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Lukàcs: Riconosce che aver posto al centro dell'indagine sull'uomo la libertà costituisce una delle ragioni principali del vasto interesse suscitato dall'esistenzialismo: ma si tratta di una nozione di libertà <<rigida e astratta>>, che si configura come una specie di <<fatalità dell'esistenza umana>>. Nel momento in cui Sartre riconosce che l'uomo non è costretto dalle condizioni in cui si trova a compiere una scelta piuttosto che un'altra, non attribuisce alcun rilievo alle condizioni preesistenti alle decisioni: la libertà, allora, spinta a queste estreme conseguenze, diventa assurda, assume l'aspetto di una necessità, è qualcosa di meccanico, ossia il contrario di quello che avrebbe voluto essere.
Heidegger: L'umanismo costituisce l'ostacolo fondamentale per oltrepassare la metafisica tradizionale dell'Occidente, la quale impedisce di cogliere la verità dell'Essere. L'umanismo infatti non costituisce un oltrepassamento della metafisica, come ritiene Sartre, ma anzi la presuppone. <<Ogni interpretazione dell'essenza dell'uomo che presupponga già un'interpretazione dell'ente senza il problema della verità dell'Essere, lo sappia o no, è metafisica>>.
Marcuse: Lo sviluppo dell'esistenzialismo di Sartre abbraccia i periodi della guerra, della liberazione e della ricostruzione. Né il trionfo né il crollo del fascismo hanno suscitato cambiamenti fondamentali nella concezione esistenzialista. Per questa filosofia la "realtà dell'uomo" rimane essenzialmente la medesima nell'alternarsi dei sistemi politici, in guerra e in pace, prima e dopo il terrore totalitario. La libertà è per Sartre la struttura dell'essere umano stesso e non può essere annientata neppure dalle circostanze più avverse. L'esistenzialismo ipostatizza delle condizioni storiche specifiche dell'esistenza umana e ne fa delle caratteristiche ontologiche e metafisiche. Così l'esistenzialismo diventa una parte dell'ideologia che è pur oggetto dei suoi attacchi, e il suo radicalismo è ingannevole.
Merleau-Ponty: Indica nel rapporto tra l'uomo e il suo ambiente il problema cruciale dell'esistenzialismo di Sartre. Egli respinge, al pari di Sartre, sia l'interpretazione deterministica di tale rapporto, sia quella spiritualistica., poiché non si può né concepire l'uomo come "una cosa tra le cose", né come spirito assoluto. L'uomo è un "essere intenzionale", e sta nel mondo con una propria autonomia. Ma Merleau-Ponty ritiene che Sartre abbia riproposto il dualismo cartesiano tra coscienza e mondo, senza il fondamento metafisico ma con una sopravvalutazione della libertà umana. Coscienza e mondo non sono due entità contrapposte ma in relazione tra loro, e si compenetrano a vicenda assicurando il dinamismo permanente della realtà. E la libertà ha sempre il significato concreto di libertà nel mondo.
Abbagnano: Individua in Sartre un elemento costante, ovvero l'idea che l'uomo sia un <<Dio mancato>>, che al fondo dell'uomo ci sia il desiderio di essere e di comprendere tutto, di non avere nulla fuori di sé, di non subire limiti o condizioni, di realizzarsi in tutte le forme possibili. Ciò comporta una contraddizione irrisolta: di fronte a un progetto di vita razionale c'è il riconoscimento che esso approda necessariamente a un fallimento. Così, all'assolutezza della libertà si affianca, contraddittoriamente, un mondo naturale e umano retto da una necessità assoluta, che in ultima analisi annulla la libertà umana.
Paci: Critica l'esistenzialismo di Sartre in uno dei suoi aspetti centrali, ossia nell'affermazione che è impossibile qualsiasi relazione positiva tra l'io e l'altro: è questo l'assurdo, l'impossibilità di comunicazione, di amore, per cui l'inferno è fra noi, è in noi. Mentre in Kierkegaard l'angoscia è la paura che venga tolto all'uomo l'unico suo vero bene, la libertà, per Sartre è la libertà stessa che crea angoscia, perché è la condizione ineluttabile dell'uomo. Infine permane uno stacco incolmabile tra mondo e coscienza (l'in-sé e il per-sé) , stacco che richiede un'integrazione etica, un fondamento morale, che però manca nell'opera sartriana.
Luigi Pareyson: L'esistenzialismo affonda le radici nella dissoluzione del sistema hegeliano. Da qui infatti si diramano due sentieri speculativi, quello tracciato da Feuerbach e quello di Kierkegaard; il primo approda a un umanismo integrale, di cui l'esistenzialismo ateo di Sartre è un esempio estremo; il secondo pone al centro il rapporto della persona con l'Altro. Secondo Pareyson la posizione sartriana tradisce il principio di fondo che anima il vero esistenzialismo: il rapporto tra l'uomo e l'essere, la coincidenza nella persona di relazione con sé e relazione con l'altro. E' invece opportuno riconoscere che la persona è in relazione con qualcosa di irriducibile a sé: l'Altro, l'essere. Questo comporta il riconoscimento che la persona sconta un margine essenziale e ineliminabile di passività, ossia conosce qualcosa che sta al fondo e al principio della sua libertà, e che la vincola e la condiziona: l'esperienza della trascendenza. In ogni ambito (natura, storia, inconscio) l'uomo fa esperienza di qualcosa che non dipende da lui. Si tratta di qualcosa che si sottrae all'uomo, che appunto lo trascende, e che non si riduce alla sua volontà, alla sua iniziativa, a quella presunta incondizionata libertà che Sartre riteneva essere la caratteristica essenziale dell'uomo.
Luigi Stefanini: Individua nel pensiero degli esistenzialisti atei, soprattutto in Sartre, un annullamento della persona: essa, cioè, non riesce ad acquistare una propria presenza autonoma (in termini sartriani: il per-sé non può coincidere con l'in-sé). L'analisi del lessico sartriano mostra inoltre che concetti come "frattura", "nausea", "atto gratuito", "assurdo" configurano il rapporto con l'altro in termini esclusivamente conflittuali. Per tale motivo l'umanesimo proposto da Sartre è definito da Stefanini "infernale".
Il progetto di umanesimo proposto da Sartre dovrebbe necessariamente riguardare tutti gli uomini, ma per ciò stesso non può essere fondato su una considerazione dell'altro come un nemico. In questo umanesimo è assente la dimensione sociale, essenziale perché si possa parlare di umanesimo, sia pure non fondato su un'essenza della natura umana ma su progetti condivisibili da tutti gli uomini.
In conclusione, all'equivalenza delle scelte ne corrisponde un'altra, riguardante gli esiti: essi possono essere indifferentemente quello nazista di Heidegger, o quello anarchico di Camus, o quello rivoluzionario di Sartre, perché manca un criterio di scelta, e l'opzione per l'una o per l'altra scelta non è libera, ma arbitraria.
Stefanini, al contrario, rivendica la centralità della persona, da cui scaturisce la dignità dell'uomo.
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