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L'influsso del Cristianesimo
In un mondo ormai dove regna la più totale anarchia l'unica struttura giuridica ancora saldamente in piedi era la Chiesa, rappresentante di Dio sulla Terra, nella persona del successore di Pietro: il sommo pontefice.
Nel V sec. termina un tipo di Cristianità, quella primitiva. La canonizzazione dei dogmi e delle strutture essenziali è avvenuta in quel periodo, così che si è creato un vincolo strettissimo, culturale e giuridico, fra Chiesa e civiltà mediterranea. La conversione dell'Imperatore Costantino aveva già in gran parte determinato quella svolta: fine della persecuzione, stabilità istituzionale che, sotto l'influenza degli atti di Costantino si è fissata per secoli, trasformandosi in un ideale che penetrò dappertutto in maniera discreta e non, nella società.
Gli elementi costitutivi sono:
alleanza tra il potere spirituale e il potere temporale: la politica di Costantino dà alle comunità cristiane non solo un riconoscimento civile, ma anche la potenza di un grande credito pubblico; "il Vangelo viene assunto dal potere terrestre come un mezzo efficace per governare, per moralizzare una politica e idealizzare un regime, ottenendo come risultato la penetrazione dei principi cristiani nel costume privato e nelle funzioni pubbliche, nelle strutture e nelle mentalità fino a fare dello stato il braccio secolare della Chiesa"[1] nella persecuzione degli avversari del Cristianesimo.
le strutture della Chiesa sono caratterizzate dall'assimilazione del diritto romano e assumono il latino[2] come mezzo culturale e religioso al tempo stesso.
un particolare umanesimo: volto a definire l'uomo in base alla sua natura universale, trascendendo la razza e l'ambiente socio-culturale
un regime economico-sociale: per il quale si giunse a determinare un'economia cristiana una sociologia cristiana, una politica cristiana, etc. che in realtà altro non sono che l'economia, la sociologia e la politica occidentali, poiché la fede non può essere legata ad alcuna ideologia o civiltà; l'unico assoluto è il Vero di Dio che continua il mistero della reincarnazione nell'uomo di tutti i tempi.
Di secondo piano, ma di uguale importanza è la svolta costantiniana, che inaugura i nuovi rapporti tra la Chiesa e l'Impero, è segnata dalla conversione di Costantino nel 312 e dalla pubblicazione dell' editto di Milano del 313.
Così all'inizio del IV sec. si verifica una delle rivoluzioni più importanti che la chiesa abbia mai conosciuto: ignorata e perseguitata nel periodo precedente, ex abrupto acquista completa libertà, fino a godere privilegi sempre più ampi sotto la "cura" e la "sollecitudine provvidente" dell'imperatore; e a questa rivoluzione resta indissolubilmente legato il nome dell'imperatore Costantino.
L'Impero di Carlo Magno, il Sacrum Imperium Romanum
Unus in aetherea altitonans qui praesidet aula;
convenit et solum regnare sub illo,
qui merito cunctis praestans mortalibus esset
Ibernicus Exul, Carmina, Proemium vv. 10 sgg.[4]
Raggiungere e mantenere la pace era il più alto dovere del principe, questo era il compito che gli era stato affidato da Cristo, la terra era amministrata in nome di Dio, il principe era quindi il fiduciario del Re vero, a cui doveva rendere ragione del suo operato. Questo particolare rapporto di dipendenza del principe terreno dal Sovrano celeste trova la sua conferma nella dottrina della Chiesa: il re era celebrato con la sacra unzione.
Segni di ogni sovranità erano l'autorità di giudice e la "Banngewalt", la capacità di imperio, cioè il diritto e il dovere di punire i cattivi, di governare i buoni e addestrarli contro le insidie del diavolo.
"Imperium" signfica in primo luogo "Banngewalt", autorità di Imperio, la capacità cioè del monarca di emanare ordini e divieti, di promulgare la legge, minacciando di pena i trasgressori. Ma non potevano esserci né eserciti né amministrazione statale senza che uomini, esperti d'armi o di amministrazione, fossero investiti dell'autorità regia, e quindi operassero interpretando la volontà del monarca e del Dio stesso. L'autorità dei conti discendeva dunque da quella del re, e della volontà regia essi erano interpreti in quelle singole circoscrizioni che, per la loro piccolezza, potevano essere controllate da un solo signore.
Il merito di Carlo fu di aver organizzato e centralizzato anche la produzione intellettuale del suo regno, impedendo che essa si provincializzasse, isolandosi, nelle diverse scuole locali. Carlo assicurò agli uomini di cultura ed ai loro scolari una base economica che rese possibile il loro lavoro; distribuendo cariche e benefici mise gli uomini di cultura in grado di vivere agiatamente, spronò la parte migliore della gioventù nobiliare al lavoro intellettuale, offrendo ad essa la possibilità di un cursus che con maggiore rapidità e sicurezza della carriera militare e politica poteva condurre sino alle più alte cariche dell'Impero. Erano considerato dovere di un principe: lo studio e la conservazione dei dotti; per Carlo quindi i frequenti contatti con i luminari della sua accademia erano considerati doverosi:
"con vigile cura (egli dice in un capitolare[5]) noi ci siamo adoperati per ricostruire la officina della scienza che la trascuratezza dei nostri predecessori avevano lascito quasi deserta, e noi invitiamo, con nostro proprio esempio, nel limite delle possibilità, a coltivare le libere arti" . Ad un rinnovamento della cultura sarebbe immediatamente seguito un riordino delle leggi della Chiesa, dettate dai Santi Padri per merito dello Spirito Santo, nelle quali si erano inserite interpolazioni e adulterazioni.
La lingua latina è ancora l'idioma ufficiale della Chiesa Cattolica Apostolica, ma dal Concilio Vaticano II ha perso il suo ruolo preponderante all'interno della Comunità e riconoscendo l'utilizzo delle lingue nazionali per le letture e le acclamazioni; in base alle modifiche apportate alla materia liturgica dalla costituzione "Sacrosanctum Concilium"; in sede attuativa le lingue nazionali vengono tutt'ora utilizzate in tutte le parti della messa.
traduzione: < . uno è colui che signoreggia sul tetto del cielo, il Tonante; questo vuol dire che sulla terra, solo Uno deve regnare, e tutti gli uomini devono guardare a Lui come al giusto modello . >
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