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L EREDITÁ TARDOANTICA
Lo stravolgimento dell Occidente romano
La storiografia ha ormai consolidato l uso di individuare nei secoli che vanno dal III al V d.C. l'epoca della cosiddetta tarda antichit , caratterizzandola come un periodo storico segnato da una rovinosa e apocalittica rete di eventi culminati nel decomporsi di un intera civilt . Trascinata lontano dal cuore pulsante dell economia dell'epoca da una crisi dapprima strisciante e poi sempre più grave, la penisola italica dovette indubbiamente pagare un prezzo molto alto nel disfarsi dell Occidente romano, ma altrove la scena si presentò diversamente e si assistette ad una mutazione piuttosto che ad una morte In Oriente infatti l impronta romana resistette ancora a lungo, tanto che i bizantini continuarono a definire loro stessi Romani .
Al periodo di anarchia militare protrattosi dagli anni 20 agli anni 80 del III secolo, seguirono i tentativi di Diocleziano e poi di Costantino di salvare la situazione politico-economica con soluzioni più o meno innovative. L insuccesso delle misure adottate e la divisione definitiva dell impero in due parti dopo la morte di Teodosio 395) vide riproporsi il collasso con una violenza inarrestabile
Nella coscienza delle elites imperiali la percezione della crisi fu assai precoce: vennero a più riprese descritti la stanchezza e il tramonto di Roma , in un contesto in cui la crisi si presentava sotto molteplici aspetti e settori, da quello produttivo a quello sociale e finanziario, con una crescita sproporzionata e insostenibile della macchina militare e burocratica accompagnata dal relativo inasprimento delle imposte, fattori questi che contribuirono pesantemente a determinare il collasso del sistema.
Il ruolo dei barbari nella caduta di Roma è stato oggetto di dibattito fin dalle origini della storiografia moderna: ciò che italiani e francesi usano chiamare invasioni barbariche", i tedeschi definiscono Völkerwanderung . In effetti la frontiera imperiale non fu affatto un impenetrabile barriera che separava con nettezza due spazi omogenei; si trattò semmai di una zona di scambio e comunicazione, un canale di osmosi dei modelli di vita romani che vennero progressivamente assorbiti dallo spazio barbarico il quale divenne dunque la periferia di un mondo che vedeva al centro Roma e la penisola italica . Alla base di un siffatto sistema vi erano interessi reciproci alla cooperazione e alla possibilità di scambi e accordi.
Indubbiamente il III secolo fu un tempo di profonda crisi per la romanità occidentale , anche se oggi tendiamo a non vedere più una rottura nel senso di Rostovcev , cioè come inizio di una lunga decadenza ma, con Peter Brown come nascita della cultura tardo antica con la sua vivace dinamicit ; fondamentale in tal senso è la questione del confronto tra l impero e il mondo esterno, vissuta dai contemporanei in modo sempre più angoscioso . Dopo il disastro di Adrianopoli 378) la strategia imperiale si basò sul fatto che la penetrazione di gentes germaniche, purché contenuta e controllata, avrebbe potuto portare vantaggi a Roma. Tuttavia dal punto di vista geopolitico e sociale le invasioni dell inverno 406 407 cambiarono il volto dell impero d Occidente, colpito poi a morte nel 410 dai Visigoti che saccheggiano l'Urbe . Risulta oltremodo difficile riuscire in ogni caso a stabilire quando si sia oltrepassato il punto di non ritorno, ecco perché il 476 d C. rappresenta necessariamente una data che oggi non ha più quel valore epocale che in passato le venne attribuito. Se si pensa ai sistemi di governo e di amministrazione che operarono quando il controllo romano poté dirsi ormai svanito, nei territori che erano stati dell impero romano, si notano fortissimi elementi di continuit ; escludendo il territorio Norico e la Pannonia, dove le disarticolazioni sembrano più forti, le strutture di base non subirono né smantellamenti, né modifiche sostanziali . Significativo è quanto accadde in ambito monetario, dove si nota che nei territori occidentali ex romani rimase in vigore, pur con alcune varianti, il sistema imperiale e per quanto riguarda la moneta aurea fino al 570 80 i "re barbari" batterono moneta a nome degli imperatori d Oriente . Anche i sistemi legislativi furono connotati da forte continuità con il sistema tardoromano . Tutti i regni romano barbarici godettero infatti di due presupposti fondamentali: il regno militare, prevalentemente di origine germanica da un lato, e l amministrazione romana, articolata in modo vario e basata sulla scrittura e sul diritto, dall'altro; di qui il collegamento fra le strutture della magistratura romana e quelle del potere germanico
Se vogliamo trovare un punto di profonda differenza dobbiamo rivolgerci invece alle caratteristiche assunte dal tessuto sociale e insediativo. Lo stato di oggettivo e diffuso regresso materiale è una prova di come i modi di investire le ricchezze da parte delle elites non fossero più gli stessi e fossero mutate cioè le strategie di spesa" rispetto al periodo precedente. La progressiva riduzione nel ruolo e nelle funzioni rivestite dalle città determinò un fenomeno di ruralizzazione della societ peraltro comune anche al mondo bizantino, dove nel VII secolo tale tendenza culminò nell importanza del ruolo fiscale affidato ai villaggi rurali
Il mondo franco e le premesse all'era carolingia
La cerimonia di incoronazione a imperatore di un re germanico da parte di un papa, la notte di Natale dell 800, fu il risultato di un processo politico molto lungo e carico di elementi che mutarono il volto dell Europa: l originaria simbiosi fra poteri laici e autorità ecclesiastiche costruita dalla dinastia merovingia aveva posto le basi per la fondazione di una monarchia universale
Di tutte le diverse genti germaniche che a partire dal III sec. varcarono il Reno, lo sciame di tribù che avrebbe poi preso il nome di franchi" fu l unico la cui patria divenne presto stabile in quanto la loro scelta fu quella di una fusione con le popolazioni gallo romane che diede vita ad una rielaborazione delle strutture politiche e sociali esistenti e culminò con l'acquisizione dello status di foederati dell impero romano. Alla fine del V secolo Clodoveo 511) si affermò sugli altri capi militari e iniziò la sua espansione dall Austrasia verso la Neustria e poi l Aquitania . Negli stessi anni il re franco scelse di farsi battezzare da San Remigio di Reims, scelta già intrapresa dal padre Childerico e che anticipò la graduale conversione al cristianesimo del suo popolo . In tal modo Clodoveo giunse ad esercitare un controllo diretto sui vescovi , che grazie alla loro cultura e agli ingenti patrimoni che amministravano, erano coloro che di fatto esercitavano un enorme potere sui territori della Gallia. Nel 508 il re franco ottenne il titolo di patricius romanorum, cioè difensore dei romani, dall imperatore bizantino Anastasio e in quegli stessi anni fece redigere il testo del Pactus Legis Salicae
Alla morte di Clodoveo si presentò il problema, ricorrente nelle dinastie merovinge e poi in quella carolingia, della successione degli eredi. Si trattò di una questione che venne sistematicamente risolta seguendo una concezione prettamente patrimoniale del regno e del potere, i quali vennero trattati come un patrimonio privato e diviso tra i vari figli , innescando spesso lotte per la supremazia, come quella che portò nel 561, dopo la morte di Clotario, alla creazione di tre regni: Austrasia, Neustria e Burgundia, poi nuovamente riuniti in un unica realtà politica, in un clima di continue guerre civili, da Clotario II 584 629) con il quale si raggiunse l'apogeo del potere merovingio, grazie all'appoggio di Pipino di Landen e Arnolfo di Metz, grandi proprietari terrieri dell Austrasia che sostenevano il re. Se il prestigio della corona cresceva, la sua effettiva forza era infatti strettamente legata alla consistenza del suo patrimonio privato" e di quello dell'aristocrazia che la sosteneva. La dimensione pubblica del potere regio si basava sul primato di cui il sovrano godeva nell ambito militare e religioso e sull'acquisizione di prerogative di derivazione romana come ad esempio il diritto di coniare moneta; per il resto il potere regio non era dissimile da quello esercitato da ogni altro signore laico all interno delle proprie terre. La differenza stava nell'entità dell'enorme patrimonio del re che per dimensioni superava quello di ogni altro signore Per quanto riguarda l'articolazione del potere locale, specie nella Gallia centro meridionale, il ruolo delle città come centri amministrativi continuò ad essere forte, come confermato dalla varietà di pubblici ufficiali e alti membri della curia che vi risiedevano e vi operavano.
Dopo la morte di Dagoberto 639) si aprì un lungo periodo di paralisi e rivalità intestina tra le aristocrazie di Austrasia e Neustria che erano ormai organizzate dai maestri di palazzo. Proprio uno di questi maestri di palazzo, Carlo figlio di Pipino di Herstal , riuscì a creare una potente clientela militare attingendo ai ricchi patrimoni delle chiese che divennero serbatoio di prebende fondiarie . Carlo, al quale venne successivamente attribuito l appellativo di Martello, ripristinò dunque l'egemonia austrasiana sulla base dell uso sistematico di un nuovo tipo di clientela che aveva il proprio fondamento nel vincolo del vassallaggio , che si esplicitava attraverso il sostegno militare a fronte della concessione di un beneficium
Dal 751 il figlio di Carlo Martello, Pipino il Breve, eletto da un assemblea dei grandi, assunse la corona franca attraverso una complessa e delicata operazione di sostituzione al potere sacro della dinastia merovingia aprendo così le porte alla stagione carolingia.
Fig. L'espansione del regno franco tra e
Fig. L'impero carolingio al tempo di Carlo Magno
Fig. Il mondo medievale da Maometto a Carlo Magno.
La dimensione religiosa del potere franco
Nel lungo tratto di secoli che costituì il medioevo, la riflessione sull'economia affondò le radici nel pensiero religioso e teologico. Fin dall'età patristica, a partire dal IV secolo, le riflessioni prodotte dal mondo cristiano sull'economia sono da ricercare negli scritti conciliari, nei commenti alle Sacre Scritture e nelle riflessioni sulla morale sociale. Il pensiero economico medievale infatti nacque nelle omelie e nei commenti alle scritture dei Padri della Chiesa , dalle quali scaturirono poi la condanna del prestito ad interesse, dell usura e l'esaltazione del buon uso della ricchezza, monetaria e non. Tra VIII e IX secolo poi, la decodificazione dei linguaggi economici, ossia delle logiche contrattuali, divenne la via più concreta per costruire uno stile di vita cristiano in grado di garantire la compatibilità fra mondo sacerdotale e mondo laico che culminarono nella riforma ecclesiastica di epoca carolingia
Fatta questa breve e generale premessa risulta più agevole comprendere per quale motivo la riorganizzazione della Chiesa franca rappresentò una delle vie del consolidamento dell'autorità regia e del prestigio della nuova corona carolingia. Venne affrontata la crisi dovuta al riaffiorare di pratiche pagane, alla rilassatezza dei costumi del clero e alle diminuite risorse economiche delle chiese. A sancire il legame con il papato fu il viaggio di papa Stefano II, che nel 754 si recò da Pipino, il quale era rimasto l unico re dei franchi dopo che il fratello Carlomanno era diventato monaco. In quell occasione il pontefice chiese l'aiuto di Pipino contro la minaccia longobarda e il re franco scese in Italia a capo di un esercito che sconfisse i longobardi di Astolfo; i territori della Pentapoli e dell Esarcato vennero affidati al controllo di Roma . Ma il ruolo di difensori del cattolicesimo e d Europa da parte dei Franchi viene sancito dalla battaglia di Poitiers 732) in occasione della quale Carlo Martello inflisse una pesante sconfitta all esercito berbero guidato dagli arabi
Il connubio tra potere laico e potere ecclesiastico, aspetto che contraddistingue l'età carolingia , si trasferisce localmente nella stretta connessione tra le iniziative di controllo territoriale e l inquadramento religioso. Tra il 749 e l 829 lo sforzo unificante della Chiesa carolingia si estrinsecò nella convocazione di grandi sinodi vescovili orientati secondo tre direttrici: intensificare la corretta pratica cristiana; uniformare maggiormente i comportamenti sociali di laici ed ecclesiastici; preservare la purezza della Chiesa. I vescovi legiferarono a più riprese su vari aspetti della vita quotidiana e l'episcopato carolingio si rivelò il più tenace nemico di tutte le forme ascetiche e spirituali autonome che erano state tipiche del periodo precedente . I franchi vennero presentati come la nuova Israele" nella lotta contro il paganesimo e nella diffusione, anche armata, del cristianesimo. Grazie alla forma franco- carolingia dell Europa fu possibile attivare il processo di estensiva evangelizzazione della parte occidentale del continente
La parabola politica dei carolingi tra conquista e amministrazione
Dopo la morte di Pipino 768) l impero venne diviso tra i figli Carlo Magno e Carlomanno, tuttavia la morte precoce di quest ultimo permise che il regno franco tornasse nuovamente ad essere riunito sotto il controllo di un unico sovrano, il quale non riconobbe i diritti alla successione dei nipoti e governò per ben 36 anni
Carlo Magno intraprese un imponente operazione di espansione : il Reno, che era stato il limite orientale del regno, venne definitivamente varcato nel 777 e ancora nel 785 quando il re franco sconfisse i Sassoni e li costrinse infine alla conversione . Carlo Magno si spinse successivamente alla conquista di Assia, Turingia e Alamannia, mentre la Baviera rimase inizialmente indipendente sotto il controllo del duca Tassilone il quale, appoggiato dal re longobardo Desiderio espandeva i suoi domini in Carinzia. La minaccia rappresentata da Tassilone venne annientata tra 788 e 794 quando quest ultimo venne rinchiuso in un monastero e i suoi domini annessi al regno franco. Sul fronte orientale gli Avari impegnarono a lungo l'esercito carolingio 791 805) ma alla fine dovettero capitolare e il bottino di guerra prelevato dalla loro capitale fu ingente. Anche sul fronte occidentale, verso la penisola iberica, Carlo riuscì a conquistare dei territori nei pressi di Pamplona. L unico problema irrisolto rimase quello del fronte nord occidentale, dove la penisola bretone non si piegò alle forze carolingie e conservò la propria indipendenza
La discesa in Italia di due corpi di spedizioni guidati da Carlo avvenne nel 773, dopo che era fallita una mediazione tra re Desiderio e papa Adriano I. L'esercito franco sconfisse quello longobardo nella bassa val di Susa e si diresse poi ad assediare Pavia, dove si erano barricati gli sconfitti, conquistando la città un anno più tardi. Carlo assunse il titolo di Rex Francorum et Langobardorum e la sua politica nei territori italici fu più morbida che altrove, tanto che molti duchi e funzionari longobardi vennero inizialmente confermati nei loro ruoli e solo dopo una loro rivolta stimolata da Tassilone e presto sedata vi fu una graduale sostituzione con funzionari e vescovi franchi
Carlo creò poi dei regni subordinati affidandoli ai propri figli: a Ludovico l Aquitania e a
Carlomanno l Italia, la Baviera e la Carinzia.
Tutte le aree della dominazione carolingia comprendevano un fitto reticolo di comitati affidati ai conti , i quali non venivano remunerati direttamente ma traevano proventi dalle ammende inflitte, dalle esazioni dei pedaggi e dal beneficium del quale venivano dotati. Oltre ai comitati esisteva poi un altro tipo di circoscrizione territoriale denominata marca e disposta ai margini dell impero, in corrispondenza di territori periferici, in qualità di zona difensiva a forte connotazione militare
Peculiari figure dell ordinamento carolingio erano i missi dominici, ufficiali del potere centrale inviati di volta in volta con compiti specifici e preposti in linea di massima al controllo dei funzionari pubblici attivi nei comitati e nelle marche. Queste figure esistevano già in epoca merovingia ma la novità introdotta da Carlo fu che essi non vennero più scelti tra i vassalli bensì tra i grandi dell impero e spesso lavoravano in coppia
Le norme che dovevano regolare la vita dell impero vennero riassunte nei capitolari e diffuse da missi, conti e vescovi. La vera fonte di queste leggi risiedeva nella voce del sovrano ma aveva peso anche il fatto che le disposizioni precedentemente discusse a corte avessero il consensus fidelium, cioè il riconoscimento dei grandi riuniti in assemblee deliberanti.
Alla complessa organizzazione territoriale Carlo Magno aggiunse un vincolo di fedeltà espresso in giuramenti obbligatori e da rinnovare frequentemente: i legami personali tra uomo e uomo assunsero una funzione crescente di coesione sociale e favorirono la nascita di una concezione contrattuale del potere, elemento che diverrà un arma a doppio taglio. Il re sviluppò la tendenza a scegliere i funzionari fra i propri vassalli e l organizzazione istituzionale regia divenne terreno di affermazione sociale di un'aristocrazia ricca e potente che l'autorità di Carlo e il dinamismo della sua iniziativa politica e militare rese sufficientemente disciplinata anche se non totalmente sotto controllo. Nel gestire questa situazione Carlo si servì abbondantemente delle relazioni vassallatico beneficiarie le quali vennero riprese ed elaborate rispetto al periodo merovingio ma non assunsero ancora le caratteristiche di un ordinata elaborazione istituzionale che sarà poi tipica del sistema feudale . Al culmine del suo disegno politico Carlo Magno ricevette l incoronazione sacrale da papa Leone III nella notte di Natale dell 800 a Roma, con un atto estremamente importante in termini di propaganda del nuovo ruolo, avvertito come carico di responsabilità dal sovrano, nell ottica di un nuovo spazio politico concorrente con Bisanzio, i cui rapporti con la Chiesa si erano incrinati spingendo il papa a quest'atto di presa di coscienza della forza franca
Nell 806 Carlo Magno affrontò il problema della successione basandosi come di consueto sul principio della divisio regni previsto dalla legge salica. A Carlo venne assegnata l Aquitania, a Pipino l Italia e la Baviera e a Ludovico il cuore territoriale dell impero. Dopo la precoce morte dei fratelli Ludovico venne incoronato imperatore ad Aquisgrana 813) e decise in un secondo momento 817) di affidare il regno d Italia a Bernardo , figlio di Pipino, che dopo aver giurato fedeltà allo zio si sollevò contro di lui subendo le ire di Ludovico il quale lo fece accecare procurandogli ferite che ne causarono in seguito la morte. La politica di Ludovico il Pio fu influenzata da intellettuali di corte come il monaco Benedetto d Aniane, che suggerì al sovrano un orientamento dell impero in senso teocratico, con un accentuazione cioè degli aspetti cristiani e sacrali del potere mentre diveniva sempre più difficile distinguere poteri laici ed ecclesiastici.
L ultima fase del regno di Ludovico fu animata dai conflitti con i figli e le rispettive clientele dopo che la nascita di un quarto maschio, Carlo poi detto il Calvo , dalla seconda moglie, mise in discussione i criteri dell ordinatio. Dopo la morte di Ludovico il Pio 840) i suoi figli si affrontarono nella battaglia di Fontenoy 841) i cui esiti videro prevalere Ludovico il Germanico e Carlo il Calvo su Lotario e nell 843 il trattato di Verdun ridisegnò i confini territoriali delle aree sottoposte a ciascuno dei tre fratelli
Nel penultimo decennio del IX secolo potevano dirsi precisate le aree politiche che si erano andate costituendo all interno dell Europa carolingia, la quale verrà ricomposta provvisoriamente dall ultimo imperatore carolingio, Carlo il Grosso, incoronato nell 882 da papa Giovanni VIII. Il suo regno tuttavia non fu tranquillo e l'aristocrazia germanica premette per la sua abdicazione fino ad ottenerla nell 887, un anno prima della sua morte.
Dopo l 888 la corona imperiale venne assunta da personaggi, come ad esempio Guido marchese di Spoleto, la cui stessa ambizione nulla più esprimeva di universale
Fig. La suddivisione dell impero dopo il Trattato di Verdun
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