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Nel clima conservatore diffusosi in Italia dopo il biennio rivoluzionario ed il ritorno dell'Austria nel ruolo di dominatrice della vita politica italiana, lo sviluppo economico della penisola risultava fortemente condizionato.
Nella Lombardia e soprattutto nel Piemonte, dove era rimasto in vita l'unico regime costituzionale l'industrializzazione si era comunque irrobustita, in particolare quella manifatturiera. Nell'Italia meridionale, invece, l'assolutismo monarchico, che favoriva il dominio delle vecchie aristocrazie terriere, impediva di fatto ogni propensione all'imprenditoria innovativa. Pertanto lo sviluppo economico ed industriale incontrava grandi difficoltà; per procedere avrebbe dovuto andare di pari passo con le LIBERTA' COSTITUZIONALI.
Dopo il 1848 occorsero una decina d'anni (il cosiddetto «DECENNIO di PREPARAZIONE») al movimento nazionale per riprendere l'attività e perché fosse in grado di realizzare il suo obiettivo principale, cioè l'unificazione del Paese. In questo decennio la parte più cospicua del movimento liberale si coagulò intorno al programma moderato di Cavour, primo ministro piemontese. Egli seppe vedere la complessità della situazione italiana nella quale ogni disegno unitario presupponeva lo sviluppo economico e l'affermazione dei nuovi ceti borghesi. Inoltre, con grande lungimiranza, comprese la necessità di collegare la «questione italiana» al quadro delle trasformazioni delle relazioni internazionali. Per questo motivo colse l'occasione della guerra di Crimea, alla quale il Piemonte partecipò a fianco delle forze anglo-francesi contro la Russia.
Il Regno Sabaudo non ottenne vantaggi territoriali ma Cavour poté partecipare al Congresso di Parigi e quindi alle trattative di pace. Qui riuscì a suscitare l'attenzione della Francia e dell'Inghilterra sulla questione italiana, dove la presenza dell'Austria e della Spagna costituivano una minaccia perenne ed un focolaio di tensione.
Mentre Cavour tesseva la sua trama di relazioni internazionali si intensificò anche l'azione dei democratici che avevano attraversato , durante il «DECENNIO di PREPARAZIONE» (1849-1859), una profonda crisi alimentata, da un lato, dal potere di attrazione che il programma cavouriano svolgeva nei confronti di numerosi esponenti del partito mazziniano, e dall'altro dai profondi dissensi che si manifestarono tra i democratici, tra chi rimaneva legato alla strategia politica elaborata da Mazzini, e chi sosteneva che la rivoluzione democratica sarebbe stata destinata al fallimento se il programma di unità nazionale non fosse accompagnato da un ampio programma di riforme sociali. Solo così si sarebbe potuto coinvolgere nella rivoluzione i contadini, che costituivano la maggioranza della popolazione.
La SOCIETA' NAZIONALE ITALIANA, che raccoglieva le adesioni di gruppi consistenti di democratici, appoggiava le iniziative politiche di Cavour. Oltre che all'interno dell'Italia, Cavour riuscì a conquistare all'estero l'appoggio della Francia, che aveva sapientemente cercato fin dalla guerra di Crimea. Tali tentativi sembrarono andare in fumo quando un democratico italiano, Felice Orsini, organizzò un attentato contro Napoleone III, che ne uscì indenne. Cavour seppe utilizzare quest'episodio per il suo scopo, presentando l'Italia come una polveriera pronta ad esplodere.
Il 22 giugno 1858, a Plombières, Cavour incontrò Napoleone III che si impegnava ad intervenire militarmente a fianco del Piemonte se l'Austria l'avesse aggredito. Lo scopo della guerra non sarebbe stata l'unificazione d'Italia, ma la sua liberazione dall'Austria. Infatti in caso di vittoria, si sarebbero costituiti 4 Stati:
-- un REGNO dell'ALTA ITALIA, formato dallo Stato Sardo, dalla Lombardia e dal Veneto, dall'Emilia e dalla Romagna, sotto Casa Savoia;
-- un REGNO dell'ITALIA CENTRALE, formato dalla Toscana, dall'Umbria e dalle Marche, che sarebbe stato assegnato a Gerolamo Bonaparte, cugino di Napoleone III;
-- lo STATO PONTIFICIO, limitato però a Roma ed al Lazio;
-- il REGNO delle DUE SICILIE, che si pensava sarebbe andato a Luciano Murat.
Questi quattro Stati dovevano dar vita ad una federazione presieduta dal Papa.
In cambio del suo aiuto, Napoleone III avrebbe ottenuto NIZZA e la SAVOIA.
A Cavour non restava altro che farsi dichiarare guerra dall'Austria.
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