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Altro istituto degno di attenzione è quello della Probation entro il quale sono racchiuse sia le istanze tendenti a diversificare la pena sia quelle dirette a raggiungere un effetto positivo in termini di reinserimento e diminuzione del recidiviamo.
Se la diversion non necessariamente è basata su fondamenta trattamentali e riabilitative, la Probation invece affonda le sue radici in questo esplicito intento.
Le origini storiche della Probation devono essere viste agli inizi del 1900 in Inghilterra dove dei missionari, i Police Court Missionaries, iniziarono la loro opera morale tesa a salvare le anime dei rei[1]. Seppure la Probation si sia evoluta da fenomeno ai margini del controllo delle autorità, tutt'oggi può ben essere descritta come l'alternativa più flessibile e priva di formalismi che vi sia alla pena detentiva.
Nei decenni la Probation ha subito evoluzioni ed involuzioni tali che oggi, pur essendo le basi ancora quelle tendenti ad evitare pene inutili al reo tentandone un reinserimento nella società, il volto di questa alternativa al carcere ha forma assolutamente diversa da quella originaria.
L'attività si fonda sul lavoro del Probation Office, istituito all'interno dei Tribunali, ma funzionalmente separato da esso. Tale separazione è quanto mai indispensabile al fine di evitare che la rigidità formale delle procedure ordinarie condizionino negativamente la Probation. La figura degli ufficiali della Probation (Probation Officers) è fondamentale. Nati inizialmente come missionari, e quindi religiosi, si trasformano successivamente in personale laico prevalentemente volontario negli anni sessanta, intensificandosi in numero negli anni 80.
La Probation, quindi, ha subito notevoli variazioni durante i decenni. Nata come istituto ove gli officers lavoravano su base informale e piuttosto indipendente, ha subito una sofisticazione crescente dopo la seconda guerra mondiale sia in termini di burocratizzazione che in termini di acquisito formalismo strutturale tale da renderla notevolmente diversa dall'idea originaria. Tale trasformazione si fondò principalmente sulla considerazione da un lato che gli officers erano troppo legati alla moralità religiosa così che vi era il rischio di un trattamento viziato da un approccio non sufficientemente obiettivo a causa di una psicologia "fatta in casa". Dall'altro, col crescere della criminalità in termini quantitativi, la Probation sembrava offrire una valida alternativa decongestionante il sistema punitivo ordinario. Di qui l'esigenza di un intervento statale che desse un regolamento all'istituto e che ne facesse uno strumento suo proprio fu sentita a livello istituzionale. Nel 1967 venne introdotta la parole che causò un irrigidimento della procedura attraverso controlli effettivi e un potere decisionale di derivazione del potere esecutivo anziché giurisdizionale. Già nel 1964, con la Home Office Circular, era stato istituito il Probation Service anche per trattamenti post pena (after care) che comportò un allontanamento della Probation dai Tribunali per avvicinarla al potere esecutivo[2]. Nel 1972, il Criminal Justice Act, introdusse centri trattamentali giornalieri (Day Centres) su base sperimentale e servizi per la comunità. Nel 1982, il nuovo Criminal Justice Act, fu data nuova regolamentazione all'istituto attraverso l'allargamento delle condizioni per la concessione degli ordini di Probation con il riordino dei day centres e la creazione di trattamenti specifici focalizzati nella partecipazione a determinate attività rieducative (esempi tipici sono la partecipazione continuata e periodica a sedute per la disintossicazione da alcool, da sostanze stupefacenti o altri trattamenti di natura psico-pedagogica).
L'ingerenza
statale, dovuta principalmente alla volontà di sfruttare la Probation per
ridurre il carico di lavoro della giustizia ordinaria, portò ad un sovraccarico
di lavoro dei Probation Offices. A metà degli anni 80, infatti, non era ancora
stata raggiunta una vera specializzazione del personale adibito ai servizi
tanto che più di metà di esso era costituito da personale volontario. Negli
anni si è cercato di ovviare a tale problema, data l'importanza funzionale
degli officers, anche per evitare che le eccessive infiltrazioni di soggetti
non preparati facessero venir meno la credibilità dell'istituto.
Sia assiste, infatti, dopo gli anni ottanta ad una specializzazione del
personale e ad una maggiore tecnicismo nei metodi di attuazione dei programmi
di Probation. Il Trattamento può essere suddiviso in tre fasi principali:
La Diagnosi, effettuata sul reato commesso dal soggetto da trattare, dalla sua personalità, le sue circostanze di vita, gli aspetti socialmente rilevanti etc.
La Prognosi, basata sulla diagnosi e sull'individuazione ex ante della possibile risposta del reo al trattamento effettuato attraverso la supervisione personalizzata.
La Supervisione, ovvero il trattamento vero e proprio attuato con i mezzi messi a disposizione dagli Offices e ricoprono vaste gamme di attività più o meno impegnative e che dipendono sostanzialmente dalle differenze soggettive dei rei sottopostivi nonché dalla gravità del loro comportamento. Tutto il lavoro è organizzato e distribuito in teams supervisionati ciascuno da un senior officer.
Tutta la supervisione è intervallata da rapporti (reports) del senior officer al Tribunale, il cui collegamento naturale con i Probation Offices è stato recuperato negli anni, e che deve valutare sin dall'inizio se intraprendere, continuare o sospendere tale strada non custodiale nonché l'efficacia delle misure di supervisione adottate.
Uno degli strumenti comunemente utilizzati nei programmi di Probation , e che è qui il caso di citare, è l'attività lavorativa socialmente utile (Community-based works). Attraverso tale strumento viene tentato la prevenzione del crimine per mezzo di un maggior coinvolgimento della comunità nella relazione con le conseguenze del crimine e con il procedimento di giustizia penale e, viceversa, del reo nella comunità. Lo scopo di tale misura è quello di ridurre il recidiviamo attraverso un'attività che avvicini il reo alla comunità facendolo sentire parte integrante di essa. Una vera e propria riabilitazione è realisticamente esclusa per la mancanza di effetti realmente mirati, ma è riconosciuto in tale tipo di trattamento una sorta di trait d'union tra la società e il reo, mediante una reale interazione fra di essi, che serva ad evitare gli effetti criminogeni da esclusione dei soggetti coinvolti al trattamento.
Come qualcuno ha fatto notare l'apparenza tecnica ed il metodo scientifico del programma di Probation acquisito negli anni, che dona un'aura di rispettabilità ed efficienza all'istituto, non toglie che l'istituto consista essenzialmente in un'impresa umana[3]. Lo scopo della Probation è quanto mai ambizioso. La tendenza delinquenziale deve essere ridotta ed il soggetto deve essere portato a mutare il proprio comportamento verso la società. Che vi sia dello scetticismo sul raggiungimento di tale obiettivo è naturale. Il successo della Probation è interamente rimesso alle capacità personali degli officers nell'individuare le tendenze criminali del reo e nel pianificare una supervisione efficace. Anche se adesso lo staff viene selezionato ed è costituito in misura sempre crescente da professionisti, il rischio del fallimento personale rimane evidente ed altamente possibile. Nella pratica la Probation consiste infatti dell'interazione umana tra l'officer e il reo, con tutti i rischi di affezione e preoccupazione personale che questo comporta. Ma se da un lato il rischio cha un trattamento dai risvolti forse troppo personali tra officer e reo può preoccupare, dall'altro viene evitato un trattamento sicuramente spersonalizzato ed uniforme che non tenta neppure di valutare la persona ed il reato da un profilo soggettivo. Tra i due mali il minore sembra il primo. Il fallimento può esserci per errori di valutazione tipicamente umani, ma il tentativo c'è ed è ammirevole. Un trattamento che tenga conto della persona, del suo passato familiare ed affettivo, delle sue interazioni sociali, della sua estrazione geografica e culturale per quanto possa condurre a valutazioni e soluzioni non perfette è sicuramente un trattamento che merita di essere considerato. La pena detentiva non potrà mai fare di meglio per la sua stessa natura di misura esclusivamente protettiva della società e che non ha di mira lo studio della personalità del reo. Se non altro, seppur criticabile, la Probation rappresenta un tentativo di maggior sensibilità punitiva ed alternativa al carcere che se sviluppata adeguatamente sembra poter offrire una via alternativa all'inutilità delle misure custodiali.
Anche negli Stati Uniti è sempre stata sentita l'esigenza di ricorrere a sistemi punitivi variegati che non conducessero necessariamente alla detenzione. Come in Inghilterra, la Probation ha costituito una via d'uscita da quella apparentemente obbligata del carcere. Negli U.S.A. però l'istituto della Probation è stato criticato dagli operatori e dalla dottrina per essere, in determinate circostanze, troppo indulgente e leggera per la realtà statunitense. Tentando di trovare una valida alternativa al carcere, negli U.S.A., si sono sviluppate una serie di pene intermedie ("intermediate sanctions") capaci di garantire una risposta efficace al crimine da un lato pur allontanando il reo dal carcere dall'altro[4].
La creazione delle intermediate sanctions è stata ispirata da numerose esigenze. In primis, è sempre stata sentita l'esigenza di risparmiare i fondi dei contribuenti fornendo alternative al carcere meno costose. Nondimeno, queste pene intermedie devono avere una funzione deterrente e proteggere la comunità attraverso un controllo maggiore sul comportamento del reo di quello che può essere ottenuto attraverso la Probation, che comunque rimane un istituto di larga applicazione negli Stati Uniti. La tensione verso una funzione riabilitativa è comunque sentita fortemente, per cui la maggior durezza di tali pene rispetto agli ordinari processi di Probation deve tener conto necessariamente del potere modificativo della sanzione sulla personalità del reo. I trattamenti sono obbligatori e non facoltativi, sì da dare almeno un'apparenza di riforma correttiva.
La crescita di queste pene intermedie è avvenuta prevalentemente durante la metà degli anni 80 quando le crescita demografica nelle prigioni aveva raggiunto proporzioni "epidemiche". Queste pene sono nate e si sono sviluppate negli anni in maniera empirica e spesso sperimentale per dare un'efficace risposta alla maggior parte dei crimini. A titolo esemplificativo, le pene intermedie maggiormente usate negli U.S.A. possono essere descritte come segue:
Arresti domiciliari, normalmente affiancati da un monitoraggio elettronico (house confinement, "HC", with electronic monitorino, "EC"). Normalmente sembra essere poco efficace per gli effetti riabilitativi e di incidenza sul recidiviamo, data la breve durata della misura e la sua natura non interattiva con la società esterna. Oltretutto, questa misura crea problemi per la manutenzione, il funzionamento e la creazione degli apparecchi elettronici, per cui i costi possono essere anche considerevoli nonché solleva aspre critiche riguardo all'utilizzo dei dispositivi stessi[5]. Viene utilizzata specialmente per ottenere effetti decongestionanti delle carceri e per evitare gli effetti stigmatizzanti della detenzione al reo. In California questa pena intermedia viene utilizzata anche per criminali tossicodipendenti.
I Programmi di Probation intensivi per reati connessi all'uso di stupefacenti (Intensive Supervision Programs for Drug Offenders). Queste misure hanno tre scopi principali: la riduzione dell'affollamento dei carceri, la sicurezza della società attraverso una stretta sorveglianza e dare una risposta più severa rispetto ai procedimenti abituali di Probation. Inoltre, tali misure hanno come quarto scopo quello di aiutare i soggetti sottoposti a superare i problemi della tossicodipendenza attraverso vari trattamenti di disintossicazione e test medici frequenti. Sono anche previste visite alle abitazioni senza preavviso, l'imposizione di un coprifuoco e servizi per la comunità obbligatori.
Altre pene intermedie sono: i programmi correzionali di residenza in comunità (Residential Community Correctional Programs), i centri giornalieri (Day Reporting Centers), i servizi per la comunità non retribuiti (Unpaid Community Services). Altro tipo di pena intermedia è quella caratterizzata dal una sentenza bipartita (split sentence) dove una parte della pena viene espiata in carcere (shock incarceration) mentre un'altra parte è affidata ad un programma di Probation.
La differenza sostanziale tra i programmi di Probation e quelli delle pene intermedie risiede fondamentalmente nella maggior severità delle seconde rispetto alle prime. D'altro canto, però, tali pene intermedie cercano di allontanare il reo dal carcere attraverso l'applicazione di pene meno intrusive e costose della tradizionale reclusione. Le pene intermedie hanno in sostanza ad oggetto il trattamento di determinati crimini che richiedono una risposta situata a metà strada tra la Probation e la detenzione. Inoltre, tali pene hanno il merito di trovare una risposta più soddisfacente per quei soggetti che rappresentano da un lato un rischio troppo alto per un officer di un programma di Probation ma, dall'altro, non rappresentano un rischio così elevato da richiedere il carcere.
Come si è visto nelle pagine precedenti, nei paesi anglosassoni si è andato sviluppando un sistema penale e punitivo modulato alle varie esigenze della criminalità attuale. Partendo dalla considerazione che non tutti i crimini meritano la stessa attenzione, è essenziale trovare sempre nuove risposte agli autori dei reati che siano sia efficaci in termini di sicurezza e rieducazione, sia proporzionali all'offesa realmente inferta.
Per un'analisi approfondita dell'istituto della probation v. Aa.Vv., Probation and the Community, A practice and policy reader, John Harding ed., Tavistock Publications, London and New York, 1987; A. Vass, "Alternatives to Prison. Punishment, Custody and the Community", SAGE Publ., 1990; J.Vennard, "Changing offenders' attitudes and behaviours: what works?", London, 1997, Home Office.
Si trattava di un servizio di probation da attuarsi coattivamente che aumentò sensibilmente il carico di lavoro dei probation officers.
D.A. MILLARD, Pressure and Change in the Probation Service, Cambridge Institute of Criminology, 1979.
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