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I diritti dello straniero




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I  DIRITTI DELLO STRANIERO


Per analizzare il tema del viaggio nella sfera prettamente giuridica ho preferito, piuttosto che continuare il discorso sul fenomeno dell'emigrazione, porre l'accento su quello inerente e parallelo a questo, l'immigrazione, dato che le norme in vigore nel nostro Paese ci chiamano ad intervenire in prima persona rispetto a quelle vigenti in terra straniera.

Prima d'ogni cosa vorrei chiarire il concetto di "immigrazione" per una maggiore comprensione del discorso che mi accingo a fare.

L'immigrazione è l'ingresso in un paese, in maniera permanente o semipermanente, di gruppi di persone provenienti da un altro territorio. Si possono riconoscere due tipi d'immigrazione. Infatti, è possibile notare che Paesi come gli Stati Uniti cercano e incentivano l'ingresso di manodopera qualificata da nazioni come l'India e la Cina; in Europa ,invece, è molto più comune l'arrivo di manodopera non qualificata proveniente o da ex colonie o dai vicini paesi africani, che solitamente va a ricoprire posti di lavoro piuttosto umili.

Le persone si spostano dal loro paese essenzialmente per i seguenti motivi:

  1. motivazioni economiche (per sfuggire alla povertà, per cercare migliori condizioni di vita);
  2. altruismo (andare a lavorare in un altro paese per mandare i soldi a casa ai loro familiari);
  3. lavoro (per trovare un impiego, per migliorare il proprio posto di lavoro);
  4. istruzione (per frequentare una scuola e conseguire un titolo di studio);
  5. trattato bilaterale in cui la merce-lavoro è scambiata con altri beni come materie prime e energia, e il flusso emigratorio attenua un problema di sovrappopolazione o disoccupazione e povertà nel territorio nativo degli emigrati.
  6. persecuzioni e oppressioni (per evitare guerre, genocidi o la pulizia etnica);
  7. di tipo politico (dittature o altri tipi di governi oppressivi);

  1. di tipo religioso (impossibilità di praticare il loro culto religioso);
  2. disastri naturali ( alluvioni, terremoti);
  3. motivazioni personali (scelta ideologica, fidanzamento con un partner residente in un altro paese);
  4. raggiungimento della pensione (trasferimento in un luogo con clima migliore, minore costo della vita);
  5. di tipo sentimentale (riunificazione familiare)
  6. di tipo criminale (per sfuggire alla giustizia del proprio paese, per evitare un arresto).

Col passare del tempo l'immigrazione si è trasformato in uno dei fenomeni mondiali più controversi che tende a creare preoccupazione nella popolazione autoctona ed attriti con le nuove comunità proporzionalmente al grado in cui esse sono riconoscibili come diverse, sia per aspetto fisico che culturale o religioso. Inoltre tra coloro che cercano fortuna in un altro paese vi possono essere esponenti della criminalità del paese d'origine, organizzata o meno, e talvolta questo contribuisce ad aumentare la percezione negativa della popolazione nei confronti dei nuovi arrivati. In seguito all'emergere del terrorismo islamico è emersa - in contrapposizione col multiculturalismo - la questione dell'integrazione, che consiste nell'insieme di quei processi che rendono totalmente gli individui membri di una determinata società, tra cui l'accettazione e il rispetto delle sue leggi. A proposito di leggi credo sia necessario fare qualche commento e qualche differenza tra le leggi,vigenti nel nostro Paese, sul controllo dell'immigrazione vigenti in Italia. Al momento si è posta l'attenzione su due leggi in particolare : la legge Turco - Napolitano e la legge Bossi - Fini nata in contrapposizione alla prima per la diversa ideologia portata avanti dai diversi membri del nostro governo. Come sempre, infatti, si assiste ad una "battaglia" tra "destra" e "sinistra".

Ciò che preoccupa nella legge Bossi-Fini sull'immigrazione è l'impianto complessivo che rivela desolanti ritardi politico-culturali. Una legge che mette tra parentesi la persona, che ignora le cause strutturali che spingono tanta gente a cercare una possibilità di vita qui da noi, che drammatizza demagogicamente il problema della sicurezza del cittadino italiano.

In questo modo la legge Bossi-Fini avalla una mentalità, purtroppo diffusa, secondo la quale l'immigrato dev' essere o una merce da utilizzare secondo i propri comodi o un fastidio da contenere o un tumore da espellere. È penoso constatare come questa politica si tiene sempre più alla larga da una qualsiasi idea di società consapevole, accogliente e dialogante. Non so quanto sia giusto prendere posizione in questo contesto ma "oserei" definirla una legge razzista, perché tratta gli immigrati extracomunitari che chiedono di lavorare nel nostro Paese come schiavi non degni di godere degli stessi diritti e trattamento degli altri cittadini, se non addirittura come potenziali delinquenti da trattare con sospetto e con metodi polizieschi 'a prescindere' , fino al punto da prendere loro le impronte digitali; una legge schiavista, perché accetta gli immigrati solo come mano d'opera da sfruttare a basso costo e per i lavori più degradanti e solo nella misura e fino a quando fa comodo alle esigenze del profitto capitalistico, tenendola sotto il costante ricatto del non rinnovo del permesso di soggiorno e dell'espulsione; una legge, infine, che restringe ulteriormente il diritto di asilo e tratta i migranti che cercano di sfuggire alla fame, alle guerre e alle persecuzioni nei loro paesi d'origine come un qualcosa di tremendamente "nocivo" a cui opporsi esclusivamente con misure repressive, poliziesche e di blocco armato delle nostre frontiere, al punto da prevedere la possibilità per la marina militare di intervenire e se necessario sparare contro le carrette del mare cariche di disperati. Questo  carattere razzista e schiavista che impregna da cima a fondo emerge fin dai primissimi articoli, dove si subordina la concessione e si minaccia la revisione dei programmi di cooperazione e di aiuto ai governi che non reprimono a sufficienza l'emigrazione clandestina verso il nostro Paese (art. 1); inoltre si attribuisce al presidente del Consiglio la facoltà di stabilire con decreto le quote annuali di extracomunitari che possono entrare in Italia (art. 3); si assegna alle nostre rappresentanze diplomatiche e consolari la insindacabile facoltà di rilascio dei permessi di soggiorno, che 'per motivi di sicurezza" non sono tenute a motivare l'eventuale diniego (art. 4) e si introduce nella attuale procedura prevista dalla Turco-Napolitano l'odiosissima misura del rilevamento delle impronte digitali per tutti gli stranieri che richiedano il permesso di soggiorno o che ne richiedano il rinnovo (art. 5). Con l'articolo 5 è introdotto anche il principio schiavista, vero architrave della legge, che in Italia entra solo chi ha già un lavoro, per essere rispedito subito a casa a lavoro finito. Il permesso di soggiorno è rilasciato, infatti, solo in seguito alla stipula di un contratto di soggiorno per lavoro. In pratica deve essere il datore di lavoro a richiedere il permesso per il lavoratore di cui ha bisogno(art. 17), fornendo idonea documentazione, la garanzia di un alloggio (in ogni caso a spese del lavoratore ) e il biglietto di ritorno pagato. Anche i ricongiungimenti familiari (art. 22) sono resi più difficili di quanto già non lo siano attualmente con la Turco-Napolitano. Sembra anzi che nella Bossi - Fini ci sia del vero sadismo nell'escogitare norme che impediscono di fatto agli extracomunitari di ricrearsi una famiglia in Italia e integrarsi. Il lavoratore in regola, infatti, può chiedere il ricongiungimento con coniuge e figli minori, ma non con i figli maggiorenni, a meno che non siano incapaci di provvedere autonomamente al proprio sostentamento. Il che significa che devono avere 'uno stato di salute che comporti invalidità totale''. È impossibile anche chiamare con sé i genitori, se hanno altri figli nel paese d'origine. Solo se sono ultrasessantacinquenni e se gli altri figli non li possono sostentare (sempre per i soliti 'documentati e gravi motivi di salute), allora possono sperare di ricongiungersi con i figli emigrati in Italia. Tra le novità, la possibilità di entrare per cercare lavoro iscrivendosi ad apposite liste, o attraverso una banca dati di raccolta delle richieste e delle offerte. Si assiste anche al ritorno dello sponsor (già previsto dalla Turco-Napolitano, e abolito dalla Bossi-Fini): a fare da garante per l'ingresso in Italia di un extracomunitario potrà, infatti, essere sia un privato cittadino sia uno sponsor istituzionale (enti locali, sindacati, associazioni imprenditoriali). C'è anche l'opportunità, per lo straniero in possesso di 'risorse finanziarie adeguate', di 'autosponsorizzarsi'. Credo che questi citati siano i punti salienti di tale variazione giuridica. Ad ogni modo ritengo che un allontanamento dalla terra d'origine sia sempre una frattura nella personalità d'ogni individuo e, per questo motivo, con l'aggiunta delle motivazioni di spostamento citate all'inizio del discorso, ritengo che quasi sempre l'immigrazione sia un fattore di estrema necessità e non credo sia opportuno etichettare tutti gli extra-comunitari come dei "malviventi". Ritengo che essi debbano godere degli stessi diritti e doveri di un "normale" cittadino italiano. Concluderei dicendo che solo col passare del tempo, noi, persone incompetenti in materia, saremo in grado di "giudicare" quale delle due norme era la più adatta. Nonostante questo


vorrei aggiungere che spesso una decisione deve seguire una morale piuttosto che un interesse( sia esso economico, politico e quant'altro) specie se la stessa andrà a ricadere su un'intera popolazione. Inoltre inviterei a riflettere sul fatto che molti nostri connazionali posseggono una mentalità che "oserei" definire "d'interesse", frutto di una società con pochissima memoria..visto che solo ieri gli immigrati eravamo noi!!!





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