La riforma elettorale del 1832 ed il movimento cartista
Una volta messosi sulla via delle riforme, il
Parlamento inglese dovette affrontare la riforma della legge elettorale,
imposta dalle stesse trasformazioni tecnologiche introdotte dalla riforma
industriale e da quella dei trasporti, che permise la scoperta di piccoli
borghi di proprietà aristocratica che nessuno prima era andato a scovare; si
tratta dei cosiddetti «BORGHI PUTRIDI», controllati dall'aristocrazia
latifondista, che mandava alla Camera dei Comuni i suoi deputati, mentre
restavano escluse da qualsiasi rappresentanza le nuove cittadine industriali in
rapida espansione (Manchester, per esempio, non mandava alcun rappresentante).
Questo assurdo fu corretto dalla legge elettorale del 1832 per la quale la
nuova borghesia imprenditoriale ebbe, contro la resistenza della Camera dei
Lord, del partito Tory, della corte, un maggiore numero di rappresentanti in
Parlamento. Ma nessun vantaggio ne trassero le classi popolari che pure avevano
dato il loro appoggio ai ceti imprenditoriali, sperando in un allargamento del diritto
elettorale che comprendeva anche i ceti popolari. In realtà l'alleanza col
radicalismo borghese non portò agli operai che delusioni, giacché la legge
lasciò invariato il criterio censitorio, per cui furono esclusi dal voto tutti
coloro che non raggiungessero il reddito annuo di 10 sterline.
Dalla riforma del 1832 rimase perciò
insoddisfatta la piccola e media borghesia artigiana e commerciale, che dette
vita, insieme alla classe operaia, ad un forte MOVIMENTO, detto CARTISTA. Fu
formulato un chiaro programma di democrazia politica, espresso nella cosiddetta
Carta del Popolo (donde il nome del movimento), che rivendicò il suffragio
universale, la votazione segreta, l'uguaglianza di tutti i collegi elettorali,
il rinnovo annuale del Parlamento, la concessione di una indennità
parlamentare.
Queste rivendicazioni furono presentate nel
1838 con oltre 1 milione di firme, alla Camera dei Comuni, mentre in tutto il
Paese avevano luogo vivaci manifestazioni a sostegno di tali richieste.
Nonostante l'imponenza del movimento, la petizione fu respinta. Le
manifestazioni si trasformarono allora in insurrezioni armate, che dettero il
pretesto alle autorità per adottare misure severissime contro tutto ciò che
restava del movimento cartista.
La sconfitta subita ed il nuovo distacco che
si produsse tra la classe operaia e la borghesia radicale, indusse gli operai e
gli inglesi a mutare la loro strategia ed a disinteressarsi delle
rivendicazioni politiche, concentrando i loro sforzi su obiettivi strettamente
sindacali, allontanandosi perciò dalle mete della democrazia politica; questo
succedeva proprio negli anni in cui il proletariato industriale dei paesi del
continente, divenuto adulto di ogni diritto, si prefiggeva conquiste
esclusivamente politiche, cioè la conquista del potere. Il MOVIMENTO OPERAIO
INGLESE assunse così il carattere riformistico che resterà proprio della
democrazia britannica; era in sostanza l'accettazione da parte delle
organizzazioni operaie dell'ordine capitalistico.
La rivoluzione industriale prese piede in
Francia con molto ritardo rispetto alla modalità con cui si fece largo nella
società inglese; ancora più tardi avvenne nel resto dei paesi europei.