LA SOCIETA' ROMANA NELL' ETA'
ARCAICA
All'interno della società romana, nell'età arcaica, si
distinguevano due classi sociali "per eccellenza" e cioè i PATRIZI ed i PLEBEI.
A queste si aggiungeva un'altra categoria, che era quella dei CLIENTI.
I patrizi erano i membri delle gentes; essi
vantavano di discendere da un eroe mitico o da un dio, (per esempio la gens Iulia considerava come suo
progenitore Iulius, figlio di Enea, a
sua volta figlio della dea Venere). Essi avevano pieni diritti di cittadinanza,
(erano cioè i veri e propri cittadini romani), ed erano gli unici che potevano
rivestire le cariche, sia politiche che religiose. Solo i patrizi, infatti,
potevano diventare senatori e magistrati, partecipare ai comizi ed ai culti
cittadini ed esercitare i sacerdozi.
I plebei erano la classe sociale che veniva
contrapposta ai patrizi. Essi venivano considerati stranieri e, in quanto tali,
non dovevano mischiarsi con i cittadini veri e propri, cioè con i patrizi. Il
diritto di sposare un appartenente alla classe patrizia, infatti, venne
concesso loro solo nel V secolo. Ci sono diverse ipotesi per quanto riguarda le
origini dei plebei: un tempo si pensava che essi fossero gli indigeni
sottomessi dai Latini. Secondo ipotesi più recenti, però, la subalternità dei
plebei è legata al fatto che i patrizi si erano appropriati delle poche terre
sfruttabili. Di conseguenza, i plebei erano coloro che, non possedendo terre
proprie, coltivavano le terre degli altri ed allevavano il bestiame altrui,
oppure svolgevano attività di tipo artigianale o commerciale;
I clienti, affianco ai plebei, erano la categoria di
persone libere subalterne ai patrizi. Essi erano stranieri al servizio di
patrizi e riuscivano ad ottenere la protezione in cambio di servizi che svolgevano
per loro, come ad esempio contribuire alla dote delle loro figlie, pagare somme
di denaro qualora i loro patroni fossero stati fatti prigionieri di guerra,
ecc. Tra il cliente ed il patrizio, vi era un rapporto di fiducia, che non
bisognava assolutamente trasgredire. Infatti, se il cliente lo avesse fatto, ne
avrebbe pagato le conseguenze: egli non veniva punito con l'uccisione, bensì
con l'esclusione dal suo gruppo di appartenenza e la perdita di qualsiasi bene
in possesso e della protezione.