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La situazione francese dopo la presa della Bastiglia: dal 1793 allo scioglimento della Convenzione




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La situazione francese dopo la presa della Bastiglia: dal 1793 allo scioglimento della Convenzione

Il 1793 è per la Francia un anno cruciale e drammatico, per i numerosi avvenimenti che lo caratterizzano.

Politica estera. In politica estera la situazione è tutt'altro che felice: alla decisione della Convenzione di liberare tutti i popoli oppressi da un regime assolutistico, si oppongono saldamente, chi per un motivo, che per un altro, molti Paesi europei, riuniti nella prima Coalizione antifrancese, di cui fanno parte Austria, Prussia, Russia, Spagna, Portogallo, regni di Sardegna e di Napoli, granducato di Toscana e stato Pontificio. A questi si aggiunge l'Inghilterra, impaurita dall'avanzata francese nel Belgio, possibile anticamera dell'invasione dell'Olanda. La Francia viene sconfitta (a Neerwinden) e si deve ritirare dal Belgio.

Politica interna. Per quanto riguarda invece la situazione interna, quando, per rinfoltire il proprio esercito, la Convenzione stabilisce una leva di 300000 giovani nella regione della Vandea, la decisione viene accolta da una rivolta. Il popolo, unendo alla volontà di non lasciare partire i giovani per la guerra quella di esternare il proprio malcontento per la situazione dello stato a quel tempo, si oppone con la forza ai funzionari statali, vincendo anche i militari inviati a sedare la rivolta. La ribellione dilaga in altre parti della Francia, sospinta anche da diverse idee, come da quelle di coloro che vedono nel federalismo una possibile soluzione ai problemi dello stato, federalismo di cui si era in effetti parlato in passato, ma che poi si era scartato in favore della repubblica unitaria.

Sempre in politica interna, vengono varati un calmiere sul prezzo del grano e altre riforme a favore dei meno abbienti, scelte inevitabili, dato che l'embargo imposto dall'Inghilterra ha peggiorato ancora di più la situazione economica francese, situazione che spinge i rappresentanti del popolo (giacobini) a chiedere l'estromissione dei girondini dalla scena politica; la Convenzione non si può assumere una tale responsabilità, ma è costretta ad incriminare e giustiziare 29 rappresentanti dei borghesi, in seguito all'attacco della Guardia Nazionale, composta pressoché interamente da popolani.

I giacobini al potere, il terrore rosso. Viene in seguito varata la Costituzione dell'anno I, che, ispirata ad ideali liberali quali il suffragio universale (maschile, s'intende) o i diritti ad istruzione e al lavoro, non entra mai in vigore a causa della guerra in atto, finita la quale ne viene però redatta un'altra (di costituzione), con toni molto differenti. Sconfitti i girondini, i giacobini si trovano nelle mani sì un enorme potere, ma anche dei gravi problemi a risolvere, quali le rivolte che scoppiano in più parti della repubblica e l'infelice situazione del popolo, per risollevare la quale Robespierre, Saint-Just e Carnot - esponenti dei giacobini - varano alcuni provvedimenti di tipo economico. Mentre Carnot riorganizza l'esercito rendendolo molto efficiente, Robespierre e Saint-Just, attraverso il Comitato di salute pubblica, svolgono il compito di tenere a bada i dissidenti, coloro cioè che sono contro lo spirito rivoluzionario e la rivoluzione stessa; chi è sospettato di ciò, viene mandato di fronte ad un tribunale rivoluzionario, la cui decisione è praticamente sempre poco felice per gli imputati, anche in virtù della Legge dei sospetti, varata in quest'anno e secondo la quale chiunque sia anche solo sospettato di non condividere gli ideali rivoluzionari è da considerarsi colpevole, poiché va, in pratica, contro la repubblica. L'insieme di questi atteggiamenti da parte dei governanti dell'epoca prende il nome di terrore non a caso. Verso la fine del fatidico 1793 vengono poi prese due importanti iniziative: la prima è l'invasione della Vandea da parte dell'esercito volta a reprimere la rivolta e completata nell'anno successivo dalle colonne infernali, truppe che portarono a termine lo sterminio della popolazione già iniziato pochi mesi innanzi; meno sanguinolenta è invece la decristianizzazione tentata dai giacobini, che destituiscono diversi prelati, occupano chiese e cattedrali dedicandole ad altre funzioni e sostituiscono il dio cristiano con la dea ragione. Quest'ultimo provvedimento, come ben si può immaginare, ebbe scarso successo.

Risolti i problemi con la parte girondina, Robespierre, che ha praticamente assunto il comando della nazione, deve far fronte alle spaccature interne alla fazione giacobina: da un parte gli estremisti, seguaci di Hébert (Arrabbiati), dall'altra Danton, a capo degli Indulgenti, di colore che cioè sperano in una prossima fine della rivoluzione e del terrore giacobino. Robespierre risolve la situazione stringendo prima un'alleanza con la parte moderata e facendo giustiziare gli esponenti degli Arrabbiati, poi sciogliendola e mandando alla ghigliottina anche gli Indulgenti. A questo massacro fa seguito l'istituzione di un Tribunale rivoluzionario, il cui scopo è quello di punire i cosiddetti nemici del popolo, categoria all'interno della quale può trovar posto praticamente chiunque, a piacimento dei giudici (cioè del potere); per questi nemici, dopo cause sommarie, l'unica punizione espressamente prevista nella legge che istituiva i Tribunali, è la morte. Viene in questo periodo anche riorganizzato l'esercito che, divenuto più numeroso ed organizzato, ottiene le prime, importanti, vittorie nella campagna in Belgio, dove pochi mesi prima era stato sconfitto. A questo punto la Francia risolleva le proprie sorti e a chiunque il Terrore, che già prima era difficile da sopportare, pare veramente insensato e impossibile da sopportare. Inizia così a crearsi un sentimento di rivolta (frequente peraltro in quegli anni.) all'interno della stessa Convenzione, che sfocia nei fatti quando molti esponenti giacobini si sentono minacciati da un discorso che Robespierre pronuncia, denunciando delle ingiustizie commesse nei mesi precedenti. Dichiarato fuori legge, Robespierre viene arrestato, dopo che per tentare di sottrarsi alla cattura aveva tentato il suicidio, e ghigliottinato assieme ai coloro che con lui avevano collaborato durante il periodo del Terrore.

I girondini al potere, il terrore bianco. Qui finisce la fase denominata del Terrore rosso, ma, tristemente, inizia il Terrore bianco, periodo in cui i girondini, riottenuto almeno in parte il potere, meno violentemente di come era stato fatto nei mesi precedenti, sopraffanno i giacobini, togliendo loro (e al popolo, dunque) gran parte dei privilegi da poco ottenuti e ritornando alle vecchie consuetudini, al loro usuale tenore di vita.

La Costituzione dell'anno III. Come già detto, la Costituzione dell'anno I non è mai entrata in vigore; proprio in quest'anno, il 1795, ne viene varata un'altra (dell'anno III) dai contenuti molto diversi da quella precedente: non lascia al popolo l'ampio spazio che la Prima concedeva, prevede elezioni di doppio turno e organizza lo stato in modo da non permettere l'insorgere di una nuova dittatura, attraverso un sistema di controlli incrociati tra le varie istituzioni. Il potere legislativo viene affidato ad un Corpo legislativo composto da due camere: il Consiglio dei Cinquecento, propositivo, e il Consiglio degli Anziani (250), che promuove o boccia le proposte del primo. Il Direttorio, composto da cinque membri, ha il potere esecutivo. Del Corpo legislativo, cinquecento deputati devono essere scelti tra gli ex convenzionali, ciò per scongiurare una maggioranza monarchica, con i pericoli che en conseguirebbero; la cosa strana è però che, nell'altro terzo "libero", per così dire, netta è la prevalenza dei monarchici, segno che non tutti sono avversi all'ancièn regime. Ai monarchici la nuova riforma non piace, ma il loro dissenso viene zittito a cannonate da Napoleone Bonaparte, che aveva già dimostrato di saperci fare con l'artiglieria durante l'assedio di Tolone.

Situazione alla fine del 1795. A questo punto anche la situazione estera si placa leggermente, grazie ai trattati di pace che mettono fine ai conflitti con diversi stati; rimangono però in battaglia l'Inghilterra e l'Austria per la questione belga, e i regni italiani.

Inoltre, dopo aver varato la già citata Costituzione dell'anno III, la Convenzione si scioglie.

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