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I progressi della medicina




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I PROGRESSI DELLA MEDICINA


Le origini

La cura del corpo, intesa in senso sia medico sia terapeutico, è praticamente cresciuta con l'uomo: in origine ebbe, quasi certamente, carattere istintivo e individuale ma ben presto fu oggetto di riflessione e portò alla ricerca delle cause del male. Lo studio scientifico delle conoscenze mediche popolari ha messo in luce due filoni tra loro interdipendenti: quello che attribuisce al male un'origine esclusivamente sovrannaturale e quello che considera la malattia un "accidente" più o meno casuale, ma sempre naturale. La medicina progredì nel tempo, sia con la continua scoperta del potere farmacologico di determinate sostanze naturali, soprattutto vegetali, sia con il perfezionamento delle tecniche "chirurgiche". Tutta la medicina popolare è comunque influenzata da un forte senso magico, anche quando la cura con medicamenti e interventi chirurgici assume un carattere specifico: stregoni, guaritori, adottano formule magico-suggestive (purificazioni, esorcismi) con la finalità di ristabilire l'armonia. A questa concezione si riallaccia l'uso dell'imposizione delle mani, quale rimedio al male, seguito in epoca romana e medievale e ancora diffuso presso alcune religioni. Tutte queste cure sono sempre accompagnate da una notevole azione suggestiva che ha la finalità di stimolare le difese organiche del malato valendosi in senso positivo della magia. Il patrimonio di conoscenze empiriche, arricchitosi col tempo, è alla base del progresso della medicina in epoca classica quando si giunge a una prima codificazione delle malattie e dei rimedi e alla formazione di una casta di medici professionisti più o meno suggestionati dal soprannaturale: in Grecia, Roma, Cina, la medicina tese sempre più ad assumere un aspetto rigorosamente scientifico; in Egitto e nell'area messicano-andina cadde sotto il controllo dei sacerdoti per cui si è potuto registrare un netto prevalere del sovrannaturale sia nelle diagnosi sia nell'indirizzo terapeutico. La critica scientifico-filosofica si accentuò in periodo ellenistico: nel mondo greco esistevano templi dedicati al dio Esculapio, nei quali gli ammalati, durante la notte, nell'"incubazione", venivano consigliati e a volte guariti miracolosamente dal Dio; ma i sacerdoti praticavano cure termali e anche chirurgiche nei salubri templi di Epidauro.


Ippocrate, Galeno e gli epigoni

Padre della medicina, non solo greca ma di molte epoche successive, fu considerato Ippocrate, al quale sono stati attribuiti i preziosi testi della prima elaborazione scientifica della medicina ellenica. Ippocrate descrive tutti i segni delle malattie con il loro preciso decorso; compito del medico è pronosticarne l'esito e favorire la forza medicatrice della natura con dieta opportuna e blandi rimedi, ricorrendo all'intervento chirurgico solo in casi estremi. Secondo la sua scuola, l'organismo tende a risolvere spontaneamente la malattia, dovuta all'eccesso di uno dei quattro umori che costituiscono l'organismo stesso. A Roma la medicina ebbe per lungo tempo scarsa considerazione e fu professata per lo più da schiavi o immigrati greci; tuttavia le si riconobbe una funzione sociale per cui i Romani ebbero sempre particolare cura del corpo, dell'igiene pubblica e anche dell'assistenza sanitaria, specialmente nell'esercito. Nel sec. I a. C. Asclepiade di Bitinia contrappose a quella umorale di Ippocrate una concezione "solidista" della malattia, sostenendo fosse dovuta all'occlusione di spazi (pori) esistenti fra gli atomi costituenti l'organismo; le cure erano di conseguenza prevalentemente fisiche (bagni, massaggi, acque, ecc.). Pur ispirandosi alla teoria degli umori di Ippocrate il sistema di Sorano di Efeso utilizza ampie conoscenze di anatomia e fisiologia derivate in parte da ricerche su animali (maiali e scimmie). Causa principale delle malattie è lo squilibrio delle opposte qualità caldo e freddo, umido e secco. Gli stessi farmaci agiscono alterando queste qualità e l'opera del medico deve basarsi sul riconoscimento di una generale finalità di tutta la natura. Il successivo periodo storico vide il decadere della medicina insieme con la cultura e la vita civile specialmente nei Paesi cristiani dell'Occidente. Le istituzioni monastiche conservarono solo alcuni dei testi medici antichi, molti invece vennero conservati in Persia.


Dal secolo VII al secolo XI

Con la conquista musulmana dell'impero persiano si ebbero dal sec. VII molte traduzioni dei testi greci in lingua araba ma soprattutto un graduale rifiorire della medicina in tutto il mondo islamico. Il persiano di lingua araba Rhazes (sec. IX-X), fondatore dell'ospedale di Baghdad, scrisse un compendio, il Liber continens, trattando anche della differenza tra morbillo e vaiolo e respingendo la diffusa convinzione che si potesse diagnosticare una malattia col semplice esame delle urine. Altro illustre filosofo autore di Aforismi galenici fu Mosè Maimonide (sec. XII). A differenza del mondo islamico, in quello cristiano la medicina fu a lungo riservata ai religiosi, che assistevano pellegrini e ammalati in conventi e ospizi. I farmaci erano somministrati con riti e preghiere, con un ritorno quindi agli aspetti magico-religiosi della medicina; i segni dello Zodiaco, che nella tradizione presiedevano ai vari organi, vennero spodestati dalla protezione dei santi: San Biagio per la gola, Santa Apollonia per i denti, Santa Lucia x la vista, ecc. Malattie presero il nome dei santi. L'antico patrimonio di conoscenze alimentato dalla medicina monastica e dalle moderne conoscenze arabe contribuì al fiorire della scuola salernitana (sec. X-XII), aperta ai laici di ogni nazione e in cui si prescrisse un curriculum per la professione di medico.


I secoli XII e XIIIDal sec. XII

Nelle nuove università medievali di Bologna, Padova e Parigi ci si irrigidì tuttavia in una medicina scolastica il cui problema maggiore fu quello di conciliare l'autorità dei testi antichi con le nuove conoscenze. Scarsa era la possibilità di curare le malattie poiché imperavano magia e superstizione e la conoscenza del corpo; diagnosi e prognosi si basavano sull'esame delle urine e posizione delle stelle mentre le cure si limitavano a salassi, prugne e all'uso di qualche erba. L'igiene pubblica fu ignorata e l'assistenza sanitaria limitata all'isolamento; ne conseguì il diffondersi delle malattie. Analoghi sviluppi ebbe la medicina orientale (Cina e India) che, sebbene più strettamente collegata alle conoscenze e pratiche empiriche che, fu permeata dalle concezioni filosofiche che ne intralciarono lo sviluppo rigorosamente scientifico; da ciò la salvaguardia dell'igene personale e pubblica soprattutto in Cina e il notevole sviluppo della farmacologia e della lotta contro le epidemie, e la modesta elaborazione teorica anche nei secoli a venire.


L'umanesimo e il Rinascimento

Con l'umanesimo e il Rinascimento in Europa si ampliò e rinnovò la visione della vita e del mondo classico e ciò ebbe notevoli ripercussioni anche nel campo della medicina. Paracelo bruciò i testi di Galeno e Avicenna e proclamò una visione nuova dell'uomo inserito nella totalità della natura. Le ricerche anatomiche svolte da A. Vesalio giunsero a scuotere il prestigio di Galeno mostrando come l'osservazione della natura prevalga sull'autorità dei testi. Con Galilei e Cartesio si precisò nel sec. XVII la nuova visione meccanicistica della natura. Nell'ambito di questo indirizzo W. Harwey confutò la teoria galenica del flusso e riflusso del sangue, dimostrando che questo circola attraverso i polmoni e i vasi periferici spinto dalla pompa del cuore. Sorse nel Seicento la nuova fisiologia che con l'anatomia doveva costituire le basi sicure della moderna medicina. A partire dal Medioevo si era lentamente evoluta in una non dotta corporazione artigiana, per molto tempo ancora la medicina non sarebbe stata in grado di curare le malattie meglio che nell'antichità. Esperimenti, misurazioni, uso del microscopio, pur apportando utili conoscenze, non diedero risultati concreti per la prassi medica. Di fronte alla molteplicità dei nuovi dati urgeva piuttosto la ricerca di principi generali capaci di spiegare tutta la complessità dei fenomeni: ne risultò la contrapposizione di scuole e sistemi rigidi e astratti. H. Boerhaave sostenne una patologia solidista, riconducendo tutte le malattie a spasmi o ad atonia di muscoli e nervi.


Il Settecento

La teoria fisiologica dell'irritabilità e della sensibilità, sviluppata verso la metà del sec. XVIII venne utilizzata da medici che riconducevano ugualmente tutte le malattie a un unico processo causale, p. es. il diminuire o l'accrescersi dello stato di tensione dell'organismo. Per individuare più esattamente le malattie e per evitare di moltiplicarle all'infinito facendone una di ogni sintomo o gruppi di sintomi, era indispensabile collegare i sintomi alle alterazioni anatomiche che li accompagnavano. Un passo decisivo in questo senso venne compiuto da G. Morgagni con la sua opera De sedibus et causis morborum. Ma occorreva anche compiere molte autopsie su ammalati deceduti e ciò fu reso possibile dalla diffusione degli ospedali e dal superamento, durante la Rivoluzione francese, della distinzione corporativa fra medici e chirurgi. Durante il secolo dell'illuminismo molte furono le iniziative per migliorare le condizioni sanitarie pubbliche. Infatti, negli agglomerati urbani sorti in Inghilterra a seguito del processo di industrializzazione, altissima era la mortalità infantile e crescente quella per tubercolosi. La tradizionale imposizione delle quarantene e dell'isolamento nella lotta contro le epidemie si attenuò per il prevalere di interessi commerciali ed economici. Si riconobbero i vantaggi dell'igiene nelle abitazioni e nella pulizia individuale e pubblica, ma i progressi realizzati alla fine del sec. XVIII nell'assistenza sanitaria non colmarono il vuoto teorico delle contrapposte scuole di medicina e la crisi di incertezza che ne derivava. Ciò favorì la nascita, soprattutto in Germania. Fondandosi sull'idea che l'unità fra tutte le forze si ritrova nella comune radice di una contrapposizione polare, i più mistici sostennero che il contrasto fra salute e malattia si riconduce a quello più profondo di bene e male. Le incertezze della medicina del Settecento dovevano però essere superate in Francia, dove si fece strada l'idea che, come nella conoscenza i concetti dovevano essere ricondotti alle sensazioni, così nella medicina i sintomi avevano la loro origine negli organi. P. Louis giunse anzi con ricerche statistiche a mostrare la dubbia efficacia di alcuni tradizionali rimedi come il salasso. Ne seguì uno scetticismo quasi completo in campo terapeutico condiviso anche in altri centri della medicina europea come Vienna dove J. Skoda aveva dato contributi importanti all'indagine clinica e si ponevano le basi della fisiologia di tipo fisico-chimico. Decisivi furono gli apporti della chimica organica allo studio dei processi nutritivi e metabolici specialmente per opera di J. Liebig.


La prima metà dell' Ottocento

L'introduzione del microscopio acromatico nella prima metà del sec. XIX permise lo sviluppo della teoria cellulare che R. Virchow applicò alla patologia: l'essenza della malattia veniva quindi individuata nell'alterazione delle cellule costitutive dell'organismo. Il medico e giurista Edwin Chadwick, in un rapporto del 1842, rilevò che a Liverpool la vita media era di trentacinque anni per un "borghese" e di quindici per un operaio. A fatica le pubbliche autorità si convinsero della necessità di un efficace sistema di fognature e di approvvigionamento idrico nelle città. La lotta a favore del miglioramento di vita della classe operaia e dell'igiene nelle città doveva dimostrarsi la via giusta per combattere molte malattie di fronte alle quali l'umanità era stata sempre impotente. La conferma venne dalle ricerche di microbiologia che portarono alla più grande rivoluzione teorico-pratica della medicina moderna. L'idea che germi invisibili a occhio nudo fossero causa di malattia, già sostenuta da alcuni studiosi del sec. XVII, dopo l'introduzione del microscopio, fu ripresa nel sec. XIX da A. Bassi, il quale dimostrò che una malattia del baco da seta aveva una simile origine.


Pasteur, Koch e le grandi scoperte scientifiche

Nel 1860 la dimostrazione data da L. Pasteur che i germi erano causa delle fermentazioni e di alcune infezioni e non il contrario aprì la strada alla ricerca degli agenti patogeni di tutte le infezioni. Nel 1882 R. Koch scoperse il bacillo responsabile della tubercolosi, la più grave malattia allora diffusa, e nei decenni successivi analoghe scoperte avvennero per molte malattie come colera, difterite, febbre tifoide, tetano, peste e sifilide. Vantaggi immediati vennero con la sistematica applicazione dell'antisepsi, introdotta da J. Lister, che diminuì fortemente la mortalità ospedaliera e quella conseguente a interventi chirurgici. La chirurgia riuscì così a compiere passi decisivi anche grazie alla successiva introduzione della sterilizzazione (asepsi). Gli sviluppi della fisiologia e della chimica biologica nel sec. XX hanno permesso l'estensione delle vaccinazioni e della cura mediante sieri, nonché la ricerca di sostanze capaci di colpire i germi dentro l'organismo stesso. I risultati terapeutici furono enormi e innalzarono notevolmente l'età media in numerosi Paesi. Dall'inizio del sec. XX l'analisi radiologica e quella chimica divennero strumenti fondamentali della medicina. Con la scoperta degli ormoni e delle vitamine si rilevò la causa di altre importanti malattie come il diabete, la pellagra, lo scorbuto. I progressi sorprendenti compiuti dalla mediciina nel sec. XX in tutti i campi di indagine e di intervento terapeutico si sono accompagnati però all'insorgere di gravi ostacoli alla tutela della salute, derivanti dall'aver trascurato gli aspetti organizzativi, sociali epolitici che sono essenziali nella m. odierna.


La medicina moderna

La medicina moderna si fonda sullo studio della struttura dell'organismo umano (anatomia, istologia, citologia), sui processi organici (fisiologia), sulle norme per la difesa dello stato di benessere fisico-psichico (igiene), sulle cause, manifestazioni cliniche e anatomiche, decorso e prognosi delle forme morbose (patologia, anatomia patologica, semeiotica) nonché sulla loro cura (clinica medica e chirurgica, farmacologia). Così la medicina, un tempo scienza unitaria, è andata suddividendosi, a volte frammentandosi eccessivamente e artificiosamente; i possibili danni derivanti da una tale situazione sono oggi in fase di correzione, con l'organizzazione di équipe di medici specializzati che integrano le rispettive conoscenze. La medicina del lavoro, che studia la prevenzione e la cura delle malattie professionali nonché l'influenza che l'attività lavorativa può avere sulla salute dell'uomo (v. malattia, sub. diritto); la medicina mutualistica, che ha per oggetto la pratica attività medica erogata dagli enti assistenziali di malattia; la m. preventiva, che si dedica alla prevenzione primaria delle malattie e quindi alla salvaguardia della salute del singolo e della collettività; la medicina sportiva, che ricerca le relazioni fra salute e attività sportiva, agonistica o meno; la medicina scolastica, che si rivolge, nella ricerca teorica e nella sfera dell'intervento, alla difesa della salute mentale e fisica della popolazione scolastica.

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