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LA CENTRALITA' DELL'UOMO NELLE AZIENDE DI EDC: ALCUNE ESPERIENZE DI BEST PRACTICES
Il progetto di Economia di Comunione non nasce da una visione "economicistica" del lavoro e della produzione, bensì da una concezione dell'uomo che si potrebbe definire di "umanesimo planetario". Ciò significa che pur ravvivando e innovando il campo economico, non rimane confinato ad esso, ma si riversa immediatamente nel sociale e provoca dei "ritorni" sullo stesso realizzarsi dell'uomo e sulla ricerca di qualità della vita globale.
Questa non è una considerazione teorica, bensì una constatazione nascente dalla lettura delle esperienze che numerose imprese di EdC stanno realizzando nelle varie parti del mondo, in contesti sociali i più diversi.[1] La comunione inizia in quella che Chiara Lubich qualifica come "comunità del lavoro" , dove sono necessari due tipi di conversione:
q Il primato dell'uomo sul capitale, sulla proprietà, sulle strutture, creando un'etica del lavoro, ricordando che esso è costitutivo dell'uomo;
q La socialità dell'uomo, cioè la comunione con gli altri uomini.
L'ambiente di lavoro è uno dei luoghi privilegiati per far vivere la comunione fra gli uomini. Le persone presenti in esso possono scontrarsi oppure incontrarsi, facendosi solidali gli uni con gli altri, in modo da concorrere tutti, nei propri ruoli, alla realizzazione e alla soluzione dei problemi dell'azienda.
In tal modo, sul piano umano, il lavoratore "dipendente", partecipe e corresponsabile, amerà il suo lavoro, lo compirà con perfezione e potrà davvero realizzarsi come uomo. Potrà concorrere in modo non passivo, ma attivo, allo sviluppo dell'azienda ed all'apertura di essa verso l'esterno per le finalità dell'Economia di Comunione.[3]
Un corretto rapporto con la concorrenza o addirittura un'attenzione a non danneggiarla (come ad esempio testimoniano le esperienze della Prodiet o di Anna von Marburg); un radicamento nel territorio con profonda attenzione ai bisogni dei più poveri, con la creazione del maggior numero di posti di lavoro possibile (ad esempio la Granja Piu Piu); l'attenzione a creare rapporti amichevoli e fraterni con la clientela e i fornitori. Questi sono solo alcuni aspetti che caratterizzano le aziende di Economia di Comunione.
L'Economia di Comunione fatta da "uomini nuovi" si avvia lentamente, ma decisamente, a comprendere ed attuare le trasformazioni necessarie perché diventino nella realtà "strutture nuove", cominciando proprio dall'impresa.[4]
Le aziende in cui si vive questa realtà non rimarranno escluse dalle difficoltà che si possono incontrare nel sistema produttivo odierno, ma saranno "comunità di lavoro" più pronte ad usare le tecniche necessarie per affrontare gli ostacoli quotidiani.
"(.) Molti si chiedono come possano sopravvivere nel mercato delle aziende così attente alle esigenze di tutti i soggetti con cui trattano e al bene dell'intera società. Certamente lo spirito che le anima le aiuta a superare i contrasti interni che ostacolano e, in certi casi, paralizzano le organizzazioni umane.
Inoltre il loro modo di operare attira la fiducia e la stima di clienti, fornitori o finanziatori.
Non bisogna tuttavia dimenticare un elemento essenziale, che ha accompagnato costantemente lo sviluppo dell'Economia di Comunione in questi anni. In queste imprese si lascia spazio all'intervento di Dio, anche nel concreto operare economico. E si sperimenta che dopo ogni scelta controcorrente, che l'usuale prassi degli affari sconsiglierebbe, Egli interviene con un introito inatteso, un'opportunità insperata, l'offerta di una nuova collaborazione, l'idea di un nuovo prodotto di successo,.(.)."[5]
Le esperienze vissute da alcune delle settecentosessanta aziende di Economia di Comunione presenti nel mondo, penso siano una testimonianza di come l'Economia di Comunione sia già una realtà.
L'azienda, che ha sede nella città di Curtiba, capitale dello Stato del Paranà, è stata fondata nel 1989 con lo scopo di commercializzare e distribuire nello Stato del Paranà e Rio Grande do Soul prodotti farmaceutici, disinfettanti per ospedali e prodotti nutritivi per bambini ed atleti.
La Prodiet era sul mercato da circa due anni e il fatturato mensile si aggirava ormai sugli 80-100.00 dollari quando, con la venuta di Chiara Lubich in Brasile ed il lancio di Economia di Comunione iniziava una nuova fase, che dava all'attività di Roselì e Armando Tortelli (proprietari dell'azienda) una motivazione ben più profonda e nuove certezze. L'Economia di Comunione, infatti, offriva l'occasione di aprire al sociale la loro attività lavorativa, vista non più come semplice mezzo di sussistenza, ma come possibilità di creare nuovi posti di lavoro ed offrire un valido servizio alla comunità anche attraverso il versamento mensile di parte degli utili dell'azienda.
Riguardo al rapporto con i dipendenti, oltre a garantire un buon trattamento economico e reali possibilità di crescita all'interno dell'impresa, si è deciso di considerarli protagonisti delle decisioni dell'azienda, anziché semplici esecutori, anche se questo richiede di riservare del tempo per riunioni periodiche con tutti.
E' cambiato anche l'approccio con i concorrenti, visti non più come dei potenziali nemici, da cui difendersi per salvaguardare ad ogni costo la propria fetta di mercato, ma come operatori dello stesso settore, con i quali si possono stabilire dei rapporti di collaborazione nell'interesse comune. Uno di questi "concorrenti", costatando la visibile crescita della Prodiet, aveva deciso di contrattaccare diffondendo fra i clienti un'immagine negativa dell'azienda.
Nel decidere alcune misure per ristabilire la verità - pur nella massima delicatezza per non scatenare una guerra- Roselì e Armando si sono accorti con sorpresa che tali accuse avevano provocato l'effetto esattamente contrario, data la solida reputazione di onestà ed efficienza goduta dall'azienda presso clienti e fornitori.
Tuttavia, sono entrati in contatto con il proprietario della ditta concorrente per cercare un riavvicinamento, offrendo anche collaborazione, per l'applicazione di una modifica di legge che regola il pagamento di una delle più importanti imposte governative.
E' stato sufficiente questo gesto per cambiare completamente l'atteggiamento del "concorrente" e dare inizio così ad un rapporto di amicizia e di collaborazione. Tra l'altro questi ha consigliato alla Prodiet di ricorrere alla consulenza di un professionista, i cui preziosi orientamenti hanno permesso di avviare una nuova fase di strutturazione, che ha avuto riflessi immediati sul fatturato.
Anche con i fornitori si sono stabiliti da tempo cordiali rapporti di collaborazione, basati su una fiducia conquistata con un comportamento attento anche ai loro interessi. In Brasile si è dovuto convivere a lungo con "l'industria dell'inflazione", quella che creava profitti semplicemente ritardando i pagamenti ai fornitori. Una pratica molto comune e lucrosa, dato che il denaro in banca rendeva oltre il 50% al mese. Il costante astenersi della Prodiet da tale pratica le ha fruttato una reputazione di affidabilità, che ancor oggi le porta nuovi fornitori desiderosi di farle distribuire i loro prodotti.
L'attività della "Granja Piu Piu" - per l'allevamento di polli e suini- è iniziata nel gennaio 1986 nei pressi della città di Salto, a circa 70 chilometri dalla capitale, S.Paolo.
"Prima di mettermi in proprio - racconta Luis Carlos - ho lavorato otto anni presso due grandi imprese di prodotti alimentari dove i dipendenti erano considerati soltanto dei numeri e l'obiettivo da raggiungere era esclusivamente quello di ottenere profitti sempre maggiori. Con il tempo, tale situazione ha contribuito a maturare in me e Margarida la decisione di avviare un'attività produttiva propria per concretizzare un progetto di impresa più umana e aderente ai miei ideali.a
Uno dei problemi che è venuto in evidenza nei primi anni di funzionamento dell'impresa è stato quello di un'eccessiva rotazione del personale per le difficoltà di adattamento ad un tipo di lavoro che richiede un impegno continuo.
"Per ovviare a tale difficoltà - continua Louis - ho pensato di estendere a tutti i dipendenti una forma di partecipazione agli utili dell'impresa, eliminando i rigidi orari di lavoro e lasciando che ciascuno organizzasse responsabilmente il settore a lui affidato."
Tali provvedimenti hanno prodotto ben presto degli ottimi risultati sul piano della produzione, della diminuzione dei costi, come pure una riduzione del personale negligente, dovuta ad un processo di selezione che si è avviato spontaneamente all'interno del gruppo. Tutto ciò ha elevato in breve tempo la capacità economica dei dipendenti permettendo loro l'acquisto di beni altrimenti inaccessibili come elettrodomestici, mezzi di locomozione, o terreni per la costruzione di una casa propria.
"Quando Chiara Lubich, nel maggio del 1991, ci ha proposto il progetto di Economia di Comunione - spiega Louis- vi abbiamo aderito fra i primi e col massimo entusiasmo, vedendo in esso la possibilità di un salto di qualità per la nostra impresa, nel quadro di un'apertura sociale più vasta e rivoluzionaria.
Da allora, oltre a versare mensilmente una parte dei nostri utili per le finalità indicate dal progetto, abbiamo potuto moltiplicare l'offerta di nuovi posti di lavoro onde accompagnare una crescita costante dell'impresa."
Carlo Zanetta,(.) affiancato dai figli Fabrizio ed Emanuele, è alla guida della Webert, un'azienda con settantacinque dipendenti ed un fatturato annuo di ventisei miliardi di lire. Parlare con loro della Webert significa ricordare il duro lavoro iniziale, le difficoltà economiche, ma anche il rapido sviluppo avuto dall'azienda. Su un punto concordano: nelle varie fasi è stato costante riferirsi a dei valori etici. (.). Racconta Emanuele: "Da ragazzo osservavo l'attività che mio padre stava avviando pian piano e notavo la presenza degli stessi valori che vivevamo anche in famiglia: era bello costatare il clima sereno fra lui e i primi dipendenti, il rapporto di onestà e di rispetto con i clienti. Questo stile è rimasto. La successiva adesione al progetto dell'Economia di Comunione ci ha aiutato a non perdere di vista questi valori, ai quali forse era più facile restare fedeli nella fase artigianale, e che venivano invece messi in discussione da un mercato sempre più agguerrito ed esigente."
(.)L'impegno è prima di tutto dentro l'azienda: creare nuovi posti di lavoro, a questo finora sono stati destinati gli utili aziendali, è certo già un fatto positivo, ma non è sufficiente. Si tratta da un lato di essere aperti ad un futuro utilizzo degli utili al di fuori dell'azienda ai fini di Economia di Comunione, dall'altro di offrire a chi lavora la possibilità di dare un significato al proprio operare, ricercando la collaborazione e la partecipazione dei dipendenti.
"Tempo fa - ricorda Emanuele - stavamo progettando l'ampliamento dello stabilimento e abbiamo pensato di chiedere agli operai dei consigli sul colore dei serramenti e delle pareti, proprio tenendo conto che erano loro ad occupare i nuovi ambienti. Abbiamo accolto i loro suggerimenti e c'è stata una grande soddisfazione: tutti erano molto contenti del capannone realizzato (.)"
Per la Webert è fondamentale il coinvolgimento e la valorizzazione delle risorse umane al suo interno, e ciò si può riscontrare anche nei valori che sono alla base dell'azienda stessa:
l'onestà e la lealtà nei reciproci rapporti;
lo stimolo alla collaborazione;
la ricerca dell'eccellenza attraverso il miglioramento della qualità del prodotto e del "modo di lavorare";
la realizzazione dell'uomo nel posto di lavoro inteso come parte integrante della crescita personale.
In questo contesto si inserisce anche l'attenzione alle donne in maternità o con bambini piccoli, alle quali viene assicurata la possibilità del part-time e tutte le facilitazioni realizzabili per lo svolgimento del loro lavoro. (.)
La valorizzazione delle risorse umane avviene fin dal momento della loro selezione, che viene fatta direttamente dalla Direzione. Non vengono solamente prese in considerazioni le capacità e le abilità delle persone, ma anche la loro disponibilità a inserirsi e a farsi coinvolgere nell'organizzazione e nella cultura aziendale.
Grande importanza viene poi data ai corsi di formazione ed addestramento per il personale, sia di carattere esclusivamente professionale, che corsi di altro genere gratificanti per i dipendenti (ad esempio un corso di inglese frequentabile al termine dell'orario di lavoro e un corso di sci). Alcuni corsi di addestramento per gli operai vengono poi svolti direttamente in officina per la specificità del lavoro.
La politica remunerativa aziendale prevede una differenziazione a livello retributivo in base ai seguenti criteri:
impegno, disponibilità e responsabilità sul lavoro;
collaborazione ed affiatamento nel gruppo di lavoro;
iniziative promosse per migliorare l'efficienza della produzione e la qualità del prodotto.
Qualità, servizio e puntualità sono i pilastri fondamentali del rapporto con i clienti. Fanno certamente parte del bagaglio di ogni buon imprenditore, ma "la differenza sostanziale - dice Emanuele - è che cerchiamo di operare così per il bene della persona o dell'azienda che si rivolge a noi, perché pensiamo a chi utilizzerà il nostro prodotto, prima che al nostro guadagno." (.)
Il rapporto tra imprenditori e dipendenti è buono, e si basa su una profonda stima reciproca. Non mancano i momenti di condivisione estranei all'ambito lavorativo come cene e uscite insieme. Alla Webert si punta anche ad un coinvolgimento e ad una partecipazione del personale alla gestione aziendale organizzando riunioni periodiche nelle quali viene data la possibilità di esprimere pareri, consigli, difficoltà incontrate,.. Tutto questo per valorizzare sempre ogni persona presente in azienda.
Tra le prime aziende che hanno aderito al Progetto di Economia di comunione in Australia, vi è quella di Anna von Marburg di Melbourne, titolare di un'avviata pasticceria specializzata nella confezione di torte nuziali. "L'anno scorso - racconta Anna - ero alla ricerca di un nuovo locale dove aprire il mio negozio e mi sembrava di aver trovato proprio il posto giusto in una strada molto frequentata della città."
Dall'agente immobiliare viene tuttavia a sapere che un'altra signora avrebbe aperto un negozio dello stesso tipo in quella strada. "Quando mi ha detto il nome - continua Anna- me ne sono ricordata bene: era la stessa che era venuta due anni prima nel mio studio e alla quale avevo fatto vedere il mio lavoro, rivelandole anche diversi "segreti" del mestiere. Aveva mandato in seguito anche la sua assistente alla quale avevo fatto la stessa presentazione."
Certamente tutto questo le era servito, perché in seguito aveva aperto un negozio con prodotti molto simili a quelli di Anna, diventando la sua maggiore concorrente. A questo punto, però, la concorrenza diventava molto stretta, nella stessa strada!
"Al punto in cui eravamo - precisa Anna - avevo comunque due vantaggi: io mi sarei occupata personalmente del negozio, mentre lei l'avrebbe seguito a distanza da un'altra città, e inoltre l'avrei aperto a sua insaputa. Anche alcuni colleghi d'affari mi suggerivano di non dirle niente e di andare avanti con i miei piani. Ma non ero tranquilla, qualcosa dentro mi spingeva a parlare con la mia concorrente."
E così Anna prende il telefono, la informa delle sue intenzioni le chiede un parere su quello che sta per fare e le illustra l'impostazione della sua attività secondo l'Economia di Comunione.
Alla sorpresa iniziale della concorrente segue un imbarazzato silenzio, poi alcune domande, a cui Anna cerca di rispondere con grande attenzione e disponibilità. Si è discusso di vari aspetti, fra i quali anche della possibilità di vendere nei propri negozi i prodotti dell'altra. "Alla fine - conclude Anna -ci siamo lasciate contente, soddisfatte di poter fare qualcosa al di là del guadagno personale, spianando così gli ostacoli che si frappongono fra potenziali rivali."
La Femaq ( Fundicao Engenharia e Maquinas) è un'impresa che produce pezzi fusi in acciaio e leghe di alluminio e realizza manufatti fino a trenta tonnellate di peso unitario. E' stata fondata nel 1966 da Kurt Leibholdz, immigrato tedesco dotato di una forte sensibilità sociale, e ha sede in Brasile.
Nel 1971 in seguito alla morte del sig. Kurt, i figli Rodolfo ed Henrique si trovano a dover assumere la gestione dell'azienda anche se privi di esperienza e senza la fiducia da parte di clienti, fornitori e dipendenti.
Dopo un primo periodo difficile, nel 1979 la Femaq si stabilizza e comincia ad espandersi. Attualmente vi lavorano una sessantina di persone e i suoi principali clienti sono industrie automobilistiche: Volkswagen, Mercedes, General Motors. Per due anni consecutivi l'azienda ha ricevuto dalla General Motors il premio di miglior fornitore dell'America Latina per un certo tipo di prodotto.
Ma il successo professionale non è sufficiente perché Rodolfo ed Henrique vogliono vivere e agire anche nel lavoro in accordo con quelli che sono i loro principi e valori cristiani. Decidono quindi di dedicare una particolare attenzione ai diversi interlocutori coinvolti nel processo produttivo, e soprattutto alla "organizzazione umana" dell'azienda.
La Femaq, oltre che su principi di efficienza e redditività, è retta da due altri principi, come affermano gli stessi fratelli Liebholz: « Il lavoro è costitutivo dell'uomo e quindi egli lavorando si esprime e si realizza; ma l'uomo si esprime e si realizza anche nella relazione e perciò la dimensione sociale del lavoro non deve essere disattesa».
All'interno dell'impresa è stato creato un ambulatorio con un medico generico ed un pediatra per dare assistenza sanitaria ai dipendenti, ma anche alle loro famiglie. E' stata anche creata una cassa di beneficenza, con capitale sia dell'impresa che dei dipendenti stessi, ai quali ne è stata affidata la gestione. Tale cassa ha la funzione di rimborsare ai suoi associati le spese mediche, ospedaliere, odontoiatriche e funerarie.
Mensilmente poi, si svolgono assemblee generali con la partecipazione di tutto il personale.
Il coinvolgimento di tutte le persone (dipendenti e dirigenti) all'interno dell'azienda è un elemento fondamentale per la Femaq: permette un confronto sempre aperto, uno scambio di idee, suggerimenti e opinioni. A tal scopo è stata creata una "commissione di fabbrica" attraverso la quale ogni dipendente fa arrivare il suo contributo alla gestione aziendale agli organi direttivi.
Nel 1991 i Leibholz aderiscono al progetto di Economia di Comunione ampliando il loro campo di azione. Oltre a rispondere alle necessità dei suoi dipendenti, fornitori e clienti, la Femaq ha potuto espandere la sua azione verso i più poveri e verso la formazione di "uomini nuovi", dando un nuovo valore ai concetti di "lavoro" e di "impresa".
I Leibholz, in seguito all'adesione, hanno fatto uno studio sui risultati raggiunti dall'impresa per verificare se, seguendo la "logica del dare", l'impresa riesce comunque a sopravvivere e permanere nel mercato.
I risultati dello studio hanno rilevato che:
la produttività, espressa dal rapporto tonnellate di output/uomo per anno è passata da 30 a 70 tonnellate
il fatturato uomo /anno è passato da 35.000 a 120.000 dollari
la produttività, espressa dal rapporto tonnellate per uomo/anno, è passata da 13 a 30 tonnellate.
Questi risultati, realizzati dopo l'adesione al progetto di Economia di Comunione, non sono dovuti soltanto a dei miglioramenti nell'attrezzatura e nella tecnologia, ma soprattutto ad una forte componente di partecipazione e di entusiasmo di tutti quelli che lavorano per e nell'impresa che respirano e vivono la "cultura del dare".
Si è venuta a creare in fabbrica una vera e propria comunità di lavoro che facilita la trasformazione di capitale umano in capitale intellettuale e la condivisione di conoscenze e competenze che si diffondono nell'organizzazione.
Agire secondo i principi dell'Economia di Comunione non solo è possibile, ma come nel caso della Femaq, contribuisce ad aumentare anche la produttività.
"La bottega" è un'impresa di costruzioni, sorta nel 1992 in Argentina per opera di Raùl Azar e Raùl Di Lascio, che aderisce al progetto dell'Economia di Comunione.
Racconta uno dei fondatori: "In questi anni di vita dell'azienda abbiamo costatato che gli obiettivi che abbiamo avuto dall'inizio, di mettere l'uomo al primo posto, di creare lavoro e di mettere gli utili in comune, via via si concretizzano. Sentiamo che questa esperienza cambia i nostri schemi e - non senza fatica - ci troviamo dentro una cultura diversa.
Con gli operai siamo arrivati ad un rapporto di fiducia, inizialmente più da parte nostra e poi vicendevole. Questa fiducia ha permesso che, quando non riusciamo a pagare puntualmente il loro lavoro perché senza soldi, essi continuino a lavorare per essere pagati appena questi arrivano.
Uno degli appaltatori, quando ha una proposta di lavoro, preferendo lavorare con noi, ci interpella per primi per sapere se siamo liberi e se siamo in grado di eseguirlo.
Prima di iniziare due nuovi lavori, abbiamo analizzato metodi di produzione che permettessero di ridurre i costi. In effetti l'adoperare attrezzi meccanici motorizzati riduceva i costi, ma tanti operai sarebbero rimasti senza lavoro. Così, pensando alla nostra gente che ha tante difficoltà a trovare da lavorare per vivere, abbiamo deciso che quello non ere il momento migliore per meccanizzarci maggiormente.
Nei momenti in cui non c'era lavoro per tutti, abbiamo inventato qualche piccolo lavoro in modo da mantenere la paga giornaliera sempre, dato che i nostri operai vivono giorno per giorno, ma quasi sempre si è presentato il lavoro per tutti.
Sentiamo che tutto questo dice che siamo già una comunità. Ora che nell'azienda siamo in cinque, ogni mese ci troviamo per vedere insieme i lavori sotto tutti gli aspetti. Vogliamo lavorare bene e se senza volerlo commettiamo degli sbagli, cerchiamo di rimediarli a fondo. Quando costruiamo case da vendere, una volta completate Raùl va a visitarle, alla ricerca di eventuali difetti, immedesimandosi nelle vesti di un possibile acquirente.
Molte volte alla fine dei lavori, di fronte ai guadagni, ai soldi degli utili, non avendo in vista nessun lavoro da fare siamo tentati di attendere prima di metterli in comune, ma quando facciamo il primo passo di dare quello che avevamo destinato, subito nascono lavori nuovi. Grazie a queste esperienze, in noi il credere alla Provvidenza diventa cultura."
Teresa e Francis Ganzon, imprenditori filippini titolari di una grande azienda agricola e di un allevamento industriale di suini, nel 1989 avevano acquisito il controllo di una piccola banca rurale, di cui Teresa aveva ereditato una quota di minoranza.
La banca allora era al centosessantesimo posto nella graduatoria nazionale delle istituzioni bancarie. Se i Ganzon non avessero deciso di abbandonare l'attività di allevamento di suini per concentrare i loro interessi su di essa, per farne un progetto di Economia di Comunione, la banca sarebbe probabilmente fallita.
I Ganzon iniziarono questa nuova avventura dedicando una particolare cura al personale della banca, che decisero di scegliere in base alla competenza professionale, senza cedere alle tentazioni di nepotismo o alle raccomandazioni dei politici o di possibili importanti clienti, cosa purtroppo che costituiva la regola nella loro provincia.
Così essi misero assieme un primo gruppo di giovani aperti a questo nuovo modo di vivere l'economia e la professione. Essi mantennero anche in seguito una grande cura nella formazione ed informazione del nuovo personale. (.)
Nei primi tre anni il giro di affari incrementò di sei volte, mentre i posti di lavoro passavano da venti ad ottanta.
Nel 1997 il Bangko Kabayan aveva otto filiali con 150 collaboratori, e si collocava al terzo posto nella graduatoria delle banche rurali filippine per volume di depositi.
Ai lavoratori fu data la possibilità di diventare azionisti e di fruire di parte degli utili aziendali. I soci che ne condividono lo spirito possono devolvere per le finalità dell'Economia di Comunione parte degli utili loro destinati, tramite una fondazione appositamente costituita.
Il segreto del successo della banca, sostengono i Ganzon, è dovuto alla filosofia organizzativa tipica delle aziende di Economia di Comunione, che dà priorità alla qualità dei rapporti tra e con tutte le persone coinvolte (fornitori, pubblica amministratori, lavoratori, clienti, altri operatori del settore,.) e che riserva la massima attenzione ai più deboli (nella loro banca ciò può voler dire, ad esempio, dilazionare la restituzione dei prestiti da parte di clienti in difficoltà, quando se ne presentino fondati motivi). (.)
A metà '97, però, si scatena inaspettata la bufera della crisi finanziaria, che dalla Indonesia si estende alla Tailandia, alla Corea, alla Malesia ed anche alle Filippine.
Il peso, la moneta locale, si svaluta in pochi mesi del sessanta per cento e le banche troppo indebitate con l'estero falliscono.(.)
Anche la banca Kabayan deve affrontare il panico dei clienti che fanno ressa per ritirare i loro risparmi (.) I proprietari vivono questa emergenza rafforzando il comune impegno e l'intesa reciproca con tutti i collaboratori e mantenendo ciascuno informato ora per ora sulle entrate e le uscite delle diverse filiali. (.). I soci di maggioranza contribuiscono al clima di fiducia facendo capire che non abbandoneranno la banca al suo destino per salvare in qualche modo le loro risorse. Questa fiducia, poi, viene trasmessa anche ai depositanti. (.)
Nel novembre 1998, mentre i Ganzon sono in Europa per partecipare ad Amsterdam ad un incontro decisivo con una grande banca olandese, il responsabile regionale di tale banca si trova a passare per le Filippine. In loro assenza visita il Banco Kabayan e rimane molto colpito dallo spirito dei dipendenti e del consiglio di amministrazione, dalle iniziative in campo ambientale finanziate e dalle opere sociali sostenute con gli utili di Economia di Comunione a Manila. Egli allora sollecita i suoi colleghi ad Amsterdam a prestare particolare attenzione al Banco Kabayan. (.)
Il Banco Kabayan è oggi la prima banca rurale filippina ad aver instaurato un rapporto di collaborazione con una grande banca europea.
LUBICH C., "Economia e Lavoro nel Movimento Umanità Nuova", in Atti del Convegno su economia e lavoro, 1994
LUBICH C., "Dalla spiritualità dell'unità una proposta di agire economico", stralcio dall'intervento al Congresso del Consiglio di Europa a Strasburgo su "Società di mercato, democrazia, cittadinanza e solidarietà", 31 maggio-1 giugno 1999
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