Progresso e irrazionalismo

PROGRESSO E IRRAZIONALISMO

Lo strumento del progresso politico è il confronto. Il progresso giustifica la lotta, la rivoluzione. La contrapposizione tra idea di conflitto e idea di pace emerge alla fine del XIX secolo, sostenuta da 2 diversi gruppi.

C'è quindi un'ambivalenza tra progresso come libertà e progresso come potenza. Nel primo senso Turgot, Gibbon, Adam Smith, Mill, Malthus, Kant, Spencer. Nel secondo Rousseau, Fichte, Hegel, Saint-Simon, Comte, Marx. Essi contrappongono all'individualismo progressista le dottrine del nazionalismo e dello statalismo, dell'utopismo (socialista) e del razzismo.

Nietzsche e Freud iniziano l'attacco al razionalismo dominante e alla fede nel progresso. Nietzsche: avvento dell'uomo-massa e significato dell'elita e dell'individuo forte; socialdarwinisti: teoria della società basata sulla lotta per l'esistenza e sul diritto al dominio della nazione o razza più forte.

Nietzsche ha convogliato i presentimenti e le tesi ambigue del suo tempo, e anche le sue idee si prestavano ottimamente ad una ideologizzazione postuma (idea elitista e diritto dispotico, l'uomo forte che è "al di là del bene e del male").

Nietzschianesimo: premessa ideale dell'autoritarismo e del sindacalismo, del fascismo e del nazionalsocialismo.

Univoco il socialdarwinismo razzista. Il pensiero di Mussolini prende dallo statalismo di Hegel e dal concetto di elite di Nietzsche, Hitler invece è influenzato dai socialdarwinisti.

Freud era uno scienziato empirico.

I movimenti totalitari, che si presentavano con la pretesa di realizzare la sovranità popolare, fecero leva sulle possibilità fino ad allora insospettate di tale manipolazione. Hitler applicò nelle adunate di massa del suo movimento.

Era invece difficile integrare politicamente Freud, perché andava contro gli assiomi della fede contemporane nel progresso. Per il marxismo si concentrava troppo sull'individuo; i conservatori e borghesi vi guardavano con sospetto per una minaccia alle relazioni sociali tradizionali. Per molto il freudismo ebbe un'importanza indiretta per il pensiero politico.

Bergson: con la sua filosofia ddella vita egli ebbe un atteggiamento neoromantico, usando l'intuizione adoperando l'istinto, il vitalismo. Si concentra sull'atto spontaneo, sulla totalità invece che sull'individuo, sulla cultura (Kultur) più che sulla civiltà (Zivilisation).

La critica all'intellettualismo e agli intellettuali del pensiero progressista sarà uno dei punti di forza di tutti i movimenti antiliberali.

Non è possibile parlare di una linea di contatto diretta tra Bergson e ideologici totalitari. La religiosità e la liberalità del suo pensiero erano in contraddizione con loro.

In America: pragmatismo di James e Dewey. Esso metteva capo a una dottrina dell'educazione alla democrazia; era una critica alla pura conoscenza intellettuale unilaterale.
"Fenomenologia" di Husserl. Egli fu proscritto dai nazionalsocialisti come ebreo, ma il suo influente allievo Heidegger diee vita all'esistenzialismo.

Concezione della vita come esperimento aperto la cui realtà noi sottoponiamo ad un test incessante: questa tesi trova un'eco sia tra gli artisti libertari, quanto tra i primi fascisti (pragmatista Papini), e poi tra i nazionalsocialisti.

L'irrazionalismo relativizzava non solo la scienza ma anche la fede.

La conseguenza a qualsiasi ideologizzazione è che le idee vengono ritenute non vere, eppure (assolutamente) utili.

Il nuovo irrazionalismo fu stravolto e ben presto scavalcato ai violenti assolutismi dei movimenti dittatoriali di destra e di sinistra. La lotta distruttiva tra le ideologie: da un lato nel hitlerismo, dall'altro nello stalinismo. Era il tramonto dell'Europa.