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Storia: Radio Londra




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Storia: Radio Londra







"Vero è, che la penna in mano di un eccellente scrittore riesce per se stessa un'arma assai più possente e terribile, e di assai più lungo effetto, che non lo possa mai essere nessuno scettro, né brando, nelle mani di un principe"


(Vittorio Alfieri, "Del principe e delle lettere")












Buona sera Due mesi di arresto e mille lire di multa colla condizionale: è questo il prezzo, per ogni cittadino italiano incensurato, dell'abbonamento alle trasmissioni di Radio Londra, oltre al canone annuale dell'EIAR e all'eventuale confisca dell'apparecchio, se questo è di proprietà del nostro ascoltatore. Il prezzo è caro, ne conveniamo, ma non siamo noi a trarne profitto; e, d'altronde, il numero crescente dei nostri ascoltatori dimostra quanto siano vaste le categorie di italiani che affrontano questo rischio per ascoltarci.
Non vi è esortazione della stampa o delle autorità fasciste, non vi è minaccia di pene, non vi è sanzione effettiva che possa circoscrivere o fermare questo continuo allargarsi della massa di nostri ascoltatori in Italia. Nel Nord e nel Mezzogiorno, nel centro e nelle isole, nelle città e nelle campagne, in montagna o sul mare,
non vi è un centro abitato nel quale la voce di Radio Londra non sia ascoltata; furtivamente eppure con intensa attenzione, colla emozione di fare ciò che è proibito e di preservare qualche cosa di caro.
In ogni grande casamento cittadino, a una data ora del giorno o della sera, vi è almeno una radio il cui altoparlante parla sommesso come un sussurro. E' l'ora di Radio Londra: e il capo-fabbricato non deve sapere, per quanto, forse, sia occupato ad ascoltare anche lui.
Si mandano i bambini a letto; perché non parlino l'indomani a scuola e qualcuno faccia la spia al maestro, e il maestro faccia la spia al fiduciario rionale. Se una visita batte alla porta, la radio viene spenta di colpo. Si spengono i lumi a volte; come se l'oscurità dovesse attutire il suono; si ascolta alla cuffia; si adoperano antenne portatili orientandole in modo da favorire la ricezione ed eliminare le rumorose interferenze delle stazioni fasciste; e quando si può ascoltare perfettamente il segnale è come un trionfo. Lo stesso avviene nei piccoli centri rurali dove il radioamatore, coraggioso e ammirato, è, magari, uno solo; e tutti sanno chi è; e nessuno lo dice; e tutti attendono da lui notizie: le vere notizie, i ragionamenti politici, i veri ragionamenti Questo fenomeno generale e profondo inquieta il regime fascista, perché forse è l'unica forma di protesta possibile contro il regime Protesta muta, anche se non sorda; spontanea, anche se inorganica; concorde, anche se sgorga da sentimenti diversi e contrastanti; vasta, anche se composta da elementi individuali; e progressivamente sempre più vasta, più concorde, più spontanea.
Non è merito nostro, di noi che lavoriamo giorno e notte qui a Londra per informare il pubblico italiano di quanto avviene nel nostro paese e nel mondo: noi cerchiamo soltanto di avvicinarci alla realtà dei fatti, e di ragionare con sincerità e buon senso. Ma sappiamo che l'Italia ha sete di verità e di senso comune; e non è possibile allontanare dall'acqua le labbra degli assetati.
Due mesi di arresto e mille lire di multa sono troppo pochi per questi imputati; e di più sarebbe troppo per i giudici.
Buona sera

(H. Stevens, "Short Italian News Comment" 269, 22 aprile 1941, ore 22.40)

Questo è solamente uno dei tanti discorsi che il Colonnello Buonasera ha pronunciato attraverso i microfoni di Radio Londra, per sostenere la battaglia al regime nazista e per contrastare la guerra.

Origini:

Radio Londra nacque il 27 settembre 1938, al momento culminante dei patti di Monaco. Fu allora che il Governo chiese all'ente britannico di trasmettere il discorso rivolto alla nazione dal Primo Ministro Chamberlain in francese, tedesco e italiano: occorreva improvvisare questa trasmissione, e da questa improvvisazione ebbero inizio i servizi europei della BBC. Questo è l'anno in cui si doveva decidere il destino dell'Europa e la guerra, che sembrava allontanata dal patto, si era invece rivelata inevitabile. Alcuni, invece, affermano che sia stato il successo di Radio Bari, che trasmetteva un apprezzato programma in arabo verso il Medio Oriente, allora colonia britannica, una delle cause che spinsero la BBC a creare il programma italiano. Con lo scoppio delle ostilità, nel 1939, le trasmissioni aumentarono di numero e ampiezza; il Servizio Italiano da un quarto d'ora al giorno passò ad un'ora e mezza nel maggio del 1940, e crebbe per stadi, fino a una punta di una ventina di trasmissioni al giorno, per un totale di quattro ore e un quarto nell'agosto del 1943. Per molto tempo, la redazione notizie di Radio Londra non ebbe molto di buono da riferire: ma le notizie, anche se cattive, erano trasmesse prima degli altri e nella forma più esauriente possibile. Per coloro che vivevano nell'Europa di Mussolini e di Hitler, questa radio aveva un suono bizzarro e inconsueto, poiché trasmetteva tute le notizie, anche quelle più avverse, senza ricami; tutto ciò permise di rafforzare il credito della radio, e quando le notizie divennero buone, tutti ci credettero. La BBC era un ente autonomo, geloso della propria indipendenza, e per questo motivo applicò alle trasmissioni estere i criteri da sempre utilizzati: le notizie vanno tenute rigorosamente separate dal commento.                                                                                                                                       Oltre ai commenti politici, c'era poi una serie di programmi speciali:

L'"Osteria del Buon Umore", dove, come informava il ritornello, "si può dire la verità"(Niente tedeschi, /niente censura, /niente paura, /e allegri si sta)

Il "Sottovoce", conversazione che s'immaginava avesse luogo in Italia tra un antifascista acceso(Paolo Treves), un antifascista moderato(Leo Shepley), e un ingenuo benpensante che non sa credere al dramma del fascismo(Tony Lawrence)

La "Conversazione dell'Asse", che simboleggiava i rapporti tra Germania e Italia, ed era un dialogo tra Herr Bacher, un industriale tedesco prepotente e grossolano, ed il Commendatore Mancini, il suo disorientato interlocutore italiano

Col progredire della guerra sul suolo italiano, si diradano i programmi variati e leggeri. Cresce invece a dismisura il numero di messaggi speciali, quelle comunicazioni enigmatiche e affascinanti destinate alle forze della resistenza.                                    Il segreto del successo di Radio Londra, insomma, era semplice: attenersi ai fatti, ammettere le sconfitte così come si annunciavano le vittorie, dire la verità. Cose di cui gli italiani erano terribilmente assetati.

I Commentatori:

Harold Stevens, in arte "Colonnello Buonasera": è un personaggio che, dal 22 dicembre 1938, data della sua prima conversazione, s'impone rapidamente all'attenzione degli ascoltatori di Radio Londra; viene soprannominato Colonnello Buonasera per la maniera che ha di iniziare i commenti. Già Addetto Militare britannico a Roma, riflette la sua origine napoletana nella parlata. La popolarità di Stevens fu enorme, tanto da stupire le truppe alleate durante lo sbarco in Sicilia, quando videro scritto a lettere cubitali sul dorso di una collina "Viva il Colonnello Stevens". Però, più che persona, il famoso colonnello fu un fenomeno creato dalla radio: se Stevens prestava la voce, le parole e il pensiero erano invece di Aldo Cassuto. La sua abilità consisteva non solo nella superba dialettica dei suoi commenti, ma soprattutto nella capacità di redigerli in uno stile adatto alla personalità del colonnello. Aveva un tono sereno e ragionevole, ben diverso dalla violenza verbale degli striduli commentatori fascisti, un tono carico di implicite promesse di un futuro roseo.

John Marus, in arte "Candidus": inglese di passaporto ma Veneto d'origini, le sue taglienti e sferzanti trasmissioni gareggiarono di popolarità con quelle di Stevens. Senza mai scendere a polemiche con i propagandisti fascisti e nazisti, svelava in pieno le loro menzogne, li inchiodava spietatamente al muro con la sua parola semplice ma secca e tagliente come uno scudiscio.

I Messaggi Speciali e la loro importanza:

Erano veri e propri enigmi, frasi apparentemente senza senso che, invece, ebbero un ruolo fondamentale nella lotta ai regimi nazista e fascista e aiutarono enormemente le forze della resistenza. Questi messaggi, ormai diventati famosi, si riferivano al paracadutare di viveri, armi e uomini, a spostamenti di unità, ad operazioni belliche: all'epoca, però, questo tipo di informazioni era circondato dal segreto assoluto. Li consegnava in redazione una staffetta motociclistica del Ministero della Guerra; il testo, da poco uscito da una telescrivente militare, spesso inviato da partigiani su una radio da campo, giungeva sovente a destinazione scorretto e persino incomprensibile: l'annunciatore doveva cercare di rimediare in qualche maniera, consapevole di compiere una mansione di vitale importanza, e con l'incubo che il suo operato potesse causare una catastrofe. Infatti, questi messaggi sarebbero poi serviti ai partigiani al fine di intercettare, o anticipare, manovre "nemiche".                                                                                                                         Alcuni messaggi:

Felice non è felice                                                                    E' cessata la pioggia                                                                                                                                    La mia barba è bionda                                                                                                                                                                     La mucca non dà latte    Giacomone bacia Maometto                                                                               Le scarpe mi stanno strette                                                                                                                                                         Il pappagallo è rosso                                                                                                                                                              L'aquila vola


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