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LE PubblicHE amministrazionI
Pubblica amministrazione: Nel diritto italiano, l'insieme degli organi e delle attività preordinati al perseguimento di obiettivi e compiti ritenuti di pubblico interesse. In Italia la pubblica amministrazione ha registrato, nel ventennio fascista e poi nel dopoguerra, una continua crescita e differenziazione, che riflette l'ampliamento degli obiettivi perseguiti dai pubblici poteri.
Accanto alle funzioni della difesa, del mantenimento dell'ordine pubblico e del fisco, lo stato ha sviluppato in misura crescente interventi nei settori dei servizi sociali e dell'economia. Nell'Italia repubblicana, inoltre, l'attuazione delle autonomie locali e delle regioni ha favorito uno sviluppo decentrato e diffuso della pubblica amministrazione. Fanno dunque parte della pubblica amministrazione il governo e i singoli ministeri (amministrazioni centrali), con i loro apparati, gli enti locali (Comune e Provincia) e le Regioni, gli enti pubblici che operano nel campo dei servizi sociali (Azienda sanitaria locale; enti previdenziali), la scuola.
I dipendenti della pubblica amministrazione sono circa un quarto dei lavoratori dipendenti e circa il 16% degli occupati, una percentuale elevata, ma inferiore a quella francese o inglese. Alla pubblica amministrazione italiana si sono spesso rimproverate un'organizzazione inefficiente, procedure lunghe e complicate, scarsa trasparenza; una legge quadro del 1994 ha tuttavia avviato una riforma che ha come principale obiettivo la semplificazione amministrativa.
Il rapporto di lavoro che si instaura fra la pubblica amministrazione e il proprio dipendente è detto pubblico impiego; in Italia riguarda tutte le categorie di dipendenti della pubblica amministrazione a eccezione dei magistrati, degli avvocati dello stato, del personale delle forze armate, della carriera diplomatica e prefettizia.
Il pubblico impiego, inteso come attività retribuita in cariche non elettive e non militari dello stato, nasce nel XIX secolo a partire dalla legislazione britannica sui concorsi pubblici, con cui s'affermò l'idea che il pubblico impiego fosse un ramo apolitico dello stato che necessita di personale tecnicamente esperto e che in esso si realizzasse un servizio democratico per i cittadini.
Il reclutamento del personale per la pubblica amministrazione avviene oggi per concorso.
Pubblica amministrazione
In Italia lo stato è un datore di lavoro molto importante, con più di 3,5 milioni di dipendenti, impiegati nei ministeri e nelle altre amministrazioni locali, nelle scuole (per quasi un terzo), nella sanità, nelle poste, nelle ferrovie, nei corpi di polizia e dei carabinieri, nell'esercito, nella magistratura ecc. Secondo gli economisti, in certi settori il numero di addetti è superiore alle necessità del paese e in vari casi il costo complessivo non corrisponde alla qualità dei servizi prestati.
Tra gli obiettivi prioritari che si sono posti governo e Parlamento, vi è da anni la risoluzione del problema delle riforme da attuare nella pubblica amministrazione, per aumentarne la produttività e ridurne i costi, introducendo nuovi caratteri di imprenditorialità e di efficienza nella gestione pubblica; vi è poi la questione del trasferimento parziale o totale di numerosi servizi pubblici alle aziende private e il rafforzamento dei principi di autonomia degli enti locali, mediante il passaggio di molteplici competenze dallo stato centrale alle amministrazioni locali (regionali, provinciali e comunali).
L'ampliamento di alcuni servizi pubblici, come l'istruzione e la sanità, secondo i principi del Welfare State, fu molto marcato nel corso degli anni Sessanta-Settanta, quando si ebbe l'estensione della durata della scuola dell'obbligo, l'assistenza sanitaria gratuita o semigratuita alla quasi totalità della popolazione ecc.; fu un ampliamento necessario per portare l'Italia ai livelli raggiunti dagli altri paesi della Comunità Europea. Tuttavia accanto a questi interventi, che determinarono ovviamente un forte aumento del numero degli addetti, si introdussero nell'ambito della pubblica amministrazione fattori fortemente negativi.
In molte regioni, soprattutto nel Sud, l'assunzione di personale nel pubblico impiego fu assolutamente superiore alle reali necessità; divenne una forma di assistenza, costosissima per lo stato, proponendosi come un "ammortizzatore sociale" per controbilanciare la mancanza di reali interventi nei settori produttivi e, là dove si erano avuti, il fallimento dei grandi programmi di industrializzazione. Ebbero dunque la sola funzione di assorbire una parte della popolazione disoccupata, alleviando la piaga dell'emigrazione.
Il Lazio è la regione che registra in assoluto la più elevata percentuale di addetti, sia nel complesso delle attività terziarie (circa il 73%), sia specificamente nella pubblica amministrazione (21,5%); questo enorme sviluppo del terziario trova una certa motivazione nella presenza della capitale, nella quale si concentrano la maggior parte dei ministeri e le direzioni dei principali enti pubblici. Roma è altresì una città di quasi 3 milioni di abitanti, la massima metropoli del paese. Per contro, le regioni del Nord più altamente industrializzate sono quelle con minore percentuale di pubblici dipendenti: la Lombardia e il Piemonte si attestano su una media del 12% circa di dipendenti della pubblica amministrazione.
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