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UNA NUOVA CLASSE DIRIGENTE
I LIMITI DELLA POLITICA ECONOMICA DELLA DESTRA:
A quindici anni
dall'ascesa al potere della Destra si era creato un grande distacco tra i gruppi dirigenti e la società. Questo soprattutto
perché
CRISI DELLE MANIFATTURE CENTROMERIDIONALI; NUOVI CENTRI INDUSTRIALI:
NUOVO CETO INDUSTRIALE :
Grazie allo sviluppo delle ferrovie anche le poche fabbriche meccaniche esistenti in Italia poterono inserirsi nel mercato dei prodotti ferrovieri. Questo sviluppo portò alla formazione di una nuova aristocrazia finanziaria costituita da banchieri, ricchi mercanti e proprietari fondiari che si unirono in compagnie ferroviarie volte ad investirei i propri capitali nel settore ferroviario per trarne dei vantaggi. Insieme alla nascita di questi ceti vi fu anche quella relativa ai primi istituti bancari moderni.
Se nel sud le industrie erano entrate in crisi in quanto non erano state in grado di competere contro la concorrenza, nel Nord, grazie alla formazione di un nuovo sistema industriale guidato da un nuovo ceto sociale di imprenditori,che stavano cercando di affermare la propria identità di gruppo sociale, le fabbriche non risentirono della pressione della concorrenza internazionale.
Successivamente questi imprenditori chiesero allo stato una politica industriale in grado di tutelarli, infatti questi imprenditori erano realmente interessati a migliorare l'apparto produttivo, ad investire i propri capitali nei diversi settori industriali e a cercare una manodopera qualificata ed istruita. Tutte queste iniziative richiedevano una nuova politica economica, diversa da quella della destra, più interessata a pareggiare il bilancio e a rispettare i principi del liberismo. Nel 1874 la maggioranza parlamentare della Destra si era fortemente ridimensionata, così, due anni dopo, esplose la crisi definitiva. Questo soprattutto a causa della questione delle concessioni ferroviarie. Le concessioni che sino a quel momento avevano permesso alle compagnie ferroviarie, create da questi banchieri e finanzieri, di gestire il sistema ferroviario italiano, erano scadute. La proposta della destra fu quella di affidare la gestione del sistema ferroviario direttamente allo Stato, mentre la sinistra, che rappresentava gli interessi dei banchieri e dei finanziari, non era d'accordo. Alle elezioni la sinistra ottenne la maggioranza e questo determinò la caduta della Destra di Marco Minghetti. A questo punto Agostino Depretis, un contadino che sino a quel momento aveva guidato la sinistra venne nominato presidente del consiglio. Da questo momento molti membri della destra (sconfitti) decisero di passare alla sinistra permettendo a Depretis di allargare il numero dei suoi sostenitori.
LE COMPONENTI SOCIALI DELLA DESTRA E DELLA SINISTRA:
I
fatti che causarono la fine della Destra e l'elezione di Depretis costituiscono
la cosiddetta rivoluzione parlamentare.
Oggi, quando si parla di Destra e Sinistra si intendono due movimento molto
diversi aventi ideali e programmi
opposti; al tempo questa differenza non era così evidente, infatti almeno
dal punto di vista sociale gli uomini della Destra e quelli della Sinistra non
erano molto diversi.
IL PROTEZIONISMO E IL PROGRAMMA DELLA SINISTRA:
La politica liberista, proposta
dalla Destra, nel 1873 entrò in crisi;
essa fu dovuta alla crisi del capitalismo mondiale che spinse i paesi
industrializzati a rinunciare alla politica liberista e ad adottare nuove
misure di sicurezza come i dazi doganali. La crisi del capitalismo fu dovuta principalmente ad un forte
squilibrio tra produzione e consumo e il mercato, infatti, non era così grande
da poter ospitare l'enorme quantità di prodotti dei vari settori. Le aziende,
quindi, si riempirono di merci invendute; molte adottarono la liquidazione
totale e il prezzo dei prodotti subì di conseguenza un calo notevole, altre
fallirono e furono costrette a chiudere. L'unica soluzione per risolvere questa crisi fu quella di adottare il
protezionismo che attraverso l'imposizione dei dazi doganali favoriva il
mercato interno proteggendolo dalla concorrenza internazionale. Anche gli
industriali, che in un primo tempo erano a favore del liberismo, accettarono la
politica protezionista. La crisi, però, colpì anche le aziende agricole, le non
poterono competere con i prezzi della concorrenza (grano americano) e per
questo motivo anche queste aziende dovettero accettare il protezionismo. Quindi
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