INDIA
Aspetto politico e
storico
Già millenni prima di Cristo sul subcontinente Indiano
fiorivano grandi civiltà: la più antica, chiamata civiltà dell'Indo, fu
sopraffatta dall'invasione degli Arù. A questo seguirono nei secoli nuove
invasioni, mentre andavano prendendo forma le due religioni tipiche dell'India,
l'Induismo e pio il Buddismo. Più tardi i mussulmani si impadronirono del paese;
sotto i sultani turchi si diffuse la religione islamica, in seguito al viaggio
del navigatore portoghese Vasco de Gama cominciò il lungo periodo coloniale.
Portoghesi, olandesi, inglesi e francesi fondarono empori commerciali. Nei
primi decenni del secolo scorso la potente Compagnia inglese delle Indie
orientali - la società commerciale che aveva il controllo dei traffici fra
l'India e la madre patria; la seconda metà del secolo il potere passò
direttamente alla corona inglese. Il malcontento ed il desiderio d'indipendenza
della popolazione si manifestarono presto; ci furono rivolte sanguinose; venne
fondato il Partito de Congresso, alla cui guida giunse M.K.Gandhi, un politico
di grande prestigio che combatté con metodi non violenti la lotta per il distacco
dell'India dalla Gran Bretagna. L'indipendenza fu ottenuta nel 1947, ma dall'ex
colonia sorsero due stati automi: il contrasto tra mussulmani e indù impose
infatti la divisione del paese in Pakistan e Unione Indiana. Nel 1948 Gandhi fu
assassinato da un fanatico indù; gli successe Nehru, che riorganizzo lo Stato
puntando sul nuovo sviluppo economico e abolendo per legge gli aspetti più
arcaici della società indiana. Negli ultimi anni l'Unione Indiana ha dovuto
affrontare gravissimi problemi interni ed esterni il sottosviluppo; le lotte
accanite tra i diversi gruppi religiosi. Oggi l'Unione Indiana è una repubblica
federale composta da 25 Stati, più sette territori, sottoposti al governo
centrale. Il Parlamento, esercita il potere legislativo e, insieme alle
assemblee degli Stati federali, elegge il presidente della repubblica.
Aspetto economico
Il periodo coloniale ha lasciato all'Unione
Indiana una grande eredità di sottosviluppo. All'atto d'indipendenza circa i 2/3 della
popolazione lavorava la terra con una produttività bassissima; l'industria di
base mancava, e le uniche imprese erano quelle tessili. Gli interventi
dell'agricoltura hanno mirato alla cosiddetta "Rivoluzione Verde": aumento
della popolazione , nuovi terreni dissodati, impiego di macchinari, rotazione
dei raccolti, uso di concimi e sementi selezionati, costruzione di magazzini
per conservare le derrate. Le colture più diffuse danno così rese insufficienti
ai bisogni alimentari della popolazione. I prodotti più importanti sono i
cereali: nelle zone ricche di acqua, come la pianura del Gange viene coltivato
il riso, le campagne del nord-ovest danno invece il grano. Consistente anche la
produzione di legumi. Tra le colture industriali dominano le piante o le
anginose, il tè, il tabacco, la canna da zucchero, le spezie. L'allevamento,
pur contando su 103.000.000 di bovini, contribuisce pochissimo
all'alimentazione. Il settore industriale si è arricchito di alcune industrie
di base. Sono sorte moderne acciaierie che lavorano il ferro e il carbone, di
cui il sottosuolo ha anche riserve. Anche la produzione di energia si avvale
delle abbondanti materie prime: alle fonti energetiche più comuni, come acqua e
carbone, si affianca l'uranio, che ha consentito di costruire alcune centrali
nucleari. Nel complesso però è ancora lontano un apparato industriale avanzato,
in gradi di sfruttare al meglio le notevolissime risorse minerarie. Le
manifatture più importanti rimangono quelle tessili, che continuano una
tradizione coloniale e, prima ancora di antico artigianato: è indiano l'8%
circa del cotone lavorato nel mondo. Hanno avuto impulso il settore meccanico,
che produce vari tipi di macchinari ferroviari e agricoli, e chimico, che fornisce
soprattutto fertilizzante.