell'altezza di neve caduta evidenzia la mancanza di una chiara tendenza, anche se non mancano oscillazioni positive e negative che hanno interessato rispettivamente gli anni Settanta, e gli anni Cinquanta e gli ultimi venticinque anni; negli ultimi anni si è verificata una leggera ripresa del fenomeno culminata però da un suo forte declino nel 2002 (fig. 24).
Fig. 24 - Andamento interannuale dell'altezza di neve caduta a Boscolungo (1951-2004)
La durata del manto nevoso a Boscolungo ha avuto un valore medio di 142 giorni, con un minimo di 84 giorni nel 1989 e un massimo di 197 giorni nel 1980. Il frequenza media dei giorni di permanenza della neve al suolo ha il suo massimo in marzo con 30 giorni e il minimo in ottobre con 1 giorno (tab. 16).
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L'andamento interannuale del numero di giorni di permanenza della neve al suolo non mostra una chiara tendenza. Concorde agli altri due parametri menzionati (numero di giorni di precipitazione nevosa e quantità di neve caduta) si hanno fluttuazioni negative negli anni Cinquanta e negli anni Novanta e una oscillazione positiva negli anni Settanta (fig. 25).
Fig. 25 - Andamento interannuale del numero di giorni di permanenza della neve al
suolo a Boscolungo (1951-2004)
4.5 - Gradienti nivometrici verticali
4.5.1 - Gradiente nivometrico verticali del numero di giorni nevosi
Nel medio e nell'alto bacino del T. Lima la variazione del numero dei giorni nevosi con l'altitudine segue una legge lineare della forma:
Numero giorni nevosi = 0,036 h (m) - 19.08 (1)
L'applicazione dell'equazione (1), che presenta un coefficiente di determinazione (R2) pari a 0.9917, consente di stimare che alle quote alle quali in questo tratto dell'Appennino settentrionale si sviluppa il crinale principale, che sono intorno a 1700 m s.l.m.m., il numero medio annuo dei giorni nevosi possa aggirarsi su 42 giorni (fig. 26). La linearità della relazione numero di giorni con precipitazione nevosa/altitudine può essere spiegata considerando che le precipitazioni nevose alle medie latitudini, dove prevalgono le precipitazioni fredde, sono essenzialmente legate alla temperatura dell'aria nello strato di atmosfera compreso tra la nuvola neviogena e il suolo, che è più bassa con l'aumentare della quota.
Fig. 26 - Andamento del numero medio annuo di giorni nevosi con l'altitudine nel medio e nell'alto bacino del T. Lima (1951-2004).
4.5.2 - Gradiente nivometrico verticale dello spessore della neve caduta
Lo spessore medio annuo della neve caduta in una località, come è gia stato considerato, costituisce un elemento meteorologico di grande interesse climatologico generale e in numerosi campi applicativi. Per questo parametro meteorologico la legge di variazione con l'altitudine è del tipo di potenza, secondo la relazione:
Spessore del manto nevoso = 2E -07 h2,9283 (2)
R2 = 0.9759
Tale tipo relazione di relazione, più complessa della precedente, è legata sia alla diminuzione della temperatura dell'aria con la quota sia all'incremento delle precipitazioni totali per effetto orografico (fig. 27).
Fig. 27 - Andamento dello spessore medio annuo della neve caduta con l'altitudine nel medio e nell'alto bacino del T. Lima (1951-2004).
4.5.3 - Gradiente nivometrico verticale della permanenza della neve al suolo
Anche la durata della permanenza della neve al suolo in funzione dell'altitudine segue una legge di potenza, del tipo:
Durata della copertura nevosa (giorni) = 8E -09 h3,2877 (3)
R2 = 0.9438
Fig. 28 - Andamento della durata della neve al suolo con l'altitudine nel medio e nell'alto bacino del T. Lima (1951-2004).
5. Conclusioni
Le precipitazioni nevose e la copertura di neve del suolo, come si è potuto constatare, presentano importanti risvolti economici. La montagna pistoiese, in particolar modo l'Abetone, noto per essere una delle località più importanti dell'intero Appennino per le attività turistiche, trova proprio negli sport della neve le maggiori entrate della sua economia. Il numero delle presenze alberghiere ed extra-lberghiera di turisti sulla montagna pistoiese, nonostante l'impiego sempre più massiccio negli ultimi anni dei dispositivi per la produzione della neve artificiale, è fortemente influenzato dalla quantità e dalla qualità della neve naturale.
Si è osservato che la tendenza interannuale del numero di presenze turistiche nel comprensorio dell'Appennino pistoiese è stata in netto calo dal 1982 (anno di inizio dei rilevamenti statistici sulle presenze turistiche) fino al 2002, mentre nel 2004 tali presenze hanno avuto un sensibile incremento. Gli andamenti registrati sono in stretta correlazione con la quantità di neve caduta; infatti nel 2002, quando all'Abetone si è verificato un accumulo di solo 97 centimetri (minimo storico del 1951), si è verificata anche la più bassa frequenza di turisti.
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