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BREVIARIO DEI POLITICI
secondo il
Cardinale Mazzarino
LO STAMPATORE
A chi legge
Non ho potuto prima di questo tempo, mio benigno Lettore, parteciparti il presente tesoro de' Politici Dogmi, trasmessomi un pezzo fa da un gran Principe Italiano, per pubblicarsi alla luce della stampa, e da me per altr'importantissimi affari differito al dì d'oggi, che per reiterati comandamenti del medesimo Principe mi riduco finalmente a divulgare. La sublimità dell'argomento, e 'l nome stesso dell'Eminentissimo Cardinal Mazzarini, che cavò da se medesimo, come dal vivo modello della sua vita, e operazioni queste massime, basteranno per una efficace commendatizia del presente libricino, a non isdegnare di averlo sovente sotto gli occhi, e fra le mani i primi Potentati dell'Europa, non che i Titolati lor Soggetti, Principi di minor grado, e gentil'uomini privati, per ciascuno a proporzione valersene al perfetto governo de' suoi sudditi, e sopra tutti del suo propio individuo. E vaglia il vero, non potrà in estremo non prezzar quest'Operetta chi con una scorsa di pensiero rianda le catastrofi, e stranissime mutazioni della Corte di Francia, dove questo grand'uomo consumò tutta sua vita, e i continui naufragj, che parvero più volte ingojarlo, e sommergerlo nel più profondo delle sciagure; ed egli sempre risorse a fior d'acqua, non con altra tavola di scampo, che colla direzione di questi suoi dogmi; nè seguì altra scorta, per distrigarsi da' laberinti artificiosi de' suoi emoli, che l'unico filo delle presenti istruzioni; col cui magistero si battè vinta, e soggiogata a' piedi la sinistra fortuna, che confessò insuperabile il senno di questo grand'Eroe della Porpora; sol perchè agguerrito delle armi di questi Dogmi, impenetrabili alle saette della sorte contraria. Rerum fato prudentia maior; non v'ha chi possa smentirmi il sensatissimo emistichio del Poeta latino; e per conseguenza non oserà contendermi, che il Mazzarini cogli auspicj soli di questo suo libricino, a guisa di Cajo Cesare con in mano i Commentarj, si mantenne a galla in tutt'i marosi delle disgrazie, quante nel vastissimo Regno della Francia dalla calca de' suoi rivali gli si suscitarono contro, per assorbirlo. Queste medesime massime lasciò egli, come leggi inviolabili al Gran Luigi XIV, invittissimo Monarca della Francia, per non solo mantenersi in tutta la propia Monarchia, ma per dilatarla a que' sterminati confini, dov'egli col valore, e col senno fin'ora l'ha ampliata. Non parlo della felicità, ubbidienza, e ossequio di tante nazioni al suo scettro sottoposte, senza menomo intestino movimento di sediziosi tumulti; quando per l'innanzi la ribellione a quei popoli era così usuale, come appunto le agitazioni al mare. Effetti indubitabili del Magistero del Mazzarini, comunicatogli nell'Epilogo di questi Dogmi, che tu mio cortese Lettore puoi recare a tua gran ventura, aver fra le mani, come furto prezioso del gabinetto di sì degno Monarca. Entrane dunque ancor tu alla participazione di questi arcani, ne' quali si restrigne quel Magistero de' Magisterj, e Arte delle Arti, come chiamò il Nazianzeno l'amministrazione de' popoli: Ars artium, hominum gubernatio. Di qui si cavano quegli incantesimi, da ammansir fiere, cicurar furie, placar tigri, e mitigare i più rozzi, e aspri macigni, come ne sembrò al Principe della Romana lira, quando stimò, che Ercolo, e Bacco, e Polluce, per mezzo d'un'arte a lui ignota, perchè innominata, raggiunsero a far prove della loro forza sino a termini dell'impossibile, che è tutta dessa, ridotta come in istillato di quint'essenza, la Politica qui compilata del Cardinal Mazzarini,
Hac arte Pollux et vagus Hercules
enisus arces attigit igneas,
quos inter Augustus recumbens
purpureo bibet ore nectar;
hac te merentem, Bacche pater, tuae
vexere tigres indocili iugum
collo trahentes; hac Quirinus
Martis equis Acheronta fugit
Con quest'arte altresì potrai, mio riverito Lettore, guadagnarti l'immortalità del nome, segnalandoti con una sopraffina prudenza fra tuoi Cittadini, che ti consulteranno, come un Nestore, e ti ammireranno come un Solone del tuo secolo. Adoperala dunque, non già per l'altrui inganno, ma per prevenire gl'inganni altrui, e valertene, come di antidoto al veleno della frode, che tanto oggi giorno serpeggia, e in cui riparo anche l'Agnello senza fiele ci volle forniti d'una prudenza serpentina: Estote prudentes, sicut serpentes.
Vivi sano, e sovvengati sovente di questa mia industria, che per aggevolare a te, e ad ogni altro l'intelligenza di quest'imprezzabili documenti, mi sono preso con una scrupolosa attenzione trasportarli da una latinità perplessa, e laconica, a' periodi della nostra Italiana favella nella più candida, e sincera formola, che mi è stata possibile; con aver anche la mira proporzionata agli uomini di stato, a' quali con disegno particolare s'indrizza questa mia fatica. Non ho tuttavia lasciato di non camminare una via di mezzo, coll'uso dello stile, non molto sublime, nè molto basso; non gran fatto plausibile per la sollevatezza dell'andamento, nè pure anche spregevole per la dozzinalità della frase. Goditi, torno a dire, questo mio affettuoso tributo, e gradiscine, se non l'opera, l'amore, assomigliandoti al nostro Dio, che al sentir di S. Gregorio, nunquam respicit quantum, sed ex quanto. Dovendoti per ultimo avvertire, che io mero traduttore di questa cortigiana Politica, ne rapporto semplicemente i precetti; come anche ha praticato il sopraddetto S. Gregorio, comentando il capo XI di Giobbe, che sapientia hujus mundi est cor machinationibus tegere, quae falsa sunt vera ostendere, quae vera sunt falsa demonstrare, irrogata ab aliis mala multiplicius reddere, &c. Non altrimenti io, che non potendo punto appartarmi da' dettami della legge Evangelica. E di bel nuovo ti annuncio prognostici di felicità, e contenti.
EPILOGO
DE'
DOGMI POLITICI
Secondo i dettami rimastine
dal Cardinal Mazzarino
Dal Latino nell'Italiano idioma
trasportati ultimamente
A sole due massime ristrignevano gli antichi Filosofi la lor più sincera filosofia, e sono le seguenti: Sopportati, e Astienti. A due altresì i Politici riducono la lor professione, cioè: Simola, e dissimola; o pure Conosci te stesso, e conosci parimenti gli altri: le quali due parti ultime (se non m'inganno) sostengono le due prime. Di questi due punti in primo luogo tratteremo; e poscia discorreremo di quei primi in occasione di varie umane azioni, le quali succedendo alla rinfusa, non potremo trattarne con alcuna ordinanza.
CONOSCI TE STESSO
Indaga bene, se hai alcun movimento nell'animo, o di sdegno, o di timore, o di temerità, o d'altra passion di tal fatta.
Quai difetti ti rendano notabile ne' tuoi costumi, in Chiesa, nelle conversazioni, nel giuoco, e in altre tue operazioni, massimamente quelle, che si praticano in compagnia altrui.
Bilancia tutt'i sentimenti, e membri del tuo corpo: se l'occhio sia più del dovere rilassato, il piede, o 'l capo più obbliquo del convenevole: esamina le rughe della fronte, la pulitezza dell'estremità de' labri; e se nel camminare o tu vada troppo lento, o molto frettoloso.
Rifletti a coloro, con chi conversi, se sono uomini lodevoli, se fortunati, e se prudenti.
Bada bene in qual tempo, e luogo ti dai a conoscere imprudente, o in parole, o in fatti. Se più tosto a mensa dopo aver ben bevuto, o nel giuoco, o ne' travagli, ne' quali, al parer di Tacito, l'animo svigorisce, e si abbatte.
Poni mente a' luoghi da te frequentati, se sospetti, se sordidi, se infami, e se disdicevoli all'esser tuo.
Guarda bene, che non manchino d'accortezza i tuoi operati (al che giova la lettura di questo libricino) e dove, quando, e con qual condizione di personaggio tu tratti.
Notati ciaschedun tuo difetto; acciocchè il pensiero si restringa a porvi colla particolarità dell'attenzione, particolare anche il rimedio.
Ti gioverà non poco a proporzione degl'inciampi ne' falli ingiungerti qualche grave supplizio per l'emenda.
Se la bile ti si alterasse, per qualche offesa altrui, non dar segno alcuno, o con parola, o con gesto di sdegno: massimamente se in quelle circostanze non profitterebbe punto il tuo zelo, nè ti tornerebbe conto quello sfogo. Ma dà a divedere che di niuna fatta guisa sei stato offeso; e poscia aspettati miglior congiuntura.
Non far passeggiare altro affetto nel tuo sembiante, che di umanità e cortesia; nè ti ridurre di leggieri per qualsiasi facezia, che ascolti, a ridere.
Affaticati di avere un'intera notizia degli altri: non isvelare ad alcuno i tuoi segreti: proccura bensì indagar tu gli altrui.
Non profferir mai parola disdicevole; poco meno lasciati indurre a qualche atto indecente, ancorchè naturale, e non già malizioso, perchè costoro vengono scherniti dagli altri.
Osserva la modestia in un portamento grave, e camminar posato. Dall'altro lato, con occhi lincei rifletti a tutto; e con una sagace guardatura mostra esser appagato della tua curiosità. Poichè questi tali comunemente passano per saggi, scaltri, ed attenti.
CONOSCI BEN GLI ALTRI
Gran Paese scuopresi nella malattia, ubbriachezza, bagordi, e negli scrigni; cioè dove trattasi di guadagno, o perdita; nel viaggio, ove spalancate le porte dell'animo, tosto sbucano le fiere da' covili del cuore. Nell'afflizioni più che mai ciò avviene; e massimamente se obbrobriose, e schernevoli. Cotali occasioni voglion prendersi a trattar con coloro, che brami conoscere.
Conferisce non poco l'addimesticarsi cogli amici, figliuoli, paggi, famigliari, e servidori del medesimo, i quali facilmente potrai guadagnar con donativi, e carpirne assai di notizie.
Se sospetti, che altri rumini per la mente qualche pensiero, introduci seco ragionamento di materia affatto contraria, encomiandola, e commendandone il merito: perchè egli, se era fisso nella specie opposta, non sarà mai così circospetto; nè potrà di meno di non venir fuori col difendere il suo pensamento, o coll'oppugnare, e far oggezioni in guisa, che dia a vedere la sua contraria opinione.
Con quest'artificio potrai ricrederti di qual morbo pecchi chi che sia. Proponi in discorso i difetti più ovvj, ed in quali l'amico potrebbe trascorrere, tosto s'ostinerà egli al biasimo del vizio antiposto; anzi quanto maggiormente ne pecca, tanto più pervicacemente l'oppugnerà, e detesterà. Tanto appunto costumano i Predicatori, che si scagliano più contenziosamente contro quei vizj, de' quali eglino maggiormente son tinti.
Dimanda parere sopra qualche affare a tal'uno, e dopo pochi giorni proponigli la medesima materia; se allora non fu sincero, ora parlerà diversamente. Per tiro speciale della divina providenza tosto ci dimentichiamo delle profferite menzogne.
Mostrati esser informato di qualche affare, e proponilo alla presenza di colui, che stimi averne scienza; egli in correggerti, ti scuoprirà tutte le sue notizie in tal particolare.
Conoscerai tosto l'essere altrui da coloro con chi egli pratica.
Loda tal'uno, e consolalo nel suo travaglio: perchè in tali occasioni prorompono fuori i più impenetrabili pensieri del cuore.
Incoraggia quel tale a narrarti la sua vita, il che sortirà, se tu gli narri sotto finta la tua; e quali inganni egli usò ad altri; e di qui avrai ben agio di arguir qual'ei sia presentemente: sia però tu avvertito a non iscuoprirgli la tua.
Potrai ricrederti dell'altrui scienza in questa guisa: dagli a legger qualche Epigramma. Se loderallo molto, ancorchè il componimento sia basso, darassi a conoscere per un Poeta dozzinale. Se il loderà a proporzione del merito, sarà per verità Poeta. Così parimenti dal proporre ragionamento de' cibi, potrai discernere un ghiotto; e l'istesso sarà degl'altri vizj, e virtù.
Giova pur'anche porre qualche quesito nell'adunanza, e obbligar ciascuno, come per ischerzo a darne giudizio, e così scandagliar quanto pesi ciascuno, di qual virtù sia adorno, ed a qual carica sostenere adatto. Il più delle volte da giuoco si scuoprono le verità.
Potrai anche talora farla da Medico, mescolando tal'ingredienti ne' cibi, che mettono in brio i convitati, e li faccino parlar troppo.
Segno notorio d'un uomo maligno si è l'esser egli facile a contraddire; e questo tale commetterà anche de' furti.
Chi troppo si millanta, e fa pompa del suo valore, non è gran fatto da temersi.
Sono fantastici gli scrupolosi, i malinconici, i ciarloni, e strepitosi, che portano le unghie molto corte, e che si mortificano esteriormente, senza punto curar la mortificazione interna.
Conoscerai un mendico esaltato a gran posto, se si lagna del vestito, e del vitto. I poveri ingranditi affettano sopra i nobili somiglianti doglianze.
Scuoprirai tosto un uomo fallace, e glorioso, se narrerà i suoi viaggi pel mondo, le pellegrinazioni, i combattimenti militari, i tanti, e poi tanti attentati, e altrettanti anni trascorsi in quell'impiego, ed in quel luogo: allora fagli i conti addosso teco stesso, e poscia in un'altra occasione dimandagli quando principiò, e quando finì. Quanti anni egli abbia: e allora si scorgerà ad occhi veggenti di lui l'incoerenza. Parimenti potrai interrogarlo, quante fortezze abbia la tal città, e qual celebre castello (il cui nome potrai fingerti) o pure, come se fossi inteso di tutta la di lui vita, con esso seco ti congratula, ch'egli abbia scampato il tale, e tal'altro pericolo.
Conoscerai un uomo da bene, e di lui la pietà dalla coerenza nel tenor di sua vita, e se non ha ambizione, e appetito di posti onorevoli, dalla niun'affettazione, o mostra della propia modestia, e composizione esteriore, nelle azioni usuali: se non è effemminato nel discorso, non volenteroso di far pompa delle mortificazioni estrinseche, e se è parchissimo nel mangiare, e nel bere.
La natura d'un malinconioso, e flemmatico si dà a divisare dal professarsi egli stesso lontano dall'ambizione, e dal fasto, e se offeso, tosto ritorna in grazia coll'offensore.
Sono per lo più uomini astuti coloro, che mostrano una dolcezza affettata, ed hanno come un monticello in mezzo al naso, e gli occhi penetranti.
Si cerchi qualche parere a tal'uno, ed indi diviserassi di lui la prudenza, e destrezza nel maneggio degli affari. Devi perciò fingerti a lui dubbioso, e titubante.
Non creder punto a chi di leggieri gran cose promette, perchè è mentitore, e fallace.
Tieni per fidato, e segreto colui, che per niuna quantunque gran legge di amicizia ti rivelerà gli arcani, confidatigli dagli altri. Suborna non per tanto qualche persona, che vada a confidarsi con esso lui, o a cavargli di bocca ciò, che tu sotto silenzio gli comunicavi. Ma più volontieri s'inducono costoro ad aprirsi con donne, o fanciulli diletti, o con li loro Maggiori, e Superiori per forza di riverenzial timore. Se egli s'induce a rivelarti gli altrui segreti, non gli confidar nulla: perchè potrà aver un oggetto amato uguale alla tua persona, a chi altrettanto confidi.
Rileverà di tanto in tanto intercettar le lettere de' suoi sudditi, attentamente leggerle, e anche rispondervi.
Coloro, che si dilettano del possesso di cose rare, pellegrine, e galanti, per lo più sono effemminati, e a poco buoni.
Quei, che affettano gran politezza nelle lor'armi, son poco valorosi in guerra, e quei, che ostentano gli ordegni della lor'arte molto galanti, non passano per buoni artefici; se pure cotal trascorso non dovesse condonarsi alla loro età giovanile. Parimenti coloro, che fuor di modo si danno buon tempo, e badano a comparir belli, ed amabili, non sono molto dotti.
Scuoprirai in cotal guisa l'adulatore. Figuragli d'aver commessa un'azione incapace di discolpa, ed in rappresentargliene, mostrati come perplesso, e dubbioso. Se egli ti loda, senza fallo è adulatore; non è tale, se almeno si tace.
Prenderai questo saggio del falso amico. Vadagli uno da te prevenuto a dargli nuova, che tu ti trovi ridotto all'orlo del precipizio, e che le scritture, e ragioni, dove ti facevi forte, sono scoperte già false. Se egli ascolta tutto ciò, come se niente gli appartenesse, non ti sarà mai amico. Inviagli altresì chi da tua parte gli dimandi consiglio, e ajuto; conoscerai qual'egli è. Esperimentato qual'egli sia, cioè falso, dissimola con esso lui, che tutto il rapportatoti di lui era una mera falsità.
Gl'Ignoranti si danno a conoscere dalla soperchia pulitezza, e abbellettamento nelle lor cose, nella tapezzeria de' muri, nell'arredo, e suppellettile della casa. Se in presenza di costoro si profferisca casualmente qualche parola non molto latina, tosto se ne ridono, e danno a conoscere essersene accorti.
Guardati da quei di bassa statura: perchè son pertinaci, e boriosi.
Se sei curioso sapere come continuino buona legge quei tali amici, mettiti a biasimare un di loro, presente l'altro, o a lodarlo; allora, o dal silenzio, o da una fredda risposta ti accorgerai del vero di quanto passa.
Proponi ne' circoli varj avvenimenti con richiedere de' partiti opportuni i circostanti. Dalle risposte di ciascuno scandaglierai l'ingegno, e l'accortezza di tutti. Similmente metti in campo, come possano ingannarsi tali, e tali persone. Introduci discorso di persecuzioni, e travagli. Colui si farà conoscere, averne sofferte maggiori, chi più ne discorrerà.
Son di lor natura per lo più menzognieri coloro, che mentre ridono, formano, come due fossette nelle guancie.
Non molto aver paura di quei, che si fanno buoni bocconi. Da troppo giovani, o troppo vecchi si possono aver le notizie degl'affari.
Simolatore è colui, che or biasima, or commenda una stessa azione, secondo più gli torna, o gli cade in taglio.
Per lo più han pochissimo senno quei, che hanno molti linguaggi; perchè una vasta memoria toglie assai da un gran giudizio.
Se tal'uno stato un pezzo involto ne' vizj, ad un tratto comparisce virtuoso, stenta a credergli, e abbilo per sospetto.
Se dubiti dell'altrui fedeltà, comunicagli qualche individual notizia, che tu non abbi mai confidata ad alcun'altro. Se vedi pubblicarsi detta notizia, già l'hai colto per fellone.
Se altri narrano i lor sogni, pregali, che ne ripetano il racconto, e che altresì discorrano di altre materie. Dopo tali ragionamenti, scandaglierai non poco il fondo del lor cuore. Come per esempio, se quel tale ti esaggeri l'amor, che ti porta, cavane in altro tempo i suoi sogni, e se non sognò mai di te, è un amor finto.
Fa prova dell'animo altrui verso di te, scuoprendo i tuoi affetti, o fingendoti suo nemico.
Non mostrar mai d'aver pratica di qualche vizio; nè raccontare le altrui colpe con vitupero, o troppo zelo; perchè sarai stimato, esser imbrattato della medesima pece:
Se venisse un accusatore a dinunziarti chi che sia, fa finta d'esserne inteso appuntino, e saperne di vantaggio. Allora vedrai, che vi aggiugnerà de' sospetti, e delle minuzie, che altrimenti non arebbe mai aggiunte.
Coloro, che usano troppe tenerezze co' be' fanciulli, e co' cagnolini, sono effemminati.
Quei che con voce finta, e tossetta simolata favellano, non hanno molto del virile, anzi sono inchinati alla lascivia. Così anche i troppi gai, lisciardi, e vogliosi di comparir belli a gli occhi altrui; come anche quei, che affettano comparir giovani, o assomigliarsi alle donne.
Sono falsarj coloro, che con somma facilità propalano di tutto; e approvano in estremo tutti i tuoi operati; è finta la costoro amicizia. Guardati da colui, che in tua presenza con troppa acrimonia si scaglia contro tal'altro: perchè il medesimo farà teco.
A fare scelta d'un uomo segretissimo, adopera quest'artificio: partecipagli qualche arcano sotto sugello impenetrabile. Questo medesimo arcano sotto le medesime circostanze comunica a un tal'altro. Spedisci poi un terzo, che informato del tutto aduni in un congresso quei due, e gli alletti a propalare i loro arcani consaputi. Questo è il crocciuolo, da cimentare il più facile ad isvelarsi. Colui, che starà pertinace a non aprirsi, nè pur co' consapevoli, tosto ammettilo al tuo gabinetto, e dichiaralo tuo Segretario.
A chiarirti dell'altrui intenzione, ti gioverà subornare un suo diletto, e per mezzo di lui pescherai grandi arcani.
INTORNO ALLE UMANE,
E CIVILI AZIONI
M'inoltro avanti senza verun'ordine, perchè non mi son prefisso Metodo alcuno in questi Dogmi.
Modo di guadagnarsi
l'altrui buona
grazia
Informati di quali cose gusta l'amico, e regalalo a proporzione del genio. Saranno a proposito lavori della Matematica, la comunicazione de' segreti naturali, de' quali è pieno il Mizzaldo.
Spessissimo abboccati con esso lui, conferisci, e dimandagli parere, e adopera i consigli, che egli ti diede; ma non mai ti gli scuoprire a tal segno, che, divenendogli nemico, t'abbia egli come sottomesso, e dipendente. Niente chiedigli, che con difficoltà ti conceda: come sarebbe, ove s'entra a mio, e tuo. Nelle solennità più celebri, congratulati con esso seco degli anni natalizj, della buona salute, ec. con brievi, ma ben colte orazioni. Rare volte le virtù, sempre dissimola i di lui vizj. Comunicagli i segreti tuoi nascosti; rapportagli le sue lodi, attribuitegli in di lui assenza dagli altri: e quanto ti capita di notizie spettanti alle sue lodi, tutte suggeriscile a' di lui orecchi, massimamente quelle, che vengono da' Superiori. Non gli mai però discuoprire i suoi difetti, ancorchè egli te ne facesse premurose le istanze; e se molto ti premesse, a non farti apprender diffidente, discuoprigli difettuzzi leggieri, che egli medesimo talvolta non saprà dissimolare, di riferire di se medesimo agli altri. Perchè queste verità lasciano impresso nella memoria un pungolo mordace, comunque si dicano; massimamente se esorbitano punto dal vero. Salutalo spesso con voce, e lettere altrui; scrivigli anche spesso, e non sostener mai opinione contraria alla sua, poco meno dispregiala. O se per caso l'avesti in qualche modo schernita, ritorna in un certo modo a te stesso, e dimanda d'esser da lui addottrinato in quel punto, e datti vinto alle sue ragioni, o almen mostrati, esser sopraffatto. Sia tu prodigo in dar i titoli; e pronto ad alcuni servigj, benchè non riuscibili, e alla cui esecuzione non si avesse a venir mai. Non voler mai dar gusto a chi che sia, per mezzo di azioni peccaminose: anzi nè pure con apparenze ripugnanti al tuo stato: come se per esempio fossi Ecclesiastico, guardati bene da troppi scherzi, e buffonerie, da spropositatamente sbevazzare, ec. poichè maniere di tal fatta, eziandio se sembrino in quel mentre gradire, poscia cagionano vilipendio, e discredito; anzi dopo qualche giorno anche odj implacabili. Perlochè quantunque talvolta ti sia spediente por da banda la virtù, non è dovere tuttavia gittarsi in braccio al vizio.
Se vai per trattar con qualche personaggio, il primo passo sarà informarti de' suoi più favoriti, fazionanti, e confabulatori. La costoro grazia ad ogni prezzo ti compera: poichè ti gioveranno in moltissime occasioni. Potrai nel maneggio del tuo disegno valerti del loro indrizzo; poichè questi tali in dare consigli, cooperano anche dal loro lato ad effettuarli. Se vorrai prender vendetta di tal'uno, rendilo a costoro diffidente, perchè in fine comparirà, che tu hai prese le lor parti, e in realtà avrai patrocinato il tuo interesse, sotto colore dell'odiosità altrui.
Non ti ridurre mai a partito di potersi far elezione di tua persona dal comandante, per l'esecuzione di qualche misfatto, perchè quantunque egli ti vegga di buon'occhio per allora, poscia ti mirerà come un continuo rimprovero della propia scelleraggine; e crederà potersi con gran facilità commettersi contro di lui ciò, che per ordine suo intraprendesti contro di quell'altro. Se non altro, passerai sempre colà per un'anima vendereccia, e uomo venale con poca moneta. Dunque farai assai meglio tortigli davanti, contento di quel premio, che a riguardo di quel mal'affare ti diede.
Scrivi qualche lettera commendante in estremo l'altrui merito, e lasciatela cascar di mano, e intercettarsi; acciocchè capiti sott'occhio del commendato.
Molti prendon misura della propia soddisfazione, in proccurare la soddisfazione, e gusto altrui; affaticandosi indarno far quelle cose in grazia d'altri, che sarebbono gradite a se medesimi. Tu con più consigliata prudenza informati prima di ciò, che piaccia, o dispiaccia al personaggio. Chiamali col nome di fratelli, ancorchè inferiori di condizione alla tua; e previenili nelle onoranze, purchè siano almanco persone civili, e ingenue.
Non voler fastidire, ancorchè con delizie, chi che sia: perchè tosto ne prenderà nausea. Affacciale bensì con discretezza; e mostrane assai più di quel, che ne sia. Lasciatelo col desiderio. L'istesso osserva ne' giuochi, colloquj, e simili.
Non chieder cos'alcuna dall'amico in prestito; perchè se non potrà prestartela, e tu vedi, e sai, ch'egli l'abbia, te ne vorrà male. Pure, se o di mala voglia s'induce a compiacerti, o nella restituzione non vegga la sua roba appuntino, come la ti diede, ne proverà internamente il rammarico.
Niente comprar dall'amico: poichè se ti costerà caro, tu sei l'aggravato; se a buon mercato, egli vi rimarrà di sotto.
Bisognati ben trattare anche i più vili fanti di quel Padrone: altrimenti coloro pian piano ti faran perdere l'affezione dell'amico. Architetta nella tua fantasia de' segreti, e come tali, confidali a lui. Mostragli, che quanto si appartiene alla sua carica, tutto ti è estremamente a cuore. Cogli schiavi, se troppo ti addimestichi, ti disprezzeranno: se vi tratti con burbanza, e sdegno, ti odieranno: ma se con una affabile gravità, ti porteranno il dovuto rispetto.
Colle persone ben nate convien trattare con benevolenza, amore, e dolcezza. Non permetter mai loro atti indegni della lor condizione a tuo riguardo: come sarebbe a dire; farti qualche infimo ossequio, altri contrassegni di troppo bassezza, con bacio de' piedi, e simili. Fa conto, che il genio degli avari s'uniforma col genio degli schiavi, e perciò abbili nel medesimo conto, e stima.
Se anderai in traccia della benevolenza popolare, promuovi con promesse il comun comodo, in guisa che l'utilità si stenda al sollievo di ciascheduno. Il volgo dall'utile, più che dall'onesto, vien tirato.
Accetta l'invito a mensa de' tuoi inferiori. Non ne biasimar cos'alcuna. Vinci tutti di cortesia; e salvo il tuo decoro, sia liberale, se non d'altro, di buone parole.
Guardati di non appropiarti un minimo che senza lor beneplacito.
Compatisci, e più sovente consola, ed in rammentare i beneficj, divisagli nelle lor parti, e condizioni.
Non isprezzar cos'alcuna, ma più tosto commendala.
Se fa mestieri contraddire, non rimproverar loro l'imprudenza, l'ignoranza, e simili; ma più tosto, lodate le loro ragioni, prodotte con candidezza, e sincerità, esaggera i disordini, che ne proverrebbono di troppa spesa, ec.
Datti a conoscere sempre parzial difensore delle esenzioni popolari. Va specolando il genio di chi vuoi farti amico, se inchina alle armi, allo studio, alla clemenza, o alla fierezza.
Rade volte addossati la carica d'intercessore, poichè tutto ciò, che si fa agli altri per tuo riguardo, si fa a te medesimo, e tu devi aver sempre la mira, di serbarti a solo tuo pro intatto il Principe.
Non isvelare ad alcuno l'altrui segreto; poichè egli ti prezzerà poco. Se ti comanda un'indegnità, traccheggialo, frattanto pensa modo, di sottrartene colle scuse, o di star poco sano, o d'aver perduti i cavalli, ec.
Prima insinuati nella servitù di colui, la cui amicizia vuoi procacciarti, e bisognando, comperala eziandio col danaro: poichè la servitù è bastante a tirar seco il Padrone dove essa vuole.
Comunque ti sia avanzato nell'altrui grazia, stimala tuttavia da non poterne continuare il possesso, senza mille altri ossequj: poichè la grazia de' Grandi una volta acquistata, vuol trattarsi con gelosia, per non perdersi, e nudrirsi con servigj, a perpetuarsi.
PER CONOSCERE L'ALTRUI
AMICO
Loda quel tale. Se l'altro tace, non sarà suo amico. Lo stesso afferma, se volta ragionamento; se ne parla, come per forza, e freddamente; se ne sminuisce la lode; se dice non sovvenirgli bene, o se vi chiama a parte del vanto l'altrui valore. Similmente te n'accorgerai, se egli consapevole delle colui prodezze, non ne faccia minima ricordanza, in udir te favellar del medesimo a tempo che potrebbe ripigliarti anch'egli. Se altresì dica, essere stato un venimento casuale, e succeduto per decreto della divina providenza, o per altrui indrizzo, e se ingrandisca altri, per attentati somiglianti, anzi maggiori. Inoltre fingi venirgli lettere dall'amico, nelle quali il richiegga a confidarsi con lui; tosto si scuoprirà un animo propenso, o alieno. Salutalo anche a nome dell'amico, dicendogli averne udite cattive nuove, e da quel, che egli risponde, t'accorgerai dell'amicizia.
ACQUISTARSI FAMA,
E CREDITO
Non ti persuader mai di trovar fedeltà di segreto in colui, alla presenza del quale tu prorompi in qualche atto licenzioso, o parola scorretta. Nè ti prometter ciò o d'un fanciullo, o d'un servidore; anzi da un tal'atto essi formeranno il concetto della tua persona: e tale ti rappresenteranno anche agli altri.
Non ti lusingare, che altri abbia a scolpare qualche tua azione indifferente; anzi l'interpreterà nel senso più sinistro; e perciò non darti alcuno sfogo, presenti altri. Non raccontar mai, come in altri tempi fosti diffamato, e schernito; poichè così maggiormente ti discrediti, e non mancheranno gli approvatori. Non val punto qui quel detto di Bernardo: Scuserai l'intenzione, se non puoi l'opera: poichè non diran mai, che tu a caso, o inconsideratamente incorresti in quel fallo, o che per far prova della bontà di quel tale, il sollecitasti apparentemente a quel peccato.
Tavolta con maggior fiducia deposita qualche segreto alla notizia de' più volonterosi parlatori, pregandoli, a non parlarne con altri, cioè, che tu ti corrispondi con Principi, e ti prevali con esso loro, ec. Dopo, accomiatatoti da essi, ritirati a scrivere a quei personaggi, sigillale, e mostrale a quei cicaloni, con bruciarle finalmente di soppiatto. Fingi averne avute risposte, anch'esse fatte da te ricopiare al naturale, quali appostatamente farai caderti di mano. Proccura però in somiglianti casi, farti comprender con chiarezza, e leggerle con intelligenza; altrimenti, se coloro l'ascoltano confusamente, confusamente anche ne parlano, e getti indarno la tua fatica.
Va spargendo che tu non hai mai ne' tuoi giorni danneggiato alcuno: e che se non per altro, unicamente per questa tua colombina innocenza, ti aspetti la corona dall'Altissimo, e infilza in contanti una mano di successi repentinamente inventati.
Ciò che di tuo deve comparire in pubblico (ancorchè affare di poco momento) travagliaci con tutta attenzione d'intorno; perchè da una tua sola operazione dipende la tua fama per sempre.
Non metter mai le mani a più lavori: poichè niun plauso raccoglierai dal far molte cose; ma sì bene dal perfezionarne una sola: e in ciò chiamo per testimonio l'esperienza.
È dovere, anzi è utile, che si dia credito agl'iracondi, a' potenti, e congiunti di sangue. Affetta l'umiltà, il candor dell'animo, la liberalità, e la giovialità. Loda, ringrazia, offerisciti pronto anche agl'immeritevoli.
I principj degli affari richieggono somma industria, e prudenza, acciocchè ne seguano accertati successi; giacchè a misura delle prime mosse dura poi il restante della carriera. E se una volta hai guadagnato grido di grand'uomo, anche fallando, i falli stessi ti saranno attribuiti a gloria.
Trovandoti occupato in qualche impiego, non ti far indurre per alcuna sorte di prieghi ad accettare altro affare, che ti distolga da far con esattezza il tuo debito. Perchè non tanto si avrebbe riguardo alla compassione meritata di aver abbracciate tante, e sì diverse occupazioni, quanto al biasimo dovutoti nell'aver mancato, benchè pochissimo alla tua carica, e anche per quel verso, di aver abbracciate cure aliene dal tuo assegnamento.
Dovendo trattar negozj, non ammettervi collega di te più abile, e più esercitato in essi. Se ti conviene andar a visitar qualche personaggio, non accompagnarti con chi a colui è più accetto, che tu non sei.
Se hai a cambiar posto, proccura in modo, che non ti si sostituiscano di te notabilmente migliori.
Lascia correr volentieri alle stampe i pregi, e le glorie del tuo casato, postergate le maledicenze de' satirici. Poichè comunque tali lodi ti si diano, ancorchè per adulazione, coll'andar del tempo si leggeranno per verisimili; dove che i biasimi de' critici o con essi, o prima d'essi periscono.
Alzerai grido di scienziato nel tenore seguente. Epiloga in un libretto quante mai notizie storiche potrai raccogliere, e di mese in mese dacci una scorsa per diletto. Così ti rimarranno impresse nella memoria le specie di tante, e sì diverse cose, e dandosi l'opportunità, ti mostrerai erudito.
Abbi pronti alla lingua i formolarj di salutare, rispondere, parlare, e di tutte quelle funzioni, che allora per allora si fanno in voce. Tal'uni si umiliano troppo, a disegno di così innalzarsi; o per far vedere, che quanto han fin'ora ottenuto, tutt'è stato contingenza, non già o loro industria, o ingegno, o valore; e in tal guisa disprezzano se medesimi, e abbiettano i lor talenti, e tal'ora arrivano al lor disegno di esser tenuti per inutili, e da poco. Lascia che i Religiosi (non già tu) adoperino formole somiglianti.
Non metter mai fuori gli ultimi sforzi della tua potenza; nè far conoscere che non hai vigore da più.
Ciò che ti è agevole operare, o gastigare per via de' tuoi servidori, non vi metter tu mano, riserbandoti a cose maggiori.
Non entrare in disputa di materie a te dubbiose, se non hai certezza di rimanervi vittorioso.
Se appresti un convito, comunica la condizione de' banchettanti colla tua servitù; poichè questa è una marmaglia strepitosa, e assai più valevole a screditarti di quel che tu pensi: perlochè devi almeno saziar la lor vista, perchè non si divertano a sofisticar più in dentro. Sia altresì liberale col Barbiere, e colla Cortigiana.
AVANZARSI IL TEMPO
PER LI NEGOZJ
Dà disbrigo agli affari dozzinali coll'opera altrui, e a te medesimo prefiggi una rubrica per qualsivoglia contingenza inalterabile. Certi minuzzoli di tempo impiegali in leggierissimi affari; nè in veruna faccenda indugia più di quel che porti un ragionevole ricapito.
Se ti trovi stanco da qualche negoziato, alza mano ad ogni altro, e frattanto agitati con qualche moto corporale in un giuoco, o altro onesto trattenimento. In questa maniera ripiglierai altro cumolo di faccende, e con agevolezza incredibile vi darai l'opportuno disbrigo; o pure rivolgiti a qualche affare, che non ha bisogno di molta applicazione.
Quei negozj, che ti porterebbono a lungo più giorni, è assai meglio combinarli, e unirgl'insieme, per isfacendartene in un dì solo. Non dar di piglio mai a certe imprese, che han seco gran travaglio, poco lucro, pochissima gloria.
Non ti sia comando, che t'induca ad intraprendere affari inutili, che ricercano gran tempo.
Non trattare immediatamente con artigiani, nè entrare a disporre d'economia, o d'orti, o di fabbriche. Poichè somiglianti maneggi son pieni di ansietà, e concatenano un avviluppo interminabile di cure nojose.
PORSI IN STIMA DI UOMO
GRAVE
Ti guadagnerai un tal credito, se ti occuperai a proporzione del tuo stato. Come: se ti trovi in Prelatura, non ti far vedere maneggiar l'archibugio. Se sei Nobile, non afferrar l'altrui mani a farvi sopra dell'astrologo. Se sei Religioso, non fare il Medico. Se sei Sacerdote, guardati di far lo schermidore.
Non sia sì facile a promettere, o permettere, nè pronto a ridere. Non conchiuder tosto gli appuntamenti, e appuntati che sieno, non poi disfarli. Non fissar gli occhi in altri; non istorcerti il naso, nè aggrinzartelo. Non esser tetrico. I gesti sien rari. Il capo stia dritto. Profferisci pochissime parole, e queste sieno, come tante sentenze. I tuoi passi non molto sguarrati, e tutte le tue membra abbiano il lor movimento a misura del decoro.
Non confidare a chi che sia qualche tuo amore, o odio, o timore. Gli esercizj più dimessi, come a te disdicevoli, si commettano a' servidori, nè parlar mai di simili bassezze.
Non ammettere spettatori ne' tempi di tavola, o dell'entrare, o uscir di letto.
Fa incetta di pochi amici, e di rado con essi conversa, per fuggirne il disprezzo. Non in ogni luogo, e senza scelta di persone introduci ragionamento.
Guardati di certe mutazioni improvvise de' tuoi costumi, ancorchè sante, e lo stesso intendo nel vitto, vestito, o domestico splendore.
Bisogna nell'encomiare, o biasimare altrui, non isfogare in troppe esaggerazioni; ma darne il tuo giudizio secondochè richiede la materia; per non renderti colla troppa vemenza e calore, odioso.
Certi entusiasmi di affetto in godimenti, o maraviglie, rarissime volte da te prorompano. Eziandio co' più intimi amici dimostrati pio: nè far che la troppa confidenza ti trasporti a qualche indegnità. E fra gli atti più confidenziali coll'amico, non accusare, nè querelarti di alcuno.
Non obbligare a più cose in uno stesso tempo i tuoi sudditi, impossibili ad eseguirsi da essi: perchè si faran lecito schernire i tuoi comandamenti, o mostreranno l'imprudenza del comandante.
Leggi o non bisogna pubblicarne affatto, o rarissime. Difficilmente monta in collera; perchè se tosto ti ricomponi, passerai per leggiero. Se avrai a farti udire in pubblico, premedita bene, e poscia digerisci meglio sotto la penna il discorso.
LEGGERE E SCRIVERE
Se ti occorrerà scrivere in un luogo frequentato da molti, appoggia a un lettorino qualche foglio già scritto, come se avessi a ricopiarlo. Egli sia patente, e in prospettiva; ma la carta, dove realmente scrivi, stia distesa ugualmente sul tavolino, e talmente cautelata, che non comparisca, se non la sola riga della trascrizione, che possa leggersi da chi vi si accosta. Quello però, che hai scritto, riparalo con qualche libro, o altro pezzo di carta, ovvero con altra carta sostenuta, come la prima, ma più appressata allo scritto.
Se mentre stai leggendo, vi dia l'occhio tal'uno, tosto volta più carte, per non fargli penetrar la tua intenzione; anzi sarebbe bene aver molti libri aperti avanti, per offerire a colui con maggior destrezza uno in vece di un altro. Che se per fortuna scrivi lettere, o leggi qualche libro, e sopraggiunga persona, in cui presenza proseguendo, sospetterebbe, tosto, come se dal libro, e dalle lettere prendessi motivo di far quesiti, prima di fargli aprir bocca, interroga tu lui; come per esempio, se scrivi lettere oratorie, interroga chi t'interrompe, se qual risposta prudente, e sensata potrebbesi dare a tale, o tal quesito; o pure dimandagli qualche novità, per poter riempire il foglio. Il medesimo costuma, se conti monete, o leggi libri.
Non t'incresca a materie segrete addattarvi la tua penna, e mano medesima (se pure non adoperi cifre) e queste sien tali, che possano e leggersi, e intendersi da ognuno, quali appunto Tritemio nella sua Poligrafia specifica. E queste maggiormente nascondono i significati, se si vergano da mano altrui. Altrimenti, se le cifre sono impercettibili, risvegliano sospetti, e intercettamenti; anche se non son fatte, come devon farsi.
DONARE, E RIMUNERARE
Sia tu prodigo in quelle cose, che prevedi non aversene a far altro, dopo averle promesse; e concedi quei soli privilegj, de' quali non sarà mai per valersene il privilegiato.
Niun Maestro addotrini in guisa lo scolare, che colui apprenda, non rimanergli altro da imparare dal medesimo Maestro. Nè mai il padre contribuisca tanto al suo figliuolo, che questi non più abbisogni di lui, nè abbia, che più sperarne. Il medesimo dico de' Padroni rispetto a' servidori. Laonde, se si donano campi, o orti, sieno tali, che abbisognino d'un continuo soccorso del donatore: come per esempio, che non vi sia acqua, non legne, non molino.
Se si fa qualche donazione per via di contratto, o altra scrittura; vi si aggiunga la clausola di potersi disfar tutto ad arbitrio del Padrone.
Se conferisci qualche carica a persona meritevole, e renitente di accettarla, non gli ammetter in conto alcuno la scusa, se non sia notorio a tutti questo suo rifiuto. Altrimenti diranno, che non hai saputo riconoscere i meriti. Ed acciocchè non abbia l'agio di sottrarsi co' pretesti, conferiscigli la carica in quella circostanza medesima, che sia egli tenuto ad esercitarla: appartandoti tu frattanto in qualche villa, o luogo rimoto, dove gli convenga trattar con esso teco per mezzo di lettere, e frattanto ne prenda, ed eserciti il possesso.
Le grazie si hanno a fare in guisa, che non vi sia tuo svantaggio. Come per esempio: in rilasciar qualche pena, facciasi come in premio.
Condona quei gravami, e nuove gabelle, che avresti potuto porre ad esempio de' Principi confinanti, con qualche rimorso di coscienza.
Non ti dilettar di cose preziose in uso di tua persona, come sarebbe a dire, d'armi, cavalli, anelli, e simili; acciocchè senza tuo gran dispendio possi dispensarle, come un gran donativo, e regalo di gran pregio. Le maniere di dar simili donativi sieno singolari: come se per sorte donassi a tal'uno un archibugio, immediatamente prima di regalarlo, fa che si tiri al bersaglio, e dallo in dono a chi lancia il colpo, come in guiderdone d'aver dato al bianco. O pure fanne più certa disposizione, e favorisci il giuoco.
Se brami, che il tuo regalo sia accetto a chi lo riceve, non lo promettere; perchè colui ricuserà di accettarlo: poichè le promesse anticipate obbligano alle scuse di ricevere, o almeno a comperarsi il dono co' prieghi.
Chi loda le sue cose in altrui presenza invita gli uditori a dimandargliene.
Ciò, che stabilirono i tuoi predecessori, sia in venerazione, e stima presso di te; nè ti far lecito biasimarlo, poichè coloro videro circostanze, e motivi, che tu non avverti.
Non conceder mai privilegj, e grazie irrevocabili; perchè verrà tempo, bisognoso a mutarsi, e non potrai.
Quando fai de' donativi, non parer di perderli, nè troppo commendarne il lor pregio, per farli giugner più cari. Rifletti al tempo, e necessità di ciascheduno. E se hai beneficato cert'uno, non lo palesare ad altri. Offenderesti non poco il beneficato, e sembreresti rinfacciargliene. E se ti converrà menzionarlo, protestati, essere stato in obbligo di farlo, e per conseguenza incapace di ringraziamenti. All'incontro se a te sarà fatto quantunque minimo regaluccio, guardati di farla da sconoscente.
DIMANDARE
Vedi bene, che in dimandar qualche cosa non abbi a contristar la borsa, o ad intrigare in un laberinto di faccende chi ti favorisce. Basterà accennare all'amico il tuo bisogno. Se dopo tal notizia non si muove; nè pur ti soccorrerà dopo de' prieghi, mostrati bensì grato per li beneficj ricevuti, perchè così intenderà, che gliene dimandi de' nuovi. Se devi ricercarlo di affare di gran rilievo, entravi a discorso di tutt'altra materia; e poscia, come non volendo, fagli cadere in ragionamento il tuo desiderio. Con gran circospezione ti bisogna ricordare i Grandi; perchè si persuadono, venir comandati. Adopera con esso loro intercessori personaggi chiarissimi: come a dire, i figliuoli con li loro padri, ec. purchè i mezzani da te scelti non partecipino anch'essi del tuo bisogno.
Il tempo più adatto a dimandar grazie si è, quando altri è allegro, che suol essere ne' giorni festivi, e dopo desinare; non però quando è sonnacchioso, o quando è affollato d'altre faccende. Nè t'inoltrare a dimandar più cose insieme.
In promuovere gli altrui interessi, mostrati non conoscerlo, nè con esso lui tira lunghi ragionamenti, per così dare a credere il tuo motivo esser l'amor dell'onesto, e del pubblico, non già il privato, e particolare. Insinua i mezzitermini a proporzion delle persone, con cui tratti. Antiponi agli avari gli emolumenti, e i danni; alle persone di spirito la Divina Gloria; a' giovani gli applausi, o gli scherni de' compagni.
Non chieder da' Padroni privilegj, e diplomi. Poichè cose simili sortiscono un tardissimo disbrigo, ma con bella maniera presenta loro a sottoscriverti la dimanda graziosa di qualche tua supplica.
Non cercar da altri, massimamente, se egli vi è affezionato, cose rare e difficili (e se a te inutili) poichè in negandotele, crederà di offenderti, e perciò di odierà anche. È comun sentimento degli uomini, che si abbia a odiar l'offeso. E se ti condiscende, come indiscreto riscuotitore ti abbominerà per l'avvenire.
Recasi comunemente a disonore il riportar negativa delle dimande: non chieder cosa alcuna senza prima assicurarti dell'animo del personaggio. Perciò gioverà non far dimanda alcuna, ma con pura indifferenza porgli avanti gli occhi il tuo bisogno.
Non far accorger chi che sia dell'oggetto delle tue pretensioni, prima d'averne preso il possesso. E perciò, o dà a credere, che ne disperi, o spargi d'esser destinato ad altro, e con esso lui passarsene pubblicamente gli uficj di congratulazione.
Se viene a te negata alcuna cosa, guadagna un terzo, che l'impetri, e da lui finalmente senza molta fatica l'otterrai.
Se avessi concorrente in qualche carica da te pretesa, inviagli segretamente persona, che sotto color d'amicizia ne 'l distolga, e gli esaggeri le difficoltà, che dovrà incontrare.
AMMONIRE
Prima di por lingua alla riprension disegnata, entra con tutt'altro discorso; e poscia vieni all'ammonizione necessaria: esaggera, riprendi, vestendola di tali circostanze, che non s'avveda esser tocco nell'individuo. Se prende in buona parte, e volentieri l'uficio, inanimalo a starsene allegro, con aggiungervi qualche motto scherzevole. Se vedi, che se n'affligge, dimandagliene la cagione, e in fine volgi altrove il ragionamento, con toccar alto alto gli opportuni rimedj.
Se tal'uno sapesse, trovarsi presso di te in sinistro concetto di qualche reità; confidagli materie rilevanti, ma senza tuo rischio. Egli per disgombrarti ogni sospetto di lui appreso, eseguirà con tutta esattezza la carica: e per questa cagion medesima è bene talvolta farsi apprendere sospettoso.
Se sgridi con agro rimprovero quei giovani, che vivono scapestrati a lor talento fuor della giurisdizione de' suoi Maggiori, maggiormente con quell'atto gli stizzerai: perlochè è di mestieri con flemma aspettar, o che si ravvedano, o che si sfastidiino delle lor laidezze. Se converrà cambiar tenore, non far un salto intempestivo da brusco in mite. Cogli stupidi, e freddi, procedi alla svelata, e riempili di spavento. Co' biliosi usa della circospezione, e dolcezza.
NON LASCIARSI
INGANNARE
Agli uomini sensati devesi prestar credenza con qualche temperamento prudenziale, perchè essi, dove si tratta de' lor talenti, e prerogative, per modestia le deprimono, e avviliscono: e dove s'entri in discorso degli altri, perchè tutto interpetrano nella miglior parte, non ti diranno giammai, che tal'uno in lor presenza si è osato sparlar di te, nè ti suggeriranno, da chi debbi guardarti, nè di che morbo pecchi quel tale. Lo stesso pratica co' Sacerdoti, mentre lodano i lor penitenti, tenuti a commendarli per forza; non potendone parlar, se non con lode, come appunto i genitori de' lor figlioli.
Proccura di aver presso di te sotto colore di amicizia colui, che in tua assenza ti susciterebbe querele, e ti ammutinasse sediziosi, e movesse altri torbidi contro. Abbilo sempre al tuo lato, e ne' diporti, e nelle cacce, e a tavola, e ne' ragionamenti, e nel tuo convito medesimo. Così anche trovandoti occupato a qualche guerra, a fine che le nazioni confinanti non si ribellino, chiamati tosto in tua comitiva i più cospicui majoraschi co' lor seguaci, per così assicurarti della lor fellonia, e menali teco a combattere in guerra, e valerti della lor'opera, come de' tuoi più parziali. Non sarà se non bene, che mentre ti assidi a mensa, o al tavolino a scrivere, ti collochi dirimpetto uno specchio, per vedere in una scorsa d'occhio quanto si fa dietro le tue spalle.
CONSERVARSI LA SALUTE
Bada di non mancare, o eccedere così nella quantità, come anche nella qualità del cibo, vestito, ec. caldo, freddo. Schiva le angustie del sonno, della fatica, e dell'abitazione, la quale non deve esser troppo alta, benchè ventilata. La replezione, ed evacuazione, due fonti de' morbi, devono esser moderate, come altresì il moto, e la quiete. Le passioni dell'animo non sieno sfrenate. Non abitar presso a paludi, anzi nè pur a fiumi; le finestre della stanza abbiano il loro prospetto più tosto a Tramontana verso Levante, che allo Scilocco. Non si dia, se non rarissimo il caso, di attendere ad affari d'importanza oltre due ore; ma interrompili con qualche sollievo. I cibi sien ben preparati, ma facili a rinvenirsi da per tutto. L'uso venereo sia moderato in qualunque stato ti trovi, e a misura dell'esiggenza della propia complessione.
SCANZAR L'INVIDIA
Non ti addossar l'uficio del testimonio, perchè ti disgusterai inevitabilmente una delle due parti. Nè parlare, o dar segni di chiunque, ancorchè vile, e abbietto. Se picchi con qualche motto, continua il discorso, come se non avessi detto nulla. Non usar parzialità di favore, altrui presente, perchè i circostanti stimandosi posposti, o negletti, cominceranno ad odiarti. Non gettar ad un tratto lo splendore d'un improvviso ingrandimento agli occhi de' vicini; perchè quella luce insolita abbaglia l'altrui vista, se non si avvezzi a poco a poco a rimirarla. Va ritenuto in biasimare o vizj, o costumanze, che sieno, purchè popolari, e plausibili al volgo. Se sei trascorso in qualche azione comunemente detestata, non ti esporre in pubblico al bollor degli sdegni, nè ti diportar in guisa, che sia appresso ad approvare il fatto, o millantartene, o insultare gli offesi. Così appunto l'odiosità acquista i periodi del suo aumento. Con più saggio consiglio ti apparterai, e avvolgerai sotto silenzio il trascorso.
Non introdur novità nel vestire, nelle suppellettili, e ne' conviti.
Se pubblichi qualche statuto, non voler diffidar dell'osservanza comune, e perciò senza alcuna eccezione obbliga tutti ugualmente ad adempirlo.
Non render mai ragione de' tuoi ordini prima di eseguirsi; eseguiti però che sieno, per render capace, e appagata la moltitudine, propala anche il fine, che ti mosse a bandir quella legge.
Prefiggiti, come principio universale, nè senza fondamento, il presente: di niuno dir bene, o male in qualsisia modo; nè raccontare o ree, o buone, le operazioni di qualunque uomo al mondo: perchè colui, a cui parli, senzachè tu 'l sappia, professerà amicizia al da te malignato, e così darai ne' scogli, e troverai accresciuta sinistramente la tua diceria per l'altrui rapporto, e capitata finalmente agli orecchi del medesimo, di chi parlavi. Se ne addurrai le lodi, potrebb'essere, che colui, che ascolta, abbia qualche avversione colla persona encomiata, e tosto ti diverrà nemico. Sarà pertanto assai miglior partito, saper molte cose, vederle, udirle, e anche ripescarle, ma con avvedimento, e destrezza. Resta senza fallo offeso colui in saper, che gli si faccia inquisizione addosso; quindi è, che fa d'uopo indagare in modo, che non mostri d'inquirere.
Guardati da una come troppa generosità, perchè altri se la recherà a suo disprezzo: come se dicessi, che tu non abbisogni di far soldatesca, avendo a sacchi pieni le milizie. Non vantarti di voler assai meglio, e con più severe leggi, che i tuoi predecessori non fecero, provvedere al governo: perchè ti rendi odioso agli stessi amici; e benchè ti pare per giusti motivi doverlo fare, non dir però, se non quel solo tuo intento, che stimi dover aggradire agli orecchi di chi ascolta.
A niun della tua famiglia o dar mano sopra il restante della servitù, o trattar con esso lui, come se fosse a parte del comando; massimamente se conosci, esser odioso agli altri; nè pure l'innalzare a cariche, se non vi sia una comune opinione del valor suo, e così vaglia per incitamento agli altri.
Se devi usar qualche severità co' tuoi medesimi, si faccia per mezzo d'altri, in guisa che s'apprenda, tu non saperne cos'alcuna. E se essi si lagnino, possa tosto sdossartela, incolpandone i soli Ministri, come autori della crudeltà. Se altresì la disciplina militare è trasandata, accagionane i tribuni; acciocchè aprano gli occhi alla riforma. Si accenni loro il bisogno e 'l rigore, non già il modo e misura di usarlo. Coloro per rifarsi, praticheranno asprezze intollerabili, e ti daran materia di guadagnarti la benevolenza di tutti coloro, che a te faran ricorso.
Se tal'uno per ardue imprese si ha meritato gloria, lasciala tutta per lui, senza detrargliene minima particella: perchè così ridonderà per intero a te: e quello stesso non fraudarne altrui è titolo glorioso. Se ti è riuscita qualche impresa, assegnane il vanto a qualche degno personaggio, come se tutto avessi operato per di lui ajuto, scorta, e fortuna. Ne' successi niente usurparti di applauso.
Sia sempre di un tenore la conversazione, la mensa, le vesti: nè senza particolar motivo devi indurti a far mutazione, o novità alcuna in esse.
Se si dovrà prender supplizio di tal'uno, persuadilo in guisa, che egli medesimo si pronunzj la sentenza di reo; o pure delegagli altro Giudice, il quale col tuo impenetrabile oracolo gli fulmini un rigido decretorio, il quale tu poscia ti prenda a mitigare.
Non far insulto a' perditori, nè ad alcun tuo rivale, quale se ti lasci indietro, non per questo, o con parole, o con fatti predica la tua palma sopra lui riportata; appagandoti solo della vera vittoria.
Se vieni astretto a dar un giudizio odioso, ricovrati allo scampo d'un equivoco. Sempre però parla con formole gravi, e sostenute dalla parte migliore. In grazia dell'altra fa mostra di concludere, o prescindi dalla conclusione.
Richiesto a intercedere, prometti, ma tutto a un tratto fa vedere non esser dipendente dal tuo arbitrio l'affare; e che, eziandio con tutta la tua intercessione, potrebbe sortire il contrario.
Se hai a vendicarti, fallo per mezzo di un terzo, e questo incognito. Obbliga l'offeso al perdono dell'offensore. E a questi dà lo scampo colla fuga, e quanto più tosto.
Se i tuoi congiunti han fra loro differenze litigiose, non aderire a veruna delle parti; ma procacciati di gran faccende, a parer che ti assorbiscano, per così esser compatito da ambe le parti; e niuna ti apprenderà, non esser dalla sua, quantunque a veruna abbi fatto servizio.
Non ti far mai apprendere per consigliero, o motore de' Principi, a pubblicar nuove leggi, massimamente gravose, e ripugnanti. In quelle circostanze non ti far veder molto al gabinetto del Regnante. Conversa in pubblico. Rapportagli con destrezza le notizie non molto rilevanti; nè ti vanagloriare dell'amicizia del Legislatore.
Se sei notato di poter tutto co' Potentati, sappi che tutt'i trascorsi de' medesimi s'imputeranno a te. Proccura dunque, che il dominante conosca i tuoi sentimenti, ne ammetta l'intercessioni, e in tua assenza disponga in altra forma. E quest'avvertimento sia indelebile a' Confessori de' Principi.
Se s'introduce discorso in commendazione della tua famiglia, e antenati, rivolta altrove il ragionamento; acciocchè riflettano gli astanti a questa tua modestia. La lode sarà sicura, quando sia senza invidia. Se comparirai specioso e plausibile, tosto germogliano gli odj, e le antipatie.
Non far il pubblico panegirista di certi fatti applauditi, ed accetti alla maggior parte. Se avverrà, esser rimosso dalla carica, protesta pubblicamente esserti stato dispensato un favor segnalato, e additatati la strada di rinvenir la pace; e soggiugni le ragioni più verisimili a convincer gli ascoltanti, e in così fatta guisa scanzerai il rischio di essere schernito. Non far in pubblico disanima del tuo nemico, suoi partigiani, o di simil fatta introdurre i discorsi. T'importerà tuttavia non poco, averne tutte le notizie in segreto.
Nè dar parere, nè praticare alla scoperta co' malveduti, e odiosi al pubblico.
Non far penetrare d'esser intervenuto consigliero in un'assemblea, dove si concluda il pregiudizio di qualunque omiciattolo; molto meno, se per immaginazione puoi esserne creduto l'autore.
Non mormorare de' fatti altrui, o li riprendere; nè badare agli ufizj del terzo; nè t'intrudere a tua balìa in que' luoghi, dove altri presegga, come son ville, giardini, officine, stalle, dove si possa conghietturare, che vadi a far loro la spia.
Con gran circospezione interroga i paggi, o altri cortigiani de' lor Padroni. Osserva bene, che ne' tuoi costumi, gesti, camminatura, conversazione, giuoco, maniera di dire, frase, cachinni, e brio, non vi sia cosa, che possa offendere altrui.
Comunque ti trovi affaccendato, se tal'uno t'interrompe, rispondigli con tutta cortesia; e dimostra, che ti sarebbe gratissimo un tal'ospite, e che tu andrai in altra occasione a goder di lui in sua casa; ma che per ora ti perdoni l'occupazione imminente. A riguardo poi della tua pace, ti conviene assai, e non poco, privarti di qualche tuo particolar comodo.
Ancorchè tal'uno racconti falsità, e invenzioni a capriccio, ascoltalo con flemma, senza fargl'il correttore, mentre ne fa la narrazione a' circostanti, nè dir, che ne sei informato più di lui; nè fra gli scherzi medesimi della brigata, accogli con motti, e scherni in atto di disprezzo chi che sia, di modo che colui possa accorgersi, d'essere da te beffato. Se riesce male la sua funzione a quel tale, non prorompere in riso; anzi più tosto ingegnati di scusarlo, compatirlo, e dove puoi, ajutarlo.
Non esercitar atti imperiosi con persone, in luoghi a te non soggetti, ancorchè abbi giurisdizion di esercitarli.
RISAPERE I SEGRETI
Non isdegnare di abboccarti con uomini dozzinali, e plebei. Costoro sopraffatti dalla cortesia, massimamente se viene accompagnata da qualche sbruffo di moneta, si cavan fuori le viscere, e non ritengon cos'alcuna celata. Lo stesso accade co' fanciulli, ma con qualche rischio. Si devon porre in diffidenza fra loro i servidori, acciocchè scambievolmente si manifestino. Osserva perciò con tutta esattezza la fedeltà a ciascun di essi, e frattanto serviti delle notizie, ancorchè non ben chiarite.
RAGGIUGNERE L'INTENZIONE
DEGLI ALTRUI DETTI
Prima d'ogni altro esamina le ragioni da colui addotte, e vedi, se confrontano collo scopo, cui egli dice essersi prefisso nell'operare; o pure, se battono al suo costume, e dov'ei suol rendersi sospetto. Similmente, se si riscalda, e aringa più contenziosamente del consueto, o più freddamente del suo stile, se non parla da sè, ma infilzato. O pure se tosto si lascia frastornare, e cambia parere in un tratto, e con accendersi, dà segno evidente, che ha preso per bocca. Se si rende vinto alle ben chiare ragioni, non opera ab extrinseco ne' modi già detti. Inoltre se forma argomenti troppo artificiosi, sottili, mendicati, e contra la naturalezza dell'affare, e frivoli, e tuttavia s'infochi a perorar la causa. Se in diverse fiate promovendo l'interesse medesimo, varj gli allegati motivi, trasandati i promossi altre volte; poichè ci dimentichiamo di quei concetti, che non gli ricopiamo in profferirli dalla nostra medesima mentale idea. Nè pago di tanto, inviagli persona, che sott'infinta d'amicizia vi conversi, e l'interroghi con confidenza della materia; allora risponderà tutt'altre ragioni.
SCANZAR L'ALTRUI OFFESA
Se ti mostrasti restio, o non molto cortese a tal'uno, in non compiacerlo per qualche dimanda, guardati di non condiscendere in somigliante materia ad alcun'altro, o d'inferiore, o di pari condizione al primo, eziandio dopo qualsisia decorso di tempo, perchè o ti susciterai l'altrui diffidenza contro, o seminerai fra loro discordie.
Non aumentare mai il rigore sopra i tuoi sudditi, se non al medesimo passo aumenti le grazie; perchè o ne saresti schernito, o malvoluto. Dove che col promuovergli amendue, farai un bel misto d'amore, e timore.
Se introdurrai qualche novità, che sia per dar negli occhi de' riguardanti, o del Principe, ingegnati provare, che molti ti precedettero col lor esempio, e fra la calca di tanti esemplari si scemerà la tua invidia privata.
Se sei creduto reo consigliero di perniciosi partiti, proccura farti conoscere alla scoperta benemerito del pubblico, e rilascia a tal'uni le gabelle, ad altri le pene incorse, ec. e sopra tutti mostrati umano, e affabile a' più popolari.
Se disegni qualche attentato strano, ed enorme; prima dimandane parere dal Theologo, e persone accreditate, ec. trattaci da solo a solo, e furtivamente, e proccura tirarle alla tua, acciocchè poscia ti confermino la medesima consulta in aperto, e la propugnino, anzi ti obblighino a praticarla.
Convenendoti promulgar nuove leggi; dimostrane la necessità, e prendine la risoluzione col consiglio de' saggi; o pure fa precorrere il grido di esserti guidato col parere de' medesimi, e allora francamente postergat'i consigli altrui, la promulgazione delle leggi riuscirà a tuo talento.
Non proccurar moglie, o fante ad altrui, nè consigliare ad alcuno stato particolar di vita.
Non ti lasciar indurre ad essere esecutore de' testamenti.
Se ti trovi in altrui compagnia, a tempo, che egli dà gli ordini opportuni alla sua famiglia, e mette fuori i comandamenti, ascolta pure, come presente, ma non t'ingerire a suggerirgl'il modo, o addossarti parte della direzione.
Suol accadere, che in arrivar tal'uno a un luogo, dove non è mai stato, prorompa tosto a lodar le persone, i costumi, e 'l luogo, donde partì. Tu non ti lasciar trasportare dalla corrente.
Quantunque tu sia di contrario sentimento, affetta la sequela dell'opinioni più benigne, o in casi di coscienza, o in altra materia; predica tuttavia la più rigida, ed esatta.
Non dir mai in altrui presenza, che hai forza, e possanza presso i Superiori, o d'essere stato in qualche modo da essi favorito. Nè mai altresì per niuna confidenza immaginabile rivela al compagno il concetto da te formato di quel terzo.
In qualsisia posto ti trovi, proccura di adescare il Superiore con qualche guadagno. E più tosto tu sii mite, o fatti apprender tale da' sudditi, che stretto, e rigoroso.
Se ti verrà riferito, che quel tale, da te stimato amico, ti ha malignato, non venirvi a rimproveri. Te 'l farai tosto nemico, da neutrale ch'egli era.
Non t'invogliar di saper tutt'i segreti de' Principi. Perchè, se d'altra parte si palesano, tu sarai in sospetto di propalatore.
Se alcuno verrà a gratificarti, o con congratulazioni, o con visite, o saluti, ec. ricevilo con espressioni le più singolari, altrimenti te 'l guasterai in avvenire.
Se tal'uno, o in fatti, o in parole, non ti ha attesa la promessa, non gli rinfacciar la mancanza; perchè col rimprovero non vi guadagnerai altro, che avversione.
Giuocando col Padrone, proccura per ogni verso rimanervi perditore, dove sol di gloria, e non d'altro scapito si tratti. Sarai sempre bravo, e valoroso, se superando il rimanente degli altri, al tuo solo Padrone ti rendi vinto.
A qualsisia gran parzialità di confidenza il Padrone ti sublimi, non ti mai dimenticar della riverenza, e ossequio dovutogli. Altrimenti stimerà, che la troppa dimestichezza generi disprezzo.
Non ti vantar d'aver col consiglio tirato alla tua quel tale, ancorchè restìo, e ripugnante. Ti sarà più restìo in avvenire. Non inschernire altrui dell'infelice evento accadutogli, per non essersi attenuto a' tuoi consigli, anzi più tosto discolpa l'esito in grazia dell'esecutore.
Schiva la baldoria delle ricchezze, gagliardia, astuzia, destrezza di mano, o agilità de' salti.
Se fosti ammesso alle grazie, consiglio, e beneficj da' tuoi Maggiori, non pubblicarne i segreti, nè indagarne gli avvertimenti; se vi arrivi, fingiti goffo. Se da un più di te sei oltraggiato, non solo non ti lamentare, ma nè pur s'avveda d'esser tu rimasto punto offeso: perchè odiano colui, che offesero.
Regalucci di niun prezzo se ti vennero dal Padrone, esaltali, e prendili, come tesori, e spargi, e divulga, che gli avrai sempre in amore, e stima indicibile.
Rigetta a tutto potere le dignità; nè te ne far incavalcare molte addosso di quelle, che han gran frondi, e niente frutta.
ANIMARE AD INTRAPRENDERE
ATTENTATI
Incoraggerai in questa forma. Addossa sopra di te i danni, che a lui soprastano in ubbidirti, e mettigli avanti gli occhi i guiderdoni. Così appunto il Capitano prima della battaglia fa proclamare le tasse delle ferite; come per esempio: chi sarà piagato in petto, sarà rimeritato a tal prezzo; e chi nella fronte, con tal'altro: e fa pubblicar altresì i proclami contro a' codardi, con minaccia di dar il sacco a' lor bottini, e valige. Frattanto metti un'impenetrabile vanguardia a' padiglioni; acciocchè la sollecitudine del bagaglio, non distrugga l'attenzione de' soldati dalla bravura, ec.
ACQUISTAR PRUDENZA
Per lo più passatela in silenzio, e sol tanto ascolta gli altrui consigli, a bell'agio teco stesso ruminandoli. Apri gli occhi a non farti stravolgere dalla violentissima passion dell'amore. Non idolatrare, come prime idee dell'operare, le tue azioni, e i tuoi detti. Non ti occupare in impieghi inutili, e di niun pro a' tempi avvenire, nè t'imbarazzare ne' fatti altrui. Ascrivi con larga mano agli altri la gloria degli operati (ancorchè t'abbi a riempire i fogli de' lor Panegirici): quella ritornerà a te medesimo, e certamente con grande applauso, cioè senza punto d'invidia. Abbomina lo sdegno, e la vendetta. In rammentarsi l'altrui pregio, e valore, applicavi volontieri l'attenzione. Rare volte fa sembiante di maraviglia al racconto di fatt'insoliti, e rare volte altresì fatti indurre a dar consigli. Non far mai cosa per competenza. Fuggi, come peste, le liti. Ancorchè ne abbi a sentir pregiudizio, non espor mai all'altrui vista le tue cose di qualche pregio, o che con facilità ti si potrebbon chiedere.
Se tal'uno ti stimolasse ad intraprender qualche impresa, proccura, che egli altresì sottentri a parte del rischio.
Se ti converrà esortare, richiedere, e simili, o addossarti altro impiego, leggi prima, e ricerca nelle storie avvenimenti somiglianti per tua istruzione. Voglionsi sovente rivolgere i volumi degli Oratori, i quali suggeriscon la forma di concitar l'odio, ritorcerlo, sminuirlo, accusare, difendere, ec. Dobbiamo anche usar l'ambiguità ne' detti; in guisa che, sentenziando noi, siam creduti; decidere a favor d'ambe le parti, senza però che concludiamo a pro di niuna. Perchè talvolta la necessità ci costrigne a tal partito, ed Aristotile, al parer del Nazianzeno, per lo più nelle sue conclusioni adoperò detto artificio.
Somigliante stile usa in compor libri, in lettere odiose, e in dar pareri, ove sempre abbi la mira ad aringar ragioni per l'una, e l'altra parte, come se problematicamente andassi attignendo, senza mai disvelare, a qual delle due, o ti attieni, o dovresti attenerti, con proccurare altresì qualche digressione, o anfibologia in affetti di scongiuri, prieghi, e in simili guise, disfogando, e movendo rettoricamente gli affetti. Lasciati riprendere, ancorchè di falsità, nè ricorrere tosto alle scuse, perchè niuno vorrà avvertirti in avvenire. Anzichè dimostrargli un'affezion particolare per le ricevute ammonizioni; e quelle, che son inutili, lasciale correre; ed alcune anche accettale.
Esercitati a questo scopo di poter in qualsisia occasione aringare pro, e contra su i temi proposti. A tal'intuito studia la Topica degli Oratori, e le Apologie pubblicate alle stampe.
Se sostieni carica di Ambasciadore, e tratti col nemico, tutto quanto colui t'ingiunge, partecipa fedelmente con lettere al tuo Principe, acciocchè non possa aver ombra di sospetto della tua persona. E questo stesso mio documento applica a varj casi consimili.
Non inviare Ambasciadore un tuo avversario: perchè darà contrarj pareri, ed egli vorrà dominare.
Sono misti, e varj i temperamenti de' tuoi Consiglieri (poichè non avvien, se non per miracolo, trovarne de' temperati) un flemmatico, e un subitano: chi freddo, chi focoso: questi rigido, quegli placido: e consultando tutti insieme, ne carpirai squisitissimi, e accertatissimi consigli.
Mira sempre qual fazione si abbia preso a favorir la fortuna; e di quel Potentato prenditi a coltivar con ossequio i più infimi della sua Corte; guardandoli, come tuoi Superiori, e Padroni.
Prefiggiti alcune ore del giorno a ruminar teco stesso attentamente, se ti sopraggiugnesse, o uno, o un altro accidente, come dovresti risolverti.
Per li servidori, e amici componiti un diario, e ciascun foglio dividi in quattro colonne, col nome dell'individuo nel mezzo, e a capo delle colonne compartisci i seguenti titoli. Sotto il primo registra i danni da colui cagionatiti, e le sue mancanze. Al secondo riduci i beneficj, e servigj prestatigli con tuo disagio. Sotto il terzo notavi ciò, che egli ti ha dato, i regali, e simili. Sotto al quarto, e ultimo titolo contrassegnavi i fastidj, e brighe da te datigli, massimamente le fatiche straordinarie; e in cotal fatta guisa ti troverai prontamente disposto a far tacer chi si lagna, o chi invanisce. Metti in pratica ne' quotidiani ragionamenti qualche massima delle presenti direzioni.
O a torto, o a diritto ti corregga il tuo Superiore, sempre con altri fa mostra di compatirlo, e lodevolmente parlane.
Per quanto ti sia possibile, non ti obbligar con iscritto ad alcuna promessa, massimamente se a donne.
Proccura sempre, quando puoi, di sfuggir quegli oggetti, da' quali ti senti con vemenza tirare, o almanco con somma circospezione vi ti accosta. Comunque ti sembrino assodat'i tuoi interessi, non è mai male stabilirli di vantaggio a misura delle tue forze. Fa spesso riflessione a' tuoi, e alieni operati, ancorchè trascorsi, in che o tu, o colui difettò, quando potevi farlo tuo, come guadagnarlo assai meglio, e in che guisa meglio informarlo, ec.
OPERAR CIRCOSPETTO
Due modi deve usare un uomo accorto: il primo sia una fidanza guardinga; in guisa che, trattandosi indifferentemente in un circolo di molti amici (giacchè oggi le nostre amicizie son introdotte per inganno) non ti assicuri di alcuno senza qualche sospetto.
Il secondo sia una tal generosità di non badare a scuoprir certe verità altrui, saltargl'i falli, condonar i trascorsi, e sparagnargl'i rimproveri. Questo stile è una specie di simulazione più nobile, e questa giova non poco; dove che l'altra non si praticò mai senza rischio.
Non fidare a chi che sia segreto rilevante; perchè non è alcuno, che appena trascorso lo spazio d'un'ora, non ti possa divenir nemico.
In tempo, che ti senti qualche movimento d'allegrezza non consueta, astienti dalle risoluzioni: perchè darai negl'inciampi, o gioverai chi poscia non vorresti aver giovato.
Non presumere di trovar benigni interpetri de' tuoi operati, poichè nel mondo ognun la prende nel senso peggiore.
Non ti affidar di porre in carte materie, che non faresti leggere a quel tale: anzi riempi la lettera delle sue lodi, con proccurar, che gli pervenga nelle mani.
Se t'avvedi che altri vuol ripescar dal tuo cuore qualche sincero arcano, e s'infinga saperlo, non lo correggere, se falla.
O dissimola, o discolpa gli altrui difetti. I tuoi disegni, e desiderj sien rinserrati strettamente nel gabinetto del tuo cuore; e nell'apparenza esteriore vestiti di tutto contrarj affetti, a quei che nascondi nell'animo.
In tempo della più indissolubile amistà, abbi l'occhio all'odio, in che quella potrebbe cambiarsi, e nell'auge della fortuna ruba qualche pensiero per le disgrazie, che potrebbon succederti.
Riuscito vincitore nella battaglia, per niun verso rendi al Principe nemico i prigionieri riguardevoli, acciocchè rivoltandosi le vicende, l'avversario abbia gagliardi motivi di non inferirti contro. Anzi mostrati generoso, e benefico co' Comandanti dell'esercito contrario, passando con esso loro corrispondenza, e legge, se pure di necessità indispensabile non te ne fosse vietato il commercio.
Non intraprendere affare in particolare, che non se ne possa tosto render conto dell'averlo intrapreso: perchè gli uomini non han flemma di esaminare i discarichi, e tosto condannano gli altrui operati. Così porta la fatalità de' tempi d'oggi, che si biasimano le virtù più accertate, non che le dubbie, e apparenti.
Se ti fanno alcuna inchiesta i tuoi sudditi, comanda, che l'espongano in iscritto, acciocchè più agiatamente possi ponderarne ogni menoma circostanza; e nel risolver poscia, non risponder loro, che in voce.
Se entri a discorso in circolo di persone cavillose, che prendono come in parola i ragionamenti, protestati prima d'ogni altro, che dirai molte cose per ischerzo; e che contraddici talvolta, per esperimento della lor'intenzione; e che lasci passar molte proposizioni senza disamina. In cotal fatta, se ti trascorse la lingua a qualche inconsideratezza, hai pronta la discolpa nella protesta su'l bel principio intimata.
Se ti senti come violentemente rapir dal giuoco, dalla caccia, e dalla libidine, in guisa che ti sembri esser trasportato con empito; generosamente mostra lor faccia, e sbandisci da te cotal'inclinazioni; altrimenti, se lor condiscendi, darai in molte scartate.
Non contrastar con fanciulli, vecchi, grossolani, e con persone di memoria labile, molto meno con Tiranni, se non alla presenza de' testimonj; a dimandane gli ordini per lo più in iscritto, e così unicamente ricevili.
Non dar pareri ad uomini iracondi, e impetuosi; poichè costoro si regolano dalla riuscita degli affari. Donde conghietturi, invigilarsi sopra la tua persona, e riflettersi a' tuoi detti, parla pochissimo, perchè è agevole a sdrucciolare in trascorsi di lingua, quando molto si discorre.
Sempre, che conversi, osserva i virtuosi, e i discoli: acciocchè in occasione di scisma ti attenghi alla miglior parte; e ciò ti vaglia, come un'armeria profittevole in molte contingenze.
I portelli delle tue finestre sieno nella parte interiore delle stanze, e ove immediatamente si appressano a' vetri, sieno tinti a bruno: acciocchè di fuori non possa discernersi, se son aperti, o serrati.
DISBRIGARSI TOSTO DALL'OSPITALITÀ
D'UN MOLESTO FORESTIERO
Sta in appuntamento col tuo servidore, che in dargli tu qualche cenno, venga a chiamarti con gran premura, come se si trattasse d'un grande interesse di moneta. O pure spedisci una staffetta con mostra d'urgenza. O si finga venuta nuova d'insorti torbidi fra' sudditi. O che dal Medico ti è stato vietato parlare, bere, ec. Fa venirti il cavallo insellato in atto di dovere in quell'istante porti in viaggio. In fargli dar la biada per li suoi cavalli, sia prima bene strofinata dentro la pelle di un Lupo. Se gli dia stalla, ma in cui vi sia sotterrato il cadavero altresì d'un Lupo. Assegnagli stanza, ma con un letto situato ad arte sotto qualche finestra, la quale stia aperta in tempo di piova. Si serrino gli spiragli del cammino per rovesciare il fumo all'abitazione; e bisognando, anche si dia fuoco a una fornace, non mai per l'innanzi provata colle fiamme.
CONVERSAR CON ALTRI
Io qui distinguo due classi d'individui, acciocchè tu riscontrandoti in tal'una di loro, possi regolarti, secondo i dettami proporzionati al tuo naturale. Alcuni si trovano, il cui discorso sul ben principio sembra alquanto inamabile, e pian piano poscia va dilettando, non avendo in contanti su le labra una prudente e graziosa facondia. Altri ve ne ha, che in aprir la bocca, tosto si fanno apprender saggi ed eruditi; ma son troppo prolissi nel favellare, e con poco loro decoro o dan giudizio, o conchiudono delle materie proposte. Prendi dunque le tue misure, e se sei della prima classe, rare volte entra ne' circoli; pur, se v'introduci ragionamento, indugia più che puoi. Se vai in riga della seconda classe, frequenta pur le brigate; ma quanto più succinto, tanto più vi sarai gradito. A grande stento lasciati indurre ad esser ospite nell'altrui case, per non avvilirti. Prendi per tema de' tuoi discorsi il più sembratoti plausibile a' circostanti. Con alcuni forma sistemi immaginarj, con altri metti in campo eserciti squadronati, con tali altri insinuati colla poesia, ec. sempre però con lode della proposta materia.
Non trattar con altri in tempo, che hai la mano in pasta a qualche faccenda: poichè allora non baderai nè pure a quel che parli.
Diportati da uomo grave co' malinconici, co' collerici bilioso; ma sempre flemmatico co' Superiori.
Non affettar gravità co' dotti, e intesi del negozio, usa poche parole, nè affollar molte ragioni: tutto al rovescio co' rozzi. Rifletti al tempo, se disadatto o opportuno. I fazzionanti, e di gran sequela a tutt'i versi stùdiati di guadagnarli, non omettendo congiuntura d'insinuarti con esso loro. Premedita con avvedimento le occasioni, che ti potrebbon'all'impensata sovraggiugnere. Come per esempio: se tal'uno in adunanza ti pungesse con qualche motto, concepisci teco stesso la maniera di lasciargli correr, senza scomporti, quel pungolo; rispondendogli con un animo placido, e superiore a' movimenti. E abbi per infallibile questo assioma, che tale ti mostrerai al di fuori, quale ti sarai fornito al di dentro. Dovendo favellar d'un terzo, non si rammemori il nome, poco meno il luogo, tempo, e altre circostanze; acciocchè passandovi altri casualmente non possa conghietturare di chi si ragioni. Avvenimenti difficili a credersi, che chi l'ascolta, li passerebbe per romanzi (ancorchè realmente occorsi, e più che veri) non t'indurre a narrarli, poco meno a ripeterli.
Con ognuno tratta riverentemente, come appunto egli fosse tuo Superiore.
Osserva la sincerità in quei racconti, che divulgati, o nulla ti pregiudicano, o ti risponderanno in applauso: come sarebbe a dire virtù altrui, pervenuteti per mezzo di autori veridici a notizia, non già inventate.
Schiva la dimestichezza di coloro, che ti si offeriscono disposti, e venderecci di ogni enormità, perchè si esibiranno anche agli altri contro di te.
Scanza i furiosi, e disperati, co' quali non mai si tratta senza gran cimento.
Trattando co' Principi, sii succinto, e laconico; poichè costoro voglion'esser Maestri, non scolari; pretendon'esser ascoltati dagli altri, e non ascoltar essi loro. Perciò falla da Filosofo, e non da Oratore; e benchè ti sieno più che famigliari, usa loro ogni ossequio.
Cedi il luogo più degno a' vecchi. Ricevine gli avvertimenti, lodali, venerali, perchè son queruli, e han pronte le accuse alla lingua.
Sii prodigo in dar lode a' vanagloriosi, e bagiani; e facile a riverirli. Fra gl'idioti prendi il tuo posto; e di rado ti accomunar co' cicaloni, che quanto hanno in cuore, rovesciano per la bocca.
Con ogni studio commenda quel, che altrui dà diletto, e con pari avvertenza biasima ciò, ch'egli abbomina. Facendo il contrario, anche non volendo te 'l disgusti.
Trattando da solo a solo con tal'uno, tràttavi come non avessi altro maggior confidente di lui.
SCHERZARE
Non apparisca ne' tuoi detti, o fatti oscenità veruna (lascia tal costume a' Buffoni) nè rifar mai la scimia dell'altrui parlare; poco meno i canti degli uccelli, o espressiva d'altri bruti.
Non ischerzar mai sul serio, toccando difetti di natura, e di costumi, con altrui rossore: perchè gli lasceresti un'acerba spina nel cuore d'una funesta rimembranza.
E a tal riguardo anche non dar ragguagli d'altrui disgrazie, o presente, o lui assente: queste vogliono ascoltarsi, non già riferirsi.
Per mantener in bada una innocente brigata, passatela con autori ripieni di casi occorsi: anzi trattienti co' Poeti, affinchè sappi framezzar gli affetti. Non ti lasciar cogliere a far descrizioni, e ipotiposi, dopo le quali aggiugnessi il nome del soggetto; nè t'inoltrare a trascorsi di tal fatta vituperosi, e biasimevoli.
SCHERMIRSI DAGLI AGGUATI
Sappi figurar al tuo amico d'aver una lite in campo, acciocchè egli si dia a crederla vera. Egli ti aprirà il suo cuore, e vorrà valersi in quell'occasione di giovarti. Allora che t'hai obbligata la potenza, e forza dell'amico, fa fronte al nemico, e tanto ti basti. Ti varrà un simil ritrovato co' ladri del passo, o con altri, che sai averti impaniato il boschetto. Fatti abbandonar da' compagni, e avanzati dove ti stan tese le reti. Ti correrann'alla vita, rivolgiti colla fuga indietro, e tosto tirerai essi alla trappola. Se però t'accorgessi, che fosse un personaggio troppo vantaggioso di te, mostrati affatto inconsapevole, per non far che proceda alla scoperta; e sempre, che vi parli, usa qualche raggiro, per non incappare a' lacci, e non fargli mai penetrar, che ti sei avveduto.
Se altri ammutinati si provassero tirarti a qualche affare di tuo precipizio, mostrati disposto ad eseguirlo, e fa sembiante di prepararviti, se pure l'elezione de' mezzi opportuni non ti sia d'impaccio; e frattanto disegna teco stesso di far tutt'altro, che 'l preteso da essi.
ACQUISTO, E MANTENIMENTO
DEL DANARO
Non far poco conto de' piccioli donativi; e togli via le spese superflue, nè sii profuso nel dar la parte alla famiglia, o del pane, o del companatico, ec. e non far andar male la biada de' cavalli. Consigliati con buoni economi, e da essi apprendi volontieri le maniere più propie d'industriarsi. Fa riflessione a quel che, ritraendosi da' campi, può vendersi; quel che deve pastinarsi con piante, o fecondarsi con la fatica, e lavoro; e a tal fine chiamatevi gli esperti.
Abbi una piena cognizione delle tue rendite; e sempre in elezione d'amministratori abbi le mira agli sperimentati nel tuo servigio.
Dovendo far della spesa, premedita per mezzo di quali industrie potrai appuntino rinfrancartene fino al menomo quattrinello; come per esempio: se un Comandante d'esercito vuol riconoscere il coraggio de' più valorosi combattitori con distribuir fra loro quattromila scudi, prima consideri, se altrettanti se ne ritrarranno dalle pene de' giuocatori, e altri simili delinquenti, per così compensar quel pubblico donativo.
Non t'invaghir di preziosità nel tuo vasellame, e domestica suppellettile, la quale giornalmente si logora, e scapita coll'uso quotidiano tutt'il suo pregio; ma bada unicamente ad una moderata sufficienza rispetto al tuo stato. Perchè faresti un grande scialacquo a fornirti di argenti preziosi, più per le manifatture, che pe 'l valore intrinseco, se dovendogli esitar per bisogno, vi perderesti affatto quel che ti costò senza paragone più caro.
Scuoprirai gl'inganni, e furberie del compratore in questa forma. Dopo che ti avrà res'i conti, come se ti fossi dimentico, obbligalo, scorse poche ore a' medesimi conti a mente, e senza nota, ti accorgerai tosto dallo svario della fallacia.
CONSEGUIR GLI ONORI,
E CONFERIRLI
Persuadi al Principe, esser indispensabile la necessità di conferir quell'onore a un personaggio fornito di tali, e tali prerogative, e gliene suggerirai quelle appunto, che rilucono in te medesimo, in guisa che dalle circostanze stesse vieni a far cader sopra il tuo individuo la restrittiva. Compiacendosi egli fartene degno, la prima cosa, che dovrai fare, sarà scusarti, dicendogli, che non ti sembra mai meglio esser sua creatura, che nel presente grado, dove ora ti trovi.
Studiati di suggerire al dominante ottimi, e speciosi consigli, e per lo più plausibili al volgo; come sarebbono fabbriche di pubblici ricoveri per li miserabili, e somiglianti magnifiche imprese, dove però non vi concorra gravame di nuova imposizione a' sudditi.
Non appoggiare ne' propj talenti, e capacità la collazione di qualsisia carica; nè alla necessità di eleggersi la sua persona per sostenerla, massimamente se non vi fosse altri ugualmente atto, e capace; perchè oggi giorno si preferiscono gl'indegni a' meritevoli; ma diportati in guisa, come se ignudo affatto di attitudine, ne aspettassi la mera propensione del Principe la promozione.
Previeni gli uficj de' tuoi concorrenti al posto ambito, adoperavi gl'intercessori, prometti riconoscerli; nè sieno vane promesse senza fatti. Umiliati, pubblicati indegno di quell'onoranza, e che se mai per altrui mera gentilezza l'ottenessi, non sapresti chiuder bocca a i ringraziamenti.
Se la tua carica per necessità dev'esser amministrata da persona poderosa, nè vi sia più di te potente; acciocchè non ne sii tu rimosso, aliena tutt'i proventi, e rendite perpetue, e fisse dell'uficio; acciocchè venendovi un altro, abbia a portarvi seco un gran capitale di valsente, non già trovarvelo, e così sempre la carica non partirà dalla tua casa.
Vuolsi sempre aver alto la mira in ogni esercizio; come se ti applichi a gli studj, studia profondamente, messa da banda quella pompa del lor'ingegno, affettata negli studj da' dotti. Se ti dai all'acquisto delle virtù, possiedile nel grado più sublime, che potrai. Se vai dietro gli onori, procacciati i più elevati, e così in ogni posto ti situerai con la maggior sicurezza possibile.
L'amministrazione de' beni, o economie non si diano in vita, ma da tre in tre anni; e colui, che ha aumentata la roba, e portatosi piacevolmente colla famiglia, rafferma per un nuovo triennio, e non oltre; acciocchè la sicurezza del possesso non gli sia cagione di trascurataggine.
Sappiti valer della sorte, quando l'hai a seconda, perchè di leggieri si muta, e ti abbandona.
Nel tempo che ti pare esser ben veduto da chi regna, e ne hai in pugno l'amore, dimandagli più che puoi delle grazie. Dattigli a veder quando mansueto, quando in collera, e previeni i premj colle onoranze.
DIMANDE, E RISPOSTE
In fartisi qualche dimanda, e parendoti dar negativa, non la dar subito, e come suol dirsi a crudo; ma dopo qualche discorso, e insinuazione previa: e se una volta ti trovi detto di no, a non farti veder leggiero, non t'indurre a concedergliene. Dovendo dar ripulsa, rifletti un tantino, e poscia dagli a credere, che tu medesimo ne provi maggiore il rammarico in non poterlo compiacere. Fingi, esserti venuto ordine per lettere, o che ti sia sopraggiunta una dolorosa novella; al qual disegno ti è uopo aver un servidore ben premunito, che a un tuo cenno interrompa e dia a divedere co' gesti, e colle parole, che non ti sia permesso soddisfarlo. Lodagli frattanto l'istanza, e se persiste nell'inchiesta, prenditi agio a deliberare, in qual forma potrai fartelo durar amico, con tutto che l'escludi. Raccomandane anche il raggiro a qualche servidore ben prevenuto, con additargli il modo di diportarsi, e istruendolo ad operar, come se egli medesimo fosse il principale: in inviarlo all'escluso, con ordine, che non s'obblighi a concedergli cosa alcuna, e prescrivigli altresì il tenore di abboccarvisi.
È naturalezza del volgo correre in fretta, volare, abbattersi, languire, e compatire spirante. Laonde se ti richiede di cose ingiuste, non gli negare alla prima, ma con pretesti speciosi, e con varj motti di scherzi traccheggialo; se però restrignesse l'istanza a qualche cosa di suo passatempo, senza frapporvi indugio, condiscendevi. O cesserà d'importunarti, e in un tratto cangerà voglia.
Abbi a cuore il veder non molto accetto tal'uno; nè t'ingelosir di quest'affetto, come dovresti insospettire, se 'l vedessi comunemente amato.
Se non potrà negarsi a tal'uno qualche carica, potrai destinargliene tale, che v'incontri il tracollo da se stesso, senza disturbo del pubblico maneggio. Prendi anche il partito di averlo presso di te, sotto colore di onorevolezza maggiore nella propia Corte. Inventa alcune ricognizioni puramente decorose, senza molto dispendio, quali erano presso i Romani le civiche, le morali, e le orazioni laureate in guisa di Panegirici. Poichè niente men s'invaghiscono gli uomini di somiglianti applausi, che dell'oro, e de' donativi di gran prezzo.
In un tal tempo prefisso dell'anno rileggi il catalogo, ove ti fa mestieri registrare quei della Corte, con tutt'i lor segnalati servigj, o rilevanti mancanze; e da simili riscontri risolviti a dar commiato ad alcuni, o rimuoverli dalle cariche; ed a promuover più in alto i meritevoli, con distribuir loro donativi, e sottoscriverne le suppliche per qualche grazia bramata; nè far trascorrere al più il triennio in praticar questo stile. Pubblica altresì, che non discenderai volontieri a chi di loro dimanderatti in persona le grazie, risoluto di costantemente disdirle a quei, che vi adoperano intercessori. Così serri lor l'uscio all'inchieste per sempre.
VESTIR QUALSISIA AFFETTO
Formati gli esemplari de' Poeti, i quali appunto rapportali il Palaggio dell'Eloquenza, volume intitolato Palatium Eloquentiae, tractatu de affectibus; e trovatovi gli affetti opportuni al tuo bisogno, tanto te n'hai ad impressionare, finchè ne resti ben bene imbevuto. Non isvelare a alcuno, ancorchè tuo intimo, il tuo disegno. Persuadi, che fai da vero; nè manco il volto delle parole abbiano l'inflession convenevole, e proporzionata al movimento dell'affetto preteso. Bada bene, che per lo più i sentimenti più profondi del cuore si divisano a chiare note effigiati nel sembiante. E se insorgesse in qualche guisa il timore, deprimilo con franchezza, essendo tu solo il consapevole di quel che passa; e così regolati in simili avvenimenti.
BANCHETTARE
Per minor tuo dispendio provvediti di roba capace di conservarsi, come sono lavori di zucchero, o di cera, fonti, monti, strumenti musicali di suono spontaneo, senz'estrinseco moto. Similmente bisogna aver delle materie di qualche pregio. Giungon tuttavia pellegrine, e singolari le divise, o armi della famiglia del convitato, effigiate in qualche foggia capricciosa. Compariscano fiere orride, e spaventose a sostenere i candelieri della mensa. I vini, e liquori di strani colori, e di odori differentissimi, e di sapore inusito, come se navigati, e fatti venir dal mondo nuovo. Vini altresì fatti ad arte, quali appunto Arnoldo di Villanova li descrive. Lattughe inghirlandate di fiori. Uovi grossissimi riempiti di più, e più uovi nostrali, intridendoli di delicatissime droghe. Lucignuoli sporti in fuora per entro al ghiaccio, a far lume in tavola. Vesuvj vomitanti incendj profumati dalle lor vette aromatiche, e che dalle falde spicchino fonti correnti ad allagar le nevi, e frutti, fintamente odorosi. Compariscano in mensa i pomi pendoloni da' lor medesimi rami. Onde buona parte con poca spesa potrai coltivar nel tuo giardino. Metti fuora altresì fogliami, come nati per la diversità de' colori, e sapori in climi incogniti. Frutti di conserva ne' vasi di creta o tinozzi. Carne con apparecchio di varie foggie, e singolari, delle quali, e Platina, e Apicio ne hanno epilogati precetti; poichè nella mensa più si pregia il raro, che il buono. Similmente vi sieno de' granchi vivi mescolati co' cotti; carni piene d'ossi impastati di farina, come in prestigio degli occhi. Pesci ammassati di carni, effigiati al naturale colle stampe di legno, con aspergervi di giulebbi in vece di brodo. Rotelle impastate di ghiacciuoli, che si sfarinino quasi senza toccarle. Si proccurino alcune vaghezze, cangianti ad ogni tratto spontaneamente i colori, e che si veggano insieme insieme, e spariscano. Casci, latticinj ammassati in più fogge, e diversamente saporiti dal sale. Il vasellame altresì della mensa, ove s'introduce tal diversità di vivande a tavola, potrebbe tempestarsi di false gioje, e preziosità tutte finte.
SCHERMIRE I DANNI
Bada ad ogni piccolo nocimento, e proccura esser avvisato da' tuoi fattori d'ogni menomo principio di pericolo, per non aspettarsi l'acqua fino alla gola, ed essi medesimi ti suggeriranno il modo del riparo opportuno. Si vuole aver la mira a' contratempi, o di esitar la roba, o di farsene le proviste. Laonde ti converrà consultare gli esperti de' mestieri settimana per settimana sopra negozj a te non usuali. L'esattore ti renda conto dell'amministrazione, ec. Ti sia in casa, chi tenga tutti desti, e solleciti, e vada in giro, e soprasti a quanto si fa, e osservi, se tutto sta sotto chiave, e che manca di casa. Se pe 'l contrario tu ti trovi in qualche impiego, fa le tue istanze di render sempre conto dell'esito, e dell'introito, ancorchè il tuo Padrone vada alla buona, e facci del non curante.
INTRODUR QUALCHE NOVITÀ
Su 'l bel principio rifletti bene a quattro punti. Il primo sia, se ti tornerà conto, o più tosto danno. Il secondo, se sei fornito di talenti naturali, bastanti all'impresa. Terzo, se ciò sia dicevole al tuo stato. Quarto, e ultimo, se sei in opinione, e stima in quel paese, dove disegni la nuova introduzione.
A NON PERDER LE SCOMMESSE
Se metti su per l'esito di qualche aspettativa con uno, scommetti altrettanto per la riuscita affatto contraria con un altro dell'oggetto medesimo: e in cotal guisa giuocherai sempre su 'l sicuro.
Ne' contratti a te onerosi aggiugni sempre condizioni vaghe, e indeterminate, le quali soggiacciano a interpretazioni or ampie, or limitate. Come per esempio: che resasi la piazza, conserverai il tutto, se non sortirà alcun tumulto. Senz'aggiugnervi, se il tumulto sia universale, o privato; se si solleverà da' suoi, o dagli esterni, e sempre riggetta, per quanto ti sia possibile, e la giustizia comporta, patti soverchiamente espressivi. Delle promesse parlando, non vi vuol molto a dimostrar la mancanza, come per sorte, se farai questo, o quell'altro sforzo; uno, o altro lavoro di tua total soddisfazione.
CUOPRIR GLI ERRORI
O RISARCIR I FALLI
Se ti trasportasse inavvedutamente la lingua, o sdrucciolassi in qualche trascorso, con leggiadra, e repentina invenzione, dirai, aver così favellato, per udire l'altrui sentimenti, o aver parlato in quella forma, per assomigliar il tenore del favellar di quel tale. Giubila, come se ti sia riuscito il disegno, o dolgati di non averlo saputo a bastanza esprimere.
Se tal'uno per ignoranza prese sbaglio, ancorchè non l'abbi raggiunto, guardati di fartene dar conto da altri, e così mostri di non aver saputo accorgertene. O pure figurati pensoso, e dubbio, e che in grazia della verità dimandi accertarti, ovvero ricerca del suo sentimento il vicino, che farebbe in simil caso; nascondendogli il tuo parere, per non farti scuoprire di non aver capito.
Se non ti sovviene di qualche bel detto (e ciò succede a' troppo candidi) guardati di non profferir a sorte l'opposto. Il perchè faresti meglio ridurre, come a una tavola, o indice i più sentenziosi detti, o assiomi. Sii oculatissimo a non confondere altrui; perchè ne riporteresti o 'l concetto d'ignorante, o faresti conoscere la tua maligna intenzione. Perlochè antivedi, e dà riparo per tempo al doppio sconcio accennato.
CONCITARE AVVERSIONE
A' MALVAGGI
Encomia quel malvaggio, che vuol scavalcar dalla grazia del suo Principe, presso il medesimo, che lo protegge, in guisa che la lode medesima ridondi in biasimo, e odiosità del protettore; con aggiugnere, che tal corre la diceria da per tutto, non già tua invenzione, o maligno ritrovato, lasciando ch'egli si tiri la conseguenza, di porvi opportuno riparo, a riguardo della sua estimazione. Suggerisci bensì andarvi di mezzo l'altrui riputazione; incoraggiandolo altresì a schernir i cicalecci plebei, e lasciare sfiatar da se medesimi i sussurri del volgo. Non potrà egli non accorgersi, che tu parli per suo interesse, e decoro. O pure lodagli il suo favorito, come in atto di compatirgli il suo naturale, e genio appassionato; e in ciò fare esaggera a tuo potere con un'inflessione di voce patetica, additando le conseguenze, da quei mal regolati affetti del suo diletto, irreparabili. Conchiudi finalmente, esser colui così uomo insigne, e superiore alla sfera degli altri, ma tingersi della pece abbominevole di quel tal vizio, che non devi dire.
Non minacciar mai a chi disegni nuocere, poichè saprà guardarsi; ma figurati impotente, e disuguale di forze, ancorchè valessi. Internalo nella tua amicizia, invitalo a mensa, per così assicurarlo, e frattanto colloca dietro le portiere gente di buon udito, per cavarlo in campo, e farlo sparlar del Principe, o d'altra materia gelosa, e così dinunzialo, come ribelle, o contumace.
Esaggera l'enormità del malvaggio, con rappresentare gli sconvolgimenti, che dall'impunità nascerebbono. Frattanto per non dimostrarti appassionato, intercedigli il perdono, ma con freddezza, e perorando per la di lui odiosità, scagliati, e scaldati a tutto potere, con interpetrarnele le azioni, e i costumi; e in darsi l'occasione, dagl'il tracollo al precipizio.
Non ti prendere a danneggiar più insieme, ma macchinando contro di tal'uno, confederati in amicizia con quell'altro.
Abbi sempre la mira di prima rassodare i tuoi interessi, che intraprendere l'altrui vendetta: nè ti far trasportar dall'affetto di nuocere, con trasandar l'importanza, de' tuoi affari.
ROMPER L'AMICIZIA
Non far un taglio all'impensata dell'amicizia; nè, se ricevi oltraggio dall'amico, devi subito abborrirlo; ma come se già reso placido, e dimentico, va pian piano spegnendo dal tuo cuore quel troppo fervor d'affetto; o far in modo, che dolcemente si disciolga affatto l'amichevol nodo: sovente favellagli, e se l'occasione vi ti obbliga, per quanto comporta l'affare, usavi pochissime parole. Ammettilo non per tanto a mensa, per dar a divedere, che non gli eri amorevole allora solo, quando avevi di lui bisogno.
Se confidi in tal'uno, per l'affetto, che il Padrone gli porta, sperimenta con qualche tentativo, se veramente gli è in grazia, mettilo su a richiederlo di cosa sommamente al Padrone gelosa, e impossibile a concederla; e vedendonelo escluso, esaggeragli come a tutt'altro disegno la niuna grazia presso un personaggio, restio a concedergli cosa di niun momento, e così ti riuscirà disunirli.
Insinua a colui, che dimandi in prestito dall'amico robe di consumo, e di scapito; come per esempio: i cavalli per un lungo viaggio, vesti preziose, per un banchetto, ec. O le ottiene, e sarà infallibile a seguir l'offesa, perchè sarà inevitabile il danno; o ne riporta negativa, e tanto ne seguirà il disgusto. Incoraggialo a farsi prestar dall'amico qualunque cosa, senza prefiggersi termine a restituirgliele, e in questa guisa coll'andar del tempo, al riflesso dell'impuntualità propia, si vergognerà riscontrarsi coll'altro; e coll'appartarsene, raffredderà l'amicizia.
COMMENDARE ALTRUI
Passa quest'ufizio sotto specie di libertà, esaggera, che tu non ti muovi dal tuo privato o affetto, o sentimento; ma dalle voci comuni, e concetto di tutta la città; nè detestarsi da te vizio alcuno sopra l'adulazione: esser compatibile la di lui mitezza, e clemenza per la gran pietà, e divozione, col cui latte si fece adulto; e perciò non è maraviglia, se si trascuri il rigore. Non gli augurar mai felicità tali fra quegli encomj, che o gl'uni, o gli altri diano a gli occhi de' circostanti, se pure fossero i tuoi annunzj, e applausi confusi con quei della moltitudine, che non si distinguessero. Altrimenti in evento d'ingelosir altrui colle lodi dell'amico, lasciale da banda, come anche altresì ne dissimola i difetti.
PRECLUDER L'ADITO
ALL'ALTRUI SCUSE
Digli francamente, che ne ammetteresti le scuse, se non avessi la mira unicamente a' suoi maggiori vantaggi: lascia gli ordini in lettera, con espresso comandamento, da non doversi aprire, se non dopo la tua partenza; e frattanto pubblica a tutti la di lui promozione alla carica. Se egli ti scrive qualche lettera, non gli rispondere. Se te ne fa l'istanza in voce, digli, che la sua provista in quel posto sia per durar pochissimo tempo, e che ne sarà sgravato quinci a non molto; ma che gli starebbe bene accumular meriti col Principe, per così vantaggiosamente graduato possa con franchezza rintuzzar l'invidia; e che quella carica è consueta destinarsi a i soli individui di sperimentata virtù, e che stanno in procinto di salir da questo scalino a posto più eminente.
AFFRENAR L'IRA
Non correre in fretta ad adirarti con alcuno; perchè per lo più ti accerterai essere stato un falso rapporto, e se nel fervor dello sdegno risolverai un minimo che, tutto ridonderà in tuo pregiudizio.
Se vieni offeso, il miglior partito è la dissimulazione; perchè un contrasto partorisce nuovi contrasti, e la pace si perde: benchè restassi vincitore, sarebbe una vittoria peggior della perdita, per l'insorgerti, che ti farà addosso più d'uno, o coll'odiosità, o con altrettanti contrasti.
A chi ti picca con motti aculeati, la miglior risposta sarà, farti apprendere, che ti sembri ironico il colui parlare, o per avventura asperso col fiele della malignità: la risposta però sia limpida, non già come egli la merita; e frattanto figurati sopraffatto da calca di più premurosi negozj.
Se nel morderti col motto pungente, colui non ti nomina, ma esaggeri non per tanto sopra l'operato, che di te sospetta, come indegno, e biasimevole; sii tu ancor pronto a biasimarlo per tua parte; ed o seriamente affetta di non saper capire certi modi di operare di tal'uni, in guisa che null'affatto ne sapessi, o rispondigli onninamente ogni altra cosa, diversa dal proposto tema. Se però egli s'inoltri a nominarti; portati in modo, come se non da senno, ma sott'infinta di adirato teco scherzi; e allora sei in tempo a scherzare ancor tu con esso lui senza minima puntura, proccurando di tranquillarlo; e biasima te medesimo, e quell'altro, come se un tal'altro sia il reo, ma te come più detrattore dell'altro; in tal guisa cicuratolo, messe da banda le facezie, fagli veder seriamente la frivoleria di tutta quella faccenda.
Se tal'uno ti usasse inciviltà nel riceverti, dissimola, e celagli la tua avversione, e trattavi in guisa, come se t'avesse accolto colle più sopraffine onoranze. In questa forma gli sarà di confusione, e pentimento il maltrattamento usatoti, e risarcirà il suo fallo con addoppiar la cortesia.
La tua nobiltà sarà criticata per nuova, se entrerà in albagia di nuove onoranze: le tue parti sieno, far sempre stima, ed encomj delle tue più antiche famiglie; e a misura delle parole sieno gli operati.
Se vieni trafitto da una manifesta ingiuria, e non vi cape dissimulazione, tieni pronte alla lingua risposte scherzevoli, o prendi il filo di qualche grazioso successo, ma calzante, abbia sempre allestite l'une o l'altro; e in questo fare disegnati l'apertura ad altri discorsi. Sarà anche a proposito condurre seco persone, o famigliari con previe istruzioni, che in casi simili ad ogni cenno ti presentino lettere. Co' forestieri, e nuovi in città, dà voce, esser occorso un fatto curioso, per così esser trasportati dalla curiosità ad andarvi, e svanisce il cimento.
Dà agio al nemico, di poter da se stesso accorgersi del suo indegno trascorso, non però fagliene accorger tu, perchè non apprenda livore, o odio dalla tua parte; guardati parimenti di rimproverare a tal'uno l'impuntualità, se prefissassi egli la terminazione di qualche affare, per altro incidente non lo finì. Tu però non ti obbligar mai a somiglianti prefiggimenti.
FUGGIRE, E SCAPPARE
Fatti portar dell'acqua forte, sotto pretesto d'esser acquavita per berla, bagnane la tua veste, e le coperte, ribagnale, e appendile. Il carceriero penserà, che la disperazione t'abbia ridotto a darti fuoco; e spensieratosi di te, anderà a far perquisizione agli altri. Serviti dell'occasione, fingiti infermo, e mangia de' mori, o terra rossa, parendo di sputar sangue, facendoti osservar il polso dopo cena, prima di andar a letto, quando sembreresti aver febbre; simolando pallidezza, dal che prendi motivo di farti venire il Medico, digli che non chiudi mai occhio la notte: fa istanza di potertene passare in casa del carceriero; persuadilo a cenar teco, e stempera dell'oppio nel vino, per dargliene a bere.
Confidando a' tuoi la disegnata fuga, dì che fuggi armato; acciocchè informandosi da tal'un d'essi chi vuol sopraggiugnerti, resti sbigottito dal farlo; fatti cadere per la strada la spada intrisa di sangue; lascia le vesti alla ripa d'un fiume, come se altri ti avesse profondato nell'onde. O dà intendere a' compagni, che si ritirino in luogo più sicuro, con bruciar tosto l'abitazione, dove sol rimanesti, come se t'avesser divorato le vampe. Abbi un cavallo assai docile, per potergli addoppiare i ferri contraposti a' piedi; prendi per tua provisione comestibili di durata. Nel fuggire, non t'informar mai di una strada sola, ma sempre cerca impararne di molte; e in altrui presenza incamminati per quella, che non vuoi proseguire. Uscendo altresì le porte della città, o terra, subito svicola ne' campi; e poscia cangiatoti l'abito, il mantello, e 'l visaggio rimettiti in strada; e se v'ha chi ti dia la seguita, lascia ferito il cavallo in mezzo al passaggio, perchè in venir egli in mano a' persecutori, ti crederan già morto. Gitta a galla d'un fiume, o gurgo il tuo cappello, chi il mirerà andar così a nuoto, ti stimerà sommerso nell'acque. Inoltre abbi più gualdrappe pe 'l tuo cavallo, o palandrani di gran falde, per mutargli a tua posta i colori. Porta teco altresì maschere in pergameno, effiggiate da tutte due le bande, per vicendevolmente valertene.
PUNIRE, E CORREGGERE
Non t'imbratterai mai le mani dell'altrui sangue, per non alzar grido di sanguinario, e crudele; e se farà mestieri un gran gastigo a tal'uno, e non vi sia enormità di fallo dove appoggiarlo, prattica in questa fatta. Punisci il suo figliuolo con un ordinario supplizio, che in altro evento gli avresti rilasciato, secondo il tuo stil consueto. Suo padre ne prenderà a brontolare, come offeso da quell'oltraggio: vuol farsi passar di nuovo sotto la sferza, perchè egli interamente ne sparli. Allora resosi contumace con più trascorsi di lingua, come reo di falli considerabili, avrai campo di punirlo a misura del termine prefissoti.
Avendosi a far co' giovani, questi dal gastigo medesimo prendon motivo di dare in iscartate peggiori. Devesi dunque usar qualche connivenza, ma di tali sfoghi, che saziino le lor voglie, non già che gliene accendano a trascorsi innumerabili: voglio dire, che sieno di que' falli, che van connessi, e concatenati in guisa che se lor chiuda gli occhi a' primi, per necessità passerebbono a' secondi.
Se fu casso di posto, o della tua Corte quel tale con rammarico universale degli altri, prorompi in doglianze, da propalarsi a tutti, pur'in fine esserti avveduto, che quanto disponevi a danno comune de' sudditi, tutto ti s'insusurrava agli orecchi da colui; e che d'ora in avanti andranno con miglior derrata gl'interessi di quei medesimi che ne piangon la caduta, e in conferma di questa voce fatta precorrere, danne corrispondevoli prontamente gli operati, come se per avventura licenziassi il maggiordomo, con isborsar incontanente alla servitù il consueto stipendio, darai agevolmente a conoscere, aver egli colpato in fare stentar le paghe nel passato.
Abbonda più che di buona voglia a far la giustizia su la pelle, e a costo altrui, senza tuo dispendio. Come se il tuo Governatore fa estorsioni a' sudditi, e per farsi teco bello, ti ragguaglia di quella nuova gabella (richiedendo così il ben pubblico) fatt'intendere a gli angariati vassalli, esser tuo sentimento, che essi sien risarciti de' sofferti gravami, con far anche, che il medesimo Governatore s'obblighi a qualche condizione onerosa, per soddisfazion comune.
In voler punir tal'uno, con lui medesimo consulta de' rimedj, gli saranno accettissimi quei, che egli stesso rinvenne, anzi da se medesimo si sentenzierà a qualche determinato supplizio. Sii nemico di troppo inquirere, e serra gli occhi per quanto si può, senz'altrui pregiudizio, astienti a tutto potere dagli oltraggi, e vilipendj di persone ben nate. Dagli lettere commendatizie per quel tuo Ministro, senza scrivervi il gastigo destinatogli; accennandolo per altro foglio, e messaggero.
Se vorrai ridurre a miglior senno un qualche traviato, sollevalo a carica donde punisca per necessità in altri quei medesimi falli, che egli commette; come se volessi far divenir sobrio un bevone; dagli podestà di tassare, e riscuoter le pene degli ubbriachi.
Se tal'uno troppo, e palesemente si umilj, per sottrarsi dal meritato gastigo, perdonagli; nè volerlo, come ridurre in disperazione, e a segno di resistere a qualsisia tuo punimento; potendoti contentar d'un mediocre gastigo. Dopo tal correzione aspettalo a penitenza, e vedi se migliora i suoi costumi. Innoltrandoti alla giustizia de' malfattori, non ti far vedere ostinato, e inflessibile al flagello, in guisa, che sol uditene le scelleraggini, sia per loro precludere ogni adito alla speranza. Anzi che affettatamente fatti apprendere, esser nato alla clemenza, e perdono.
RACCHETARE GLI SCONVOLGIMENTI,
E RIVOLUZIONI
Non ammettere a trattati di quiete molti insieme; ma fa, che eleggano un solo, a chi si sottoscrivano. I Filosofi indagano le cagioni di simili movimenti, se non l'usure; e tu tosto in dar i prestiti, rilascia l'usure. Prometti gran guiderdoni al paciero della discordia, e a chi ti suggerisce i mezzi di sopirla, a chi toglie di mezzo i fomentatori, o te gli scuopre. Se il popolo sia feroce, e implacabile; ti hai a sforzare per mezzo di persone da bene, e accreditate, di ridurlo colla bontà, e pietà alla pace. V'introdurrai la religione, e 'l santo timor di Dio, e questi sono gli unici lenitivi, che l'affrenano. Si hanno a incolpare eziandio con calunniosi ritrovati gli autori del bisbiglio, qualmente essi per mira de' lor privati interessi, e per voler eglino soli regnare, non badano esporre alle spade, e carnificine le vite de' suoi concittadini innocenti; quando per altro non sarà per riuscir loro il disegno; nè mai ne caveranno frutto alcuno.
UDIRE, E ANCHE DIR LE
PROPIE LODI
Apri gli occhi, che le lodi attribuiteti non entrino in competenza d'altri, nè sieno singolari, ancorchè vere. Poichè rare volte le rarità vengon credute.
Se tal'uno ti encomia alla presenza del Principe, dubita, che ti possi aver accusato di nascosto presso il medesimo. Avverti, che venendo con somme lodi celebrato, non ti architetti un laberinto d'inganni. Commendandosi in individuo tutte le tue azioni, quasi che ti si paga un tributo di ringraziamenti per ciascuna d'esse, e a un certo modo vieni ad esser preferito a tutti gli altri. Il gruppo di tante prerogative t'ingerisca una serie di sospetti nel capo.
Non dir quanto potresti per jattanza delle tue lodi; perchè così verresti a informare l'avversario, e dargli minuta contezza dell'esser tuo.
Se brami, che le tue glorie si divulghino colle stampe, come costumasi ne' volumi, che racchiudono Panegirici, si facci pure, ma ridotti in poche pagine, e non di molta spesa, acciocchè possa ognuno con facilità comprarselo, e tramandarsi in varj paesi del mondo. A tal fine ti converrà prender notizia de' Panegiristi più celebri, con ben anche riconoscerli, acciocchè eglino spargano i lor fogli delle tue lodi. Laonde diverrai più celebre e rinomato per poche righe nel tenore accennato, che non si farebbe co' grossi volumi, quali niun comprerebbe, per la spesa grande, nè leggerebbe per la troppa fatica.
POSSEDER LA PACE INTERNA
DELL'ANIMO
Non ti prefigger mai (nè ti pregiar di farlo) tempo determinato a compiacere a tutt'i patti qualche lavoro: perchè o tralascerai molti altri affari occorrenti per allora non previsti, o se sopravverrà altr'ostacolo, te ne turberai non poco. Tieni per infallibile, che i tuoi esecutori, ancorchè esatti, e guardinghi, pur daranno in qualche trascorso, o sbaglio; dunque non ti destinar nella tua opinione il contrario; dispregia affatto le querele, che di te borbotteranno i tuoi. I segreti o non si accettino, o se si ricevono, con fedeltà si custodiscano.
Ricusa l'assunto di serbar depositi. Con persone sospette di cicalar troppo, non vi trascorrer le formole del parlar consueto, quali sono: Se come la passa di salute, se sta allegramente, e non ti offerir di tua spontanea volontà ad interceder per altri; imperciocchè non ti succedendo, rimarrai rammaricato.
Non dar mai ordini per lavori immediatamente agli artieri. Non ingerirti di sorte alcuna con queruli, piagnolosi, e femmine, e caparbj. Se vieni importunato a portarti in luogo non molto di tuo genio, costantemente ricusa d'andarvi. Porta avanti i tuoi affari. Intorno ad essi lavora, acciocchè riescano di giovamento a più d'un affare.
NON CURARE I BIASIMI,
O DETRAZIONI
Non si scuopre mai tanto fallace il genere umano, salvo che nelle lodi, negli scherni, nelle adulazioni, ne' cavilli popolari. Proccurati tutte le pasquinate, che ti si scrivono contro, e leggile tu medesimo, e fattele legger anche dagli altri, e riditene, come di putidezze sciocchissime: e vedrai, che in tal guisa si straccherà l'autore, vedendoti imperturbabile alle sue satire.
In uscir fuora qualche pasquinata di tuo vitupero, non ti esporre a veduta del pubblico. Mostra d'aver gran che fare in casa. Se però devi portarti altrove, leggi, e rileggi la medesima pasquinata, e avvezzati a schernirla colle risa; premeditati affetti, proporzionati all'intento. Figurati frattanto i pubblici motteggiamenti, e le oggezioni fattibili a questa tua, forse creduta, tranquillità affettata, e àrmati altresì di risposte adattate all'effetto preparato.
Non sempre la dissimulazione è a proposito ne' sinistri avvenimenti: per non darsi a credere con quella forzata insensibilità, la piaga del cuore esser più profonda del consueto.
APPRENDER DESTREZZA NEL
MANEGGIO DEGLI AFFARI
In dover passar uficj di condoglianza con alcuno afflitto, consolalo, come insegnano i Rettorici con li luoghi topici; senza individuazioni, per non confonder il compiangimento coll'encomio. Se in tua presenza si mormorasse di tal'uno, sii circospetto, a non profferir parola, o di lode, o di biasimo del medesimo. Poichè o in una, o in altra delle due maniere ti renderesti odioso.
Parla sempre bene de' tuoi Superiori, ancorchè disgustato da essi: nè soffrir che altri in tua presenza ne mormori, quantunque internamente ne proveresti diletto. Scuoprirai veritieri gli altrui accusatori in questa forma: odine le loro inventive in voce, e nòtati i capi dell'accusa. Poscia ordina, che essi medesimi te la mettano in carta; con pretesto di doversi leggere in faccia degli accusatori. Confronta allora lo scritto colla voce, e ti chiarirai se v'è falsità.
Toglier via i sospetti
Dà una scorsa coll'occhio a' seguenti titoli da me registrati ne' fogli precedenti, e sono: modo di guadagnarsi l'altrui buona grazia, scanzar l'invidia, operar circospetto.
Se sei in sospetto d'aver denigrata l'estimazione d'alcuni accusatori presso al Principe; scrivi tosto al medesimo lettere in lode de' medesimi vergate con artificio di licori. Tosto sospettandone maggiormente, le appresteranno o all'acqua, o al fuoco. O pure non vi formar altro che le prime, e ultime sillabe di ciascun periodo; e palesemente protesta che non vorresti veder intercettate quelle lettere, per presentarsi al Principe, e così esser appreso adulatore.
Rovinare i malvaggi
e degradarli
Se vuolsi deporre alcuno dalla carica, prima devi sottrargli per qualche tempo il necessario stipendio, acciocchè contragga de' debiti, che gli sieno, come in pena del poscia venir casso d'uficio, potendogli rimproverare e le doglianze de' crediti, e 'l niun riguardo da lui avuto in contrargli; e in questa forma a sufficienza il punisci.
Se vedi quel tale troppo avanzato nella grazia del Padrone, dagli in conserva qualche somma di danaro, o altra cosa posseduta con gelosia, e sotto chiave del Padron medesimo, o preziosità concernente alla Padrona; poi di notte glien'invola (insinuandoti al suo gabinetto per burla) e insieme preverrai il Padrone a guardarsi dalle rapine di colui, già scoperto a rame, e depravato. Ma tutto vuol premeditarsi attentamente.
Se si dubita, che quel tale, per disgusti provati, possa macchinarti sconvolgimenti (come se volessi privar di posto un General d'esercito) all'impensata fallo sorprendere, o porre in ferri: e frattanto intesta il comando delle milizie ad un altro, grazioso alla soldatesca; con una maniera tanto sorda, ed insensibile, che appena comparisca la mutazione. Contribuisci altresì di tua borsa le consuete paghe, per non fare svegliar desiderio del rimosso.
Se tal'uno disputasse, per esempio, a mensa con troppi schiamazzi, e s'ostinasse alla difesa della falsità, fa venir della carta, affinchè scriva, e sottoscriva la propria opinione; dimani entra in litigio sulla medesima materia, e 'l farai rimaner a bastanza confuso, e convinto.
Se ti avvedi, che qualche arrogante sia invogliato di scavalcarti dalla tua carica superiore alle sue forze (come se sei Generale in guerra, poichè in questo genere campeggia la rivalità sopra ogni altro) stuzzicalo, e irritalo in guisa di nemico, rendigli malagevole ogn'impresa; nè trascurare in tanto di far le debite provisioni alla fortezza, o cittadella commessati; fa poco dopo istanza, sotto infinta d'intraprender un'altra guerra, che ti si sostituisca colui nel posto; nè punto informalo dell'armata, de' luoghi, delle forze necessarie: tosto si vedrà affogato dalle perplessità, nè t'indurre a soccorrerlo, finattantochè egli medesimo conosca, e confessi la differenza che fra te, e lui corre. Se giudicherai spediente proccurar la caduta senza molto strepito di qualche giovane sedizioso; persuadilo a spassarsela in esercizj effemminati, pittura, musica, e simili; con questi rimarrà svigorito, e snervato. La servitù del Comandante sia tale, che non prezzi onestà, o decoro, venali ad ogni guadagno, e seguaci della lascivia giovanile. Il medesimo s'intenda degli altri malvaggi, a' quali metti avanti giovani disperatissimi al servigio, per così e rompersi spesso, e precipitare. A un Padrone neghittoso raccomanda cortigiani oziosi, e languidi. A un cacciatore invia altresì i periti nella caccia. Proccura per mezzo di qualche persona sconosciuta le risposte a lettere rilevanti, quali ingegnati fare smarrire, come per incuria del messaggiero, per così venir alla notizia di molti, e donde ne segua lo sconcertato de' tuoi negoziati. Commettigli ad eseguire molti affari insieme, perchè non ne conduca a fine alcuno. Persuadilo a farsi avanti con molte pretensioni, per le quali ne promuova altresì reiterate l'istanze. Vedendolo troppo attaccato a qualche fiera domestica, proccura toglierne di mezzo con qualche omicidiale artificio; come per esempio dandole a mangiar cibi impastati con quantità di pepe, e zafferano, per così inferocirle, e arrabbiarle: altera altresì al suo cavallo le medicine, e beveraggi, in guisa che divenga indomabile, e furioso. Offerisci a lui medesimo premj esorbitanti, purchè voglia cimentarsi in campo con un feroce mostro; vedrai, che in fine incontrerà il tracollo.
Pellegrinare
Non far sapere a chi che sia il tuo contante; anzi sempre brontola la tua scarsa borsa. Se altri t'interrogasse, senzachè gli appartenga, donde vieni; traccheggialo a tuo potere, e raggiralo; nè palesar ad alcuno a qual paese viaggi. Sempre dimanda a chi t'imbatti, qual sia la strada, e a diversità di persone fa diversi anche i quesiti, se ti scontrassi in qualche rissa, neppur vi ti accosta. Poichè sogliono i paesani attaccar brighe ad arte, acciocchè imbarazzandovisi un incauto passeggiere, lo spoglino; e in questa forma rimarresti assassinato, o te ne andresti in farsetto. Anzi se ti provocassero quei tali con motti, e cavilli, a entrar nel lor partito, fa orecchi da mercante.
Non ti lasciar lusingare da certi uni, che si spacciano, per linea retta discendenti da Priamo, se pure non n'avessi altronde accertata contezza: imperciocchè il più delle volte i furbi si avvicinano con simili maschere. Prima di porti ad adaggiare in letto, con in mano un lume fa diligenza in tutti gli angoli della camera; ed esamina altresì minutamente le vivande della mensa. Non ti far avvicinare i famigli dell'oste in corteggio, o servigio, per non dar loro adito di ricercarti le valige.
Porta sempre teco qualche libro per passatempo. Mena in tua comitiva compagni di fedeltà; e fa, che ti precorrano, anzi che vengano addietro. In luoghi sdruccioli, scoscesi, e pendii ti sarà utile l'uso de' ferri uncinati, ritorti, e camminar, come colle sole punte de' piedi.
Ne' ragionamenti parla poco, per non averti a fabbricar la rovina o alla vita, o alla borsa colla superfluità delle parole. Per le montagne sarai portato con maggior sicurezza da' buoi, che da' cavalli.
Non andar dietro
a vanità
Ventilandosi affari di gran rilievo, lascia i passatempi per gli altri, come sarebbono gli applausi, la gloria, ec. Per esempio, il nemico vuol render la piazza, con far pubblicare, lui non essere stato vinto, ma rendersi per cortesia. Permettigli pur l'uscita a bandiere spiegate; lasciagli tutta la boria, purch'esca dalla fortezza, renda i prigionieri, e dia nelle tue mani le munizioni, e 'l bagaglio, ed egli al tramontar del sole sia fuor della piazza. Il medesimo avvertimento ti vaglia nelle cose, che invaghiscono per delicatezza, e varietà di lavoro, come fiori, ricami, ec. Lascia, che altri vi si perda dietro, e le ambisca in premio, e non già tu. Non ti lusinghino promesse, ed esibizioni in avvenire, con tuo danno di presente; come se ti offeriscano e servitù, e gratitudine, e riconoscenza per istrapparti o donativi, o danaro. Son quelle lor proferte, mere voci, e nulla più, nè quelle cerimonie lasciano alcun vestigio dopo di loro; ma il tuo danno sempre ti resta.
Prenda pur volentieri per se altri tutta la stima; tu va in traccia per te d'una ferma, e robusta potenza.
Se vieni esaltato a qualche titolo specioso, lascia che vi spicchi anche colui, che ti fa ombra; acciocchè non meni torbidi; egli però abbia a rimaner cogli applausi, e tu col frutto.
Riprendere, ed emendare
Il tempo più opportuno si è, quando il suddito non d'altro vago, che di esser lodato, viene a congratularsi; allora riprendilo, e questo è il modo di far la riprensione alle persone ben nate.
Loda anche i minimi operati, e così crescerà l'industria. Ottimo spediente sarà l'ammonir colui per mezzo dell'amico, come in confidenza, e fargli arrivar agli orecchi notizie effettivamente segrete.
Volendo sgombrar quel tale dalle disonestà, dove il vedessi perduto, affollagli una gran calca di faccende contenziose addosso; suborna chi ne motteggi i detti, e fatti con detrazioni mordaci, e satire d'acrimonia, che vengano a dinunziarlo a te; e che ti rapportino anche falsità contro a lui, al quale non gli menerai buona veruna discolpa. Esamina in oltre con chi egli se la fa. Recidigli in tronco qualche scandaloso commercio; e obbligalo, se uomo, a farsela cogli uomini; se donna colle donne: perchè sempre pregiudica la diversità de' sessi.
Destinagli colleghi, i quali, ancorchè non molto virtuosi, sieno però di tempera, e genio diverso. Se questo è dolce, quegli sien fieri. Se gli uni ardenti, gli altri flemmatici.
Stimolar gli affetti
Dissimolerai i tuoi affetti, se vedessi diversità di culto, e religioni popolarsi nel tuo dominio, le quali finalmente contrariano, e contrastano il tuo comando. Perlochè non uscir in pubblico, nè tu, nè altri de' tuoi medesimi affetti, e sentimenti. Il rimedio più opportuno frattanto sarà distrarti in affari d'importanza, per così meglio dimenticar l'affetto, che pretendi occultare. Nè ti far in detto tempo o praticare, o considerar da veruno; perchè senza fallo raccorrebbe dalla medesima esterna sembianza del tuo volto o allegrezza, o sdegno, o altro affetto.
Dare ad imprestanza
Ordina al tuo guardaroba, che presta fuori le tue cose, doversi formar, come un inventario in nota, quale dia a sottoscrivere, con accettarne ricevuta i medesimi, che dimandano il prestito; e in quel modo i tuoi economi, come se tu nulla ne sapessi, sembrano far la propia causa. Che se non ti riuscisse questa strada, sarà spediente farti veder debitore; o che tu parimenti tolleri il bisogno medesimo, con dimandar altrui ad imprestanza l'equivalente, e fingendoti necessitoso, o non molto opulento di danaro, che ti richiede l'amico, digli, che pensi al modo di fartelo prestar da altri senza menomo interesse, purchè vi fosse qualche pegno, per sicurtà del creditore. O pure che alla division da farsi nell'eredità spettantigli, ti assicuri a bastanza per la sua somma.
Raggiugnere la verità
Acciocchè arrivi a conoscere il vero giudizio altrui per le tue cose, fa che tal'uno reciti una tua orazione, come se fosse tua propia; o pur leggi tu a lui un tuo fatto, e di quel medesimo fanne altri l'autore. Differisci non poco il giudizio, e vero sentimento dall'umanità dell'amico; e perciò digli, che in lodarti usi la fedeltà, e deponga la cortesia. Le lodi ti saran date in qualche trascorso. Vera cortesia, e pietà è, non iscriver nulla all'amico; e frattanto prender informazione del successo, se si approva il fatto, questo stesso sarà umanità.
Accusare
Sii tu sempre l'ultimo all'altrui accuse, nè intentar lite a colui, che sai esser più accetto al Giudice, che tu non sei, se pure non ti accorgessi dell'animo del medesimo Giudice, ben intenzionato alla tua causa.
Se già hai una lite in campo, o mossati da altri, o da te altrui, ancorchè scorghi notoria la giustizia per tua parte, come tuttavia si fosse una causa spallata, e di niuna sossistenza, non lasciar Giudice intatto, e di preghiere, e di sottomani. Cerca mediatori coll'avversario; e da essi con ogni avvedutezza, e circospezione dimanda, come per modo di dire, quali stimano le opposizioni più valide. Fa istanza, che si venga a compromesso. Tutto però maneggia con modi segretissimi. Non t'indurre in conto alcuno a metter fuora, o sotto gli occhi altrui le tue ragioni, o privilegj, perchè verresti a dar l'armi al nemico, che in risapendole, si premunisce a' cavilli, ed esplicazioni fantasticate. Scuopri la naturalezza, e genio del tuo rivale; se feroce, o melense, per così corrispondergli a misura. Se feroce, scegli il tempo, quando egli monta nelle sue furie; se tiepido, e melense, vattene colla flemmetta, e arrivalo. Deve sommamente badarsi, che in niun conto l'accusato penetri, essergli stata fatta da te la spia, nè in qual genere. Ma fa in maniera, che gli si scarichi addosso il fulmine prima che ne scorga il lampo; il che suol abbattere anche gli avvezzi a simili ripentagli.
Scegliti l'Avvocato senza molta riflessione al suo essere, o valore, purchè ben visto da' Giudici; e all'Avvocato addossa l'impegno della propia estimazione, e suo pregiudizio, se la causa, presasi a difendere, pericola. Provati di più a far procedere tutt'i capi dell'accuse, non già a stile di forma giudiziaria, ma col colore di amicizia, e segreto movimento, mischiandovi notizie atroci, e simili a' vizj del Giudice, il quale perchè l'averà in se medesimo, le crederà tosto dell'accusato; con far anche apprender al medesimo Giudice, correre in questa causa il rischio della propia fama, e decoro. In presenza del Giudice usa tutta la compassione, e pietà verso il reo; ma che trattandosi del ben pubblico non potesti preterir quell'uficio; e in questo dire, accusa la tua rea sorte, e la disgrazia di quel tale, a chi per legge d'amicizia porti ogni amore.
Esser accusato
Cuopri, e non ti dar per inteso, se vieni a notizia dell'altrui accusa contro di te, nè tosto emendati di ciò, che ti s'imputa, acciocchè la spia non s'avveda del tuo camminar sott'acqua, e dica, lui aver fatte le sue parti per zelo, e carità. Venendoti però il taglio avanti il Giudice, protesta costantemente, colui essere un vituperoso spione, e tuo nemico implacabile, e che da lui, come superiore, e Giudice cotal fatta d'uomini traditori si desidera, non già s'ama: digli inoltre, che colui pratica lo stesso stile teco degli altri, venendo a dipingerti con li colori i più infausti; e pur egli con esso loro professa amicizia. Dunque tal sorte di gente, non già vuol aversi in conto di compagni, e amici, ma di pubblici detrattori, e maligni; e benchè esso per obbligo della carica se li veda volentieri d'intorno, a suo tempo ne sperimenterà anch'egli gli effetti, e indegni operati. In somiglianti casi di malinconia ingòlfati ne' maneggi, come per distrarti con un sollievo serioso, e grave. Guardati frattanto dall'accusatore, e consigliati, che potresti fare, per isbrogliarti, dal medesimo Giudice, come se consigliassi un tuo amico. Se tal'uno, per alienarti l'amico, gli avesse riferiti fatti enormi della tua persona; parlando col medesimo amico, non gli dir, se non bene del tuo malevolo. Potendo, proccura far complice in giudizio lo stesso tuo accusatore, o pure dimostra, esser cose notorie le accuse, ch'egli crede produr, come novissime, ed i successi furono appunto in quell'anno, che egli in pena de' suoi misfatti dovea esser casso dalla milizia, e simili facezie plausibili.
Se sei accaggionato d'un gruppo di accuse; non negar affatto ogni cosa, per non ti far perdere il credito, con quelle negative ostinate. Alcuni capi, avvegnachè falsissimi, lasciali correre, per farti conoscer docile, e non già patrocinare i falli: per lo più è meglio non passar discolpe col Padrone, dov'egli non ne ricerchi, quantunque tu sappi di certo, essergli arrivate le doglianze. Perchè così susciteresti maggiori torbidi, e ti avvilupperesti di vantaggio. Comincia bensì a guardarti d'incorrere in quel difetto, anzi ad operar tutto l'opposto.
Andare in provincie
straniere
Per la prima non registrar cos'alcuna ne' libri. Pure se occorrerà notarti qualche fatto memorabile o di gloria, o d'infamia, scrivilo in qualche linguaggio non volgare; acciocchè non s'offendano i paesani, se per caso s'imbattesser coll'occhio in quelle carte.
Per secondo tanto in luoghi pubblici, quanto privati, così sacri, come profani, vedi, e osserva quanto v'ha di curioso, e memorabile; come per esempio, tutto ciò, che si contiene nelle basiliche: epitafi, iscrizioni, elogj, sepolcri di uomini illustri, piramidi, mausolei, organi, colonne, cattedre, ec. e fuor d'esse, fortezze, monti, selve, valli, fiumi, e lor natura, corso, nascita, e l'origine del lor nome.
Informati anche della costituzione, e temperamento dell'aere, nè il posporre a gli altri; come per esempio, trovandoti in Roma, non devi tu forestiere esaltar, come più salubre, il clima Bolognese, o Padovano.
Per terzo la situazion delle città, in qual parte del mondo situate, e a qual piaga del Ciel rivolte. Le miniere di ciascun metallo, bagni, navilj, cerimonie, campane, oriuoli, ec. e quante cose debbano spiarsi con circospezione. Non trascurare la vista delle tre celeberrime Torri della Germania, quelle di Vienna, e di Landburg, e Argentina. Le divise gentilizie di ciascheduna città, e loro origine, i condotti, le meraviglie, e fortificazioni.
Per quarto i riti di ciascheduna academia, in conferir i gradi.
Per quinto i lavori, che vi si fanno; i loro artefici, le armerie, gli arsenali, e in questi le macchine, che si racchiudono. Intagli di marmo, palaggi, stile ne' conviti; e di che ubertoso il terreno, e di quali semi capace.
Per sesto il governo della Repubblica, la podestà del Vescovo, le pompe delle nozze, le allegrie del Carnovale, le mercanzie, la divozione, le ricchezze, gli studj, e simili individuazioni, da ricercarsi agli esperti del paese con una raffinata contezza. E quelle cose ti sieno memorabili, che ti sono utili; come a dire: di che si dilettano que' paesani, e da qual lato possa quella città attaccarsi, e sorprendere; riflettere altresì a diversi dialetti del contorno. Il modo di conservar le frutta, gli orti, le spelonche, e le vene de' metalli.
Non ti esporre a sottentrar caverne, e luoghi sotterranei, dove con facilità vi ti sperderesti senza lanternoni, ben forniti del necessario, e di molteplicità di candele a' lati della grotta, ancorchè v'entrassi solo, nella qual congiuntura, prendi il linzo d'Arianna, con afferrarti una corda fra le mani nell'ingresso, alla cui scorta possi agevolmente incontrare il regresso. E perchè in somiglianti spelonche si respira un'aria maligna, e pestifera, porta teco unguenti, balsami, e prima di affidarviti dentro, presidiati con preservativi.
Siccome t'è uopo lodare i nazionali di quel paese, dove ti ritrovi; così anche ti fa mestieri biasimar la nazione a lei contraria.
Legger libri speculativi
Qual sia la lor assertiva, che insegnino, quanti punti trattino, quali illazioni si possan da que' lor principj dedurre, in che maniera provino il proposto fondamento, e con quali argomenti; cui esaminando colla forma sillogistica, e colle sottigliezze dialettiche, premedita la risposta, e indaga, se la maggiore stia a martello, come possa corroborarsi la minore, e se vi si possano fare in contrario le istanze. Con qual conclusione convenga, e a quante ripugni. Con qual artificio possa fiaccarsi, e come si uniformi a' testi, e aforismi di quella facoltà, la cui spiegazione, e parafrasi conviene aver pronta alla lingua, e in quante parti le si opponga; e come provi ciascuna proposizione e con qual principio. Applica l'oggezioni, la forma, e la risposta a un per uno i membri della prima opinione, e giudica in quel che manca, e ciò, che gli avversarj possano negare, e ciò, che ritorcervi. Per qual'altra via si possan prosciorre le difficoltà, che si leggono; e con qual'altro mezzotermine promuoversi. Con qual maggior chiarezza di concetti, e vocaboli possa qualche difficoltà proporsi, e ove si riduca la sua forza; nè ridur tosto alla sua ultima cagione le conclusioni, come per esempio, a' primi principj fisici, al fuoco, all'albero, all'Angelo, ec. e 'l Teologo, e' suoi Teologi de' Sacramenti in genere, quella conclusione, che può ridursi a' Sacramenti in individuo. Non ti appagare già d'avervi data una letta, ma in diverse volte l'istesso. Imperciocchè senza aspettarlo ti sovverrà da te medesimo ciò, che con gran fatica ti sembrava impercettibile. E se tal'uno te ne fa la spiegazione, prima leggilo da te medesimo. Acquista la facilità di argomentare, per li luoghi dialettici, che essi chiamano capi, o guide, e provali tutti, in oppugnazione, e in difesa della suddetta assertiva. Sofistica per ultimo, a quali discorsi di Medici o Giuristi potrebbe adattarsi quella speculazione.
Appunti su: operar circospetto mazzarino spiegazione, |
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