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L'antifascismo nel 1925




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L'antifascismo nel 5


Agli inizi del gennaio 1925, il prefetto sciolse la sezione parmense di Italia Libera, il movimento che, fondato alla fine del 1923, aveva coagulato un antifascismo di matrice combattentistica, collegandosi alle idealità dell'interventismo democratico; da mesi, gli aderenti al movimento subivano i provvedimenti repressivi del prefetto . Italia Libera, che fu

in un primo momento un'associazione pubblica e divenne poi clandestina, aveva in particolare reclutato aderenti, su scala parmense, fra gli iscritti dell'Associazione Nazionale Combattenti (ANC) e aveva raccolto soprattutto repubblicani e sindacalisti rivoluzionari, ma anche socialisti riformisti, socialisti ufficiali e comunisti. Movimento di piccola e media borghesia, a Parma tale formazione antifascista rivelava anche l'apporto di strati operai provenienti dal sindacalismo rivoluzionario e dal repubblicanesimo.


Dopo il delitto Matteotti, Italia Libera si era sviluppata sensibilmente su scala nazionale e locale; inoltre, nell'estate del 1924, si era formata l'Unione Goliardica della Libertà, legata a Italia Libera sul piano politico e organizzativo, che a Parma trovava un punto di riferimento in Aristide Fo .


L'organizzazione prese parte alla costituzione dei Comitati delle opposizioni aventiniane, di cui fu l'ala più energica, propensa all'azione decisa e immediata contro il fascismo in tutti i campi, non escluso il terreno militare. Il proposito che la muoveva era la costruzione di un fronte democratico antifascista, con l'esclusione dei comunisti, inteso a raggiungere l'obiettivo minimo ma vitale della libertà. Italia Libera partecipò a progetti insurrezionali, spesso sprovveduti e irrealizzabili e frequentemente incoraggiati dalla massoneria del Grande Oriente d'Italia, finanziatrice principale del movimento. Italia Libera parmense fu una formazione esclusivamente urbana e tale rimase per l'intera e breve storia

del movimento, che si concluse nell'arco di un anno e qualche giorno . Le cifre degli iscritti,

che il prefetto forniva al Ministero dell'Interno, davano conto della crescita dell'organizzazione parmense: venticinque nel gennaio 1924, una trentina nel marzo, un centinaio alla fine dell'anno Ma, se l'entità delle cifre degli iscritti, pur testimoniando una crescita, non impensieriva il prefetto, la pericolosità del movimento per il fascismo era attribuibile all'importanza e alla qualità dei principali promotori ed esponenti.

In Italia Libera militava quasi l'intera redazione de'«Il Piccolo», quotidiano socialista

riformista e democratico, dal direttore Tullio Masotti ai redattori Manlio Leonardi e Aroldo Lavagetto; due ex segretari provinciali dei Fasci Giovanili Filippo Corridoni, Arduino Pietranera e Renzo Pezzani, l'organizzazione giovanile della Camera del Lavoro sindacalista rivoluzionaria, e importanti personalità del sindacalismo rivoluzionario "adulto" come Carlo Cornalba e Vittorio Picelli; repubblicani (Alfredo Bottai, Alfredo Sanguinetti, lo stesso Cornalba e Umberto Pagani) e alcuni fra i massimi esponenti dell'Associazione Nazionale Combattenti, Ildebrando Cocconi e Umberto Beseghi. Qualcuno intersecava la massoneria (Umberto Beseghi e soprattutto il repubblicano Alfredo Sanguinetti, maestro oratore della loggia giustinianea Alberico Gentili), altri erano stati nel fascismo della "prima ora" come Pezzani . Tutti avevano nutrito una certa idea della guerra italiana: molti erano stati interventisti, militando sia nell'interventismo democratico sia nell'interventismo rivoluzionario e alcuni erano stati volontari nella prima guerra mondiale.

In particolare, il fascismo era preoccupato dalle aderenze e dal consenso che Italia Libera riscuoteva nell'influente Associazione Nazionale Combattenti che, dopo il delitto Matteotti e dopo il congresso di Assisi, aveva assunto una posizione progressivamente antifascista. A Parma, le intersezioni e la parziale sovrapposizione fra i gruppi dirigenti dell'associazione combattentistica e dell'Italia Libera mostravano che, nel secondo semestre

1924, diverse azioni antifasciste erano state concordate fra entrambe; fu il caso delle

celebrazioni per la ricorrenza della vittoria italiana nella prima guerra mondiale, nel novembre 1924, che assunsero un chiaro significato antifascista e furono segnate da numerosi incidenti fra fascisti e combattenti . Col decreto prefettizio di scioglimento, terminava in tal modo l'esperienza del più consistente gruppo democratico del 1924, il più risoluto e attivo nell'azione antifascista, insieme con i comunisti.




Circa un mese dopo lo scioglimento dell'Italia Libera, nel febbraio 1925 il prefetto di Parma inviava numerosi prospetti informativi e statistici al Ministero, nei quali si riepilogava lo stato dell'antifascismo parmense .

Il Partito Popolare Italiano, di cui nel 1924 era divenuto segretario provinciale Tullio Maestri, mostrava ancora una discreta forza e manteneva due sezioni, una in città, con 400 iscritti, e una a Borgo San Donnino, con 40 iscritti; un complesso di 440 iscritti . Nella sua relazione sull'andamento dei partiti politici nel primo semestre 1925 così il prefetto valutava lo stato del PPI: Ma già nella relazione del secondo semestre il prefetto constatava: «Il partito popolare ha ceduto terreno e perduto non poco del suo atteggiamento combattivo .

All'inizio del 1925, si rilevava la crescita dell'irriducibile Partito Comunista d'Italia, con 200 iscritti nella sezione urbana, altri 200 iscritti alla federazione giovanile e circa 500 simpatizzanti fra gli operai del quartiere popolare dell'Oltretorrente . Sui comunisti parmensi, scriveva il prefetto alla metà del 1925:


Maggiormente attivi nel tenace clandestino lavoro di organizzazione, i comunisti hanno proseguito, con prudenza e metodo, l'opera di penetrazione e di raccolta dei gregari, oltre che in città, anche nei centri minori, quali Salsomaggiore e Borgo San Donnino, insinuandosi pure nelle campagne, per attrarre nella propria orbita l'elemento dei contadini. E' sorto un gruppo di donne comuniste, finora, però circoscritto a pochi elementi privi di ascendente, mentre con maggior fortuna il partito è riuscito ad elevare nel capoluogo il numero degli iscritti adulti e giovani, appartenenti al ceto operaio e reclutati fra i più provati ed accesi sovversivi


E sino alla fine dell'anno il prefetto continuò a segnalare l'attività comunista in crescita.

Gli anarchici erano invece in via di esaurimento, in parte assorbiti dal PCd'I.

Terzo per forza organizzata, era il Partito Socialista Unitario. La sezione cittadina aveva 120 iscritti e la sezione di Fontanelle (Roccabianca), fondata nel 1925 da Enrico Bertoluzzi, 6 iscritti, mentre il Circolo Giovanile, costituito nel 1924 da Ferdinando Santi, aveva 25 soci: lo PSU aveva dunque due sezioni e un gruppo giovanile, per un totale di 151 iscritti .

Scriveva il prefetto sul Partito Socialista Unitario:



I socialisti unitari, ancora abbastanza numerosi e che contano i migliori quadri delle vecchie organizzazioni socialiste, hanno dato segni di vitalità con riunioni private, con distribuzione di tessere numerate anonime, con spunti di attività per ricostruzione sindacale senza, peraltro, conseguire risultati di qualche efficacia


Ormai ridotto ai minimi termini, era il Partito Socialista Italiano, massimalista. La sezione di Parma aveva 60 iscritti e «i socialisti massimalisti, malgrado eccitamenti pervenuti dalla direzione del partito, non sono riusciti a superare la crisi nella quale si trovano ed a ridare efficienza alle loro fila depauperate .

Per ciò che riguardava i socialisti riformisti che avevano militato nel Partito

Socialista Riformista, il prefetto rilevava invece:


sempre attivo, nella sua azione multiforme, si è mantenuto, nelle varie gradazioni, l'elemento social-democratico che segue il senatore prof. Agostino Berenini, appoggiato in gran parte alla massoneria giustinianea, di cui è permeato in larga misura il ceto professionale di Parma con fedeli aderenti anche in Salsomaggiore, Borgo san Donnino e in vari altri centri del medio e basso parmense. La sospensione delle pubblicazioni del quotidiano "Il Piccolo" ha tuttavia nociuto sensibilmente alla social-democrazia, essendole venuto a mancare un diffuso organo di

penetrazione specie nelle classi popolari


E nel secondo semestre: «la socialdemocrazia disorientata in un primo tempo dalla vigorosa azione fascista, ha ripreso in forma circospetta ma sempre abile, la sua infiltrazione, specialmente nell'ambiente cittadino, sorretta da quella fitta rete d'interessi e di clientele che ne costituiscono la principale ragione di esistenza .

I repubblicani mantenevano ancora in città il Circolo Mazzini, sezione del Partito Repubblicano Italiano, fondato in età giolittiana da Alfredo Bottai, che ne era il segretario; nel 1925 aveva sessanta iscritti . Ma essi avevano anche un'organizzazione a Borgo San Donnino, il gruppo repubblicano Filippo Corridoni: costituito nel dicembre 1924, ne era presidente Davide Catelli, con ventidue soci. Annotava il prefetto:


I repubblicani hanno ripreso, ma con poca forza, l'opera di riorganizzazione , anche per la penetrazione in seno alle classi operaie. Il Circolo G. Mazzini" di Parma, riattivato con programma di rinnovamento e velleità di propaganda, e che dovrebbe costituire il centro propulsivo del movimento, non è riuscito a raccogliere se non pochi proseliti


Stentava a decollare nella provincia, inoltre, l'Unione Nazionale di Giovanni Amendola, costituitasi nel novembre 1924, cui aveva aderito anche Agostino Berenini: secondo il prefetto, «cautamente, invece, si è andata organizzando [.], per quanto ancora siano immaturi i risultati, ad onta dei numerosi proseliti ed i reiterati tentativi [.] fatti anche

presso i nuclei democratici, per la costituzione di sezioni del nuovo organismo politico .

Mancavano, nei quadri statistici della prefettura, il partito liberale e il partito democratico, sui cui non si possiedono valutazioni quantitative. E tuttavia, per ciò che riguarda l'Associazione Democratica Parmense, notava il prefetto: «Della vecchia Associazione Democratica parmense, nella quale si adunano ancora nomi di persone autorevoli, non si sono avute manifestazioni degne di rilievo . E nel secondo semestre non ne parlerà più.


Per quanto riguarda invece la ormai piccola pattuglia dei liberali, sopravvissuta all'assimilazione nel PNF di molti suoi esponenti, tale era la valutazione del prefetto:

«l'elemento liberale [.], organizzato soltanto in Parma, ma scosso profondamente dal distacco di numerosi aderenti, non ha manifestato attività politica meritevole di considerazione e nel secondo semestre aggiungeva: «I pochi liberali di sinistra, pur forzandosi a mantenere contatti con gli altri gruppi di opposizione, ha[nno] perduto quella influenza che gli conferiva, nell'elemento professionale cittadino, la sua tradizione . Agli inizi del 1925, inoltre, i liberali furono costretti a fronteggiare la nascita di un partito liberale filo-fascista, il Partito Liberale Nazionale, la cui sezione parmense era presieduta da Vincenzo Paltrinieri : verso la fine dell'anno il Partito Liberale Nazionale entrò nel PNF portando, secondo il prefetto di Parma, «una notevole forza disciplinata, che potrà, mediante avveduta cernita, essere vantaggiosamente utilizzata .


Analogamente, anche il PPI si vide contrastato dal Centro Nazionale Italiano, cattolico e filo-fascista che, nella valutazione del prefetto, «ha acquistato discreta forza di espansione ed accenna a divenire un aggruppamento efficiente e bene diretto .


Nell'estate del 1925, nel complesso, i partiti antifascisti ancora raccoglievano almeno

1.200 iscritti: una cifra espressiva e una forza di una qualche consistenza. Sennonché il problema non era più organizzativo: l'Aventino era stato politicamente sconfitto e i partiti antifascisti sopravvissero soltanto formalmente sino al 1926. La classe politica antifascista, con l'eccezione dei comunisti, era ormai presa da sentimenti di frustrazione, stanchezza, sconforto e sfiducia, che si alternavano con speranze di un subitaneo capovolgimento della situazione grazie all'intervento del sovrano oppure grazie a interventi eccezionali che avrebbero potuto mettere in discussione la vita stessa del capo del fascismo. Di mese in mese, essa vide sgretolarsi la propria residua forza, ormai nella pratica impossibilità non soltanto d'iniziativa politica ma anche di semplice esistenza, per la ripresa della violenza

fascista che per tutto l'anno pervase la provincia .

Alla fine dell'anno il prefetto constatava:


I partiti sovversivi si sono mantenuti in una situazione d'attesa, senza manifestare alcuna notevole palese attività. Soltanto quello comunista tenacemente e saldamente ha proseguito il cauto lavoro di organizzazione e di penetrazione, malgrado l'incessante azione dell'Autorità, che con vigilanza oculata e rigorose misure di polizia, ha spesso infranto e dissolto aggruppamenti e scompaginato piani di propaganda28.


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