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Il Dopoguerra In Europa
L'economia europea versava in condizioni drammatiche:
Era ormai sconvolto il sistema dei rapporti economici mondiali: nel commercio internazionale l'Europa era stata soppiantata in Estremo Oriente e nell'America Latina da Giappone e USA; inoltre era in condizioni di dipendenza economica dagli Stati Uniti;
si verificò un ristagno del commercio e dell'industria, a causa della diminuzione della domanda;
le spese di guerra, il ristagno produttivo, il debito coi Paesi amici (gli USA erano creditori dell'Intesa per dieci miliardi di dollari) e il debito pubblico indussero i governi di vari paesi a stampare carta-moneta in eccedenza rispetto alle reali riserve auree nazionali. Di qui un forte processo inflattivo, con gravi conseguenze sociali;
s'imponeva in tutti i Paesi coinvolti nel conflitto la necessità della riconversione delle industrie di guerra in industrie di pace. Di conseguenza, gli Stati accentuarono la loro politica d'intervento economico, favorendo le industrie con misure protezionistiche, e col sostegno attraverso commesse. Dopo un'effimera ripresa dell'economia, vi fu una diminuzione della domanda e una terribile crisi economica investì l'Europa tra il '20 e il '21;
seguirono alcuni anni di forte ripresa, grazie agli aiuti che gli USA erogarono alla Germania, col piano Dawes (1924) e col piano Young (1929). La Germania poté così pagare, sia pure dilazionandole, le riparazioni di guerra agli Alleati, e questi a loro volta furono in grado di pagare i debiti contratti con gli USA; i traffici internazionali ne furono potentemente stimolati;
ma, nello stesso anno del
piano Young, si innescò con tragiche conseguenze una grande depressione economica, che ebbe inizio a New York il 24 ottobre 1929.
Si modificarono le tradizionali gerarchie sociali: il fatto più rilevante da questo punto di vista fu il declassamento della piccola borghesia e dei ceti medi, il cui rancore sarebbe stato sfruttato da nuove forze eversive alimentate dalla destra più reazionaria;
si assistette all'organizzazione e alla mobilitazione politica di massa, già avviata nell'anteguerra dall'organizzazione di partiti e sindacati, che videro ora aumentare smisuratamente i loro iscritti;
vi fu la formazione di associazioni combattentistiche, legata al gravissimo problema di milioni di reduci che erano andati ad ingrossare le file dei disoccupati, o che comunque si trovavano in situazioni di disadattamento nella vita civile.
Sul piano delle istituzioni politiche si accentuò la crisi dei sistemi parlamentari, che le pesanti conseguenze della guerra avevano contribuito a screditare
Sotto l'influsso degli eventi di Russia, il biennio 1919-20 vide un'ondata di agitazioni in tutta Europa, e la formazione di Consigli operai sul modello dei Soviet (si accentuò peraltro, con la nascita dei vari Partiti Comunisti seguita alla fondazione del Comintern, la divisione tra socialisti rivoluzionari e riformisti, il che costituì un elemento di grande debolezza del movimento operaio). Tentativi rivoluzionari furono attuati in Germania, Austria e Ungheria; in Austria la rivoluzione fu domata da governi di coalizione tra socialdemocratici e cristiano-sociali; ugualmente stroncati furono i tentativi verificatisi in Ungheria e in Germania.
Per contraccolpo, gli anni Venti videro il costituirsi di regimi autoritari in vari paesi (Ungheria e Polonia, Stati balcanici, Spagna e Portogallo) - appoggiati da una borghesia capitalistica che la guerra aveva rafforzato. In Italia e in Germania s'imposero il fascismo e, più tardi, il nazismo.
Sul piano della vita quotidiana e del costume si verificò un profondo mutamento, determinato dai progressi tecnici indotti dalla guerra: si pensi ad esempio allo sviluppo dell'industria automobilistica, aeronautica, chimica. Profondamente modificata fu anche la mentalità. L'emancipazione delle donne contribuì al tramonto della famiglia tradizionale. Le attività sportive e i divertimenti - altrettanti meccanismi di compensazione alla tragedia della guerra - divennero di massa; aumentò a dismisura la tiratura dei quotidiani e della stampa popolare.
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