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La tetrarchia




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La tetrarchia


Nel 284 d.C. l'imperatore Caro, insieme a Numeriano, uno dei suoi 2 figli, combatté in Persia. Ormai in procinto di vincere, fu vittima di una morte improvvisa: secondo la leggenda fu infatti colpito da un fulmine. I Romani, considerando tale evento come un presagio funesto, si ritirarono. Tuttavia Numeriano, divenuto così imperatore, giunti i Romani in Europa, fu trovato morto all'interno della sua lettiga: la leggenda vuole infatti che egli, durante l'intero tragitto, non avesse mai visto la luce del sole. Diocle, ufficiale dell'esercito romano, accusò allora dell'omicidio il prefetto del pretorio. Ordinò perciò che fosse ucciso ed in seguito si fece eleggere imperatore dalle truppe. Conosciuta la notizia, Carino, l'altro figlio di Caro, rimasto in Occidente, si diresse in Mesia e dichiarò guerra a Diocle. Malgrado vittorioso in 2 battaglie, si dice che Carino fosse stato ucciso da uno dei suoi soldati, per motivi di donne: Diocle rimase così l'unico imperatore. Assunto il nome di Diocleziano, iniziò immediatamente la guerra difensiva contro i Sarmati, lungo il Danubio. Nel frattempo inviò un suo collega, Massimiano, nelle Gallie, il quale, nel 286, dovette affrontare una rivolta di contadini impoveriti, i "Bagaude"; repressa la sommossa, venne nominato Augusto. Si ebbe così, in questo periodo, una prima divisione: Massimiano, incaricato di controllare le incursioni di Franchi ed Alemanni, comandava l'Occidente; a Diocleziano fu invece affidato il governo dell'Oriente, colpito dagli attacchi dei Sarmati. Successivamente, fino ad allora rimasti lontani fra loro, i 2 Augusti si incontrarono in Rezia, per combattere contro le popolazioni locali. Nel 290, avviene la comparsa della figura di Costanzo Cloro. Essendo Massimiano già impegnato su altri fronti, egli fu inviato contro Carausio, capo delle flotte della Manica, auto-proclamatosi imperatore ed avente il dominio della Britannia e della Gallia Settentrionale. Recuperata la Gallia nel 293, sconfisse Carausio, al quale subentrò il suo luogotenente Alletto, che tuttavia ebbe vita breve: la Britannia rientrò in questo modo sotto il dominio romano. Il 1° marzo 293 si formò così la prima tetrarchia. I 2 Augusti nominarono dunque i propri Cesari: Diocleziano elesse Galerio mentre Massimiano confermò Costanzo Cloro. Agli Augusti fu affidata l'amministrazione dello Stato, viceversa i Cesari erano impegnati nella difesa delle frontiere; l'ultimo impegno alle frontiere degli Augusti fu una campagna nell'Alto Egitto contro un usurpatore che, proclamatosi imperatore, si era insediato ad Alessandria. Si ebbe perciò una divisione territoriale per competenze:

Massimiano: Italia - Africa;

Costanzo Cloro: Gallie - Britannia;

Diocleziano: province orientali;

Galerio: Illirico.

Tale spartizione fu determinata principalmente dalle seguenti cause:

l'intensificazione delle invasioni di tribù barbariche coalizzatesi tra loro;

la necessità di più figure imperiali per permettere un miglior controllo delle frontiere ed evitare la formazione di usurpatori.

Si verificò così la nascita della tetrarchia, una ripartizione del potere tra 4 figure, 2 delle quali (i Cesari) sottoposte alle altre 2 (gli Augusti). All'abdicazione degli Augusti, subentravano i Cesari, i quali, diventando a loro volta Augusti, nominavano i propri Cesari. Il rapporto tra Augusti e Cesari era ulteriormente sottolineato dai vincoli di matrimonio che si stabilivano tra le rispettive parentele. In questo periodo, l'Italia perse la sua importanza, passando per la prima volta sotto tassazione, e Roma fu quindi privata della sua unicità. Furono infatti fondate nuove residenze imperiali: Diocleziano si stanziò a Nicomedia, Galerio dimorò a Sirmio, Massimiano abitò a Milano e Costanzo Cloro designò Treviri come propria dimora. Inoltre, le province, già divise in "senatorie" ed "imperiali", furono notevolmente spezzettate, divenendo circa 100: si crearono così 12 regioni, definite "diocesi", comprendenti le province stesse; in particolare da evidenziare è la ripartizione territoriale fra 4 prefetture, ognuna delle quali comprendeva 3 "diocesi": di Italia, di Gallia, dell'Illirico ed orientale. Sebbene aventi lo stesso ruolo, però, gli Augusti non possedevano pari poteri: la figura imperiale venne infatti rivestita di un'aura sacra e valorizzata tramite l'elaborazione di un cerimoniale di stampo orientale; ciò che era ricollegabile ad essa rientrava dunque nell'ambito religioso. Era riscontrabile quindi la superiorità di Diocleziano su Massimiano, in quanto Diocleziano (alla cui figura era legato il titolo di "senior Augustus") era stato scelto da Giove, mentre Massimiano era stato designato da Ercole, le 2 divinità più venerate nella religione romana; tuttavia Giove era superiore ad Ercole. Organizzata parzialmente la sfera puramente politica e religiosa, Diocleziano si dedicò ad una serie di riforme economico-sociali:

riforma monetaria: reintroduzione della moneta d'argento per il ceto medio;

riforma del prelievo fiscale;

riforma del lavoro: ereditarietà coatta del lavoro;

riforma del mercato ("Editto dei massimi prezzi"): introduzione di un calmiere per limitare i prezzi massimi relativamente ai beni di prima necessità.

Il 303 fu caratterizzato da fatti ed eventi di grande rilevanza. Innanzitutto i 2 Augusti ed i 2 Cesari visitarono per la prima volta Roma per celebrare il ventennale degli Augusti ed il decennale dei Cesari. Inoltre, in questo stesso anno, fu varato l'editto di Nicomedia, con il quale fu intrapresa la terza persecuzione imperiale dei cristiani, che in seguito risulterà l'ultima, sebbene la più lunga (circa 10 anni); il pretesto utilizzato consisteva nel crimine di innovazione del Cristianesimo contro la tradizione romana. Successivamente, il 1° maggio 305 si verificò la fine della 1° fase tetrarchica: infatti Diocleziano, malato, abdicò e si rifugiò a Spalato, costringendo di conseguenza anche Massimiano a cedere il proprio titolo. I 2 Cesari divennero così Augusti e nominarono a loro volta i propri Cesari: Galerio elesse Massimino Daia, mentre Costanzo Cloro scelse Severo. Interessante, in tale ambito, è notare come queste nomine escludessero Costantino, figlio di Costanzo Cloro, e Massenzio, figlio di Massimiano. La 2° fase tetrarchica iniziò nel 306 e fu immediatamente caratterizzata dalla morte di Costanzo Cloro. Si ebbe così la nomina di un nuovo Augusto: le truppe elessero Costantino, che si trovava in Britannia con il padre; tuttavia Galerio riconobbe unicamente Severo. Accadde così che vi fossero 2 Augusti ad Occidente. Nel frattempo, però, anche Massenzio, rivendicando i propri diritti di erede ed appoggiato dal padre Massimiano, si fece nominare Augusto, determinando in questo modo la presenza di 3 Augusti ad Ovest dell'Impero. Severo decise quindi di agire, dirigendosi a Roma, dove si era stabilito Costantino; le sue truppe furono però corrotte e lui venne ucciso. In seguito, nel 307, Costantino e Massimiano, che intanto si era nominato Augusto, strinsero un'alleanza contro Galerio. Dopo aver lasciato le sue province ad un altro Cesare, Licinio, egli partì allora per l'Italia, ma tornò sconfitto. In seguito dichiarò Augusto lo stesso Licinio, determinando così la decisione di Massimino Daia di auto-nominarsi Augusto: si ebbe in questo modo un totale di 6 Augusti. Pertanto, nel 308, Diocleziano decise di intervenire, chiedendo un incontro, a Carnuntum, con gli ultimi superstiti della 1° tetrarchia: Galerio e Massimiano, che nel frattempo aveva riscontrato contrasti con il figlio, il quale non gli permetteva di risiedere a Roma. Diocleziano era infatti intenzionato a tornare all'originario concetto di tetrarchia: nominò quindi Galerio e Licinio come Augusti ed elesse loro Cesari rispettivamente Massimino Daia e Costantino. Massimiano fu dunque costretto ad abdicare per la seconda volta; Diocleziano decise allora di dichiarare Massenzio nemico pubblico per l'uccisione di Severo. L'abdicazione di Massimiano determinò la rottura dell'alleanza tra lui e Costantino, come dimostrato dall'attacco di Costantino contro lo stesso Massimiano a Marsiglia nel 310; in tale occasione, fu inoltre ucciso, consegnando così a Costantino il possesso di tutte le Gallie. Nel 311, Galerio, gravemente malato, credendo che fosse una punizione di Dio, decise di firmare un nuovo Editto di Nicomedia, con il quale pose termine alle persecuzioni dei cristiani: il Cristianesimo divenne dunque religione professabile, in seguito imbracciata anche da Costantino. Con la morte di Galerio, Massimino Daia divenne Augusto, definendosi Senior Augustus ed estendendosi sulle province orientali. Successivamente Costantino, che deteneva il dominio delle Gallie e di Spagna e Britannia, decise di attaccare Massenzio per sottrargli Italia ed Africa ed ottenere così l'intero Occidente. Nel 312, Costantino vinse Massenzio a Torino e Verona; scese poi a Roma per affrontare, il 28 ottobre, la battaglia del Ponte Milvio. Costantino, la notte prima dello scontro, ebbe in sogno la visione della croce con la scritta "In hoc signo vinces": ordinò perciò che fosse rappresentato ovunque il simbolo del "Chi Rho" (ΧΡ), segnando così definitivamente la sua conversione, dato che inizialmente si era esclusivamente votato ad un culto solare. Costantino vinse la battaglia, nella quale morì Massenzio, e conquistò Roma: il Senato lo riconobbe perciò Augusto. Nel 313, Costantino e Licinio si incontrarono a Milano. Stretta un'alleanza, firmarono l'Editto di Milano, una prosecuzione dell'Editto di Nicomedia. A tale incontro, seguì il combattimento presso Adrianopoli tra Licinio e Massimino Daia, che terminò con la fuga di quest'ultimo, il quale morì di malattia in quello stesso anno. Si verificò così il ritorno della diarchia: Costantino e Licinio, la cui intesa tuttavia ebbe breve durata per la contesa dell'Illirico: la morte di Diocleziano alla fine di quello steso anno suggellò definitivamente la fine della tetrarchia.


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