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Con l'avvento dell'illuminismo però,si ebbero esigenze di novità,e si rivede la questione della lingua.
Di questa innovazione si occuparono i fratelli Verri,attraverso il giornale,"il Cafè", affermando che la lingua non doveva essere costretta ai modelli del passato,bensì doveva aprirsi a qualsiasi innovazione, e doveva accogliere anche parole straniere. Essi fondarono l'accademia dei Pugni,che esprimeva il loro programma. Questo atteggiamento non suscitò unanimi consensi,e all'accademia dei Pugni si oppose quella dei Granelleschi,capeggiata dai Gozzi,che opposero al "il Cafè", " l'osservatore Veneto",con cui aderirono alle teorie del Bembo,ma se i fratelli Verri si dimostrarono esageratamente aperti ad una lingua straniera,i fratelli Gozzi furono esageratamente conservatori. Sorse così una terza accademia,quella dei Trasformati,capeggiata dal conte Carlo Imbonati. Essa aveva carattere conciliatore;infatti affermava che la lingua da un lato doveva rispettare la fiorentinità,e dall'altro doveva essere moderatamente aperta all'evoluzione e all'innovazione. Questa teoria fu la più seguita.
A questo atteggiamento fece eco la teoria di Melchiorre Cesarotti,che volendosi dimostrare teorico di questo pensiero scrisse "la filosofia del linguaggio",testo in cui affermava che la lingua era un organismo vivente in continua evoluzione,per cui doveva avere una norma,accogliendo con moderazione le innovazioni. A questa teoria c'era solo un limite,quello che Cesarotti,aderendo all'estetica del sensismo,aveva posto il piacere come regolatore del linguaggio.
Sulla base di Cesarotti dopo un secolo anche Manzoni affrontò il problema della lingua ,portando ad esso una soluzione. Dopo il Cesarotti la questione della lingua ,agli inizi dell'800",era stata ripresa dal Purismo.
Nell'800" Manzoni,sviluppando le teorie del Cesarotti,dirà che la lingua italiana ,per essere comprensibile a tutti,deve avere una tradizione da rispettare,cioè la fiorentinità della lingua, perchè tutti i poeti hanno sempre scritto in fiorentino. Dunque per Manzoni la lingua deve avere un modello vivo da seguire: La lingua fiorentina parlata dai nobili,continuando l'antistoicismo illuministico,che aveva affermato che la storia era stata un continuo regresso,ne deriva che tutto il passato era da condannare.
Proprio da questo antistoicismo parte la critica letteraria ,non si trova nulla di buono nella letteratura ,perchè essa costituisce il regresso della storia.
Con l'Illuminismo si condanna incondizionatamente il passato,e poiché il 0imbolo letterario del passato è Dante,tutta la critica letteraria illuminista è antidantesca.
Ad esempio l'abate Bertinelli,nelle "lettere virginiane", critica violentemente Dante.
Si oppone a Bertinelli Gaspare Gozzi,che amando il passato difendeva Dante.
Tuttavia come nel campo della questione della lingua prevalse la via di mezzo,anche nell'ambito della critica letteraria prevalse una critica mediatrice,quella del torinese Giuseppe Boretti.
La letteratura illuminista minore vorrebbe applicare il principio che la letteratura è un mezzo,e non un fine. Essa esaltò la scienza e finì col diventare una letteratura arida.
Nel corso del 700"la letteratura italiana si rinnova ed i veri rinnovatori furono Goldoni,Parini ed Alfieri. Dei tre,quello che maggiormente portarono un rinnovamento della società furono, Parini,che si interessò di un rinnovamento sociale, ed Alfieri che si interessò di un rinnovamento politico-patriottico. Il rinnovamento del Goldoni riguarda invece la struttura esterna delle commedie.
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