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L'impero romano




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L'IMPERO ROMANO



ESERCITO

Struttura:

riduzione delle legioni (divennero 28)

arruolamento volontario

possibilità di fare carriera militare concessa a tutti i soldati

durata della ferma: 20 anni per la fanteria; 10 anni per la cavalleria

costituzione di truppe ausiliarie di provinciali

trasferimento frequente degli ufficiali

costituzione di una guardia scelta (il pretorio) di stanza a Roma


Alla fine della ferma i veterani (coloro che hanno fatto almeno vent'anni di carriera militare) ricevevano:

una liquidazione in denaro

un appezzamento di terreno


I provinciali acquisivano alla fine della ferma anche la cittadinanza romana.


Nel 6 d.C. fu istituito l'erario (fisco, tesoro del principe) militare:

vi confluivano i proventi dell'imposta sulle eredità

serviva per il mantenimento dell'esercito

serviva per le liquidazioni ai veterani


Funzionamento:

Alle legioni romane, stanziate il tutto il territorio, era affidato il controllo di tutte le province e soprattutto dei confini. Durante l'impero esse aumentarono di numero, per le esigenze poste dalle continue campagne militari e dalla necessità di far fronte agli attacchi di popolazioni straniere e barbariche.

Alle volte le legioni   determinarono il destino della successione al trono, acclamando esse stesse un imperatore, fuori dell'Italia.

Quest'esercito, la cui forza era quindi non solo militare ma anche politica, si "provincializzò" sempre più: già nel II sec. Vi prestavano servizio soprattutto provinciali.

Essi erano discendenti di cittadini romani che si erano stabiliti nelle province dopo la lunga ferma militare di almeno vent'anni.

Gli uomini della nazioni sottomesse erano tenuti a prestare servizio militare come "ausiliari" per 25 anni nell'esercito, o per 26 nella flotta; dopo questo lungo periodo essi divenivano normalmente cittadini romani.

All'interno dell'esercito c'erano anche truppe speciali: tra queste in particolare le corti pretorie (assolvevano la funzione di guardia dell'imperatore).


DIFESA DEI CONFINI


Nel I sec. e nella prima metà del II sec. l'Impero romano si allargò con guerre vittoriose, raggiungendo la massima estensione sotto Traiano.

Il problema più grave dei confini era rappresentato dal regno dei Parti e non fu mai veramente risolto.

Il confine settentrionale (lungo il Reno e il Danubio) fu fortificato e servì a contenere la pressione dei popoli germanici.

Dopo la conquista della Britannia, che fu l'ultima conquista romana in Occidente, fu costruito un limes (confine costituito da forti collegati da un muro preceduto da un fossato) fortificato.

La difesa del limes richiedeva all'Impero romano uno sforzo militare enorme.


AMMINISTRAZIONE


Il sistema amministrativo delle province era controllato da Roma.

La macchina organizzativa dell'Impero romano necessitava di strumenti informativi per conoscere le risorse demografiche e fondiarie d'ogni provincia: a partire da Augusto, gli imperatori misero a punto un accurato sistema di catasto (Censimento delle attività fondiarie; complesso d'operazioni dirette a stabilire la consistenza e la rendita di beni immobili al fine di applicarvi un'imposta) e di censimenti (nella repubblica il conteggio veniva fatto su tutti gli abitanti- cittadini e no- per imporre tributi, per reclutare soldati nell'esercito, Operazione statistica che ci permette di sapere il numero di un fatto collettivo), le cui informazioni confluivano a Roma. Il censimento e il catasto servivano per il controllo dello spazio umano e di quello fiscale. Il progetto politico-amministrativo di Roma si accompagnava a quello culturale. Roma si preparava ad avere una classe dirigente che possedeva una cultura ed un'istruzione.

Durante l'Impero, il modello urbano inteso: città come centro di controllo, primo modello di diffusione della cultura romana, s'impose in tutto l'occidente: furono fondate nuove città, l'urbanizzazione modificò antichi paesaggi là dove essa prese il posto di villaggi e di preesistenti siti fortificati. Le città si monumentalizzarono: costruzione del Foro, del teatro, dell'anfiteatro e di templi, grandiose opere d'ingegneria idraulica.

Il periodo di sanguinose lotte interne che va dal 284 al 305 d.C. si concluse con l'elezione di Diocleziano ad imperatore. Esso introdusse importanti riforme per riprendere il controllo dell'impero, istituì la tetrarchia: due Augusti erano al vertice imperiale (uno in Oriente e uno ad Occidente), due Cesari amministravano i territori loro assegnati e garantivano la successione.

Vi fu la divisione in dodici diocesi, governate da vicari che ne rendevano conto all'imperatore.

La diocesi servì come base per la tassazione e il reclutamento.

Il sistema fiscale legava, di fatto, i lavoratori alla terra ed ebbe conseguenze tremende sulla vita nelle campagne.

Ottaviano era divenuto indiscutibilmente il princeps (il primo) fra tutti.

Gli era stata conferita la potestà tribunizia: essa gli dava l'inviolabilità dei tribuni, il potere di far votare le leggi, di opporsi a quelle che giudicava inopportune e di convocare il Senato.

Gli fu affidato l'imperium, cioè il comando degli eserciti nelle provincie non ancora pacificate. L'imperium era perpetuo e Augusto non era tenuto a deporlo varcando il pomerio (il confine della città di Roma).

Infine fu eletto dal consolato più volte di seguito.

Ottaviano assommava in sé i poteri che derivavano dal doppio ordine delle magistrature repubblicane:

i poteri dei consoli e dei governatori delle provincie, i supremi magistrati appartenenti alla classe dominante;

i poteri dei tribuni della plebe

Il Senato aveva affidato ad Ottaviano la tutela dello stato.

Tutti questi poteri eccezionali devono essere considerati la base di una nuova forma di governo: il principato. Era il governo del princeps, di uno solo, in pratica una monarchia.

Il titolo d'Augustus (venerato) gli fu conferito nel 27 a.C.; l'altro titolo d'Imperator (il comandante supremo) derivava dal potere militare, l'Imperium.

Entrambi, Augustus e Imperator, rilevavano la posizione di primo piano che Ottaviano aveva assunto nello stato.

In politica Augusto si propose di raggiungere precisi obiettivi:

la sicurezza interna dell'impero;

il consolidamento dei confini;

la garanzia delle vie commerciali.

Oltre al consolidamento dei confini orientali e della frontiera sul Danubio, per la sicurezza dei confini era importante il controllo delle regioni alpine e della Germania.

La pace finalmente raggiunta fu uno degli argomenti principali della propaganda augustea


ECONOMIA


La società del tardo impero è come una piramide: al vertice vi sono ricchissimi proprietari di terre, alla base i coloni. Gli schiavi non erano scomparsi; la loro condizione era migliorata ed essi erano trattati con maggiore umanità.

Contemporaneamente era peggiorata, però, la condizione dei coloni agricoli: essi subivano la concorrenza del lavoro degli schiavi e ricevevano salari da fame. Il ricco era sempre più ricco: comprava case e campi, assorbiva persino interi villaggi nelle sue tenute. Le terre dell'impero erano frazionate in immensi latifondi.

L'esercito e le fortificazioni erano certo necessari, ma non bastarono a salvare lo stato e gli resero sempre più ostili le masse contadine. Sui contadini gravavano le tasse; erano esse la base di un impero.

Ogni colono, che era contato con le terre doveva versare il tributo minuziosamente calcolato.

In questa situazione di grave povertà s'inserì il ruolo benefico assunto dalla chiesa con le elemosine e le elargizioni.

Mentre lo stato imponeva il duro fiscalismo, la chiesa compensava in parte l'enorme miseria dei più poveri con le elemosine. Fu un compito importante che avvicinò alla Chiesa le classi più povere.


CULTURA

Religione:

Il culto cristiano, spesso confuso con il giudaismo, si diffuse soprattutto attraverso piccole cellule familiari; queste sentivano di far parte di una vasta comunità di credenti che ben presto si riunì in Chiese locali, in costante contatto fra loro. La fede in Dio escludeva la partecipazione a qualsiasi altro culto; questo carattere separatista della religione cristiana la pose ben presto in contrasto con il potere e ne fece oggetto di persecuzioni.

Vari aspetti della nuova religione, quindi, come il tendenziale separatismo e il rifiuto ostinato a partecipare al culto dell'Imperatore e alle cerimonie civiche, erano preoccupanti, oltre che irritanti, per le autorità imperiali, nonostante la tradizionale tolleranza dei Romani nei confronti di divinità e culti esterni, che spesso accolsero tra propri.

Costantino, nel 313 d.C., prolungò un editto di tolleranza che riconobbe importanti privilegi alla Chiesa di Roma. Con quest'editto la politica nei confronti dei cristiani cambiò notevolmente.

La gerarchia ecclesiastica divenne un'organismo parallelo agli organismi statali.


RELAZIONE TRA I NUCLEI TEMATICI


Il problema più grave dei confini era rappresentato dal regno dei Parti e non fu mai veramente risolto.

Il confine settentrionale (lungo il Reno e il Danubio) fu fortificato e servì a contenere la pressione dei popoli germanici.

Il sistema amministrativo delle province era controllato da Roma.

Durante l'Impero, il modello urbano, primo modello di diffusione della cultura romana, s'impose in tutto l'Occidente: furono fondate nuove città, l'urbanizzazione modificò antichi paesaggi là dove essa prese il posto di villaggi e di preesistenti siti fortificati. Le città si monumentalizzarono: costruzione del Foro, del teatro, dell'anfiteatro e di templi, grandiose opere d'ingegneria idraulica.

Costantino, nel 313 d.C., prolungò un editto di tolleranza che riconobbe importanti privilegi alla Chiesa di Roma. Con quest'editto la politica nei confronti dei cristiani cambiò notevolmente.


PROCESSO DI ROMAZZAZIONE


Nelle aree amministrative di Roma le persone assumono lo stile di vita che da Roma, le cose che la città ha imposto diventino proprie normali (sentite dalla popolazione come loro modo di essere).

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