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Montesquieu




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La nuova menzogna in politica e la distruzione delle verità di fatto In

Jean Bodin


Jean Bodin Tra gli autori più importanti e più chiesti in sede di esame. Dati
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Montesquieu


Nato nel 1689, morto nel 1755. Vive a cavallo tra l'epoca di Luigi XIV, il Re sole, fino ad arrivare alla proclamazione di Luigi XV, è testimone del periodo della grande monarchia di Francia.  Eredita dal Padre una carica in magistratura, presidente di sessione del Parlamento di Bordeaux. Successivamente riveste altre cariche. Ha una ottima corrispondenza con tutti gli intellettuali dell'epoca.


Di lui leggeremo dei brani, alcuni tratti dalla sua opera "Mes Pensees" ("i miei pensieri"), ma la maggior parte dalla sua opera principale "L'esprit des Lois" ("Lo spirito delle leggi"), un grande volume pubblicato nel 1748, nel quale egli affronta gran parte dei problemi della politica dal punto di vista storico-giuridico, abbastanza tipico per i pensatori liberali come anche Tocqueville.


Quale è lo scopo delle opere politiche di Montesquie ? Egli è il caposcuola del liberalismo moderno, quella corrente di filosofia politica che pone come valore primario la libertà. Libertà innanzitutto contro il dispotismo, l'antica tirannia, che Montesquie chiama dispotismo o governo arbitrario, un governo al di fuori delle leggi, che per Montesquie è uno degli aspetti principali, essendo lui un giurista.

La Francia di Luigi XIV è un momento in cui il sovrano gode di alcuni privilegi che, in un certo senso vanno anche al di sopra delle leggi. Ad esempio può emettere dei erano dei provvedimenti con i quali il sovrano chiedeva l'arresto senza motivazione di un privato, oppure una cerimonia che metteva fine in genere alle discussioni tra il Parlamento di Francia e il Re in materia di approvazione delle leggi regie. Il Re si presentava in Parlamento e ordina la registrazione della legge, che il Parlamento è costretto a registrare.


Attraverso l'analisi di questi stratagemmi che vanno al di fuori delle leggi, Montesquie cerca di rivalutare il concetto di libertà del cittadino, della libertà dell'uomo, all'interno di una cornice di Governo Monarchico fortemente bilanciata da quelli che MONTESQUIE chiama "corpi intermedi".


Il concetto di libertà è importantissimo per comprendere la filosofia di Montesquie, ed un altro concetto importante per lui è il "relativismo" in materia politica: come quasi tutti i filosofi liberali, Montesquie è molto scettico sulla possibilità di realizzare la migliore forma di governo. Non esiste la migliore forma di governo in assoluto, può esistere unicamente la migliore forma di governo per un determinato popolo. Per esempio Montesquie è convinto che per i Turchi del '700, è preferibile avere un dispotismo (Monarchia Dispotica). Per altri sarà preferibile la Democrazia, per altri la Monarchia.


L'idea del Relativismo porta alla concezione tipicamente liberale, che, il potere politico porti all'abuso dello stesso. L'idea quindi che, la politica sia sempre uno scontro di interessi. Quindi per comprendere bene la politica, bisogna andare profondamente a vedere gli interessi delle parti in gioco.


L'Esprit des Lois (Lo spirito delle Leggi)


Perché Montesquieu dà questo titolo alla sua opera? Di leggi, secondo lui, si può parlare sotto diversi punti di vista. La natura ha le sue leggi, l'uomo ha le proprie, le leggi civili, diverse a loro volta dalle leggi divine. Ciò che interessa a Montesquie è trovare lo spirito delle Leggi civili, quelle dell'uomo.


In realtà ci sono tre tipi di leggi dal punto di vista politico:


  • le leggi che regolano i rapporti tra gli individui, che lui chiama diritto civile;
  • le leggi che regolano il rapporto tra il cittadino e il potere politico, che lui chiama diritto politico;
  • le leggi che regolano i rapporti tra le nazioni, che lui chiama diritto delle genti

Le leggi dice Montesquieu sono i rapporti necessari che derivano dalla natura delle cose. Indubbiamente una definizione molto generica. Non c'è quindi nessun principio trascendente che determina le varie leggi.


Ogni Stato, dice Montesquie ha un particolare tipo di ordinamento giuridico. Le leggi di un popolo sono determinate da una pluralità di fattori. Si va quindi oltre ciò che è legge scritta, ciò che è scritto sul codice.


Le leggi di un popolo, secondo lui, sono determinate da fattori di ogni tipo: geografici, culturali, dai valori che nel tempo si sono instaurate, di religione. Ogni nazione ha un proprio sistema di leggi e un proprio spirito delle leggi. Per questo egli afferma che è molto difficile esportare le leggi di un popolo all'interno di un altro popolo. Anche la libertà, come tutti i grandi valori, è un concetto relativo. Ad esempio, all'epoca di Montesquie la Repubblica di Venezia era considerato lo stato più libero, tuttavia, un suddito Turco, si sarebbe sentito schiavo all'interno della Repubblica di Venezia, perché è per lui uno stato alieno.


Sia che si tratti di Monarchia, sia di Repubblica, dipende dove siamo, possiamo sentirci tutti liberi: relativismo.


Teoria delle Forme di Governo


Montesquie prende un po' dalla teoria di governo aristotelica, un po' da quella di Machiavelli e attua una fusione tra queste due. Ci sono tre forme di Governo:


  • Monarchia
  • Repubblica, che può essere
    • Aristocratica
    • Democratica
  • Dispotismo

La Monarchia è il governo di uno, ma con leggi fisse e stabilite, differentemente dal Dispotismo nel quale uno solo governa ma senza leggi e senza regola, trascinando tutto con la sua volontà e i suoi capricci.

Il governo Repubblicano è quello nel quale il popolo tutto, o soltanto una parte di esso ha il potere sovrano. Nel caso della Repubblica Aristocratica, una assemblea di poche persone, nel caso della repubblica democratica, una assemblea comporta dalla maggioranza dei cittadini.


Ogni forma di governo ha una natura ed un principio:


  • la natura è quella cosa che fa definire la forma di governo per quello che è;
  • il principio (più interessante) è la molla che fa vivere la determinata forma di governo. Quella cosa che impedisce alla forma di governo di corrompersi e dissolversi.

Ognuna delle forme di governo ha una natura e un principio.


  • La natura della Monarchia è quella delle leggi fisse e stabilite;
  • la natura del dispotismo è quella della volontà esclusiva del despota
  • la natura della Repubblica, è invece, il numero dei cittadini che costituisce l'assemblea.

Il principio che invece la cosa che fa vivere la forma di governo, è diverso e importante:


  • il principio della Monarchia è l'onore
  • il principio della Repubblica è la virtù, ma varia tra repubblica aristocratica e democratica. Nella repubblica aristocratica è la virtù , intesa come moderazione,  nella repubblica democratica la virtù è autorizzazione, partecipazione, governo delle leggi
  • la natura del dispotismo, è la paura

Vediamo perché.


Abbiamo detto che il principio della forma di governo è la cosa che garantisce la sua vitalità, che la fa vivere.


Dispotismo.

Quando crolla il dispotismo ? Quando il despota cade e viene detronizzato ?

Montesquie dice, quando non è più in grado di far presa sul suo popolo e soprattutto sui suoi condottieri. Il despota ha necessità della paura, quando non la garantisce più, egli cade. I cittadini prendono coraggio e la fanno cadere. Per questo è la paura la cosa che fa vivere il dispotismo.

Repubblica Aristocratica.

L'elemento che garantisce la vita alla repubblica aristocratica è la virtù intesa come moderazione.

Quale è il tradizionale nemico della aristocrazia? Il Popolo. In quanto gli aristocratici sono i ricchi e, normalmente il popolo decide di subentrare alla aristocrazia quando il divario tra popolo e aristocratici diviene troppo ampio. L'elemento che tiene quindi in piedi la repubblica aristocratica è la moderazione. Cioè vivere senza esagerazione, il più possibile vicino al popolo, tenendo basso il livello di malcontento.


Un cosa importante, dice Montesquie, che dà molto fastidio al popolo, è il fatto che gli aristocratici paghino le tasse. Quindi, per evitare una caduta dell'aristocrazia, è bene che tutti paghino le tasse.


Repubblica Democratica.

Ciò che tiene in vita la repubblica democratica è la virtù intesa come governo delle leggi. Normalmente la tradizionale critica rivolta alla democrazia è quello che la troppa libertà tende a scadere nell'anarchia. Quindi, secondo Montesquie, l'elemento che impedisce alla democrazia di scadere nell'anarchia è il governo delle leggi, la cornice delle leggi. In una Repubblica democratica, leggi che dovrebbero essere più sentite in quanto il popolo partecipa direttamente alla stesura delle leggi.


Monarchia

Il principio che garantisce la vita alla monarchia è l'onore.

La tradizionale critica che viene fatta alla monarchia è che il tiranno prima o poi diviene monarca. E allora, cosa è che impedisce questo passaggio, è l'onore. Montesquie non crede molto nell'etica del Re stesso, però, se i condottieri che si trovano intorno al Re, si sono dotati di un codice di onore, un codice di comportamento, che non è qualcosa di scritto, non deriva dalle leggi del popolo, ma è qualcosa di insito nei nobili, che sono coloro vicino a Re, allora, essi stessi pongono dei limiti allo stato del Re monarca. Qui Montesquie fa l'esempio di un personaggio francese, guardia personale del Re Enrico III di Francia, al quale il Re chiede di assassinare il suo avversario politico. E la guardia personale gli risponde che non lo assassinerà mai. Ecco il freno al monarca da parte di un nobile a lui vicino, che gli impedisce di divenire tiranno.


Ognuno di queste forme di governo ha una particolare educazione, nel senso che poi i cittadini devono essere educati di conseguenza a certi valori e modi che variano.


Nella monarchia, che nella sua forma moderata e temperata, è la forma di governo che Montesquie preferisce, sono essenziali secondo lui i corpi intermedi, che sono:


quelle associazioni spontanee dei cittadini che si frappongono tra gli individui singoli e lo Stato. Un esempio è la nobiltà, gli ecclesiastici, le corporazioni di lavoratori dell'epoca. Tutte queste "associazioni particolari" che non sono individui singoli e non sono Re, sono essenziali in quanto costituiscono un freno al Monarca. I privilegi degli ecclesiastici, dice Montesquie, che in una Repubblica sarebbero da condannare, nella monarchia sono tuttavia molto utili in quanto costituiscono un Re, evitando l'abuso da parte del potere.

Quindi la stessa cosa può essere buona o cattiva a seconda della situazione in cui ci si trova.


In una repubblica democratica cosa è importante, ovviamente: che il suffragio sia allargato alla maggior parte dei cittadini. Questo è il pane della democrazia, l'idea che il popolo possa esprimere il proprio voto, partecipando alla vita politica. Ma, se il suffragio, è importante che sia allargato in una democrazia, invece, in una monarchia deve essere più ristretto possibile. Quindi, vediamo come Montesquie non sia favorevole al suffragio universale, dipende sempre dalla situazione.


Sempre nella Repubblica democratica è fondamentale l'amore della patria, per unire il più possibile i cittadini ai valori della propria nazione. L'uguaglianza di fronte alla legge, un altro aspetto importante. Nel corso della rivoluzione francese, a questa si affiancherà anche l'uguaglianza economica.


Nel dispotismo, ovviamente, ci sono pochissime leggi. Se i corpi intermedi sono molto importanti nella democrazia. Montesquie invece, consiglia al despota di abolire completamente i corpi intermedi. Nel dispotismo secondo lui, deve esserci un pastore e le sue pecore. I corpi intermedi minano il despota. Il despota non deve avere tanti ministri, è necessario un amministratore degli affari di stato, come avviene in Turchia, e lasciare al despota la possibilità di godere della sua posizione di despota.


La libertà.

Quale è il valore che Montesquieu da alla libertà ?

In generale, di libertà si può parlare in due modi differenti. Si può parlare di libertà negativa e libertà positiva.

La libertà negativa quando non si hanno impedimenti. La libertà positiva, invece quando c'è partecipazione, ovvero quando c'è godimento dei diritti politici, quando posso veramente esercitarli.

Questa concezione risale all'antica Roma, il cittadino era differente dallo schiavo in quanto poteva godere dei diritti politici.

La libertà negativa, invece, quando si è liberi al di fuor dallo stato, su tutto ciò in cui lo Stato non comanda.


Montesquieu è più vicino al concetto di libertà positiva, quando c'è partecipazione alla vita politica.


Divisione dei Poteri.


Teoria molto importante per Montesquie.

La divisione dei poteri, sulla quale ancora oggi si basa una parte del Diritto Costituzionale, deriva da una analisi molto profonda che egli conduce  sulla costituzione inglese. L'Inghilterra era il modello costituzionale al quale Montesquie fa riferimento (domanda d'esame!). Era l' Inghilterra del '700, non certo la Francia assolutista di Luigi XIV. I poteri sono:


  • Legislativo;
  • Esecutivo
  • Giudiziario

(per la prima volta compaiono i tre poteri).


Come Locke, ma più chiaramente, Montesquie insiste sul pericolo che uno stesso soggetto politico possa avere il potere legislativo ed esecutivo insieme. Si attua la più dispotica tirannide quando, secondo lui, lo stesso soggetto politico è responsabile sia di fare le leggi che eseguirle.


Anche Il potere giudiziario è importante che sia separato dagli altri due. In un certo senso, questo non è un potere, dice Montesquie, in quanto ha il compito di applicare le leggi. Non crea un nuovo diritto, applica unicamente quello vigente. E' importante in quanto deve garantire le libertà del cittadino. Ad esempio, si evitano gli arresti arbitrari, si applica l'idea della giustizia certa.  Montesquie è contro l'idea della rapidità della giustizia. Egli dice che sicuramente è una bella cosa, ma anche in Turchia è molto rapida, ma non è questa il tipo di rapidità di cui si ha bisogno.


Soprattutto i primi due, legislativo ed esecutivo, devono essere separati. Nell'idea di Montesquie, però, non è che i due poteri devono essere due blocchi indipendenti uno dall'altro che non devono mai interferire l'uno sull'altro. La sua idea è invece di un controllo reciproco. Egli afferma : "che il potere controlli il potere", meccanismo dei pesi e contrappesi, dove ogni potere può fare qualcosa nei confronti dell'altro, per evitare l'abuso del potere.


Il potere legislativo è per lui ovviamente affidato ad un Parlamento. Il modello è quello dell'Inghilterra e quindi sarà un Parlamento bicamerale, con una camera bassa, rappresentante del popolo, e una camera alta, di nomina regia, con la nobiltà del Re.

Questo meccanismo bicamerale è molto interessante e importante in quanto mantiene fermo il principio che dal basso devono venire le leggi, in quanto ciò che riguarda tutti, deve avvenire da tutti, quindi, dalla camera bassa deve partire l'iniziativa legislativa, però, (consideriamo anche  che Montesquie è aristocratico, proviene da una famiglia nobile), siccome il popolo spesso non vede realmente quale è il bene per lo Stato e decide più seguendo la passione, piuttosto che la ragione, spetta alla camera alta, i nobili, vagliare, criticare ed eventualmente modificare la legge allo scopo di partorire la legge migliore per lo Stato.

Poi, spetta al Re (l'esecutivo), la funzione di convocare il Parlamento e di sciogliere le camere.

Il legislativo controlla la legittimità degli atti dell'esecutivo (del Re) e dei suoi ministri.

Il potere giudiziario, indipendente dagli altri poteri quanto più possibile, deve applicare la legge in modo severo.


Differenza tra democrazia diretta e democrazia rappresentativa.

Montesquie è il primo che pone questo tipo di problema.

Essendo un tipo molto realista, sostiene che l'idea che il cittadino è veramente individualmente chiamato al voto, sia una idea inapplicabile, è una favola, un sogno, soprattutto in uno stato come la Francia dell'epoca. Inoltre, egli afferma che, è giusto che l'iniziativa parta dal popolo, però da parte degli intellettuali, di persone alfabetizzate, persone con una certa cultura.


Contro questo atteggiamento si scaglierà Rousseau, il quale, invece è proprio per la Democrazia Diretta.


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