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Il processo per legis actiones




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Caratteristiche generali

Le diverse legis actiones, pur differenti, avevano alcune caratteristiche in comune:

  • Formalismo orale e gestuale: la validità delle azioni era subordinata alla rigida osservanza delle formule verbali e gestuali prescritte dal rituale. Il rispetto della forma, oltre che necessario, era anche sufficiente, non essendo rilevante ai fini della sentenza la reale volontà delle parti.
  • Tipicità: le legis actiones erano modi di agire aventi ciascuno una data struttura formale, che corrispondeva a un dato tipo. Atti che non rientravano in alcun tipo non erano ammissibili e non potevano avere alcuna efficacia. Ciascuna legis actio di solito serviva a tutelare più di una situazione soggettiva.

Il processo per legis actiones

L'iniziativa di ciascuna legis actio era assunta di regola da chi si affermava titolare della situazione giuridica fatta valere (attore), nei confronti di chi egli affermava titolare della situazione soggettiva contrapposta (convenuto). Entrambi dovevano essere liberi, cittadini romani e sui iuris.

Necessaria era la presenza delle parti.

Gli incapaci erano sostituiti dal loro tutor o curator. Nei processi di libertà la persona il cui status era controverso veniva necessariamente sostituita dall'adsertor in libertatem

Il contumace era automaticamente giudicato colpevole.

Fase in iure

Le legis actiones cominciavano con l'in ius vocatio, l'intimazione a recarsi davanti al magistrato fatta dall'attore al convenuto. Le XII tavole obbligavano il vocatus ad obbedire alla chiamata, e consentivano all'attore l'utilizzo della forza, propriamente l'imposizione della mano (manus iniectio), per trascinarlo dinnanzi al magistrato.

Davanti al magistrato (o al rex) si svolgeva la fase di cognizione, un dibattimento formale, seguito poi da una seconda fase dinnanzi all'organo giudicante.

Alla fine del dibattimento in iure l'attore e il convenuto facevano la litis contestatio, cioè chiedevano solennemente ai presenti di essere testimoni di quanto avevano visto e ascoltato.

Fase apud iudicem

La seconda fase del processo cominciava con una intimazione (denuntiatio) di una parte all'altra affinché comparisse di fronte all'organo giudicante.

In questa sede si faceva un'esposizione sintetica della lite (causae coniectio), dopodiché il processo poteva continuare solo se erano presenti entrambe le parti. Se era presente una sola parte si aspettava fino a mezzogiorno, dopodiché il giudice doveva dare ragione alla parte presente.

Se erano presenti entrambe le parti si arrivava alla peroratio, in cui esse esponevano verbalmente le loro ragioni e nello stesso tempo presentavano le prove(causae probatio), costituite soprattutto da testimoni.

Secondo le XII tavole il dibattimento non poteva prolungarsi oltre il tramonto del Sole.

Esso si concludeva con la pronuncia di una sentenza, che poteva portare alla manus iniectio e in ogni caso impediva una nuova legis actio.

Gli schemi delle cinque legis actiones erano dunque:

  • Legis actio sacramento (o per sacramentum)
  • Legis actio per manus iniectionem
  • Legis actio per iudicis arbitrive postulationem
  • Legis actio per condictionem
  • Legis actio per pignoris capionem


In diritto romano con l'espressione Legis actio sacramento si indica uno schema procedurale di antichissima applicazione che poteva essere utilizzato per la tutela di qualsivoglia diritto.

L'antico schema prevedeva una sfida tra due contendenti posti su un piano di parità. Ciascuna delle parti affermava con parole solenni o la spettanza di una determinata res (e in tal caso si aveva la legis actio sacramento in rem) ovvero l'una negava e l'altra affermava l'esistenza di un credito (e in tal caso si aveva la legis actio sacramento in personam). Il sacramentum era per l'appunto la solenne sfida, la scommessa, in origine un giuramento con implicazioni religiose donde il nome sacramentum, e chi usciva sconfitto al termine della controversia era costretto a pagare la summa sacramenti per aver giurato il falso.

Il giurista romano Gaio ci descrive la legis actio sacramento nel suo stadio evolutivo avanzato, allorquando questo modo di lege agere aveva già perso la sua implicazione religiosa. Nelle sue istituzioni la definisce generalis e periculosa:

La legis actio per manus iniectionem rappresenta uno dei cinque modi di agire previsti dall'antico schema procedurale delle legis actiones.

Se la legis actio per manus iniectionem rappresenta solo una delle cinque forme di legis actiones, a loro volta queste rappresentavano solo uno dei sei tipi di processo privato nell'antica Roma. Infatti nel corso dell'evoluzione giuridica romana è dato incontrare più tipi di processo:

  • legis actiones
  • processo formulare
  • le cognitiones extra ordinem dell'età classica
  • il processo post classico
  • il processo giustinianeo

La manus iniectio in particolare aveva carattere esecutivo e Gaio ci informa che con essa si agiva per la realizzazione di posizioni giuridiche soggettive per le quali una legge vi avesse fatto espresso rinvio.

La legis actio per manus iniectionem quindi, possiamo dire avesse come più comune presupposto una condanna al pagamento di una somma di denaro. Nell'ambito di tale procedura il creditore giungeva ad afferrare il debitore, e lo trascinava davanti al pretore, e ripetendo il gesto pronunciava la solenne dichiarazione della manus iniectio.

Con la locuzione latina per iudicis arbitrive postulationem si esprime uno dei 5 modi di lege agere in uso presso il risalente diritto romano.

A differenza della legis actio sacramento che era generalis, alla legis actio per iudicis arbitrive postulationem poteva farsi ricorso solo in determinati casi previsti dalla legge. Inoltre essa aveva il vantaggio di pervenire più rapidamente alla fase in iure, e non comportava il sacramentum e la poena sacramenti che ne conseguiva per chi fosse sconfitto nella lite.

La legis actio per condictionem venne introdotta dalla Lex Silia (III secolo a.C.) per i crediti di somme di danaro (certa pecunia), ed estesa dalla successiva Lex Calpurnia ai crediti di cosa determinata (certa res) La procedura era simile a quella della legis actio sacramento in personam, tanto che lo stesso giurista Gaio non ne comprende l'utilità. L'attore affermava al convenuto che questi gli era debitore di una data somma di denaro e gli chiedeva di riconoscere il suo debito; se il convenuto ammetteva, l'attore vinceva la causa; se invece il convenuto negava, l'attore lo invitava a comparire entro 30 giorni dinanzi al pretore che, in quella sede, avrebbe nominato il giudice. dal canto suo il giudice si sarebbe pronunciato sulla controversia senza la necessità del sacramentum. Contro il convenuto giudicato debitore di una somma di denaro, il creditore, procedeva, se del caso, con legis actio per manus iniectionem.

La legis actio per pignoris capionem è un'azione prevista dal diritto romano più antico; si tratta, però, d'un'azione speciale, poiché non è del tutto esecutiva.Essa può essere esperita pure in assenza del Pretore e dell'avversario; neppure è necessario l'attendere l'avvento di giorni fasti - come sarebbe obbligatorio nel caso delle altre legis actiones, ma codesta particolarità è legata all'assenza del Pretore, il quale, pertanto, non soggiace alla proibizione di pronunziare i termini do, dico od addico -, nemmanco ci si deve recare in Tribunale; per questo, taluni contestano che si tratti, realmente, di una legis actio, ma talaltri, fra cui Gaio, sindacano che, visto che c'è la presenza dei certa verba, si tratti di ciò. In virtù di questo, si afferma che si tratta di azione di legge se e solo se vi sono dei certa verba. Il problema è che tale definizione è, parzialmente, in contrasto con la definizione che lo stesso Gaio dà di tali istituti, precedentemente - vale a dire che essi ricalchino o s'ispirino alle parole della Legge. Essendo, comunque, le parole delle leggi immutabili - poiché incise nel bronzo - si può, comodamente, asserire che tale definizione è perfettamente accettabile. Ulteriore problema è che Gaio sostenga, prima, che le actiones siano istituite per legge, ma, qui, si nota come esse possano, pure, nascere dalla consuetudine; inoltre, in questo caso, l'azione non comprende un rapporto dialogico fra attore e convenuto - va, comunque, detto che un errore nella pronuncia della formula, invaliderebbe l'intera azione -, a differenza delle altre azioni, nelle quali, in contumacia del convenuto, non si può pergiungere alla fase della litis contestatio.

Estratto da 'https://it.wikipedia.org/wiki/Per_condictionem'



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