Stalingrado -
La II Guerra Mondiale
Allo scopo d'aprire la
strada alla loro avanzata verso sud-est in direzione del Caucaso, i tedeschi
dovevano impadronirsi di Rostov e cacciare i sovietici dall'interno dell'ansa
del basso Don. I primi attacchi, il 28 maggio, furono lanciati dal settore a
nord di Kursk e di Bielgorod. Il 7 luglio, la prima colonna attaccante aveva
raggiunto i dintorni di Rostov, ma non riusci a impadronirsi della città. La
protezione del lungo fianco da Orel a Voronez, sul quale i tedeschi si
mantenevano sulla difensiva, fu affidata in gran parte agli ungheresi, mentre
la 4a armata corazzata tedesca avanzava lungo la riva occidentale del Don. Una
colonna stondo successivamente le linee russe davanti a Izium e si congiunse
alla colonna marciante verso sud. Finalmente, una terza colonna proveniente da
Stalino compi' una rapida manovra aggirante per raggiungere il basso Don a nord
di Rostov.
Tutto ciò procedette quasi secondo i piani prestabiliti, sebbene non così
rapidamente come si era sperato. La resistenza dei russi fu tenace ma le
numerose brecce aperte nelle loro linee da truppe corazzate e motorizzate
imposero una ritirata generale, molto disturbata dal nemico, dietro il fiume
Don. Dopo tre settimane la prima fase era virtualmente finita e Hitler emanò
gli ordini per la fase successiva. Il gruppo d'armate meridionale fu allora
diviso in un gruppo d'armate A, comandato da List, e un gruppo d'armate B, agli
ordini di Bock. Le istruzioni di Hitler del 23 luglio davano loro i seguenti
compiti.
Il gruppo d'armate A doveva occupa- re l'intera riva orientale del Mar Nero.
Dopo la conquista dei campi petrolifèri di Maikop, una colonna mobile doveva
impadronirsi di Groznyj. «Successivamente si dovrà occupare il settore di Baku,
avanzando lungo il mar Caspio.» Il gruppo d'armate B, dopo aver costituito una
linea difensiva sul fianco verso il Don, doveva avanzare su
Stalingrado,«distruggere le forze nemiche quindi concentrate e occupare la
città». Colonne mobili dovevano procedere lungo il corso meridionale del Volga
sino ad Astrakhan. Le operazioni locali dovevano essere svolte dal gruppo
d'armate centrale per impedire ai russi di ritirare truppe da tale fronte,
mentre nel nord Leningrado doveva essere occupata ai primi di settembre A tale
scopo Hitler ordinò a cinque divisioni dell'11à armata, rese disponibili dalla
conquista di Sebastopoli, di unirsi al gruppo d'armate settentrionale: fu
questa una mossa imprudente, perché indeboliva l'attacco principale. Tali
divisioni arrivarono in tempo non per attaccare, ma per difendere le linee
tedesche che vacillavano sotto gli attacchi russi. La puntata del gruppo d'armate
A in direzione del Caucaso era stata eseguita dalla 1à armata corazzata di
Kleist, forte di 15 divisioni. Una volta superato il Don, essa poté fare grandi
progressi incontrando solo debole resistenza: il 9 agosto raggiunse Maikop,
dove trovò i pozzi petroliferi completamente devastati. Un'altra colonna si
impadronf di Mozdok il 25 agosto, ma fu arrestata sul fiume Terek e non riusci
a raggiungere i campi petroliferi di Groznyj. La colonna che muoveva su Baku,
la più grossa di tutte, si trovava ancora a quasi 500 chilometri dal suo
obiettivo. Sulla riva del Mar Nero, Novorossijsk fu occupata il 10 settembre e
la flotta russa del Mar Nero, che si era rifugiata in quel porto dopo la caduta
di Sebastopoli, parti' per Tuapse, dove rimase per lungo tempo.
Gli ordini di Hitler di occupare tutto il litorale del Mar Nero non poterono
essere eseguiti. Nel settore centrale, i tedeschi raggiunsero le alture ai
piedi del Caucaso, ma non riuscirono a proseguire. La resistenza russa,
rafforzata da truppe fresche inviate per ferrovia lungo la costa occidentale
del Caspio, fu salda ovunque. Kleist, indebolito dalla sottrazione di forze
destinate all'attacco di Stalingrado, continuò a battersi sino a novembre; il 2
di novembre infatti s'impadroni di Nal'cik. Poi, sopravvenne l'inverno col suo
clima proibitivo; la sua offensiva era finita. Sul fronte del gruppo d'armate B
le cose andarono assai peggio. L'esca di Stalingrado affascinava Hitler; già il
suo nome era per lui una sfida. La città era importante come centro industriale,
e anche come caposaldo sul fianco tedesco che doveva proteggere il principale
attacco di Kleist in direzione del Caucaso.Essa diventò una calamita che attirò
su di sé lo sforzo supremo dell'esercito e dell'aviazione di Hitler.
Anche la diversione verso sud della 4à armata corazzata, per aiutare il gruppo
d'armate A a superare il Don, ebbe gravi conseguenze: essa ritardò infatti
l'attacco contro Stalingrado; quando tale armata si volse nuovamente verso est,
le forze russe che si erano ritirate dietro il fiume stavano ormai
riorganizzandosi. La resistenza russa divenne ogni giorno più accanita: solo il
15 settembre, dopo aspri combattimenti tra il Don e il Volga, i tedeschi
raggiunsero i dintorni di Stalingrado. Gli attacchi frontali del mese
successivo conseguirono qualche progresso ma a costo di perdite spaventose.
Nulla riusci' ad avere ragione dei russi, che si batterono con eroico spirito
di sacrificio in mezzo alle rovine della loro città. I generali tedeschi, da
lungo tempo in difficoltà, avevano ben ragione di preoccuparsi. Dopo tre mesi
di lotta i principali obiettivi della campagna - il Caucaso, Stalingrado e
Leningrado - erano ancora in mani russe.
Le perdite erano state gravissime e i rincalzi insufficienti. Hitler, invece
d'inviare in prima linea rinforzi freschi per sostituire le perdite, si serviva
di essi per costituire nuove divisioni, prive d'addestramento. A giudizio dei
militari era ormai tempo di fermarsi, ma Hitler non diede retta. Alla fine di
settembre, il capo di Stato Maggiore di Hitler, Halder, finalmente resistette
al suo padrone e fu allontanato. Hitler continuava a spingere innanzi le sue
truppe. Verso la metà di ottobre, la situazione tedesca era notevolmente
peggiorata. Il fronte del gruppo d'armate B si estendeva per oltre 1100
chilometri; la 6à armata del generale Paulus aveva speso tutte le sue energie a
Stalingrado e ormai si trovava esausta con i fianchi debolmente protetti da
alleati di dubbio valore. L'inverno era imminente e i russi avrebbero
certamente lanciato il loro contrattacco: se il fronte del Don non poteva esser
difeso, la sicurezza delle truppe che si trovavano nel settore del Caucaso
avrebbe corso grave pericolo. Ma Hitler non volle tener conto di alcun
suggerimento di ritirarsi.Il 19 novembre i russi iniziarono la loro grande
manovra d'accerchiamento, preparata da lungo tempo con grande abilità,
attaccando sia a nord che a sud di Stalingrado i fianchi tedeschi debolmente
difesi. Dopo quattro giorni le branche della tenaglia russa s'incontrarono e la
6à armata tedesca fu chiusa in trappola tra il Don e il Volga. Paulus propose
di rompere l'accerchiamento cercando di ritirarsi, ma Hitler gli ordinò di
difendere il terreno conquistato. Via via che i giorni passavano la sua armata
veniva compressa in uno spazio sempre più ristretto. Il 12 dicembre, in mezzo a
condizioni atmosferiche durissime, i tedeschi fecero uno sforzo disperato per
sfondare l'anello sovietico e per liberare la 6à armata assediata. Il tentativo
falli; da quel momento, sebbene Paulus con la sua armata continuasse a
resistere per altre sette terribili settimane, la loro sorte era ormai segnata.