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Villa Greppi: I MOSTRI FANNO SCUOLA
Mercoledì 24 gennaio 2001 il professore d'italiano Ferdinando Radaelli ha tenuto un'interessantissima lezione, nella quale ha raccontato agli alunni di 3^ LA la storia dei mostri della letteratura.
Il primo mostro letterario compare nel salmo 138 al v. 16 della Bibbia. Nel testo sacro si narra di due uomini di fango: Golen o automa e Adam, che invece ricevette il soffio divino.
Idea ossimorica della mostruosità sono gli angeli ribelli di cui parla Dante nella sua opera "La Divina Commedia". Il professore afferma che essi sono ".la perfezione e l'imperfezione perfetta". Gli angeli sono per consuetudine esseri bellissimi, ma nell'opera dantesca diventano spaventosi in seguito alla cacciata dal Paradiso. La loro mostruosità si avvicina alla dimensione dell'umanità, prendendo forme umane, anche se con ambiguità.
L'insegnante ha poi parlato del leviatano, un mostro marino appartenente ad un mondo sconosciuto all'uomo. Immagine simile si riscontra nel romanzo di Herman Melville "Moby Dick" in cui viene raccontata la sottomissione dell'uomo alla balena bianca.
Nel libro di Giona invece la balena diventa buona, difatti inghiotte il protagonista per poi lasciarlo libero su una spiaggia.
Anche gli animali preistorici, per forma e dimensioni, incutono nell'uomo una paura irrazionale. Proprio per questo film come "Jurassic Park" o come il recentissimo "Dinosauri" hanno avuto un successo clamoroso.
Ma qual è l'idea di mostruosità contenuta nell'opera di Dante?
Il poeta indica la bestialità umana utilizzando la figura delle tre fiere: la lonza come simbolo di lussuria, il leone di superbia e la lupa di cupidigia. Ciò che sconvolge il lettore è la descrizione degli animaleschi rapporti sessuali che la lonza intrattiene con numerosi soggetti.
Nel terzo canto l'attenzione del lettore è attratta dall'iscrizione sulla porta dell'Inferno che suscita un senso di preoccupazione e paura.
Il primo mostro che vi incontriamo è Caronte, navigatore dagli occhi di fuoco.
Egli trasporta le anime da una sponda all'altra del fiume Acheronte e, ad ogni suo passaggio, intimidisce gli ignavi.
La fine del canto descrive una luce rossastra che ricollega alla memoria gli occhi di Caronte: Dante, infatti, guardandola si spaventa e sviene, risvegliandosi poi nel più tranquillo sfondo del quarto canto.
Entrando invece nel quinto canto ci troviamo faccia a faccia con Minosse. Il professore ha spiegato agli studenti che la paura scatenata da questo nome va ricercata nei collegamenti che la mente crea associandolo al Minotauro, bestia nata da rapporti incestuosi tra una donna e un toro.
Inoltre Minosse è come un automa e l'uomo ha paura della mancanza della ragione. Come disse Goya, infatti, "il sonno della ragione partorisce dei mostri".
Il mostro del sesto canto è Cerbero, un personaggio sporco, grasso e con gli occhi rossi che commette anche atti di violenza descritti con un climax crescente ("graffia li sirti ed iscoia ed isquarta").
La mostruosità è data anche dalle parole che introducono Pluto nel settimo canto. Egli è una fiera crudele che assomiglia a volte ad un lupo rabbioso ed altre volte assume tratti somatici quasi umani.
Lucifero viene descritto come un mostro a sei ali, simile ad un mulino a vento. Si trova nella Giudecca dove i peccatori sono incastrati tra il ghiaccio in maniera contorta.
Il mostro ha tre facce sulla stessa testa: la prima è rossa ed indica l'odio, la seconda è di colore giallastro ed indica l'impotenza e la terza, color del volto degli Egiziani simboleggia l'ignoranza. Lucifero mangia un peccatore con ognuna delle sue bocche. Le tre vittime sono Giuda, Bruto e Cassio.
In tutta l'opera di Dante i mostri servono per suscitare interesse e paura nell'animo del lettore.
A volte però le mostruosità esprimono dei concetti comici. Infatti, Manuel Vasquez de Montalban ridicolizza le forme di satanismo.
Anche nel più celebre film "La famiglia Adams" i personaggi sono mostri antropomorfi, che esprimono situazioni paurose in modo molto divertente.
Ogni uomo ha dei metodi propri per esorcizzare la paura, ma la sua pena sarà alleviata solamente dalla speranza di una vita fortunata.
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