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Il regime nazista
Il nazismo al potere
L'ascesa politica di Hitler iniziò a Monaco nel 1920, dove fondò il Partito nazionalsocialista operaio tedesco, proseguì con il fallito colpo di stato del 1923, fino ai clamorosi successi elettorali dei primi anni trenta, che lo spingeranno, dopo la nomina a cancelliere nel 1933, ad assumere la guida del governo. L'ideologia nazista mescolava risentimento nazionalista per la guerra perduta a suggestioni socialiste, seppure di un socialismo antimarxista fondato sull'esaltazione della comunità e dello spirito del popolo. Il nazismo attecchì specialmente nel ceto medio immiserito, ma anche tra i gruppi industriali, che ne apprezzavano la vena antisindacale. Dinanzi alla crisi devastante della società tedesca l'antisemitismo agì da collante ideologico; l'ebreo si trasformò in capro espiatorio e di tutte le tensioni, rappresentazione umana del male, del nemico da estirpare, della 'razza inferiore' da cancellare. Il successo del nazismo fu proporzionale alla gravità della crisi di Weimar. La crisi economica del 1929 ruppe il fragile equilibrio dei governo di coalizione, esponendo il paese alla radicalizzazione del conflitto. I gruppi diligenti economici credettero di poter fare del nazismo il perno su cui costruire un nuovo blocco politico conservatore.
Il sistema totalitario
Una volta salito al governo, nel 1933, Hitler fugò ogni equivoco, assumendo pieni poteri, cancellando tutte le libertà democratiche ed eliminando fisicamente gli oppositori interni ed esterni al nazismo. Lo stato totalitario cancellò ogni autonomia degli organismi istituzionali, identificandosi completamente nella volontà suprema del capo. Il regime ebbe l'assoluto controllo della società e degli individui. Il culto del lavoro e l'esaltazione rituale del capo e dello spirito tedesco divennero le armi propagandistiche di cui esso si servì per costruire il consenso. In un tragico crescendo, l'antisemitismo assunse aspetti sempre più radicali, fino alla promulgazione delle leggi razziste di Norimberga (1935) e alla persecuzione fisica contro gli ebrei, che trovò la sua massima e più terribile espressione nelle deportazioni e nello sterminio di massa perpetrato ne: campi di concentramento. La cultura economica del nazismo era di tipo dirigista, ma non anticapitalista. Essa favorì lo sviluppo del capitalismo monopolistico dei grandi gruppi dell'industria pesante e chimica, raggiungendo un alto livello d occupazione e preparando il paese all'inevitabile conflitto militare, necessario per conquistare lo 'spazio vitale' spettante alla Germania.
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