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Lo stato stalinista
I rapporti tra Stalin e Trockij e Bucharin
Quando Stalin ascese al potere, immediatamente capì che il suo governo avrebbe dovuto essere retto solo dalla sua persona e da pochi altri collaboratori. Per questo motivo, da subito Stalin decise di liberarsi delle opposizioni che gli si presentavano all'interno del partito comunista sovietico. Tra coloro che Stalin, attraverso vari mezzi, si liberò, vi furono Trockij e Bucharin.
Stalin e Trockij sin dall'inizio furono in contrasto tra di loro riguardo alle decisioni prese inerenti alla vita politica del Paese.
Trockij fu un accanito sostenitore della critica riguardante la burocratizzazione del partito comunista sotto la guida di Stalin, ma questo non fu l'unico motivo di contrasto per cui queste due forti personalità furono in contrasto tra di loro, contrasto che portò alla cacciata di Trockij dal partito nel 1927, alla fuga in Messico ed alla sua successiva uccisione per mano di alcuni sicari di Stalin nel 1940, lontano dalla patria.
Stalin si rivelò essere un avversario di Trockij anche se, in verità, dopo la cacciata di quest'ultimo dal PCUS, egli non fece altro che riprendere ed applicare le sue idee, i suoi programmi, i suoi progetti. Fu, infatti, proprio Trockij ad accorgersi che ai contadini venivano fatte eccessive concessioni e fu il primo a rilevare che era fondamentale per il Paese un rapido ed immediato sviluppo dell'apparato industriale. Stalin, che a Trockij si opponeva, riconsiderando tali rilevazioni che il suo avversario aveva fatto, fu il primo a proporre i piani quinquennali per la Russia ed a lanciarli, e fu anche il promotore della collettivizzazione delle campagne, che avrebbe reso la classe dei contadini molto simile a quella degli operai. Ma, nonostante queste somiglianze, Stalin affermava, contrariamente a quanto sostenuto da Trockij, la possibilità del socialismo in un solo Paese. Trockij credeva, al contrario, nella rivoluzione permanente che poteva resistere in Russia solo se si fosse diffusa anche negli altri Paesi del mondo.
L'opposizione tra i due grandi uomini politici sfociò proprio da questo diverso modo di interpretare le potenzialità della rivoluzione socialista, ma tale polarità non ci può del tutto spiegare l'uccisione di Trockij né la forte opposizione nei confronti di chiunque fosse un seguace della politica di Trockij.
Ma, alla base di tutto ciò, vi era fondamentalmente una diversa interpretazione del socialismo da parte di Stalin e di Trockij.
Per Trockij, infatti, il socialismo era benessere per il popolo oltre che potenza di esso, mentre per Stalin il socialismo era esclusivamente potenza, era solo potere concentrato nelle sue mani. Stalin, infatti, anche se tutto il popolo faceva la fame, considerava di fondamentale importanza solo il fatto che l'Unione Sovietica avrebbe potuto essere forte, avrebbe potuto imporre la sua economia su tutti gli altri popoli. Questo era importante per Stalin. Egli non volle combattere il capitalismo, poiché credeva che esso si sarebbe sconfitto da solo e sarebbe in futuro crollato inesorabilmente, ma, intanto, all'interno della sua nazione, si sarebbe dovuto creare uno stato solido, che avrebbe reso la nazione abbastanza forte da poter resistere durante la guerra.
Il prezzo di ciò avrebbe anche potuto essere altissimo, ma a ciò Stalin non badava: i russi avrebbero potuto subire anche forti privazioni in campo economico, le differenze tra i vari strati sociali avrebbero anche potuto accentuarsi, ma ciò che importa, se la Russia detiene il potere? Si, il potere, ciò che Stalin desiderava ed amava concentrare interamente nella sua unica persona.
Dopo che Stalin aumentò il suo potere a vista d'occhio, e Lenin lo credeva troppo imprudente per gestirlo, iniziò il periodo delle 'purghe' staliniane. Il periodo storico è quello degli anni '34 -'39, anni, cioè, che coincidono con gravi crisi economiche in tutto il mondo. Durante gli anni delle 'purghe', Stalin procedette alla eliminazione sistematica degli oppositori, tra i quali vi era anche Nikolaj Bucharin.
Bucharin non fu il difensore delle masse contadine e non fu neanche tra coloro che difendevano gli interessi dei kulaki. La sua posizione è innovativa e forse proprio questo portò Stalin ad accanirsi contro di lui. Sostanzialmente, ciò che rese Bucharin nemico di Stalin fu la diversa posizione assunta nei confronti dei problemi legati all'industrializzazione ed ai contadini.
Egli, sin dall'inizio, aveva colto la possibilità di uno sfruttamento militare e feudale insieme dei contadini, nel momento in cui si sarebbe affermato quel movimento che, da lì a poco, sarebbe stato indicato come stalinismo. La nazionalizzazione delle campagne, cioè l'industrializzazione del Paese, avrebbe portato ad una burocratizzazione dello stato e tale burocrazia onnipotente sarebbe divenuta il fulcro di un nuovo tipo di stato Leviatano, caratterizzato dalla nuova condizione, più che mai servile, dei contadini. Da questa burocratizzazione sarebbe nata una nuova classe sociale forte, sfruttatrice.
Un altro grave problema analizzato da Bucharin riguardava la tendenza alla centralizzazione dello stato. Ciò, unito all'avanzata della nuova classe dirigente, avrebbe portato a problemi politici maggiori rispetto a quelli economici. Tali problemi erano già stati rilevati ed attribuiti a 'residui' del passato, Bucharin li attribuì allo stato sovietico, e perciò venne accusato di appartenere alle forze di destra. Tuttavia, ugualmente egli appoggiò una moderata opposizione a Stalin offrendo un aiuto alle forze che erano contrarie al capo di stato. Bucharin, 'deviazionista di destra', venne processato e fucilato nel 1938.
Da quanto già affermato, ci si può fare un'idea iniziale di ciò che fu lo stalinismo per la Russia. Tuttavia, è bene capire anche quali cambiamenti ci furono in campo sociale ed economico. Come già detto, Stalin promosse il primo piano quinquennale, che si sarebbe svolto negli anni compresi tra il 1928 ed il 1932. Durante questi anni, la Russia avrebbe dovuto trasformarsi da Paese agricolo quale era a Paese industrializzato. Questo cambiamento prevedeva un quasi totale abbandono del socialismo di Lenin, poiché l'industrializzazione e la collettivizzazione delle campagne avveniva in materia coercitiva, secondo il volere di Stalin.
Si chiuse, quindi, la fase della NEP e si ruppe definitivamente la possibilità di accordo tra contadini ed operai. Da questo momento, iniziò un processo di industrializzazione che aveva un ritmo fortemente frenetico ed inarrestabile, che rifletteva interamente il programma economico di Stalin. Questa industrializzazione così frenetica segnò un mutamento favorevole per l'economia della Russia, che, in breve, si portò al livello delle potenze economiche occidentali.
Questo moderno apparato industriale rendeva la Russia forte e capace di resistere ad un attacco della Germania nazista. Tale forte sviluppo economico non solo aumentò la produzione di acciaio, armi, elettricità, ma fu anche il motivo di profondi mutamenti in campo sociale.
Infatti, lo sviluppo industriale segnò la sconfitta della campagna a favore della città.
Moltissimi contadini si spostarono nelle città per sopperire alle richieste di manodopera delle nuove fabbriche.
Tutti i contadini che si recarono in città crearono una nuova classe sociale, simile a quella operaia ma senza tradizioni né disciplina, oltretutto inesperta della lotta per la rivendicazioni sociali. Perciò, quest'ultimo carattere fu determinante per il livello medio dei salari, che scese vertiginosamente.
Questa nuova classe di tecnici era socialmente elevata ed aveva poteri che poteva esercitare ma solo verso il basso, dall'alto, infatti, nessuno chiedeva il suo parere, tanto che i tecnici non potevano assolutamente partecipare alle scelte decisionali, riservate esclusivamente a Stalin ed alla sua cerchia ristretta di fedelissimi collaboratori.
Tra il livello economico di questa nuova classe che si andava formando e la vera e propria classe degli operai, c'era un profondo divario, peraltro incolmabile, anzi, tendente ad accentuarsi sempre di più nonostante scioperi e resistenza passiva.
A tutti questi cambiamenti si aggiunse anche il mutamento legato al rapporto tra lo stato sovietico e l'organizzazione dei partiti comunisti internazionali. Tali partiti dovettero, infatti, prendere le distanze dai partiti democratici e socialisti, siccome considerati socialfascisti, e, quindi, incompatibili con lo stato stalinista, che aveva ormai assunto il ruolo di stato-guida.
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