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Rosolia
E' una malattia infettiva moderatamente contagiosa, che colpisce prevalentemente ma non esclusivamente il bambino. Caratterizzata da esantema maculopapuloso e da tumefazioni linfoghiandolari retronucali, retroauricolari e cervicali posteriori, ha abitualmente decorso benigno (forma acquisita). Contratta durante la gravidanza, invece può determinare la morte del feto o la comparsa di gravi malformazioni (rosolia congenita).
Eziologia. Il virus della rosolia, di cui è noto solo un sierotipo, viene classificato nella famiglia Togaviridiae, genere Rubivirus. Il virione rotondeggiante od ovalare, contiene RNA e possiede un involucro lipoproteico. E' tremolabile, inattivato dai solventi dei lipidi, dalla tripsina, dalla formalina, dalla luce UV e dai pH estremi.
Epidemiologia. La rosolia è endemica. Sono molto frequenti piccoli episodi epidemici in collegi, scuole, comunità. Conferisce immunità quasi sempre permanente. Assai importante ai fini epidemiologici è la nozione che il 50-60% dei casi di rosolia l'esantema è assente.
Il virus viene eliminato dal malato con le secrezioni rinofaringee e penetra nell'organismo attraverso le mucose delle vie respiratorie superiori o la congiuntiva. Il 90% dei bambini la cui madre contrae l'infezione prima dell'11° settimana di gravidanza andrà incontro a malformazioni congenite.
Patogenesi. Dopo essere penetrato nell'organismo, il virus si moltiplica a livello della mucosa delle vie aeree superiori e nei linfonodi cervicali: seguono una fase viriemica, che inizia dal 6°-7° giorno prima dell'esantema e successivamente la localizzazione alla cute e alle altre stazioni del sistema linfoghiandolare.
Contemporaneamente all'inizio dell'eruzione cutanea, la viremia cessa; come nel morbillo, 24-48 ore dopo sono già rilevabili in circolo gli anticorpi neutralizzanti; l'escrezione pià protratta è quella che avviene con le secrezioni rinofaringea.
Durante la gravidanza, la viremia materna determina un'infezione placentare che può restare localizzata (soprattutto nelle ultime settimane di gestazione) oppure può raggiungere la circolazione fetale disseminandosi in ogni organo. In tal caso il virus si moltiplica rapidamente nei tessuti embrionali dove causa necrosi cellulare, danni cromosomici e difetti dell'organogenesi.
Sintomatologia. I sintomi della
rosolia acquisita sono quasi sempre modesti. Dopo il
periodo di incubazione (12-23gg), il periodo di
invasione è in genere asintomatico nel bambino, ma
nel giovane adulto può essere caratterizzato da anoressia, cefalea, febbricola,
lievi mucosità. Da
L'eruzione cutanea, in genere ma non sempre accompagnata da febbre moderata, è costituita da piccole maculo-papule rosee, che si diffondono dal volto al tronco e agli arti. Gli elementi scompaiono alla pressione; sono abbastanza distanziati gli uni dagli altri, ma non poche volte al tronco ove sono più numerosi, possono assumere un aspetto scarlattiniforme. L'esantema assieme ai sintomi generali, scompare dopo 3-4 giorni, sempre in senso cranio-caudale. Né l'eruzione cutanea, né le adenopatie sono costanti nelle infezioni da virus della rosolia.
Tra le complicanze l'artrite, nevrassite e manifestazione emorragiche sono le più frequenti. Nel 30% delle donne adulte si verifica un interessamento articolare. Rara ma possibile è un'encefalite progressiva.
Le conseguenze della rosolia congenita sono svariate e imprevedibili e vanno dalla morte del feto(10% dei casi) alla nascita di un bambino normale ma portatore del virus. Le cardiopatie congenite sono le più frequenti conseguenze di rosolia congenita (80% dei casi). Possibili anche i ritardi dello sviluppo, malformazioni ossee, lesioni epatiche e polmonari, porpora piastrinopenica.
Diagnosi. La diagnosi di rosolia acquisita risulta agevole solo per i casi che si osservano durante episodi endemici; nei casi sporadici e nelle forme subcliniche è assai difficile, poiché molte sono le condizioni morbose che si accompagnano ad esantema roseoliforme.
Gli esami di laboratorio rilevano leucopenia; plasmacellule nel sangue periferico (fino al 20-25%) e linfociti atipici, ma il reperto non è patognomico.
La diagnosi di certezza diviene indispensabile quando una donna gravida presenta esantema roseoliforme o è giunta a contatto con casi di rosolia accertata o sospetta. Si effettueranno dunque indagini sierologiche per la ricerca anticorpale IgM.
Per la diagnosi di rosolia congenita le caratteristiche teratologiche sono abbastanza tipiche. Sierologicamente, in un bambino di più di 6 mesi che non ha mai avuto un'infezione post-natale, la presenza di anticorpi antirosolia è significativa per l'infezione congenita. Analogamente nei primi 6 mesi di vita il riscontro di IgM specifiche che non possono essere acquisite passivamente dalla madre così come le IgG.
Prognosi. Eccellente per la rosolia acquisita. Per la forma congenita dipende dalla gravità delle anomalie.
Terapia. Sintomatica per le forme acquisite (FANS o steroidi). Chirurgica per le forme congenite.
Profilassi. Vaccinazione con virus vivi e attenuati per tutte le bambine in età prepubere e donne fertili sieronegative , specie se a rischio, purchè siano in grado di evitare una gravidanza nei successivi 3 mesi. Richiamo a distanza di 10 anni.
Soggetti affetti da rosolia vanno allontanati dalla frequenza scolastica o dal lavoro per 7 giorni dalla comparsa dell'esantema.
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