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L'amianto, un killer silenzioso - Una fabbrica della morte: l'Eternit di Casale Monferrato




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L'amianto, un killer silenzioso


Una fabbrica della morte: l'Eternit di Casale Monferrato

















Ho scelto come argomento della mia tesina la questione dell'amianto quando ci è stato detto di essere inventivi e di parlare di qualcosa che ci interessava realmente anche se non era strettamente vincolato al programma scolastico di quinta liceo.

Il problema dell' amianto è molto sentito nella mia città, proprio a Casale Monferrato infatti si trovava l'Eternit, che ho brutalmente chiamato 'fabbrica della morte' .

Inoltre lo conosco da vicino perché purtroppo un parente è stato una delle prime vittime della fibra killer, pur non avendo mai messo piede all'Eternit.

Ho cercato quindi di analizzare il problema partendo dallo studio della roccia da cui veniva ricavata la famosa polverina bianca che veniva aggiunta al cemento per creare i vari prodotti Eternit. Ho analizzato poi i metodi di lavorazione e le malattie derivanti dall'esposizione alle microscopiche fibre, citando infine i metodi di bonifica che per fortuna sono stati adottati dopo la legge 257 del 1992.

Ho inoltre approfondito lo stile di vita di coloro che hanno vissuto questa realtà più da vicino, gli operai, mettendoli in relazione con il contesto storico in cui si è sviluppata la fabbrica che è quello della seconda rivoluzione industriale.

Mi sono inoltre soffermata sulla condizione di vita degli operai, costretti al lavoro per molte ore al giorno; una condizione comune agli operai di tutta l'Europa tanto che in loro una delle conseguenze più importanti è quella dell'alienazione generata appunto dal lavoro.

Per quanto riguarda il contesto letterario ho trovato un riscontro di quanto analizzato in precedenza nella letteratura di Charles Dickens che, un po' per l'infanzia trascorsa in fabbrica e un po' per la spiccata sensibilità, ha analizzato il problema della società industrializzata in una delle più importanti opere del panorama culturale ottocentesco: Hard Times.
















Il termine amianto o asbesto, deriva dal greco amiantos che significa immacolato ma anche incorruttibile, perpetuo, inestinguibile, viene usato per identificare una serie di minerali presenti in natura e caratterizzati dalla proprietà di sfaldarsi quasi all'infinito producendo fibre elastiche e molto resistenti alla trazione.

In particolar modo l'amianto è un minerale naturale a struttura microcristallina e di aspetto fibroso appartenente alla classe chimica dei silicati e alle serie mineralogiche del serpentino e degli anfiboli.

E' presente in natura in diverse parti del globo terrestre e si ottiene facilmente dalla roccia madre dopo macinazione e arricchimento, in genere in miniere a cielo aperto(le cosiddette cave).

Per la normativa italiana sotto il nome di amianto sono compresi 6 composti distinti in due grandi gruppi:


gli ANFIBOLI (silicati di calcio e magnesio), i quali comprendono:


la Crocidolite (amianto blu)

l'Amosite (amianto bruno)

l'Antofillite

l'Actinolite

la Tremolite


il SERPENTINO (silicati di magnesio), il quale comprende:


L'amianto bianco riportato in figura,

abbonda nella cava piemontese di

Balangero (To). È proprio da questa cava che veniva estratto il crisotilo e trasportato alle fabbriche Eternit


 

 
il Crisotilo amianto bianco




Le fibre di amianto sono molto addensate ed estremamente sottili. Sono infatti invisibili all'occhio umano tanto che una sola fibra di amianto è addirittura migliaia di volte più piccola di un capello.

L'amianto resiste al fuoco e al calore, all'azione di agenti chimici e biologici, all'abrasione e all'usura (termica e meccanica).

E' facilmente filabile e può essere tessuto.

E' dotato inoltre di proprietà fonoassorbenti oltrechè termoisolanti.

Si lega facilmente con materiali da costruzione (calce, gesso, cemento) e con alcuni polimeri (gomma, PVC).

Perciò l'amianto è un minerale praticamente indistruttibile, non infiammabile, molto resistente all'attacco degli acidi, flessibile, resistente alla trazione, dotato di buone capacità assorbenti, facilmente friabile.

Le caratteristiche proprie del materiale e il costo contenuto ne hanno favorito un ampio utilizzo industriale.

Pertanto per anni è stato considerato un materiale estremamente versatile a basso costo, con estese e svariate applicazioni industriali, edilizie e in prodotti di consumo.

Ma l'apparenza inganna, infatti dietro la maschera di materiale praticamente perfetto sotto ogni aspetto si nasconde una ben più subdola identità: uccide chi lo lavora e può uccidere anche a molti anni di distanza chi è venuto a contatto con qualche sua microscopica fibra, seppur in modo limitato e casuale.

Nei prodotti, manufatti e applicazioni, le fibre possono essere libere o debolmente legate: si parla in questi casi di amianto in matrice friabile, , oppure possono essere fortemente legate in una matrice stabile e solida (come il cemento-amianto o il vinil-amianto): si parla in questo caso di amianto in matrice compatta

L'amianto perde gran parte delle sue caratteristiche nocive se non viene messo nelle condizioni di disperdere le proprie fibre nell'ambiente, emblematicamente l'amianto in matrice compatta è molto meno dannoso di quello friabile e facilmente riconducibile in polvere per effetto di qualsiasi tipo di sollecitazione, proprio il genere di sollecitazioni che invece servivano per ricavare dall'amianto quella polvere da legare al cemento e per creare i vari prodotti dell' Eternit.

Il rischio per la salute è direttamente legato alla quantità ed al tipo di fibre inalate, alla loro stabilità chimica, ed ad una predisposizione personale a sviluppare la malattia.

Non uccide solo intasando i polmoni di chi lo ha lavorato, la sua arma è ben più subdola in quanto provoca un tumore, il mesotelioma pleurico, che si manifesta anche dopo anni di latenza stroncando chiunque in pochi mesi, dopo atroci sofferenze.

Non uccide solo l'operaio che lavora l' amianto, ma anche molte persone venute indirettamente a contatto con la fibra killer, o per motivi di lavoro, o anche solo per essere vissuti in una città come la mia, in cui le fibre si trovano disperse un po' ovunque. Infatti un fenomeno davvero particolare fu dato dal fatto che le fibre provenienti dalla fabbrica coprivano tutta la città rendendola la cosiddetta 'città bianca'.

Non uccide solo tramite il Mesotelioma Pleurico: tumore maligno che può colpire le membrane sierose di rivestimento dei polmoni (pleura) e degli organi addominali (peritoneo).
I mesoteliomi sono quasi inesistenti nella popolazione non esposta ad asbesto: l'individuazione di mesoteliomi deve pertanto sempre far sospettare un'esposizione ad amianto.                                                        Ma anche attraverso queste altre malattie: Asbestosi: malattia respiratoria cronica legata alle proprietà delle fibre di amianto di provocare una cicatrizzazione (fibrosi) del tessuto polmonare e più raramente il cancro ai polmoni, e tumori del tratto gastro-intestinale, della laringe e di altre sedi.

E' accertato che gli effetti nocivi dell'amianto conseguono esclusivamente alla inalazione delle fibre.La dispersione di amianto da fonti geologiche o prodotte dall'uomo avviene anche nelle acque. Quasi tutte le acque potabili del mondo contengono fibre (da migliaia a milioni per litro): l' ingestione di fibre non sembra però produrre effetti lesivi sulle vie digerenti. Se qualche dubbio ancora persiste, certo il rischio resta estremamente basso.









Oggi in Italia - con la legge n. 257 del 27 marzo 1992 - sono vietati l'estrazione, la lavorazione e l'utilizzo dell'amianto. Ciò è dovuto ad una lotta durissima che ha visto impegnati i lavoratori dell'Eternit, il sindacato, i medici e l'intera comunità della mia città, Casale Monferrato.


Quello che resta della fabbrica dell'Eternit di Casale Monferrato

 

Grazie a questa legge e a quelle successive, è stato possibile iniziare fin da subito con l'individuazione la bonifica dei siti in cui era presente il cemento-amianto con la collaborazione dei cittadini. La prima città a mettere in pratica la bonifica è stata proprio Casale Monferrato.

La priorità assoluta venne data al cosiddetto 'polverino', che veniva ricavato dalla tornitura dei tubi ed essendo praticamente inutile. Per questo veniva regalato e successivamente venduto a bassissimo costo dai padroni della fabbrica a chiunque lo chiedesse e veniva utilizzato dai cittadini per i più svariati impieghi, dalla coibentazione dei tetti alla pavimentazione dei cortili di condomini e oratori.

I metodi per la rimozione della fibra killer sono i seguenti:

rimozione

incapsulamento

confinamento

sopracopertura

Di questi il più diffuso era, ed è tuttora, la rimozione che consiste nell'eliminazione fisica dell'amianto e nella sua sostituzione con materiali non nocivi. Le lavorazioni sono possibili solo in seguito all'ottenimento del parere favorevole della ASL di competenza che ha 90 giorni di tempo per esaminare il piano di lavoro.

Nel 1901 il chimico austriaco Ludwig Hatschek inventò un processo per unire le fibre di amianto al cemento e produrre il cemento-amianto e battezzò questo processo Eternit, appunto dal latino aeternitas = eternità, e iniziò a vendere il brevetto a imprese di tutto il mondo.

Per quanto riguarda l'Italia, la prima unità operativa del futuro gruppo Eternit fu fondata nel 1906 dall'ingegnere Adolfo Mazza il quale aveva acquistato il famigerato brevetto d'amianto per avviarne la lavorazione anche nel nostro paese. Impiegò il suo brevetto per la costruzione di condotte forzate di acqua potabile.

Fu scelta come sede per lo stabilimento di produzione proprio Casale Monferrato perché all'epoca la città era un centro di grande produzione di cemento.

La fabbrica aprì ufficialmente nel marzo del 1907 e diede impiego a centinaia di operai casalesi e non; l'invenzione di questi tubi, utilizzati non solo per le condutture di acqua potabile ma anche per lo smaltimento di fumi e di acqua piovana, ebbe un enorme successo tant'è vero che furono utilizzati per la costruzione di moltissime reti tubarie sia in Italia (ad esempio la rete idrica di Alessandria e l'acquedotto del Monferrato) che all'estero.

L'Eternit ha rappresentato per Casale Monferrato per circa sessant'anni una delle principali risorse lavorative. Il numero dei dipendenti assunti aumentava ogni anno, era una vera fortuna essere assunti all'Eternit, perché garantiva per la famiglia una non indifferente certezza economica. Dicono alcuni testimoni: 'entrare all'Eternit era come entrare in banca! Eri sicuro che a fine mese avevi uno stipendio!'

Questo sviluppo industriale casalese, non è un unicum nel panorama storico dell'epoca.

In tutta l'Europa del primo Novecento si sviluppano una serie di cambiamenti, dovuti alla combinazione di due elementi complementari. Il passaggio da un sistema di produzione basato sull'utilizzo di ferro e carbone ad un modello basato sull'utilizzo dell'elettricità, del motore a scoppio e della chimica di sintesi; e la diffusione di questi nuovi metodi di lavoro.

Si può dunque parlare di vera e propria rivoluzione, e precisamente una Seconda Rivoluzione Industriale a seguito della Prima, avvenuta a partire dal 1750 in seguito all'introduzione in Gran Bretagna della macchina a vapore.

L'industria moderna venne così distinta grazie a tre elementi principali:

l'introduzione su vasta scala di macchinari, riuniti in determinati luoghi (le fabbriche)

l'impiego all'interno di queste strutture di manodopera salariata dal proprietario

l'organizzazione del lavoro in diverse fasi (catena di montaggio) per cui ogni singolo lavorante realizza solo una parte del prodotto e non l'opera finita come invece avveniva nelle botteghe artigiane

L'evoluzione dell'economia in senso industriale aveva provocato un profondo cambiamento all'interno della società europea.

Accanto ai ceti aristocratici e ai proprietari terrieri, si erano venuti a formare una classe capitalistica, composta dai proprietari delle industrie e un proletariato(così chiamato perché il suo unico bene era la prole, cioè i figli), impegnato nel lavoro in fabbrica.

Il proletariato moderno aveva inoltre iniziato a combattere per un radicale cambiamento delle proprie condizioni di vita. Privo di qualsiasi assistenza e rappresentanza, esso era infatti sottoposto totalmente alla mercé del padrone.

Per quanto riguarda gli operai casalesi, non potevano di certo lamentarsi circa gli orari di lavoro.

La lavorazione dell'amianto era continua e distribuita su tre turni di otto ore: dalle quattro del mattino a mezzogiorno, da mezzogiorno alle otto di sera e dalle otto alle quattro del mattino. Orari assurdi altrove, ma non a Casale, dove il 60% almeno dei lavoratori proveniva dalle campagne e con quel genere ti turni poteva ancora trovare il tempo per badare ai propri campi.




Il soggetto è quello della classe lavoratrice che, conscia della propria dignità e della propria forza, marcia a testa alta e con lo sguardo fiero, verso la costruzione del suo futuro.

 


Giuseppe Pellizza da Volpedo. Il Quarto Stato 1896-1901. Olio su tela,

285x43 cm. Milano, Galleria d'Arte Moderna.


Ogni otto ore la città monferrina era invasa da una vera e propria fiumana di gente che andava e tornava dal lavoro, rigorosamente in bicicletta. La loro era una corsa verso il benessere e a quella gente non importava altro.


Ben presto però gli operai si resero conto che quella polverina bianca con la quale convivevano per otto ore al giorno non era poi così salutare, dal momento che tutti, chi più chi meno, cominciarono a soffrire di disturbi respiratori. Tuttavia non sembrava un gran sacrificio qualche colpo di tosse davanti alla possibilità di garantire un futuro alla propria famiglia.

Tra gli operai si andava formando un gruppo sempre più numeroso di uomini che, rendendosi conto che quella polverina 'faceva male', iniziarono a chiedere ai padroni di adottare qualche misura di sicurezza. Un punto molto combattuto fu l'utilizzo di mascherine di sicurezza e impianti di ventilazione in modo da disperdere un po' di quella polvere costantemente presente in fabbrica.

È così che si forma, anche all'Eternit come in altre fabbriche di quel periodo, una vera e propria classe operaia.

Gli operai erano una classe sociale e non un gruppo di individui isolati. Il lavoro li rendeva uguali in tutto e per tutto tanto che gli operai trascorrevano più tempo con i compagni di lavoro che con la propria famiglia.
















Queste condizioni così profondamente egualitarie si rivelarono favorevoli al diffondersi tra gli operai delle teorie socialiste elaborate da Karl Marx.

Marx, pensatore tedesco vissuto dal 1818 al 1881, affermava che così come si era uguali in fabbrica lo si doveva essere anche nella società.

Per combattere le disuguaglianze sociali, occorreva superare il sistema capitalistico e creare una società socialista con un'economia volta a soddisfare i bisogni di tutti gli uomini.

Bisognava dunque abolire il profitto ricavato dallo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.

A questo progetto il marxismo sembrò imprimere il suggello della solidità di un'analisi scientifica.

Il superamento della società capitalistica, per Marx, sarebbe stato il prodotto inevitabile del processo storico, a prescindere dalla volontà degli uomini.

La nascita della borghesia aveva svolto un ruolo fondamentale in quanto aveva abbattuto il sistema feudale. Il suo sistema economico però, il capitalismo, fondato sulla proprietà privata e sul profitto, aveva portato condizioni di oppressione, sfruttamento e miseria per le masse dei lavoratori.

Era quindi diventato un ostacolo al progresso dell'umanità.

Marx propone di rimuovere questo ostacolo, abolendo la proprietà privata dei mezzi di produzione. Nella sua riflessione filosofica, Marx delinea a chiare lettere come la proprietà privata sia in totale conflitto dialettico con gli operai, i produttori.

Elabora una nozione fondamentale, in base alla quale la proprietà privata dei mezzi di produzione genera l'alienazione dell'uomo.

La proprietà privata fa si che non sia l'operaio ad esser padrone e gestire i mezzi di produzione ma siano i mezzi ad essere padroni dell'uomo. In base a questa concezione di alienazione, infatti, l'uomo è subordinato alla macchina. La proprietà privata trasforma l'uomo da essere in sé a mero oggetto.

La macchina diventa ciò che subordina a se stesso l'uomo. Dice infatti: ' se io lavoro su una macchina che posseggo, decido io il ritmo da seguire. La struttura capitalista fa si però che chi lavora sia subordinato alla macchina'.

Ecco che si genera l'alienazione dell'uomo. Nasce quella che è chiamata la reificazione dell'uomo: riduzione dell'uomo a cosa, oggetto, avviene quel processo di spersonificazione dell' individuo riducendolo a merce.

Tutto questo genera una conflittualità e una lotta di classe che secondo lui è inevitabile.


Elabora in realtà un'alienazione che presenta quattro aspetti:

L'operaio è alienato dal prodotto del suo lavoro: nel sistema capitalistico l'operaio è alienato.

L'operaio è alienato dal lavoro stesso: il lavoro gli è estraneo, è un insieme di gesti che non hanno un significato.

Viene alienato dall'essenza umana: l'uomo infatti è colui che lavora e manipola la realtà sulla base della sua creatività, il che diventa impossibile lavorando in una catena di montaggio.

Il lavoratore è alienato rispetto agli altri esseri umani: vengono scissi i rapporti produttivi. Non vi è più un reciproco aiuto ma un conflitto(si pensi al rapporto servo-signore di Hegel). Il signore è il capitalista, il lavoratore il servo; si genera una scissione, un conflitto.


La concezione del lavoro risale all'antica Grecia: il lavoro è sempre e solo manuale, mentre il lavoro intellettuale è considerato espressione di sé. Marx concepisce dunque come lavoro vero quello manuale e definisce capitalista un non lavoratore.

L'alienazione è dunque un processo storico che può essere superato.





The theme of industrialization was analysed by the English writer Charles Dickens because he had to work in a factory since he was twelve.

When he realised that he had a talent for writing, he taught himself shorthand and he became a newspaper reporter.

He gradually developed a more radical view of the social scene, although he did not become a revolutionary thinker, and he was aware of the spiritual and material corruption of present-day reality under the impact of industrialism; the result was an increasingly critical attitude towards his society.

Among his literary production, Dickens was interested in humble condition of workers in the novel Hard Times.


Hard Times focuses on the difference, existing in Dickens's time, between the rich and poor, or factory owners and workers, who were forced to work long hours for low pay in dirty, loud, and dangerous factories.

As they lacked education and job skills, these workers had few options for improving their terrible living and working conditions.

This novel uses its characters and stories to denounce the gap between the rich and the poor and to criticize the materialism and narrow-mindedness of Utilitarianism which was the basic Victorian attitude to economics.

 



Hard Times suggest that 19th-century England was turning human beings into machines by avoiding the development of their emotions and imaginations. This suggestion comes forth largely through the actions of Gradgrind and his follower Bounderby: as the former educates the children of his family and his school in the ways of fact, the latter treats the workers in his factory as emotionless objects that are easily exploited for his own self-interest.

Mr. Gradgrind believes that human nature can be measured quantified, and governed entirely by rational rules. Dickens's primary aim in Hard Times is to illustrate the dangers of allowing humans to become like machines, suggesting that without compassion and imagination, life would be unbearable.

This novel is set in an imaginary industrial town named Coketown. Thomas Gradgrind, an educator who believes in facts and statistics, has founded a school where his theories are taught, and he brings up his two children, Louisa and Tom, in the same way, repressing their imagination and feelings. He marries his daughter to Josiah Bounderby, a rich banker of the city, thirty years her senior; the girl consents since she wishes to help her brother, who is given a job in Bounderby's bank, but the marriage proves to be unhappy. Tom, who is lazy and selfish, robs his employer; at first he succeeds in throwing the suspicion on an honest workman, but he is finally discovered and obliged to leave the country.







Bibliografia


  • A come amianto. Lavorazione, rischi, inquinamento. Cosa si fa, cosa bisogna fare.

Roma, Ediesse 1986


  • Morire d'Amianto. L'Eternit di Casale Monferrato: dall' emergenza alla bonifica.

a cura di Mirco Volpedo e Davide Leporati. Genova, La Clessidra Editrice 1997


  • La lana della salamandra: la vera storia della strage dell'amianto di Casale Monferrato.

Giampiero Rossi. Roma, casa editrice Ediesse 2008-04-29.


  • Documenti forniti dall'insegnante di scienze

  • Il nuovo atlante storico Zanichelli 2004, sotto la direzione di Pierre Vidal-Naquet. Bologna 2004

  • La scena del Tempo (volume terzo) il manuale. Giovanni De Luna, Marco Meriggi, Antonella Tarpino. Torino, Paravia, anno 2003  

  • Filosofi e Filosofie nella storia(volume terzo). Nicola Abbagnano e Giovanni Fornero. Milano. Mondadori. 2000

  • La Biblioteca dei filosofi. Sergio Gabbiadini e Marco Manzoni. Torino. Petrini editore 2007

  • Hard Times. Charles Dickens. Milano, Mondadori 1939

  • Now and Then, Second Edition. Marina Spiazzi e Marina Tavella. Bologna, Zanichelli 2006









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