Albert Hofmann, nato
nel 1906 a Baden, si laureò in chimica nel 1929 presso l'Università di Zurigo.
Nello stesso anno entrò a far parte dei laboratori di ricerca chimica della
Sandoz fino a divenire negli ultimi decenni il direttore della ricerca presso
il dipartimento dei prodotti naturali. Nel 1971 ha cessato la sua attività
lavorativa.
Zero virgola cinque milligrammi di acido lisergico in soluzione. Tre
gocce, un sorso. Si siede e aspetta. Il sole entra nella stanza bianca del suo
laboratorio di ricerche farmacologiche, secondo piano della Sandoz, Basilea.
Sono le due del pomeriggio di un giorno speciale, 19 aprile 1943: il chimico
Albert Hofmann, 37 anni, da cinque impegnato in esperimenti sugli alcaloidi
contenuti nella segale cornuta, ha appena ingerito la prima dose di LSD della
Storia. Aspetta,
e ancora non sa di avere appena socchiuso quella che Aldous Huxley, un decennio
più tardi, avrebbe chiamato la porta della percezione. Ancora non sa che quella
soluzione incolore - dietilamide dell'acido lisergico ottenuta per caso,
provata per curiosità - vent'anni dopo avrebbe fatto il giro dei mondi
possibili, conquistato ragazzi californiani, musicisti anglosassoni, scrittori
europei, sognatori viaggianti. Avrebbe
creato ostinati cercatori di sè e grandi parole come Rivoluzione Psichedelica.
Avrebbe generato lampeggianti terrori, rivelazioni solitarie, decadenze
floreali, paranoie, infelicità, amori, illuminazioni, nuovi sguardi sul mondo,
nuovi mondi. Oggi
Albert Hofmann ha i capelli bianchi, voce rauca, accento spigoloso da svizzero
tedesco, sorrisi improvvisi. Ha appena compiuto 86 anni, ha provato ogni tipo
di allucinogeno chimico, ha fumato l'oppio, ha masticato le piante magiche
degli indiani d'America, i funghi sacri di Messico e Centroamerica. Da
vent'anni è in pensione. Ha quattro figli, nove nipoti, una moglie. Cerca
ancora una sintesi di quello che ha vissuto. E, cercando, scrive, pensa, nuota,
guida velocissimo, viaggia. I suoi
occhi azzurri sono affacciati su quel pomeriggio del '43. <<
Bevo e aspetto. Guardo fuori. Sale piano qualcosa di strano, un soffio, una
vibrazione. Di colpo mi cambia il quadro ottico. Vedo per la prima volta: gli
oggetti hanno colori abbaglianti. Sento per la prima volta: è come se ogni più
piccolo rumore avesse trovato la strada segreta per arrivare fino a me, con
precisione. E' a quel punto che succede >>. Hofmann
chiude gli occhi, rallenta il racconto, sceglie le parole: <<
Improvvisamente ho paura. Sento che mi sto staccando. Si è creata una distanza
tra me e il mio corpo. La paura diventa terrore. Mi alzo, ho una sola idea:
voglio andare a casa. Salgo sulla bicicletta e tutto quello che vedo intorno è
diverso. Ho la precisa sensazione di essere immobile. Sto pedalando sempre più
veloce, lo spazio intorno a me si allarga, mi inghiotte. Non ho vie di scampo,
non riesco a muovermi. I rumori intorno diventano colori, lampi di blu, strisce
di rosso