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I 5 sensi
Vista Senso che consente di percepire gli stimoli luminosi presenti nel mondo esterno. Gli organi della vista sono presenti in molte specie del regno animale, dagli organismi più semplici a quelli più evoluti. Le strutture più semplici sono costituite da recettori luminosi che permettono agli animali che li possiedono di percepire il movimento e le ombre. Per vista vera e propria si intende, tuttavia, la trasformazione degli stimoli luminosi in immagini cerebrali. Questo processo può essere compiuto quando nell'animale sono presenti degli organi come gli occhi, che sono in grado di recepire gli stimoli luminosi e di tradurli in impulsi nervosi destinati a raggiungere i centri della visione, localizzati nel cervello. Questo articolo tratta della vista nell'uomo e negli altri animali dotati di occhi di complessità paragonabile a quella dell'occhio umano.
Principi fondamentali
Attraverso la vista vengono percepiti il colore, la forma, l'estensione tridimensionale, il movimento degli oggetti e le distanze esistenti tra essi. Il processo della visione inizia quando le onde luminose comprese in un determinato intervallo di lunghezze d'onda colpiscono le cellule fotosensibili della retina. Oltre che dalla lunghezza d'onda delle onde luminose emesse dall'oggetto stesso, la percezione visiva dipende anche da caratteristiche specifiche dell'occhio. Vedi anche Daltonismo.
In base ai principi dell'ottica, un punto posto al di sopra della linea della visione viene messo a fuoco sulla retina in un punto posto al di sotto del suo centro e viceversa. Sulla retina si forma, cioè, un'immagine capovolta degli oggetti. Un aumento delle dimensioni dell'immagine retinica è generalmente associato all'avvicinarsi di un oggetto; lo stesso effetto può essere, tuttavia, ottenuto con l'uso di una lente, anche se la distanza reale tra l'occhio e l'oggetto rimane invariata o addirittura aumenta.
Visione stereoscopica
L'uomo e gli altri animali in grado di mettere a fuoco un oggetto con entrambi gli occhi sono dotati di visione stereoscopica, la quale permette di percepire la profondità del campo visivo. Il principio della visione stereoscopica può essere descritto come il processo visivo che si effettua con l'uso dello stereoscopio, uno strumento che presenta un'immagine ripresa da due angoli visivi leggermente diversi, in modo che gli occhi possano fonderla in una singola immagine tridimensionale.
Nella figura sotto, S e D rappresentano gli occhi e CC una linea (l'oroptera) passante per il punto A di intersezione degli assi ottici SA e DA e parallela alla linea che congiunge gli occhi. Il punto A viene percepito in punti corrispondenti dei due occhi, situati sullo stesso asse. Tuttavia, due punti d e s possono essere posti (sul piano dell'oroptera o al di fuori di esso) in modo tale che gli occhi li percepiscono insieme, come un solo punto B (nella Figura 1, il punto B è più vicino all'occhio rispetto all'oroptera CC, mentre nella Figura 2 è più lontano). Supponiamo ora che, nella Figura 1, venga tracciato un diagramma che rappresenta s e A e un altro d e A. Supponiamo, poi, che il primo si trovi davanti all'occhio sinistro e il secondo davanti al destro. I due assi ottici vengono, così, fatti convergere, in modo tale che l'immagine di A si forma su punti corrispondenti di entrambi gli occhi. Di conseguenza, i punti s e d sembrano fondersi in un singolo punto, situato più vicino o più lontano dall'occhio rispetto ad A. Ciò spiega l'azione dello stereoscopio e anche l'effetto 'pseudoscopico' prodotto quando le immagini vengono capovolte. Vedi anche Ottica.
Difetti della vista
Il più comune disturbo della vista è provocato dalla presenza, generalmente transitoria, di cristalli o di altri piccoli corpi opachi negli umori dell'occhio. Molto più gravi sono la cataratta, l'opacità del cristallino che si sviluppa in seguito a una lesione meccanica, all'invecchiamento o a carenze alimentari, e l'opacità della cornea; entrambe queste patologie vengono curate con procedure chirurgiche e di trapianto.
Debolezza della vista
L'emeralopia è una difficoltà di adattamento visivo alla luce crepuscolare, dovuta a carenza di vitamina A nell'alimentazione. La nictalopia è caratterizzata da una capacità visiva in condizioni di scarsa illuminazione superiore a quella in piena luce. L'ambliopia è un indebolimento della vista, apparentemente non causato da un danno strutturale dell'occhio, che può essere conseguente a un'intossicazione da farmaci, alcol o tabacco, oppure associato a isteria o uremia.
Difetti visivi
La miopia e l'ipermetropia sono provocate da una mancanza di simmetria della forma del bulbo oculare, cioè da un'incapacità dei muscoli oculari di modificare la forma del cristallino in modo che possa mettere a fuoco con precisione l'immagine sulla retina. La miopia può essere corretta con l'uso di lenti biconcave, mentre l'ipermetropia richiede lenti convesse. La presbiopia è conseguente alla perdita di elasticità dei tessuti oculari dovuta all'invecchiamento; di solito compare dopo i 50 anni ed è simile all'ipermetropia. Tutte queste condizioni possono essere corrette rapidamente con l'uso di lenti adatte (vedi Occhiali). L'astigmatismo è dovuto alla deformazione della cornea o del cristallino, che perdono il loro normale contorno sferico, assumendo una maggiore curvatura lungo un meridiano rispetto all'altro. L'anisoiconia è una condizione frequente, in cui le immagini prodotte in un occhio hanno dimensioni diverse rispetto a quelle che si formano nell'altro. Difetti, debolezza o paralisi dei muscoli esterni del bulbo oculare possono provocare difetti della vista come la diplopia o sdoppiamento della visione e lo strabismo. Nei casi più lievi, lo strabismo può essere eliminato con l'uso di lenti a cuneo, mentre nei casi più gravi è spesso necessario un intervento chirurgico sui muscoli oculari.
Cecità
La cecità può essere provocata dalla compressione del nervo ottico, da un trauma oppure da un distacco della retina; talvolta è possibile operare una correzione di questo difetto per mezzo di un intervento chirurgico.
Occhio Organo della vista, sensibile alla luce e presente in molte specie animali. A seconda del livello evolutivo raggiunto in ciascuna specie, gli occhi possono essere semplici strutture, in grado di distinguere solo la luce dal buio, oppure organi complessi (come nell'uomo e in altri mammiferi) capaci di distinguere anche piccole variazioni di forma, colore, luminosità e distanza. La funzione dell'occhio è quella di tradurre le onde elettromagnetiche della luce in impulsi nervosi che vengono trasmessi al cervello mediante il nervo ottico.
Struttura dell'occhio umano
L'occhio, o bulbo oculare, è una struttura sferoidale del diametro di circa 2,5 cm con una sporgenza pronunciata sulla sua superficie anteriore. La parte esterna è formata da tre strati di tessuto: il più esterno è la sclera, un rivestimento protettivo che ricopre circa cinque sesti della superficie oculare e che, nella parte anteriore, è in continuità con la cornea, trasparente e sporgente. Lo strato intermedio è la coroide, molto ricca di vasi sanguigni, che riveste i tre quinti posteriori del bulbo oculare ed è in continuità con il corpo ciliare e con l'iride che si trova nella parte anteriore dell'occhio. Infine, lo strato più interno è la retina, sensibile alla luce.
La cornea è una membrana trasparente, convessa in avanti, costituita da cinque strati, attraverso la quale la luce penetra all'interno dell'occhio. Dietro la cornea c'è una cavità (camera anteriore) che contiene un liquido trasparente e acquoso, l'umor acqueo, che la separa da una struttura, il cristallino, che rappresenta la 'lente' dell'occhio. Il cristallino è una sfera appiattita formata da un gran numero di fibre trasparenti disposte in strati; è circondato dal muscolo ciliare, di forma circolare, a cui è collegato da alcuni legamenti. Insieme ai tessuti circostanti, il muscolo ciliare forma il corpo ciliare che, appiattendo il cristallino o arrotondandolo, ne modifica la lunghezza focale, cioè la distanza alla quale esso mette a fuoco le immagini.
L'iride è una formazione circolare, pigmentata, localizzata dietro la cornea e davanti al cristallino; essa presenta un'apertura circolare al centro, la pupilla, le cui dimensioni sono controllate da un muscolo posto sul suo margine. Contraendosi e rilassandosi, questo muscolo fa allargare o rimpicciolire la pupilla stessa, controllando la quantità di luce che penetra nell'occhio.
Dietro il cristallino, il bulbo oculare contiene una sostanza gelatinosa trasparente, l'umor vitreo, racchiusa da uno strato membranoso sottile, la membrana ialoidea. La pressione dell'umor vitreo mantiene il bulbo oculare disteso.
La retina è una membrana fotosensibile, formata in gran parte da cellule nervose stratificate che poggiano, dal lato esterno della retina, su uno strato pigmentato. Queste cellule si distinguono, a seconda del loro aspetto e della loro funzione, in coni e bastoncelli e hanno differenti sensibilità ai colori e alla quantità di luce. I coni sono più sensibili ai colori e permettono un'alta acutezza visiva; i bastoncelli sono più sensibili dei precedenti alla luce e permettono la visione crepuscolare a scarsa acutezza visiva (con il termine acutezza visiva si intende la capacità di discriminare un oggetto; essa è tanto maggiore quanto minore è la distanza alla quale si percepiscono come separati due punti appartenenti a quell'oggetto). Sulla retina, in perfetta opposizione alla pupilla, si trova una piccola zona elissoidale del diametro di circa 2,5 mm, di colore giallo, chiamata fovea centralis: essa corrisponde alla zona di massima acutezza visiva dell'occhio. Nella fovea le cellule fotosensibili sono rappresentate solo da coni. Intorno a essa sono presenti sia coni sia bastoncelli; procedendo verso la periferia della zona sensibile i coni si diradano e, all'estremità esterna, si trovano solo bastoncelli.
Nel punto in cui il nervo ottico penetra nel bulbo oculare si trova una piccola zona rotonda di retina priva di cellule fotosensibili, la papilla ottica, che rappresenta il punto cieco dell'occhio.
Funzionamento dell'occhio
Gli occhi degli animali possono essere paragonati a semplici macchine fotografiche, in quanto il cristallino forma sulla retina fotosensibile, che corrisponde a una pellicola fotografica, un'immagine capovolta degli oggetti. Come si è detto sopra, nell'occhio la messa a fuoco viene ottenuta con l'appiattimento o l'arrotondamento del cristallino: tale processo viene chiamato accomodazione. In condizioni normali, l'accomodazione non è necessaria per vedere oggetti lontani. Il cristallino, appiattito dal legamento sospensore, mette a fuoco questi oggetti sulla retina. Per vedere oggetti più vicini, il cristallino viene progressivamente arrotondato dalla contrazione del corpo ciliare, che fa rilassare il legamento. Un bambino in tenera età riesce a vedere chiaramente a una distanza di soli 6,3 cm; con il passare degli anni, il cristallino gradualmente si indurisce, al punto che i limiti della visione da vicino sono circa 15 cm a 30 anni e 40 cm a 50 anni. Con l'avanzare dell'età, in genere si verifica una perdita della capacità di adattare gli occhi a normali distanze di lettura o di lavoro da vicino. Questo difetto della visione (presbiopia) può essere corretto con l'uso di lenti convesse per la visione da vicino. Altri difetti come l'ipermetropia e la miopia sono, invece, provocati da differenze strutturali nelle dimensioni degli occhi (vedi Vista; Occhiali).
A causa della struttura nervosa della retina, l'occhio vede con la massima chiarezza solo nella regione della fovea. I coni permettono di distinguere dettagli fini, in quanto sono collegati singolarmente alle fibre nervose e pertanto gli stimoli diretti a ciascuno di essi vengono riprodotti in modo preciso. I bastoncelli, invece, sono collegati alle fibre nervose a gruppi; pertanto sono in grado di rispondere a stimoli ridotti ma diffusi, mentre non hanno la capacità di distinguere piccoli dettagli dell'immagine visiva. A causa di queste differenze, sia strutturali sia funzionali, il campo visivo dell'occhio è formato da una piccola zona centrale di grande nitidezza, circondata da una zona di nitidezza minore, in cui però la sensibilità alla luce è maggiore. La conseguenza di questo fenomeno è che gli oggetti risultano visibili di notte nella parte periferica della retina, mentre sono invisibili in quella centrale. I responsabili della visione diurna sono i coni, mentre alla visione notturna presiedono i bastoncelli.
Il meccanismo della visione comporta la sensibilizzazione delle cellule della retina da parte di un pigmento fotosensibile che nei bastoncelli prende il nome di rodopsina, nei coni iodopsina. Per la produzione della rodopsina è necessaria la vitamina A: per tale motivo, una carenza alimentare di questa vitamina può provocare problemi della visione notturna (emeralopia). La rodopsina viene inattivata per azione della luce e deve essere riformata dai bastoncelli in condizioni di oscurità; quindi, l'effetto che si avverte passando dalla luce del sole a una stanza buia, quando non si riesce a vedere nulla, è dovuto al fatto che le nuove molecole di rodopsina non sono ancora disponibili. Quando il pigmento si è formato e gli occhi sono diventati sensibili ai bassi livelli di illuminazione, si dice che la vista si è adattata all'oscurità.
Lo strato esterno di pigmento bruno su cui poggia la superficie esterna della retina protegge i coni da un'eccessiva esposizione alla luce. Se una luce intensa colpisce la retina, i granuli di questo pigmento migrano negli spazi intorno ai coni, rivestendoli e formando uno schermo protettivo contro la luce e adattando, così, l'occhio all'intensa luminosità.
Non è possibile accorgersi che il proprio campo visivo è formato da una zona centrale nitida circondata da una zona di sfocatura crescente, perché gli occhi sono in costante movimento e portano nella regione della macula prima una parte del campo visivo e poi un'altra, spostando continuamente l'attenzione da un oggetto all'altro. Questi movimenti vengono prodotti da sei muscoli che spostano il bulbo oculare in alto, in basso, a sinistra, a destra e in senso obliquo. I movimenti dei muscoli oculari sono molto precisi: è stato stimato che gli occhi possono essere mossi per mettere a fuoco non meno di 100.000 punti distinti del campo visivo. I muscoli oculari, lavorando insieme, hanno anche l'importante funzione di far convergere entrambi gli occhi sullo stesso punto, in modo che le immagini percepite dai due occhi coincidano. Quando la convergenza è difettosa o assente si verifica un difetto della vista noto come diplopia, in cui le immagini appaiono sdoppiate. Il lavoro dei muscoli oculari garantisce anche, permettendo il continuo spostamento degli occhi, la fusione delle immagini da essi percepite, la valutazione visiva delle dimensioni, della tridimensionalità e della distanza dell'oggetto osservato.
Strutture accessorie
L'occhio possiede altre strutture che svolgono funzione protettiva e sono localizzate esternamente al bulbo oculare. La più importante è costituita dalle palpebre, una superiore e una inferiore: queste sono due pieghe rivestite da cute verso il lato esterno e da mucosa verso quello interno. Le palpebre possono chiudersi per azione dei muscoli, in modo da coprire il bulbo oculare e proteggerlo dall'eccesso di luce o da lesioni meccaniche. Le ciglia, una frangia di corti peli che crescono sul margine delle palpebre, fungono da schermo, tenendo lontane le particelle di polvere e gli insetti quando le palpebre sono parzialmente chiuse. All'interno delle palpebre si trova la congiuntiva, una sottile membrana protettiva che riveste anche la parte visibile della sclera.
Ciascun occhio è dotato, inoltre, di un organo a secrezione esterna, la ghiandola lacrimale, posto al suo angolo esterno. La secrezione salina di queste ghiandole lubrifica la parte anteriore del bulbo oculare quando le palpebre sono chiuse, eliminando eventuali particelle di polvere o altre sostanze estranee presenti sulla superficie dell'occhio. Normalmente, nell'uomo, le palpebre si chiudono per azione riflessa ogni sei secondi circa; tuttavia, se la polvere raggiunge la superficie dell'occhio e non viene asportata con un lavaggio, le palpebre si chiudono più spesso, determinando un aumento della produzione di secrezione lacrimale. Sul bordo delle palpebre si trovano, inoltre, numerose piccole ghiandole (ghiandole di Meibomio o tarsali): esse producono una secrezione untuosa che lubrifica le palpebre e le ciglia. Le sopracciglia, poste una sopra ciascun occhio, hanno la funzione di assorbire o deviare il sudore o la pioggia e di impedire che l'umidità finisca negli occhi.
La cavità del cranio in cui si trova l'occhio si chiama orbita: i suoi margini ossei, l'osso frontale e l'osso zigomatico, proteggono l'occhio da eventuali lesioni provocate da colpi o collisioni.
Anatomia comparata
Nel mondo animale sono presenti due tipi di occhi: gli occhi semplici e quelli composti.
Gli occhi semplici sono sostanzialmente simili all'occhio dell'uomo, anche se da una specie all'altra possono variare in alcuni dettagli strutturali. Le specie più elementari che presentano questi occhi sono le meduse: i loro occhi (occhi pigmentati), sono formati da gruppi di cellule pigmentate associate a cellule sensoriali, spesso ricoperte da uno strato ispessito di epidermide che forma una sorta di cristallino. Occhi simili, anche se strutturati in modo più complesso, sono presenti nei vermi e nei molluschi. Gli occhi dei vertebrati sono sostanzialmente simili a quelli dell'uomo, sebbene possano esserci differenze anche notevoli. Gli occhi di animali notturni come i gatti, le Civette e i Pipistrelli sono dotati solo di bastoncelli, più sensibili e numerosi che nell'uomo. L'occhio del delfino ha un numero di bastoncelli 7000 volte superiore a quello dell'occhio umano, il che gli consente di vedere nelle acque profonde. Gli occhi della maggior parte dei pesci hanno una cornea piatta e un cristallino sferico non deformabile; quindi sono particolarmente adatti alla visione di oggetti vicini. Gli occhi degli uccelli sono allungati in senso anteroposteriore, in modo che sulla retina si possano formare immagini più grandi di oggetti distanti.
Gli occhi composti, caratteristici degli artropodi, sono costituiti da più occhi semplici (talvolta parecchie migliaia), detti ommatidi. L'immagine visiva si forma per apposizione o per sovrapposizione delle immagini parziali, formate nei singoli ommatidi.
Malattie dell'occhio
Le malattie dell'occhio possono essere classificate in base alla parte dell'occhio colpita.
La malattia più comune è l'orzaiolo, un'infezione dei follicoli ciliari, cioè dei follicoli piliferi della cute del margine palpebrale dai quali si sviluppano le ciglia. L'infezione viene di solito provocata da batteri stafilococchi. Gli orzaioli che compaiono all'interno delle palpebre, e non sul bordo, sono invece determinati da infezioni delle ghiandole lubrificanti di Meibomio: essi spesso diventano cronici e danno luogo a noduli fibrosi, generando una patologia nota come calazio.
Gli ascessi palpebrali possono essere una conseguenza di ferite penetranti. Talvolta, alla nascita, sono presenti difetti congeniti delle palpebre, tra cui il coloboma, o palpebra fissurata, e la ptosi, l'abbassamento della palpebra superiore; il coloboma può interessare anche altre strutture dell'occhio come l'iride, la cornea e la retina. Un altro difetto che può essere congenito oppure secondario a traumi è la mancanza del cristallino, condizione definita con il termine di afachia.
Tra i difetti acquisiti ci sono il simblefaro, un'aderenza della superficie interna della palpebra al bulbo oculare, generalmente conseguente a ustioni. L'entropion, il rivolgimento della palpebra all'interno, verso la cornea, e l'ectropion, il suo rivolgimento verso l'esterno, possono essere causati da cicatrici o da contrazioni muscolari spastiche, conseguenti a un'irritazione cronica e sono molto frequenti in tarda età. Le palpebre sono soggette anche a varie malattie dermatologiche, come l'eczema e l'acne, e a tumori, benigni o maligni. Un'altra malattia oculare frequente è l'infiammazione della congiuntiva, la mucosa che ricopre l'interno delle palpebre e l'esterno del bulbo oculare (vedi Congiuntivite; Tracoma).
I disturbi della cornea, che possono provocare la perdita della sua trasparenza e una riduzione della vista, sono solitamente conseguenti a una lesione, ma talvolta possono essere anche il risultato secondario di una malattia: ad esempio, il glaucoma può essere associato a un edema della cornea. La coroide, il rivestimento intermedio del bulbo oculare, contenente la maggior parte dei vasi sanguigni dell'occhio, è spesso sede di infezioni secondarie dovute a condizioni tossiche o a infezioni batteriche, come la tubercolosi e la sifilide. Tumori maligni possono svilupparsi nei tessuti della coroide oppure essere portati all'occhio da altre zone del corpo.
La retina, che si trova poco sotto la coroide, è soggetta allo stesso tipo di infezioni. Inoltre, può essere la sede di altre affezioni. La fibroplasia retrolentale è una malattia tipica dei neonati prematuri che provoca il distacco della retina e parziale cecità; la sua causa è sconosciuta, anche se sembra essere associata ad anomalie dei vasi sanguigni. Il distacco di retina si verifica spesso a causa di un trauma oculare, ma può essere anche conseguente a un intervento per la rimozione di una cataratta. A volte, per fissare nuovamente sull'occhio una retina distaccata, si usa il raggio laser. Un'altra malattia retinica, la degenerazione maculare, che colpisce la parte centrale della retina, rappresenta una causa frequente di perdita della vista negli anziani.
Il nervo ottico contiene le fibre nervose retiniche che portano gli impulsi nervosi al cervello. La circolazione retinica avviene attraverso l'arteria e la vena centrale della retina, poste nel nervo ottico. L'infiammazione della parte del nervo ottico posta nell'occhio viene detta nevrite ottica o papillite; quando l'infiammazione colpisce la parte del nervo ottico posta dietro l'occhio, la malattia viene chiamata nevrite retrobulbare. In presenza di tumori cerebrali, si può verificare un'aumento della pressione sanguigna nel cervello che determina gonfiore nel punto in cui il nervo entra nel bulbo oculare (papilla oculare); questa condizione prende il nome di papilledema.
Trapianto di cornea
È possibile prelevare il tessuto corneale da persone decedute ed effettuare un trapianto in pazienti affetti da alcune malattie di questa parte dell'occhio. Ad esempio, la cecità provocata dall'offuscamento o dalla cicatrizzazione della cornea può essere talvolta eliminata attraverso la sostituzione chirurgica della porzione di tessuto corneale colpita. Con le tecniche attuali, questo tessuto può essere mantenuto in vita per 48 ore; esperimenti di conservazione delle cornee attraverso il congelamento, attualmente in corso, fanno sperare di poter estendere ad alcuni mesi la sua durata di utilizzo.
Anche l'umor vitreo, il liquido presente nella camera più grossa dell'occhio, può essere conservato: esso viene utilizzato nella terapia del distacco di retina.
Udito Uno dei cinque sensi, deputato alla percezione dei suoni. Nei mammiferi l'organo principale dell'udito è l'orecchio, che viene generalmente suddiviso in tre parti (orecchio esterno, medio e interno).
L'orecchio esterno è la parte visibile, esterna dell'orecchio: raccoglie le onde sonore e le convoglia nel condotto uditivo esterno, verso la membrana timpanica che è tesa attraverso questo canale. Quando viene colpita dalle onde sonore, la membrana timpanica vibra e le sue vibrazioni sono amplificate e trasmesse, attraverso l'orecchio medio, dal movimento di una catena di tre piccole ossa, chiamate ossicini. Attraverso una seconda membrana, la finestra ovale, esse passano poi nell'orecchio interno.
L'orecchio interno è un complesso sistema di cavità e di condotti pieni di liquido, chiamati canali semicircolari. L'organo di base dell'udito, l'organo del Corti, si trova in un condotto a spirale, detto coclea o chiocciola. Il movimento della finestra ovale fa muovere il liquido presente nella coclea che, a sua volta, influenza l'organo del Corti. Così, le cellule ciliate localizzate alla finestra ovale vibrano e, attraverso il nervo acustico, inviano impulsi nervosi al cervello. Più forte è il suono e più intensa è la stimolazione nervosa. L'organizzazione spaziale delle cellule ciliate, da cui parte l'impulso, informa il cervello dell'altezza del suono.
Orecchio Organo pari che svolge la funzione uditiva e di controllo dell'equilibrio (senso del movimento e percezione della gravità) del corpo. È formato da tre parti, dette orecchio esterno, medio e interno; le ultime due sono racchiuse nell'osso temporale.
Struttura dell'orecchio
L'orecchio esterno costituisce la parte di quest'organo che è in diretto contatto con l'ambiente esterno. Esso è formato da un padiglione auricolare, che è tipico dei mammiferi: questa struttura forma la parte visibile dell'orecchio, ed è costituita da un'espansione cutanea dotata di pieghe, avente forma (di solito triangolare o tondeggiante) e dimensioni variabili a seconda delle specie. Il padiglione auricolare ha la funzione di raccogliere le onde sonore dall'ambiente esterno e di convogliarle verso il condotto uditivo esterno, ossia un breve canale, con cui il padiglione è in comunicazione e che termina con una membrana, detta membrana timpanica. Nella cute che riveste il condotto uditivo sono presenti ghiandole sebacee che producono il cerume, ossia una sostanza cerosa che ha una funzione lubrificante e protettiva del condotto stesso.
L'orecchio medio si trova dietro il timpano; è formato da una cavità all'interno della quale vi sono tre ossicini tra loro concatenati, deputati alla trasmissione delle onde sonore dal timpano verso l'orecchio interno. I tre ossicini prendono il nome di incudine (quello che è in contatto con la membrana timpanica), martello (quello intermedio) e staffa (quello che è in contatto con l'orecchio interno, mediante una piccola membrana detta finestra ovale). Dalla cavità dell'orecchio medio fuoriesce un condotto, chiamato tromba di Eustachio (dal nome di Bartolomeo Eustachio), che permette il libero passaggio dell'aria; in questo modo, viene mantenuta sulle due facce della membrana del timpano una stessa pressione, uguale a quella atmosferica.
L'orecchio interno è la sede degli recettori sensoriali dell'udito e dell'equilibrio, da cui si dipartono fibre nervose che vanno a formare il nervo statoacustico (vedi Neurofisiologia). Separato dall'orecchio medio dalla finestra ovale, l'orecchio interno è formato dal labirinto, ossia da sistema di canali alloggiati nell'osso temporale: uno di tali canali è arrotolato su se stesso e forma una struttura detta chiocciola, o coclea, contenente i recettori uditivi; altri canali formano l'apparato vestibolare, composto da tre canali semicircolari, l'utricolo e il sacculo, che possiede i recettori per l'equilibrio. Tutti i canali sono comunicanti e pieni di un liquido gelatinoso, detto endolinfa.
Percezione delle onde sonore
Attraverso il condotto uditivo esterno, le onde sonore vengono convogliate al timpano e lo fanno vibrare. La catena degli ossicini dell'orecchio medio trasmette queste vibrazioni, attraverso la finestra ovale, all'endolinfa presente nella chiocciola. Il movimento dell'endolinfa stimola l'organo del Corti, ossia una struttura presente all'interno della chiocciola stessa. L'organo del Corti è formato da una membrana detta membrana basilare, su cui sono poggiate speciali cellule ciliate, dotate cioè di ciuffi di filamenti (ciglia), che risultano immersi in una sostanza gelatinosa (membrana tectoria). Le vibrazioni dell'endolinfa causate dalle onde sonore determinano il piegamento dei ciuffi di ciglia, il che viene tradotto in uno stimolo acustico che viene trasportato al cervello mediante il nervo acustico.
Nell'uomo, l'ambito dell'udito comprende le frequenze sonore dell'intervallo 16-28.000 cicli al secondo circa. Il minimo mutamento di tonalità percepibile dall'orecchio è diverso a seconda del tono e dell'intensità. Nella gamma compresa tra 500 e 8000 vibrazioni al secondo, l'orecchio umano più sensibile può percepire una variazione della frequenza della vibrazione (tono) corrispondente allo 0,03% circa della frequenza originale. L'orecchio è meno sensibile alle variazioni di frequenza per suoni di bassa frequenza o bassa intensità.
Anche la sensibilità dell'orecchio all'intensità di un suono varia con la frequenza. La sensibilità ai mutamenti di pressione sonora è massima tra 1000 e 3000 cicli al secondo, intervallo in cui è possibile rilevare una variazione di un decibel, e diminuisce quando la frequenza si riduce. Toni molto forti producono nell'orecchio la percezione di suoni completamente distorti rispetto ai toni originali.
Percezione dell'equilibrio
I canali semicircolari, orientati verso le tre direzioni dello spazio, sono gli organi deputati al mantenimento del senso dell'equilibrio: essi sono sensibili ai movimenti del corpo, che segnalano continuamente al cervello. In questi canali sono presenti cellule ciliate, dotate di ciuffi di filamenti (ciglia) immersi nell'endolinfa e simili a quelle presenti nell'organo del Corti. Movimenti veloci o di rotazione del corpo fanno sì che il liquido endolinfatico, per inerzia, durante lo spostamento si mantenga leggermente più arretrato rispetto ai canali semicircolari; ciò determina il piegamento delle ciglia, che viene tradotto come segnale di movimento al cervello, mediante il nervo statoacustico (vedi Neurofisiologia).
Al di sotto dei tre canali semicircolari vi sono due cavità, l'utricolo e il sacculo, che contengono anch'essi gruppi di cellule dotate di ciuffi di ciglia, coperte da uno strato gelatinoso. In questo materiale sono immersi gli otoliti, piccole particelle di carbonato di calcio. Quando si inclina la testa, gli otoliti si spostano e le ciglia poste sotto di essi registrano il mutamento della pressione. Tale meccanismo permette la registrazione della posizione del corpo rispetto all'ambiente circostante e della gravità, dati che vengono inviati al cervello mediante il nervo statoacustico.
Anche gli occhi e alcune cellule sensoriali della pelle e dei tessuti interni contribuiscono al mantenimento dell'equilibrio; tuttavia, una lesione o la distruzione del labirinto provoca sempre disturbi dell'equilibrio. A occhi chiusi, una persona affetta da una malattia o da un disturbo dell'orecchio interno talvolta non riesce a stare in piedi senza ondeggiare o cadere.
Malattie dell'orecchio
L'otalgia, o mal d'orecchio, non è necessariamente associata a una malattia di quest'organo; a volte, infatti, può essere provocata da denti mal posizionati, sinusite, malattie delle tonsille, lesioni nasofaringee o infiammazione dei linfonodi del collo; in tutti questi casi, la terapia dipende dalla causa.
Gli acufeni, fischi persistenti nelle orecchie, oltre a derivare da queste condizioni, possono essere provocati anche dall'accumulo di cerume, da un'allergia o dalla presenza di un tumore. Acufeni permanenti possono essere provocati da un'esposizione prolungata a rumori forti o da un difetto di circolazione, che danneggia le cellule ciliate della chiocciola. Un certo sollievo può essere apportato da un mascheratore di suoni, che viene indossato come un apparecchio acustico.
Malattie dell'orecchio esterno
Malformazioni congenite dell'orecchio esterno possono consistere nell'assenza del padiglione auricolare e dello sbocco del condotto uditivo esterno. Tra le malformazioni acquisite dell'orecchio esterno, vi sono conseguenze di lesioni come tagli e ferite. L'otoematoma, chiamato comunemente 'orecchio a cavolfiore', è una conseguenza frequente di lesioni alla cartilagine dell'orecchio seguite da un'emorragia interna e dalla produzione eccessiva di tessuto riparatore.
L'infiammazione dell'orecchio esterno può essere causata da qualsiasi condizione che produca un'infiammazione della cute, come una dermatite conseguente a lesioni, ustioni e geloni. La presenza nel canale uditivo esterno di corpi estranei, come insetti, batuffoli di cotone idrofilo o cerume può essere fonte di disturbi; per evitare ciò, è necessario procedere a una rimozione accurata.
La perforazione del timpano può essere causata dall'introduzione di un oggetto appuntito, da un forte colpo sull'orecchio o da sbalzi improvvisi della pressione atmosferica.
Malattie dell'orecchio medio
Se le strutture dell'orecchio medio presentano qualche anomalia, è possibile un intervento ricostruttivo della catena degli ossicini, in modo da ripristinare parzialmente l'udito.
L'infezione, acuta o cronica, dell'orecchio medio viene detta otite media. Per otite media purulenta acuta si intendono tutte le infezioni acute dell'orecchio medio provocate da microrganismi piogeni, che generalmente raggiungono l'orecchio medio attraverso la tromba di Eustachio. Gli agenti patogeni più spesso responsabili dell'otite sono i batteri. Come complicazione della malattia, può verificarsi un coinvolgimento dell'osso mastoide, detta mastoidite; spesso l'otite è seguita da un abbassamento dell'udito a causa della formazione di aderenze e di tessuti di granulazione che riducono la mobilità del timpano e degli ossicini. La distensione dolorosa del timpano può rendere necessaria un'incisione chirurgica per consentire il drenaggio dell'orecchio medio. In seguito alla diffusione dell'uso della penicillina e di altri antibiotici, le mastoiditi si sono fatte più rare. L'otite media purulenta cronica può essere dovuta a un drenaggio insufficiente del pus nel corso di un'infezione acuta.
L'otite media sierosa (non purulenta) acuta o cronica è provocata dall'occlusione della tromba di Eustachio, prodotta da condizioni come un raffreddore, una malattia delle tonsille o delle adenoidi, una sinusite o un viaggio in un aereo non perfettamente pressurizzato. La forma cronica può essere conseguente anche a un'infezione batterica da pneumococchi o da Haemophilus influenzae. La riduzione dell'udito provocata dall'otite media può, nei bambini piccoli, interferire con lo sviluppo del linguaggio. Le terapie disponibili sono numerose e comprendono l'uso degli antibiotici e degli antistaminici, l'asportazione delle adenoidi e delle tonsille e l'inserimento di tubicini nell'orecchio medio per consentire il drenaggio.
Circa 1 adulto su 1000 presenta una perdita dell'udito causata da otosclerosi o otospongiosi, una condizione in cui si verifica una deposizione di tessuto osseo spugnoso (vedi Osso) tra la staffa e la finestra ovale che immobilizza la staffa; quest'ultima, di conseguenza, non può più trasmettere i segnali acustici all'orecchio interno. Quando questa condizione diviene progressiva, è necessaria l'asportazione chirurgica del deposito osseo, seguita dalla ricostruzione del collegamento tra la staffa e la finestra ovale; a volte, la staffa viene sostituita da un dispositivo artificiale simile a un pistone. Anche se l'intervento chirurgico ha esito positivo, la deposizione di tessuto osseo può ripetersi, provocando, dopo alcuni anni, sordità.
Malattie dell'orecchio interno
Le malattie dell'orecchio interno possono influenzare il senso dell'equilibrio e provocare manifestazioni di cinetosi, ossia disturbi della capacità di movimento. Queste manifestazioni possono essere causate anche da anemia, da tumori del nervo statoacustico, dall'esposizione a calore eccessivo, da disturbi della circolazione, da traumi cranici, da stati di intossicazione e da disturbi emotivi.
La malattia di Ménière è dovuta a lesioni dei canali semicircolari e provoca nausea, sordità, acufeni e alterazione dell'equilibrio. Talvolta, per combattere le vertigini intrattabili, è indicata la distruzione del labirinto membranoso mediante un intervento di criochirurgia o l'uso di ultrasuoni.
Una notevole percentuale dei casi di sordità totale è dovuta alla distruzione traumatica dell'organo del Corti. Recentemente alcuni scienziati hanno messo a punto un dispositivo elettronico per combattere la sordità profonda dell'adulto, chiamato impianto cocleare, che traduce le onde sonore in segnali elettronici che vengono trasmessi a elettrodi impiantati nella chiocciola, stimolando direttamente il nervo acustico. Questo dispositivo è utile soprattutto come integrazione della lettura labiale, tecnica effettuata da molti individui affetti da sordità.
Gusto Uno dei cinque sensi, deputato alla percezione dei sapori attraverso i recettori localizzati nelle papille gustative della lingua. Da solo, il senso del gusto è in grado di identificare solo quattro sapori fondamentali: il dolce, il salato, l'acido e l'amaro, a ciascuno dei quali corrisponde una specializzazione delle diverse papille gustative. Grazie, tuttavia, all'integrazione cerebrale di stimoli e informazioni di natura diversa, ad esempio sulla consistenza, la temperatura e l'odore, gli esseri umani sono in grado di distinguere una gamma di sapori molto più vasta e complessa dei quattro gusti fondamentali.
Le circa 10.000 papille gustative presenti nell'uomo sono distribuite in modo irregolare sulla superficie della lingua, creando chiazze, sensibili a classi specifiche di sostanze, che forniscono le sensazioni gustative. Di solito il dolce e il salato vengono percepiti in punta, l'acido ai bordi e l'amaro alla base della lingua.
Le sostanze presenti negli alimenti vengono prima sciolte dall'umidità della bocca; poi, attraverso i pori presenti sulla superficie della lingua, penetrano nelle papille gustative, dove entrano in contatto con le cellule sensoriali. Quando un recettore viene stimolato da una di queste sostanze, invia impulsi nervosi al cervello. La frequenza della ripetizione dell'impulso informa il cervello dell'intensità di un sapore; molto probabilmente i diversi tipi di sapore vengono anche memorizzati. Vedi anche Ghiandole salivari.
Bocca Estremità anteriore dell'apparato digerente. Essa è delimitata nella sua parte anteriore dalla rima buccale e nella sua parte posteriore dall'istmo delle fauci attraverso cui la bocca comunica con la faringe. Nell'uomo viene divisa anatomicamente in due parti: il vestibolo, delimitato dalla superficie interna delle labbra e delle guance e dalla superficie esterna delle arcate dentali, e la cavità buccale, delimitata dalla superficie interna delle arcate dentali, dal palato e dalla lingua. Nella bocca, dove riversano il loro secreto le ghiandole salivari, ha luogo la prima fase della digestione. Essa partecipa, inoltre, alla articolazione e alla modulazione delle parole (vedi Lingua e linguaggio).
Malattie
La bocca può essere colpita da numerose affezioni, tra le quali il mughetto, l'herpes simplex (comunemente chiamato 'febbre delle labbra') e il cancro delle labbra.
La stomatite ulcerosa, in particolare, rappresenta un tipo di infezione abbastanza frequente. Essa è causata da batteri, che possono propagarsi da un individuo infetto a un altro per contatto diretto o attraverso l'uso di posate, spazzolini da denti o altri strumenti di uso comune. L'infezione batterica determina la formazione di piccole piaghe e ulcere, anche soggette a sanguinamenti, nelle pareti interne delle guance e sulla lingua; inoltre, in concomitanza con tali sintomi può verificarsi alitosi, ossia la formazione di alito di odore sgradevole. La terapia della stomatite viene effettuata mediante l'uso di antibiotici. Particolari forme di infiammazioni che si riscontrano soprattutto nei bambini è la formazione di afte, ossia di piccole ulcere biancastre e tondeggianti, dai contorni arrossati, sulle pareti interne delle guance e delle labbra. Le afte si producono in relazione a squilibri alimentari (in particolare, carenze vitaminiche), disturbi della digestione o utilizzo prolungato di farmaci.
Lingua (anatomia) In anatomia, organo muscolare di forma allungata, contenuto nella cavità boccale, coinvolto nella sensibilità ai gusti, nell'articolazione del linguaggio e nella masticazione e deglutizione dei cibi. La lingua è rivestita da una membrana mucosa e si estende dall'osso ioide, nella parte posteriore della bocca, verso l'alto e in avanti fino alle labbra. È divisa in una porzione mobile, detta corpo, e in una immobile, chiamata radice. Il movimento della lingua avviene grazie a una serie di fibre muscolari interne.
In genere ha un colore rosso-rosato, che può essere modificato da numerose condizioni patologiche e, pertanto, costituisce un indice dello stato di salute dell'individuo. La superficie superiore è coperta da piccole sporgenze, chiamate papille gustative, che le conferiscono una consistenza ruvida e che permettono di percepire i sapori. Durante la masticazione la lingua spinge il cibo contro i denti, mentre nella deglutizione lo convoglia in direzione della faringe, contribuendo contemporaneamente alla chiusura dell'apertura tracheale (vedi Epiglottide). Insieme alle labbra, ai denti e al palato duro, la lingua viene, inoltre, utilizzata nella fonazione, cioè nell'articolazione dei suoni che formano le parole.
atto Senso meccanico, che permette la percezione della pressione, del contatto, della temperatura e del dolore.
I recettori sensoriali del tatto sono costituiti da terminazioni nervose localizzate nella cute. Esse possono essere a estremità libera (nel derma e intorno ai follicoli piliferi) o incapsulate (ramificate o racchiuse in una capsula, come nel caso dei corpuscoli del Meissner e del Ruffini per la percezione del contatto e del Pacini per la percezione delle vibrazioni). Tali terminazioni rispondono a un tipo specifico di stimolo e non sono distribuite uniformemente nel corpo; la notevole sensibilità della punta delle dita è legata, ad esempio, alla presenza di un gran numero di questo tipo di recettori.
Quando viene stimolato, un recettore invia impulsi nervosi al cervello, che localizza e identifica lo stimolo coinvolto e ne valuta l'importanza. Più intenso è lo stimolo, maggiore è la frequenza degli impulsi nervosi inviati (vedi Neurofisiologia).
Cute In anatomia, struttura protettiva di rivestimento che ricopre la superficie esterna del corpo, comunemente definita 'pelle'. In coincidenza delle aperture del corpo la cute continua, senza soluzione di continuità, nelle membrane mucose del tubo digerente e di altri canali. La pelle forma una barriera protettiva contro l'azione degli agenti fisici, chimici e batterici sui tessuti più profondi dell'organismo; contiene le terminazioni nervose responsabili, ad esempio, della sensibilità tattile, termica e dolorosa. Attraverso l'attività delle ghiandole sudoripare e dei vasi sanguigni, la pelle contribuisce a mantenere costante la temperatura corporea. Quando questa aumenta, il calore viene, infatti, disperso grazie alla dilatazione dei vasi e all'aumento del flusso del sangue verso la superficie. Quando, invece, la temperatura si abbassa, i vasi sanguigni si contraggono, riducendo il flusso sanguigno e la conseguente dispersione di calore attraverso la pelle. Ogni centimetro quadrato di pelle contiene anche centinaia di ghiandole sudoripare, controllate dal centro termoregolatore cerebrale; il sudore che esse secernono, evaporando raffredda la superficie del corpo e contribuisce a mantenerne costante la temperatura.
La pelle è elastica e, tranne in alcune zone come le palme delle mani, le piante dei piedi e le orecchie, è fissata in modo morbido ai tessuti sottostanti. Solitamente, il colore della pelle varia in base alla quantità di pigmento depositata nelle cellule cutanee, che dipende da fattori ereditari e dall'esposizione alla luce solare. Il colore della pelle può mutare anche in alcune malattie a causa di differenze di pigmentazione, come nel morbo di Addison, o della presenza di sostanze pigmentate che sono state portate alla pelle dal sangue, come nell'ittero. In alcuni punti del corpo, gli strati esterni della pelle si modificano trasformandosi in peli e unghie. La pelle ha uno spessore variabile da 0,5 mm sulle palpebre a 4 mm o più sulle palme delle mani e sulle piante dei piedi.
Dal punto di vista strutturale la pelle è formata da due strati distinti: l'epidermide e il derma. L'epidermide è a sua volta formata da uno strato superficiale di cellule morte (strato corneo); queste vengono continuamente eliminate dalla superficie della pelle e sostituite da uno strato di cellule basali, detto stratum germinativum o organo di Malpighi. Il derma, formato da una rete di collagene e di fibre elastiche, contiene vasi sanguigni, nervi, globuli di grasso e la base dei follicoli piliferi e delle ghiandole sudoripare. La superficie di contatto tra l'epidermide e il derma è molto irregolare ed è formata da una successione di sporgenze digitiformi (papille), più piccole dove la pelle è sottile e più lunghe sulle palme delle mani e sulle piante dei piedi; qui le papille sono associate a creste epidermiche che costituiscono le impronte digitali. Ogni papilla contiene un'ansa capillare di vasi sanguigni o una terminazione nervosa specializzata. Le anse vascolari, che riforniscono l'epidermide delle necessarie sostanze nutritive, sono circa quattro volte più concentrate delle papille nervose.
Le ghiandole sudoripare che secernono il sudore si trovano in tutte le parti del corpo; sono più numerose sulle palme delle mani e sulle piante dei piedi mentre sono relativamente più rade sulla pelle del dorso. Ogni ghiandola è formata da un tubulo convoluto, situato nel tessuto sottocutaneo, e da un dotto che sbocca sulla superficie esterna, dopo avere attraversato derma ed epidermide. Le ghiandole sebacee secernono sebo, che serve a lubrificare e ad ammorbidire la pelle; sboccano nei follicoli piliferi a breve distanza dalla superficie dell'epidermide.
Malattie della pelle
La pelle è esposta a numerose malattie, che possono avere sia cause esterne che interne. L'infiammazione cutanea o dermatite è una conseguenza frequente dell'esposizione ad agenti fisico-chimici, al contatto con tossine vegetali o a un'eccessiva irradiazione solare. L'infezione della pelle da parte di streptococchi piogeni può provocare impetigine ed erisipela; le infezioni dermatologiche possono diffondersi a tutto il resto del corpo, come nel caso della sifilide, del vaiolo e della tubercolosi. Alcune malattie sistemiche, ad esempio il morbillo, la scarlattina e la varicella, possono provocare manifestazioni dermatologiche. Sostanze estranee a cui l'organismo è ipersensibile possono provocare una forma di allergia della pelle, chiamata comunemente orticaria. Opportune prove allergiche, praticate mediante un piccolo graffio sulla pelle sul quale viene poi applicata una piccola quantità di sostanza allergenica, servono a indicare, attraverso il tipo e l'entità della reazione, il livello di ipersensibilità. L'eczema, in passato ritenuto la più comune malattia dermatologica, viene oggi considerato piuttosto la manifestazione di svariate condizioni, come irritazioni locali da agenti esterni, disturbi ematologici e allergia. Altre affezioni dermatologiche sono i tumori, le cisti sebacee, le ulcere e le pigmentazioni congenite o provocate da alterazioni delle secrezioni interne (vedi Ormone) e da un melanoma (Cancro). Vedi anche Acne; Psoriasi; Seborrea; Pronto soccorso.
Trapianto di pelle
Talvolta, ampie zone di pelle possono andare distrutte a causa di ustioni o di malattie, o essere asportate in seguito a un intervento chirurgico. In certi casi la rigenerazione della pelle in queste zone può avvenire naturalmente, per proliferazione cellulare a partire dai margini circostanti di pelle sana e dalle appendici cutanee sottostanti. La formazione di tessuto cicatriziale impedisce, tuttavia, la ricrescita della pelle sopra la zona denudata e può provocare una minore funzionalità della zona a causa della formazione di retrazioni o di aderenze. La copertura completa della zona lesa è facilitata dal ricorso a innesti cutanei, a tutto spessore o a spessore parziale (a seconda dell'indicazione) prelevate da un'altra parte del corpo (sito donatore) e applicate sulla superficie lesa (sito ricevente). Nei casi riusciti, l'innesto viene inizialmente nutrito dal siero emesso dal tessuto leso e poi dalla proliferazione di capillari, che dal tessuto sottostante vanno a colonizzare l'innesto. Alla fine, l'innesto si fonde con la pelle circostante, coprendo tutta la zona.
Generalmente, gli innesti permanenti possono essere effettuati solo con frammenti di pelle prelevati dal corpo dello stesso individuo (autotrapianti) o di un gemello identico. Con l'eccezione dei trapianti tra gemelli identici, in genere gli innesti vengono riassorbiti in circa tre settimane. Sono state anche messe a punto tecniche di innesto di pelle artificiale, allo scopo di proteggere temporaneamente le ferite durante la guarigione. La pelle artificiale è formata da uno strato di derma di fibre proteiche animali e da uno strato epidermico di plastica al silicone. La pelle può essere anche clonata in vitro, anche se ciò che si riesce finora a ottenere è un tessuto privo della flessibilità necessaria alla crescita. Vedi anche Chirurgia plastica.
Olfatto Senso che permette la percezione delle sostanze chimiche volatili, ovvero disperse nell'aria, mediante recettori sensoriali specializzati. L'olfatto, insieme al gusto, viene perciò definito come senso chimico. Nell'uomo, tali recettori si trovano nel naso. Essi sono localizzati a livello della mucosa nasale che riveste la porzione più dorsale di questo organo. I recettori sono costituiti da neuroni dotati di ciglia che sporgono nel lume della cavità nasale; gli assoni di questi neuroni si prolungano e attraversano l'osso etmoide; essi formano il nervo olfattivo che raggiunge i bulbi olfattori nel cervello.
Benché le sensazioni odorose siano difficili da descrivere e classificare e in alcune situazioni siano fortemente commiste a quelle del gusto, a scopi pratici esse vengono suddivise in base alla composizione chimica delle sostanze odorose che vengono percepite. La ricerca ha, in particolare, evidenziato sette odori primari, che corrispondono ai sette tipi di recettori olfattivi presenti sui peli delle cellule olfattive. In base ad altri risultati sperimentali sembra, inoltre, che le sostanze con odore simile siano costituite da molecole di forma simile e che la forma di queste molecole determini la natura del loro odore.
Naso Organo che costituisce il primo tratto delle vie respiratorie e contenente i recettori sensoriali deputati all'olfatto, ossia alla percezione delle sostanze chimiche volatili, presenti nell'aria.
Anatomia
È suddiviso in una porzione visibile e sporgente (naso esterno) e in una porzione interna (naso interno). Lo scheletro del naso esterno è costituito in parte da ossa, che formano la sommità e i lati del dorso nasale, e in parte da cartilagini. Nella porzione interna si trovano due cavità principali, separate tra loro da un setto verticale. Sui lati di ciascuna di esse si trovano lamine ossee che formano tre passaggi posti in comunicazione con i seni di ossa del cranio dette etmoide, sfenoide, frontale e mascellare superiore: tali lamine prendono il nome di cornetti o turbinati.
Le cavità nasali, che formano la parte interna del naso, sono alte e profonde. Anteriormente si aprono nel naso esterno mediante le narici; posteriormente, terminano in una fessura verticale a lato della porzione superiore della faringe, sopra il palato molle e vicino agli orifizi delle trombe di Eustachio che portano alla cavità timpanica dell'orecchio. Sia le cavità nasali sia le narici sono rivestite da mucosa e le seconde anche da peli duri, detti vibrisse. Sia la mucosa che le vibrisse impediscono il passaggio a sostanze estranee, quali la polvere o piccoli insetti, che altrimenti potrebbero penetrare nelle vie respiratorie insieme all'aria inspirata. Un'altra funzione della mucosa nasale consiste nel riscaldare e rendere umida l'aria in ingresso verso l'apparato respiratorio.
La mucosa del setto nella zona di passaggio fra la cute esterna e la mucosa interna è particolarmente ricca di capillari sanguigni ed è la sede più frequente di sanguinamenti, chiamati epistassi, che possono essere dovuti a cause locali, come ad esempio rinite secca, o generali, come ipertensione arteriosa, disturbi della coagulazione e infezioni acute. Una forma molto frequente di epistassi, a eziologia sconosciuta, è l'epistassi abituale o essenziale, tipica della pubertà.
Nella regione del naso deputata alla percezione olfattiva, la mucosa è molto spessa; essa si presenta scura a causa della presenza di un pigmento bruno. I recettori dell'olfatto inviano gli stimoli al cervello attraverso il nervo olfattivo, che si dirama nelle cavità nasali con numerose piccole fibre.
Malattie
Le più comuni malattie in cui vi è un coinvolgimento del naso sono il raffreddore (compreso quello dovuto a forme di allergia), la rinite e la sinusite.
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