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ORIGINI DELLA GUERRA
L'esito della prima guerra mondiale aveva scontentato, per motivi diversi, tre potenze: la Germania, principale nazione sconfitta, per le perdite territoriali e per le altre pesanti condizioni imposte dal trattato di Versailles; l'Italia e il Giappone, che ritenevano insufficiente quanto ottenuto a seguito della vittoria conseguita.
PREMESSA
Il 1° Settembre 1939, senza alcuna dichiarazione formale, le truppe tedesche passarono il confine occidentale della Polonia e iniziarono l'invasione del paese, Francia e Gran Bretagna reagiscono dichiarando guerra alla Germania. Per la seconda volta in 30 anni, il mondo sarà travolto da un conflitto che non risparmierà nemmeno i paesi neutrali. La Germania mise in atto l'annientamento degli ebrei, gli Stati Uniti usarono l'arma nucleare. Si può parlare di una guerra totale a livello geografico, economico, sociale. La seconda guerra mondiale è un evento reso inevitabile dalla politica di aggressione della Germania. Da un lato le potenze alleate, Francia e Gran Bretagna cui si aggiungono poi Stati Uniti e Unione Sovietica comune obbiettivo: fermare Hitler. Dall'altro lato le potenze dell'Asse, Germania e Italia unite dal patto d'acciaio, più il Giappone comune obbiettivo: estendere nel mondo un nuovo ordine totalitario e fascista.
Mentre sul fronte
occidentale i Francesi si erano attestati sulla linea fortificata di Maginot e
i Tedeschi su quella di Sigfrido, l'esercito hitleriano occupò con una
guerra-lampo
Mussolini, dopo l'iniziale posizione di non belligeranza decise l'ingresso dell'Italia nel conflitto il 10 Giugno 1940, convinto di poter approfittare della sicura vittoria. La sua fiducia sembrò confortata dall'occupazione tedesca dell'intera Francia, dove venne creato un governo fantoccio, retto dal maresciallo Pétain (governo collaborazionista di Vichy).
Hitler decise quindi di
invadere l'Inghilterra, con un bombardamento a tappeto messo in atto dall'aviazione
tedesca (Luftwaffe), che distrusse alcune città e basi militari dell'isola. La
forza aerea inglese (Raf) riuscì però a rintuzzare l'offensiva, grazie anche all'uso del radar durante
Dopo una serie di insuccessi militari italiani, le sorti del conflitto si rovesciarono anche in Africa, dove gli Inglesi penetrarono in Libia e occuparono Somalia, Etiopia ed Eritrea nel gennaio del 1941.
Le forze dell'Asse
ripresero l'iniziativa nel 1941, quando gli italiani, con l'appoggio del corpo
corazzato del generale Rimmel, rioccuparono
Mentre quasi tutta l'Europa si trovava sotto il giogo nazista e nei Paesi conquistati si creavano governi filonazisti, i tedeschi tramavano lo sterminio degli Ebrei, deportati in massa nei campi di concentramento di Auschwitz, Buchenwald, Mauthausen e così via.
L' INTERVENTO DEGLI USA E IL ROVESCIO DEI RUOLI
Il 1941 terminò
con l'attacco a sorpresa della base navale statunitense di Pearl Harbor
sferrato dal Giappone il 7 dicembre, che provocò l'ingresso degli Stati Uniti
nel conflitto. Nella primavera del 1942
le potenze delle Asse ripresero l'iniziativa: i Giapponesi occuparono molti
importanti territori in Estremo Oriente, mentre nel nord Africa, una
controffensiva italo-tedesca riuscì a riprendere il controllo della Pirenaica,
riconquistata dagli inglesi nel 1941, e a giungere fino in Egitto. Nell'estate
del 1942 le truppe naziste ripresero l'avanzata in Unione Sovietica, dove
occuparono
A diminuire l'efficienza delle forze hitleriane contribuirono anche la resistenza antinazista e i consistenti aiuti degli Americani ossia viveri e materiale bellico.
Si preparava così un rovesciamento delle sorti del conflitto, con la controffensiva americana nel Pacifico nelle battaglie navali del Mar dei Coralli e delle isole Midway, e quella britannica in Africa, che portò allo sfondamento del fronte italo-tedesco mentre nel novembre del 1942 gli Statunitensi sbarcavano in Marocco e Algeria sotto la direzione del generale Eisenhower.
Nel frattempo a Stalingrado la popolazione resistette eroicamente all'assedio per 180 giorni, permettendo all'esercito sovietico di sferrare l'attacco finale, che portò alla resa dell'armata tedesca nel febbraio del 1943. Nella disastrosa ritirata le truppe italo-tedesche vennero annientate dal freddo e dalla fame.
Fu quello il segnale del tracollo delle ambizioni imperiali di Hitler. Ciò non impedì che il nazismo mietesse ancora un numero esorbitante di vittime, come avvenne nel ghetto di Varsavia, dove furono uccisi 40.000 Ebrei. Intanto in Italia, dove ormai il regime fascista era ormai malvisto, venne aperto un secondo fronte occidentale con lo sbarco alleato in Sicilia il 10 luglio 1943. Di fronte alla tragica situazione determinata dallo sbarco anglo-americano, il Gran consiglio del fascismo decretò la fine del regime fascista nel luglio 1943, favorendo l'arresto di Mussolini. Venne formato un nuovo governo guidato da Badoglio accordatosi segretamente con gli alleati per trattare una pace separata. A quel punto l'Italia diventava una nemica per Hitler, che inviò 10 divisioni nella penisola. Così quando 8 settembre venne reso noto l'armistizio firmato con gli Anglo-Americani, l'esercito italiano, abbandonato dal re e da Badoglio, si trovò in balia dei Tedeschi, i quali occuparono in poco tempo l'intera penisola ( piano Alarico).
Il 12 settembre Mussolini, liberato da paracadutisti tedeschi, venne a capo della Repubblica Sociale Italiana, con sede a Salò. L'Italia, dotata a quel punto di due
governi( quello dei «repubblichini» a Salò e quello di Badoglio a Brindisi), diventò un campo di battaglia per lo scontro tra alleati e Tedeschi.
La lotta contro i nazisti
venne condotta con vigore anche dalla Resistenza, costituita dall'azione armata
e clandestina delle brigate partigiane, composte da liberali, monarchici,
socialisti, comunisti, cattolici e seguaci del Partito d'Azione.
Dopo aver ripreso
l'avanzata nella primavera del 1944, gli alleati liberarono Roma, dove venne
creato un nuovo governo presieduto da Bonomi, e giunsero a Firenze (11 agosto),
già liberata dai partigiani; mentre l'Italia restava divisa in due tronconi e
al Nord continuavano i bombardamenti ed eccidi (Marzabotto). Nel frattempo gli
Anglo-Americani sbarcavano in Normandia (6 giugno 1944), liberavano
Nonostante i tracolli militari, Hitler continuava a credere nella vittoria. Ma dopo l'incontro di alleati e Sovietici sull'Elba, l'occupazione sovietica di Berlino e la liberazione d'Italia (25 aprile), la resa della Germania fu inevitabile.Mussolini venne fucilato (28 aprile) e Hitler si suicidò (30 aprile):il crollo del regime fascista e nazista sancì la fine della guerra in Occidente, ma non sul Pacifico, dove i Giapponesi non volevano arrendersi.
Per stroncarne la resistenza, il nuovo presidente americano Truman fece sganciare la bomba atomica sulle città di Hiroscima e di Nagasaki (6 e 9 agosto 1945). Il Giappone fu così costretto a firmare la resa.
BILANCIO DELLA GUERRA
La «Grande guerra» era costata quasi nove milioni di morti; la seconda guerra mondiale costò complessivamente circa 50 milioni di morti.
Di questi, più di 6 milioni furono gli Ebrei sterminati in Germania e nei paesi europei occupati dai nazisti; più di quattro milioni i militanti politici e sindacali trucidati da Hitler e dai suoi seguaci come nemici del «Nuovo Ordine».
Anche più chiaramente della «Grande guerra», la seconda guerra mondiale fu guerra totale: comportò il pieno coinvolgimento delle popolazioni civili, massacrate dai bombardamenti aerei, costrette ad abbandonare le loro case, deportate in massa in Germania.
I NUMERI
Come risulta dalle seguenti cifre approssimative, la guerra non colpì in egual misura tutti i paesi belligeranti:
l'Unione Sovietica perdette quasi 20 milioni di persone (delle quali più di 6 milioni fra i civili);
la Germania milioni;
il Giappone 2 milioni;
l'Impero britannico,
l'Italia e
gli Stati Uniti
Altrettanto mostruosi furono i danni materiali: molte città della Germania e di gran parte d'Europa vennero semidistrutte o rase al suolo; le industrie e i trasporti subirono danni gravissimi: basti pensare che la sola Unione Sovietica perdette nella guerra circa il 40% del potenziale industriale conseguito con i durissimi sacrifici dei primi piani quinquennali.
La guerra non ha toccato il territorio degli Stati Uniti; le loro fabbriche sono intatte e anzi si sono rinnovate; la disoccupazione è stata completamente riassorbita perché le necessità militari hanno costretto a lavorare nelle fabbriche
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