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Polibio e la teoria dell'άνακύκλωσις




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Polibio e la teoria dell'άνακύκλωσις


Polibio: uno storico protagonista della storia.

Polibio, nato a Megalopoli fra il 205 e il 203 a.C., è una delle figure più significative della storiografia ellenistica per la sua concezione innovativa nel fare storia e per le esperienze personali che hanno segnato la sua produzione.

Proveniente da una famiglia particolarmente legata all'attività politica (il padre Licorta era stratego della Lega Achea), dopo aver ricevuto un'educazione consona al suo rango, già da giovane Polibio venne avviato alla carriera politica, divenendo anche lui un esponente di rilievo della Lega Achea.

Grazie a questa esperienza Polibio riuscì a sviluppare un particolare interesse per le questioni strategiche e per la tattica militare.

Un ulteriore elemento utile per comprendere meglio la produzione di Polibio è la contestualizzazione storica della sua attività politica e in seguito letteraria.

L'impegno politico di Polibio, infatti, avvenne in un periodo storico rilevante: la potenza crescente di Roma stava minacciando la zona della Grecia e della Macedonia, unite in un unico stato in seguito allo sfaldamento dell'Impero alessandrino.

La Lega Achea dunque condusse in quegli anni un'importante opera di mediazione con i Romani, anche se al suo interno si stava creando una divisione tra una corrente filo-romana e gli altri, tra i quali Polibio stesso, che preferivano mantenere un atteggiamento più cauto e attento a ciò che la cessazione delle ostilità tra Roma e la Macedonia avrebbe potuto delineare per il futuro degli Stati Greci.

Quando nel 168 a.C. Lucio Emilio Paolo vinse i Macedoni a Pidna, il quadro politico greco mutò considerevolmente in quanto gli stati passarono sotto la sfera d'influenza romana per diventare poi una provincia.

Forti di tale avvenimento, gli esponenti della componente filo-romana della Lega Achea denunciarono come ostili a Roma i loro avversari, che furono così costretti a seguire come ostaggi i vincitori a Roma.

Anche Polibio dunque fu costretto ad andare a Roma come ostaggio, ma quella che avrebbe dovuto essere la sua prigionia in attesa del processo, per altro mai tenutosi, si trasformò nel punto di svolta dell'attività letteraria di Polibio che iniziò la sua attività di storico.

Grazie alla conoscenza personale di Lucio Emilio Paolo, infatti, Polibio rimase a Roma come educatore dei suoi due figli, dei quali uno era l'adottivo Scipione Emiliano detto "Africano".

Polibio inoltre fu introdotto nel circolo filellenico degli Scipioni da Lucio Emilio Paolo che ne era un fervido animatore. Qui Polibio ebbe l'opportunità di conoscere esponenti di rilievo della cultura romana contemporanea e importanti uomini politici del tempo, inserendosi così nella migliore società romana.

Nel 150 a.C., quando venne concessa agli ostaggi della Lega Achea la facoltà di ritornare in patria, Polibio partì sì con loro ma non si ristabilì a lungo in Grecia preferendo ritornare spesso a Roma.

Tra Polibio e Scipione, infatti, si era formato un legame di sincera amicizia che andava oltre gli iniziali intenti didattici e così quando Scipione iniziò la sua carriera militare Polibio lo seguì spesso nelle sue imprese belliche, quali le operazioni della terza guerra punica nel 149 a.C. e la distruzione di Cartagine nel 146 a.C.

Nello stesso anno inoltre si verificò una sanguinosa repressione da parte romana in risposta all'ennesima sollevazione del popolo ellenico. Polibio, grazie alle sue amicizie romane, riuscì ad ottenere una mitigazione delle condizioni di pace, guadagnandosi così il riconoscimento dei suoi connazionali.

In seguito Polibio intraprese altri viaggi, come un'esplorazione dell'oceano Atlantico e la campagna militare di Scipione contro Numanzia, ma dopo questi trascorse l'ultima parte della sua vita stabilmente in Grecia dove morì nel 124 a.C. (secondo altre fonti 118 a.C.) per i postumi di una caduta da cavallo.

Si può dunque evincere da questi brevi cenni sulla vita di Polibio, come l'autore sia un simbolo di quell'unione, o scontro, tra l'eccellenza della cultura greca classica e l'eccellenza del potere politico romano.


La produzione letteraria di Polibio

La produzione letteraria di Polibio è prevalentemente storiografica.

La più significativa ed unica a noi pervenuta delle sue opere è Ίστορίαι, concepita durante la permanenza a Roma.

In quest'opera Polibio, secondo quanto scrisse lui stesso nel Proemio, vuole narrare l'ascesa e l'affermazione della potenza romana nel Mediterraneo realizzatasi in soli cinquantatre anni.

Polibio pone l'accento sulla straordinaria solidità dell'Impero Romano che non crollò subito dopo aver raggiunto la sua massima espansione (all'epoca) come accadde invece ad esempio per l'Impero Macedone.

Da questa considerazione Polibio nelle sue Ίστορίαι cerca di andare oltre la cronaca storiografica spiegandoci le ragioni di tale solidità, soprattutto nel VI libro dove viene esaltata la "costituzione mista" del governo romano.


La costituzione mista ed il fenomeno dell' άνακύκλωσις.

Dai frammenti in nostro possesso del VI libro possiamo dedurre che Polibio formulò una teoria sullo sviluppo e sulla natura degli stati e la applicò nell'interpretazione della storia di Roma.

Questa teoria detta dell'evoluzione ciclica (άνακύκλωσις) considera lo stato come un organo vivente.

L' άνακύκλωσις teorizza l'inevitabilità della dissoluzione dello stato, una volta che questo ha esaurito il suo ciclo, a causa di un germe di corruzione e degenerazione insito in qualsiasi forma di governo.

Polibio, così come fecero già Aristotele e Cicerone, suddivide così le varie forme di governo e le connesse degenerazioni sostenendone la successione ciclica:


Monarchia e Tirannide;

Aristocrazia e Oligarchia;

Democrazia e Demagogia o Oclocrazia;


La storia di ogni stato, secondo lo storico, passa attraverso queste tappe e dopo aver raggiunto il suo punto più alto (ακμή) è destinata a ritornare al suo punto di partenza (Ίστορίαι, VI, 9), come successe ad esempio a Cartagine.

Polibio dunque esalta la potenza dello stato Romano in quanto questo era strutturato secondo una costituzione mista nella quale coesistevano potere regio, aristocratico e democratico in perfetto equilibrio.

Non è tutta via sbagliato supporre che per Polibio tale solidità apparisse come l' ακμή, in seguito al quale inevitabile sarebbe arrivato il declino: la misteriosa morte dell'amico Scipione Africano e le lotte civili dovute al tribunato di Tiberio Gracco ne erano la prima manifestazione.


L' άνακύκλωσις: un paradigma storico di validità universale?

Polibio teorizzò l'evoluzione ciclica dei regimi di governo avendo a che fare con la storia a lui precedente, ma è possibile utilizzare la sua teoria per interpretare la storia a lui seguente, anche quella più recente?

Pensando al lungo corso della storia che ha portato oggi all'affermazione della democrazia è possibile notare come questa sia appunto frutto di un percorso nel quale sono apparse diverse forme di governo: impero, regime autoritario, regime totalitario e democrazia.

Queste forme possono rappresentare quelle che Polibio chiamava monarchia-tirannide, aristocrazia-oligarchia, demagogia-democrazia?


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