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Il Mediterraneo è il mare compreso tra Europa, Asia e Africa: è collegato all'Oceano Atlantico attraverso lo Stretto di Gibilterra, lo Stretto dei Dardanelli, il Mar di Marmara e il Bosforo lo collegano al Mar Nero, altro mare interno compreso tra Europa e Asia. Infine, attraverso il canale di Suez, aperto nel corso del XIX secolo, è collegato al Mar Rosso e all'Oceano Indiano.
Il nome Mediterraneo deriva dalla parola latina mediterraneu(m), parola composta da medius, il cui significato è "che sta al centro", e terra. Già in greco esisteva un termine simile, mesogeis, che significava "in mezzo alle terre". Usato come aggettivo mediterraneus si riferiva a luoghi che erano interamente circondati da terre, lontani quindi dal mare. Soltanto in epoca più tarda l'aggettivo fu accostato al mare per antonomasia: il Mar Mediterraneo vide fiorire sulle proprie sponde le civiltà che stanno alla base della cultura occidentale e proprio per questa sua particolare configurazione di "mare fra le terre", il Mediterraneo, al contrario d'altre distese acquatiche del globo, ha sempre rappresentato un elemento geografico di contatto tra le nature e i popoli che vi si affacciano.
Sia Ecateo sia Erodoto chiamano il Mediterraneo "Mare Grande". Così lo chiamavano anche i Fenici, che furono anche i primi a percorrerlo tutto. Tucidide lo definisce, secondo l'appartenenza, Mare Ellenico. Per i Greci era il "mare nostrum": definizione che riprenderanno i Romani e molti altri dopo di loro. Con maggiore riguardo Platone lo indica "il mare che si trova accanto a noi" (par'hemin thalassa). Nello scritto noto col titolo De Mundo, che viene forse erroneamente attribuito ad Aristotele, c'imbattiamo nella fatale denominazione "mare interno" (he eso thalassa) in opposizione a quello esterno, l'Oceano. Da questo nome, più tardi emergerà la traduzione latina, Mediterraneo.
La superficie complessiva del Mediterraneo è di circa 2.500.000 km2; si estende in lunghezza per circa 3860 km ed ha una larghezza massima di circa 1600 km. La profondità media è di 1500 m, con un massimo di 5150 m al largo della costa meridionale della Grecia. Una dorsale sottomarina, che si estende dalla Tunisia alla Sicilia, divide il Mediterraneo in due bacini, orientale e occidentale. Un'altra dorsale, tra la Spagna e il Marocco, è situata in corrispondenza del luogo in cui il Mediterraneo confluisce nell'Oceano Atlantico mediante lo Stretto di Gibilterra. Anche lo stretto ha una scarsa profondità, limitando la circolazione delle acque e riducendo notevolmente l'ampiezza delle maree, fattori che, insieme all'elevato tasso d'evaporazione, rendono il Mediterraneo un mare considerevolmente più salato dell'Oceano Atlantico. Diverse isole e numerosi arcipelaghi rendono varia la geografia del Mediterraneo. Alcune, come Malta e la Sicilia, sono importanti per la navigazione, grazie alla loro posizione strategica; tra le altre isole sono da segnalare le Baleari(Spagna), la Corsica(Francia), la Sardegna(Italia), Cipro, le isole Ionie, le Cicladi, gli arcipelaghi del Dodecaneso, dell'Egeo(Grecia).A causa della movimentata articolazione delle terre che bagna, delle isole e delle penisole che accoglie,
è suddiviso in settori minori, in "mari diversi". I principali sono il mar Tirreno, il mare Adriatico, il mar Egeo e il mar Ionio.
Il Mediterraneo è un residuo dell'antico mare chiamato Tetide, il cui fondo, stipato di sedimenti, fu compresso da un movimento tettonico durante l'Oligocene, circa trenta milioni d'anni fa, quando le placche crostali africana ed euroasiatica entrarono in collisione;
l'urto di tali placche, ancora in movimento, ha dato origine ad imponenti formazioni orogenetiche, cioè a quei rilievi montuosi che si sviluppano tutt'intorno al Mediterraneo, accompagnandosi a manifestazioni d'instabilità. Tra queste si ricordano le attività vulcaniche, come quelle che hanno causato le eruzioni dei vulcani Etna, Vesuvio e Stromboli, nonché i frequenti terremoti che hanno devastato le regioni dell'Italia, della Grecia e della Turchia.
Il Mediterraneo ha un clima caratterizzato da inverni miti ed umidi e da estati calde e secche: esso è la premessa indispensabile allo sviluppo della macchia mediterranea, un tipico bosco composto da arbusti sempreverdi e alberi dal basso fusto, molti dei quali con foglie piccole e forti, sclerofille, che resistono negli ambienti aridi chiudendo i pori per evitare la traspirazione e riprendendo appunto l'attività di fotosintesi dopo i periodi di siccità. Gli incendi sono frequenti in questi terreni boscosi, in cui la macchia deriva appunto dalla distruzione delle piante a causa del fuoco. Sviluppando i nuovi germogli dalla corona delle radici, infatti, un arbusto può ricrescere più rapidamente. Numerose specie sono resistenti al fuoco, come il sughero mediterraneo, ricoperto da una spessa corteccia; altre ne sono addirittura dipendenti e fioriscono, producono semi o germogliano solo dopo un incendio. La macchia mediterranea è tipica di cinque regioni: la principale, da cui quest'ecoregione prende nome, è quella che si sviluppa in prossimità del Mar Mediterraneo. La quasi totalità della vegetazione originaria di querce e pini sempreverdi di quest'area fu distrutta dall'uomo nel corso degli ultimi millenni. Nelle aree non coltivate a vigneti e uliveti prevale ora la macchia, formata da fitti arbusti, o, più comunemente, la gariga, un'associazione vegetale costituita da arbusti più bassi.
Storicamente il Mar Mediterraneo è stato culla di grandi civiltà: a Creta, nelle isole Cicladi, e sulla terraferma tra il 3000 e il 1200 a.C., in piena età del Bronzo, si sviluppò la civiltà egea. Essa ebbe due fasi principali: quella minoica, che fiorì a Creta e raggiunse l'apice nella media età del Bronzo(dal 2000 al 1450 a.C.), come dimostrano i palazzi di Cnosso e di Festo; e quella micenea, che si sviluppò nella tarda età del Bronzo(dal 1450 al 1100 a.C.) sulla terraferma, a Micene e in altri centri come Tirinto e Pilo. Gli antichi scrittori avevano narrato di un "età degli eroi" che aveva preceduto la loro epoca, ma della civiltà egea non si seppe niente di sicuro fino alla fine del XIX secolo, quando cominciarono gli scavi archeologici nei siti delle leggendarie città di Troia, Micene, Cnosso e in altri centri dell'età del Bronzo.
I primi insediamenti Fenici(come sono chiamati da Omero) risalgono al 2500 a.C. e furono influenzati dalle culture sumerica e accadica della Babilonia. Nell'antico Testamento compaiono col nome di "sidoni": essi erano una popolazione d'origine semitica, collegata ai cananei dell'antica Palestina. Verso il 1800 a.C. l'Egitto, che stava
allora cominciando ad espandersi in Medio Oriente, invase e conquistò la Fenicia, mantenendone il controllo fino al 1400 a.C. circa. Le incursioni degli ittiti contro l'Egitto diedero alle città fenicie l'opportunità di ribellarsi e nel 1100 a.C. conquistarono l'indipendenza dall'Egitto. I Fenici, acquisita la propria autonomia, divennero i più grandi commercianti e i più abili navigatori del mondo antico. Le imbarcazioni delle città costiere percorrevano il Mediterraneo, giungendo fino all'Oceano Atlantico, mentre le altre potenze si disputavano le navi e gli equipaggi Fenici per le proprie flotte. Le diverse città-stato fondarono numerose colonie mercantili nell'Africa settentrionale(Utica e Cartagine), nelle isole di Rodi e di Cipro e nel sud della Spagna(Tartesso).
Altra grande civiltà fu quella Greca: si sviluppò nelle isole egee e sulla costa dell'Asia Minore dal XI secolo; assunse caratteri politici e culturali comuni dal VII secolo a.C. Sin dall'età neolitica, i numerosi porti naturali lungo le coste e le brevi distanze tra le molte isole dei suoi arcipelaghi favorirono il crescere di una cultura omogenea, che tuttavia non si tradusse mai in unità politica. Le montagne e le valli profonde che attraversano la penisola determinarono, infatti, una divisione in unità economiche e politiche ciascuna corrispondente a una città con il territorio circostante. A partire dal VIII secolo a.C. i greci imposero il loro dominio sul Mediterraneo. Potendo disporre di veloci imbarcazioni raggiunsero nuove terre oltremare e vi insediarono colonie sulle coste italiane e francesi. Sconfitta la minaccia persiana consolidarono la loro Egemonia anche a Oriente arrivando nel V secolo a controllare ogni via commerciale dal Mar Nero fino alla Spagna. I primi segni di declino coincisero con l'acuirsi delle rivalità interne alle diverse città-stato greche e con l'avanzare di una nuova potenza: Roma. Ottenuto il controllo del Mediterraneo occidentale ai danni dei Cartagine, con la vittoria nelle guerre puniche(II secolo a.C.), Roma nel corso del secolo successivo, sconfiggendo Mitridate in Asia Minore e spazzando via le ultime vestigia del grande regno egizio, poté contare su un'egemonia commerciale e politica su tutto il bacino, che si protrasse fino a tutto il IV secolo d.C.
La caduta dell'Impero Romano d'Occidente segnò un lungo periodo di depressione dell'area mediterranea. Così come sulla terraferma, anche per mare le comunicazioni si interruppero. Intorno all'anno Mille l'espansione islamica sembrò potersi assicurare il controllo del Mediterraneo, ma la nascita delle potenti Repubbliche Marinare italiane, in particolare di Genova e Venezia, e intorno al XI secolo la grande spinta ideologica e politica rappresentata dalle Crociate, rappresentò una nuova forte penetrazione delle civiltà cristiane occidentali nell'area orientale del bacino. Con la fine del XV secolo e l'inizio della grande era delle esplorazioni oltreoceaniche, l'importanza soprattutto economica del Mediterraneo subì un drastico ridimensionamento, anche se l'area continuò a rivestire un'importanza strategica fondamentale per le ambizioni militari delle grandi monarchie nazionali europee. Arrestata con la battaglia di Lepanto(1571) l'ondata espansionistica turca, il Mediterraneo divenne per secoli campo di battaglia per Spagna, Francia, Inghilterra, l'Impero Austriaco e quello Russo. Anche in età moderna il mare che bagna tre continenti ha continuato a conservare una grande importanza particolarmente nell'Otto-
cento, gli inglesi a dominare i vasti spazi del loro impero, esteso in Africa e in Asia. Anche come via di navigazione non perse mai l'importanza, specialmente dopo l'apertura del canale di Suez, nel 1869.
Ancor oggi il Mediterraneo continua a essere importante: vi si confrontano, spesso conflittualmente, società diverse, come quella europea e quelle che si riconoscono nell'Islam, e il confronto è reso aspro soprattutto dai problemi irrisolti dei paesi della sponda africana, la cui pressione demografica cerca sbocchi nella sponda europea, dove peraltro sussistono condizioni sociali ed economiche che risentono della perifericità della regione mediterranea rispetto al centro più ricco ed avanzato del continente.
Il Mediterraneo, culla di civiltà diverse, ha visto nascere e svilupparsi anche lingue diverse: dalle arcaiche lingue "mediterranee", quegli idiomi parlati prima del diffondersi delle lingue indoeuropee, semitiche o camitiche, alle grandi lingue che hanno formato la cultura occidentale, il greco, l'aramaico, l'ebraico e l'arabo. Gli antichi idiomi mediterranei- ricostruiti a fatica dalle testimonianze epigrafiche dell'etrusco, dell'iberico, dell'eteocretese, del lidio e di altre lingue scomparse- sopravvivono in una sola lingua ancora parlata, il basco; ma hanno lasciato tracce in molti elementi lessicali incorporati nel greco, nel latino e nelle lingue moderne da queste derivate. Si distinguono poiché i caratteri fonetici e morfologici di queste parole non sono riportabili ad alcuna tipologia grammaticale
indoeuropea, semitica o camitica: sono soprattutto i toponimi a conservare tracce di questi " relitti lessicali". A partire dal medioevo e fino all'inizio del XX secolo, il Mediterraneo ebbe la propria lingua franca: il sabir. Si trattava di una lingua pidgin, cioè un codice di comunicazione prettamente orale usato da parlanti che non possiedono una lingua in comune, ma che vengono portati a comunicare soprattutto da motivi commerciali o di altra natura. Il sabir, un ibrido di parole italiane e spagnole, con alcune voci arabe e caratterizzato da una grammatica estremamente semplificata, veniva parlato nei porti del Mediterraneo e a bordo dei piroscafi mercantili che spesso imbarcavano equipaggi di lingua diversa.
Il Mediterraneo ha ispirato secoli di letteratura. Da Omero e dalla sua Odissea, primo grande "romanzo" mediterraneo, fino al grande saggio di Ferdinand Braudel, Il Mediterraneo ( 1987), l'esempio più esauriente sul tema storico, geografico, culturale e antropologico del Mediterraneo. Un'altra opera che sull'argomento è riuscita ad intrecciare Storia e storie, saggio e narrazione è quella di Predrag Matvejevic, Mediterraneo. Per rimanere nell'ambito della letteratura novecentesca, citiamo ad esempio due poeti che dal Mediterraneo hanno tratto ispirazione per i loro versi: Paul Valéry (Sète 1871- Parigi 1945) ed Eugenio Montale ( Genova 1896- Milano 1981).
Il patrimonio musicale dell'area mediterranea è vasto e diversificato come le culture che lo hanno prodotto: così quando ci si riferisce a musiche e suoni "mediterranei" l'espressione non può che essere generica. Questo tuttavia non impedisce di considerare alcuni elementi ricorrenti nelle varie forme espressive della musica delle culture mediterranee. Costanti si ritrovano sia negli strumenti che nei ritmi e nelle armonie: la canzone napoletana conserva tracce melodiche della musica islamica; tempi e tonalità tipiche della musica ebraica sono riconoscibili in alcuni generi musicali della penisola iberica.
Fonte consultata: Enciclopedia Microsoft Encarta 2000
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