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Rhabdoviridae - virus della rabbia




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RHABDOVIRIDAE


  • Sono ribovirus con genoma formato da una molecola di RNA monocatenario a polarità negativa.
  • Virione con una caratteristica forma a tronco-conica "a proiettile, il nucleocapside di simmetria elicoidale, formato dall'RNA genomico legato a diverse copie dela proteina capsidica (N) è ordianatamente impacchettato all'interno della membrana lipidica di origine cellulare (peplos) al cui interno aderisce la proteina virale M (matrice).
  • Nella membrana lipidica sono inserite numerose copie della glicoproteina di superficie (G) che rappresenta l'antirecettore virale e l'unico antigene in grado di indurre la produzione di anticorpi neutralizzanti.
  • Il solo genere Lyssavirus, cui appartiene il virus della rabbia.

VIRUS DELLA RABBIA

È in grado di infettare tutti i vertebrati omeotermi (cani, gatti, volpi, lupi,scoiattoli) nei quali provoca un'infezione letale.

In Europa la rabbia si presenta con 2 apetti epidemiologici:

a)     rabbia urbana -> è legata agli animali domestici, ed in particolare al cane e al fenomeno del randagismo canino. In Italia l'eradicazione della rabbia urbana è stata realizzata mediante la vaccinazione obbligatoria dei cani e la riduzione del randagismo.

b)     Rabbia silvestre -> è legata agli animali servatici, in particolare alle volpi. La volpe è la specie animale serbatoio; questo va ricercato nell'alta valenza biologica, nella capacità di adattarsi alle + svariate situazioni ambientali, riuscendo a cibarsi di tutto quanto risulta commestibile. Un aspetto importante è rappresentato dalla densità di popolazione, infatti la malattia può diventare endemica quando è presente almeno una volpe ogni 25-100 ettari. Quindi l'aumento di densità volpina rappresenta un campanello di allarme.

MECCANISMO D'AZIONE PATOGENA

Ai fini dell'infezione umana, almeno in Italia l'animale epidemiologicamente + importante è il cane (soprattutto gli animali randagi) infettato da animali selvatici, presenta una encefalomielite i cui primi sintomi, che compaiono dopo incubazione lunga (fino a 3-4 mesi), sono rappresentati da aumentata aggressività, x cui l'animale è portato a mordere con estrema facilità. L'animale rabbioso elimina il virus con la saliva a partire da 8-10 gg prima dell'inizio della sintomatologia morbosa.

Anche nell'uomo il periodo di incubazione è molto lungo, ciò da mettere in relazione al fatto che il virus introdotto nel sottocutaneo con il morso di un animale infetto, viene in contatto con le terminazioni nervose periferiche e migra lentamente lungo le loro guaine, verso il sistema nervoso centrale, impiegando fino a 3-4 settimane, durante il quale il soggetto infetto non presenta altri sintomi.

Il lungo periodo di incubazione consente di disporre del tempo necessario x intervenire con adeguati trattamenti immunitari (vaccini, sieri immuni specifici) e bloccare il virus prima che esso arrivi all'encefalo.

Una volta giunto nel SNC, il virus si moltiplica provocando lesioni gravissime. Dal cervello e da SNC il virus può a sua volta migrare lungo le guaine delle terminazioni nervose, in direzione periferica e raggiungere le varie terminazioni periferiche, come le ghiandole salivari ed essere eliminato all'esterno con le secrezioni salivari (fonte di contagio).

La rabbia si manifesta con il quadro dell'encefalite acuta, con iperestesie sensoriali, allucinazioni, contratture muscolari dolorose che insorgono improvvisamente, determinate spesso da correnti d'aria e dalla vista dell'acqua (aereofobia e idrofobia).

La malattia è breve (3-4gg) con un quadro morboso che si presenta in forma furiosa, spastica o paralitica e termina con paralisi bulbare. La prognosi è sempre infausta.

Le lesioni istopatologiche consistono in iperemia generale del nevrasse, diffusa degenerazione di cellule nervose nella corteccia cerebrale e cerebellare. Nella sostanza bianca si hanno estesi processi di demielinizzazione. Nel midollo le cellule delle corna posteriori sono le + coplite. Nel nevrasse il virus si moltiplica nei neuroni e nel citoplasma sono visibili inclusioni "corpi di Negri", il cui reperto post mortem ha valore patognomonico.


METODI DI IDENTIFICAZIONE

La diagnosi clinica è data dal dato anamnesico del morso di un animale. La diagnosi può essere confermata post mortem mediante la ricerca degli antigeni virali nei neuroni dell'ippocampo con reazioni di immunofluorescenza e dalla ricerca dei corpi di Negri. Il virus può anche essere isolato dalla saliva.

Il problema diagnostico si pone nei confronti di animali (cani) che abbiano morso un individuo. Se l'animale sospetto è catturato vivo e non presenta segni morbosi, esso viene tenuto in osservazione x 2settimane. Se l'animale non presenta sintomi il soggetto morsicato non corre alcun rischio, infatti solo negli ultimi 8-10gg del periodo di incubazione il virus viene eliminato con la saliva. Nel caso si manifestino segni di malattia, l'animale viene sacrificato e si procede alla ricerca degli antigeni virali mediante immunofluorescenza e alla ricerca delle inclusioni specifiche, nei neuroni dell'ippocampo.


METODI DI IMMUNIZZAZIONE

I vaccini antirabbici, sono preparati sulla falsa riga del vaccino di Pasteur nel 1884, prima ancora che fosse nota la natura virale dell'infezione e sono allestiti con virus "fisso" ottenuto mediante passaggi seriali di un ceppo virale " da strada" nell'encefalo di coniglio. Sebbene questo vaccino si sia dimostrato di notevole efficacia, la sua somministrazione si accompagna ad un elevato rischio di demielinizzazione di natura allergica dovuta alla sensibilizzazione dell'organismo nei confronti del materiale cerebrale iniettato.

I vaccini impiegati attualmente, sono assolutamente privi di effetti collaterali, sono allestiti con virus rabbico, fatto crescere in colture in vitro di cellule umane diploidi o in uova embrionale di anatra, concentrato, purificato e inattivato.

Nei soggetti morsi  è necessario provvedere ad un adeguato trattamento di immunizzazione che deve essere iniziato immediatamente dopo aver praticato un'accurata pulizia della ferita. Il trattamento con il vaccino prevede la somministrazione almeno 5 dosi x via parenterale ad opportuni intervalli di tempo (0,3,7,14,30 giorni).

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