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Scoppia di nuovo la guerra fredda. L'invasione sovietica dell'Afghanistan nel 1979 crea nuova tensione tra gli USA e l'URSS tanto che ai giochi olimpici sovietici del 1980 sono numerose le defezioni anche da parte di alcuni stati europei, Francia e Inghilterra in primis.
Solidarnosc. Il sindacato autonomo guidato da Lech Walesa mantiene la Polonia in un continuo stato di agitazione, tanto da mettere in crisi per un momento il regime dittatoriale sovietico. Il capo di stato polacco, il generale Jaruzeski arresta Walesa, ma il fermento popolare continua a covare tanto che, con l'appoggio della Chiesa ci si avvia verso una graduale transizione.
Inizia la crisi del regime sovietico. Con la morte di Breznev, dopo sedici anni, il regime si trova sempre più in una situazione di crisi, maturata dalla continua corruzione, inefficienze limitazioni alle libertà più legittime, tanto che nei paesi del Patto di Varsavia vanno emergendo i moti independentistici. A Breznev succede Andropov, che dura solo la spazio di tre anni, dopodiché, nel 1985 gli succederà Mikhail Gorbaciov.
Svolte Liberiste. Negli Stati Uniti, nel 1980, al democratico carter succede alla Presidenza il repubblicano Ronald Reagan che con le parole d'ordine della dignità e dell'onore nazionale - perduto nello scacco sovietico in medio oriente - ottiene il consenso necessario a caratterizzare gli anni '80 come imperniati sull'escalation della guerra fredda. Ma Reagan si caratterizza anche e soprattutto per la sua politica economica neoliberista che, in una nuova fase di recessione, attua immediatamente il consenso dei ceti medi e conservatori. In Inghilterra, parallelamente, sale al potere Margaret Tatcher, conservatrice, che imprime la sua politica liberista anche nel Regno Unito permettendo ai conservatori inglesi di governare ininterrottamente per tutto il decennio. Stesso motivo in Germania, dove i socialdemocratici sono avviati verso il declino e dove le forze moderate, guidate dal cattolico Helmuth Kohl conquistano la maggioranza. E'una generale svolta a destra, quella avviene in Europa, anche se in Francia, in Spagna, Portogallo e Grecia le sinistre riescono ad imporsi. In sostanza, l'inizio degli anni '80 é caratterizzato da una serie di politiche di abbattimento del welfare State sotto le sferzate delle politiche neoliberiste.
Il Pentapartito. Coerentemente con il resto d'Europa, anche in Italia si assiste ad una sorta di «svolta» a destra con la realizzazione di un governo che é in pratica la riedizione del vecchi centrosinistra - DC, PSI, PSDI, PRI - allargato però questa volta ai liberali del PLI. E' la realizzazione del Pentapartito. In questa nuova configurazione si ripropone lo scenario all'indomani delle elezioni del '76 dove i partiti del centrismo storico non hanno la maggioranza. Questa volta però la DC trova un PSI - quello di Craxi - che spalanca le porte ai democristiani puntando a far pesare il suo enorme potere coalittivo.
Craxi procede per gradi, cercando di superare le resistenze interne ancora presenti. Nel '79 viene formato un primo governo guidato da Cossiga in cui i socialisti impegnano solo tue tecnici, Reviglio e Giannini, nell'esecutivo. Successivamente in un secondo governo Cossiga nel 1980, il PSI si impone a man bassa nell'esecutivo ottenendo ben nove ministeri. Si ripropone nei fatti il centrosinistra, che però, formula ormai logora, non segna cambiamenti dalle precedenti edizioni. In due anni si succedono tre governi, i primi due di Cossiga ed il terzo di Forlani.
I nuovi anni'80 si aprono con una serie di scandali che segnano l'inizio della fine della Prima Repubblica. Il caso Calvi e Sindona, le inefficienze durante il terremoto dell'80 in Irpinia, la scoperta della loggia eversiva P2, sono il segno ormai palese della corruzione di sistema dei partiti al governo da troppo tempo ininterrottamente.
Anche gli allarmi da parte dello stragismo e dell'attività terroristica non si placano, tanto che nell'estate del 1980 esplode una bomba alla stazione di Bologna provocando una strage senza precedenti. E l'ennesima sconfitta di un sistema incapace di gestire la situazione politica incandescente facendo sollevare le opposizioni che, al grido di un rinnovo significato, vedono i socialisti cogliere la palla al balzo per tentare la scalata a Palazzo Chigi. La DC pone il veto a Craxi e, nel 1981, sale alla Presidenza de Consiglio il primo laico della storia della Repubblica, Giovanni Spadolini, segretario repubblicano. Non stante la nomina compiuta d Pertini sia senza dubbio significativa sul piano politico, la sostanza non cambia. Il sistema italiano é ormai gravemente malato e quella che voleva pensarsi una svolta all'instabilità del sistema rinnova invece il valzer di litigi e contese tra i partiti.
Spadolini si trova a vivere la sua esperienza di Presidente del Consiglio nel momento di una nuova fase recessiva che vede la lira svalutata per ben due volte, l'inflazione alle stelle e con un deficit di bilancio sopra i 22mila miliardi. La recessione e gli annunci di tagli alle spese, alla previdenza e agli enti locali scatenano la rabbia dei sindacati i quali si oppongono perfino ai nuovi accordi di indicizzazione delle retribuzioni, ancora sostenute dal meccanismo della scala mobile. Ma Spadolini, le resistenze più difficili, le incontra proprio dai suoi alleati di governo che si ostinano a non cedere la loro fetta di potere partitocratico che permette loro di attingere alle casse pubbliche per elargire denaro e privilegi al proprio elettorato. Di contro però si assiste in questo periodo alla spirale discendente dell'ondata terroristica che nel decennio precedente ha letteralmente sconquassato il sistema sociale italiano. Il PCI sembra quasi stordito e, il calo dei consensi alle elezioni del '79 lo porta alla rassegnata accettazione del ruolo di oppositore permanente del sistema politico italiano, della democrazia bloccata.
La legislatura si chiude in anticipo con le dimissioni di Spadolini, messo più volte in minoranza dai fuchi incrociati di socialisti e democristiani, alternativamente. Alle elezioni del '82 la DC crolla, perdendo quasi il 6% dei voti. Il PCI tiene, mentre a guadagnarne da questa tornata sono proprio i partiti del polo laico-progressista che, seppellita definitivamente la prospettiva del compromesso storico, rischioso per una sicura egemonia dei due maggiori partiti; si ritrovano tutti in evidente ascesa. PSI, PRI, PSDI insieme ottengono insieme il 5% dei voti in più rispetto la precedente legislatura.
QUADRO TEMPORALE DEI GOVERNI DELLA VIII LEGISLATURA.
Agosto 1979 - Aprile 1980 |
I Gov. COSSIGA |
DC PSI PSDI PLI |
Aprile 1980 - Ottobre 1980 |
II Gov. COSSIGA |
DC PSI PSDI PRI |
Ottobre 1980 - Giugno 1981 |
I Gov. FORLANI |
DC PSI PSDI PRI |
Giugno 1981 - Agosto 1982 |
I Gov. SPADOLINI |
DC PSI PSDI PRI PLI |
Agosto 1982 - Dicembre 1982 |
II Gov. SPADOLINI |
DC PSI PSDI PRI PLI |
Dicembre 1982 - Agosto 1983 |
V Gov. FANFANI |
DC PSI PSDI PLI |
DC.
L'ottimo risultato elettorale fa perdere di vista i primi sintomi della crisi in atto, che culminerà negli anni '90. La DC ha di fronte il problema di recuperare il partner socialista per realizzare di nuovo il centrosinistra e garantirsi così nuovamente la sfera di governo.
Non ostante le voci contrastanti in casa PSI, il leader socialista con la formula della «governabilità», in realtà rende chiare le sua intenzioni. Il PSI vuole spendere al meglio in suo preziosissimo potere. E' l'unico partner di rilievo della DC che sa che il prezzo, questa volta, è molto alto: la Presidenza del Consiglio.
La DC teme l'interlocuzione privilegiata col PSI, la SX DC è per utilizzare l'arma del compromesso storico con il PCI per frenare la vendita socialista.
L'asse Andreotti-Zaccagnini, che ha retto la VII Leg. si sfalda contro il centro DC, il quale rassicura Craxi, che appoggia il primo governo Cossiga (1979).
PICCOLI SEGRETARIO (1980), FORLANI DIVENTA PRESIDENTE DEL PARTITO.
Il centro DC vince il congresso del 1980 sulle impostazioni del «preambolo», dichiarazione d'intenti che seppellisce definitivamente il compromesso storico.
Il secondo governo Cossiga (1980) vede una folta partecipazione dei socialisti al governo. L'intesa ormai è senso significato politico, i due partiti si accordano sulla spartizione del potere e dei ministeri economici fonti di finanziamento occulto ai partiti.
Governo Forlani (1980).
SCANDALI, MAFIA E CRIMINALITA' - La strage di Bologna (1980), le tangenti, l'inchiesta sulla P2, il fallimento del Banco Ambrosiano e l'assassinino di Calvi. Coltre grigia sulla credibilità democristiana
LA SX DC vuole il rinnovamento del partito, ingessato sulle correnti. Appello agli esterni, associazionismo cattolico, CL, COLDIRETTI, ecc.
1981 REFENDUM ABORTO - DC SCONFITTA. Affonda il governo Forlani.
Pertini compie una SVOLTA, la presidenza del Consiglio è affidata ad un laico, SPADOLINI, evitato il nome di Craxi per il veto DC. Grave situazione economica, recessione. Vittoria della SX DC sui dorotei del centro, dal quale si stacca il gruppo di Piccoli che è determinante per il nuovo segretario al congresso del '82.
DE MITA SEGRETARIO (1982).
E' consapevole della difficile situazione nel partito quindi, fa ricorso all'appoggio degli esterni e dei suoi fedelissimi che piazza in tutti i posti chiave, e mira a rafforzare la sua leadership personale. Vuole trasformare la DC in un partito compatta a guida monocratica e, oltre l'organizzazione, ridefinisce una nuova strategia. Rafforzare il potere della DC per ridimensionare i socialisti.
Cerca sostegno nel mondo imprenditoriale, partendo in svantaggio rispetto a Craxi. Soffre, nel suo modello di partito, la presenza nella DC di un ceto politico corrotto e affaristico.
SCONFITTA ALLE ELEZIONI POLITICHE DELL'83.
Critica della DC dappertutto, dalle opposizioni e pure dagli alleati di governo.
PLI.
Il nuovo corso socialista, che punta a rivalutare il liberalsocialismo, piace ai liberali. E' realistica la realizzazione del polo lib-lab ma, sapendo delle tentazioni egemoniche socialiste, i liberali diffidano. Cercano di godere allora del duello DC-PSI per far valere il loro potere coalittivo. La loro uscita dal governo Forlani da la possibilità a Craxi di costituire un asse privilegiato con il PSDI.
Le elezioni danno un buon risultato, giovandosi della sconfitta democristiana.
PSDI.
Longo non è soddisfatto dei risultati ottenuti. Intende partire dal ridurre il potere del notabilato socialdemocratico che si oppongono ad uno svincolamento dal PSI.
Nel suo piccolo il PSDI gode di una stessa base di condizionamento dei partiti maggiori e Longo intende sfruttarla fino in fondo. Si arriva ad formare un patto di consultazione organico tra PSDI e PSI.E' il primo passo che prelude alla formazione del polo laico-socialista, soprattutto in vista di un logoramento della DC. Resta uguale al passato però anche la litigiosità che i due partiti si portano dietro. La presenza di Craxi però, la sua intransigenza anticomunista fanno decadere una delle cause principali per la quale terminò l'esperienza del PSU. Ciò che accomuna i due partiti ora, è anche l'affarismo dilagante che li ha pervasi.
Da li a poco Longo viene trovato iscritto nelle liste della P2.
Il colpo è troppo forte per un partito che intende riannodare le fila con un elettorato sempre più indignato per i continui scandali. Alle elezioni del '83 il 4,1% suona come una amara sconfitta.
PSI.
Il 9,8% ottenuto alle elezioni 1979 non soddisfa le aspettative del segretario socialista il quale aveva tentato una affermazione più consistente. È un passaggio difficile, si alzano delle critiche interne, soprattutto dalla sinistra socialista.
Per questi ultimi lo spostamento degli equilibri interni alla DC, con la sconfitta dell'asse Andreotti-Zaccagnini mettere fine alle speranze di mantenere in gioco il PCI attraverso la carota del compromesso storico. Il preambolo democristiano, che chiude la stagione del compromesso storico, è accolto con favore da Craxi il quale non è convinto del progetto di lombardi aveva trattato a lungo termine. I socialisti vogliono governare, e Craxi lo fa ben capire.
Craxi, mediante la prospettiva del governo, mettere a tacere la sinistra interna ed inaugura una vera e propria gestione personalistica all'interno del partito. È la dittatura craxiana, dove ogni dissenso è soffocato.
È il progetto del terzo polo che vede il coagularsi delle forze politiche laico-socialisti intorno alle PSI con la DC alla destra, ed il PC sulla sinistra. È in questo quadro che si pone il patto di consultazione con il PSDI di Longo.
L'uso del potere che Craxi ne fa, apre le porte allo smantellamento di scandali, di affari e mal prestazioni, da parte dei dirigenti socialisti che, lungo l'inchiesta sulla p 2 si vedono comparire nell'elenco degli iscritti.
Forse è proprio questa catena scandali che indirizzato Pertini ha dare incarico a Spadolini a spagnoli.
L'intransigenza di Craxi si vede nel momento delle inchieste condotte dai giudici che Craxi non esita a definire come politicizzati, tanto che gli stessi dirigenti socialisti si decideranno "prigionieri politici".
Non è una legislatura felice per Craxi che, attraverso l'elezione di dei vita alla segreteria democristiana, deve porsi numerosi ostacoli verso la conquista del potere governativo. Il PSI appresso ogni ispirazione riformista, vivendo alla giornata con un unico obiettivo, la continuità del potere che è poi la stessa identità del partito. L'11, 4 ottenuto alle elezioni del 1933 appare un risultato deludente, che sembra gli entusiasmi socialisti di arrivare ad essere la forza politica dominante e condizionante.
PCI.
La sconfitta elettorale del'79 è disastrosa per il PCI non solo per gli otto punti di differenza con la DC, ma anche per la mancanza di una prospettiva di rivincita a breve. Il PCI si trova a vivere una situazione particolare, ha perduto il consenso dei ceti medi che nel'76 avevano sperato in un cambiamento del sistema. Dirigenti e quadri stentano a capire le nuove domande, lista aspettative. La crisi è profonda in quanto presuppone avrebbe la trasformazione del PCI in partito piglia tutto, per diversificare il suo messaggio. Tentava la difficoltà che sia nel perdere lo zoccolo duro del partito, l'anima ideologica.
Il PCI sceglie l'opposizione più che altro per scuotere la base comunista rilanciando l'immagine del partito di lotta. Il calcolo di delinquenza si basa sull'idea di poter riproporre la battaglia contro la Londra coalizione di centro sinistra. Il calcolo però è sbagliato. Il popolo italiano voli in questo momento uscire dai teppisti anni'70, quelli del terrorismo i delle stragi. Il PCI tenta la mobilitazione della classe operaia attraverso la cinghia sindacale. Lo scollamento con parte - la maggiore - della società è evidente dalla sconfitta alla FIAT, dove 40 mila dipendenti manifestano in piazza contro gli scioperi indetti dalla CGIL.
È gli inizio di una grande crisi sindacale. Comunque la classe
Operaia è ancora compatta ed ha una grande capacità di mobilitazione.
Della guerra tenta di uscire dal detto dell'opposizione, prende posizione contro l'intervento sovietico in Afghanistan, contro i fatti di Polonia. Sono nuovi strappi. Nel 1981 rifiuta addirittura di partecipare al congresso del PC sovietico, l'anno dopo dichiara esaurita la spinta propulsiva della rivoluzione d'ottobre. Si prende posizione anche con la questione morale, lanciata durante il governo Forlani nel pieno delle accuse di corruzione e gli scandali che stanno investendo classe politica. E' chiara anche che la strategia del compromesso storico è ormai esaurita. L'intenzione di includere anzi tra DC e PCI di Craxi, porta Berlinguer ad elaborare la strategia dell'alternativa democratica, in pratica si propone di nuovo il progetto di lombardi che nel'76 fu rifiutato. Ma a Craxi questo non interessa, deve ancora giocare le carte per la presidenza del consiglio.
L'elezione di Spadolini fa naufragare l'obiettivo di Craxi, ma tutto ciò non fa avvicinare i socialisti atletici. Al PCI. L'intransigenza socialista scatena un anti-divismo decennale nella base comunista. I dirigenti si persuadono dell'inutilità dell'alternativa democratica. L'elezione di De Mita nella DC sembra offrire una sponda al segretario comunista. È un momento difficilissimo per Berlinguer.
Le elezioni dell'89 segnano l'inizio del declino comunista ormai improntati nella palude del sistema politico.
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