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SocietÀ ed economia nell'europa pre-industriale




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SOCIETÀ ED ECONOMIA NELL'EUROPA PRE-INDUSTRIALE


DEMOGRAFIA, STRUTTURE FAMILIARI E MENTALITÀ

Col termine ancien régime si indica il sistema politico esistente in Francia prima della rivoluzione del 1789. L'espressione ancien régime è divenuta sinonimo di società tradizionale, pre-industriale, anteriore cioè a tutti i fenomeni di modernizzazione economica e politica determinati dalla rivoluzione industriale e dalla rivoluzione francese.

Considerata tendenzialmente immobile, la società di ancien régime subì in realtà nel corso del '700 alcune profonde trasformazioni. Il fenomeno più ampio e rilevante fu l'avvio di una crescita demografica che non si sarebbe più interrotta. Fra il 1700 e il 1800 in Europa la popolazione passò da 118 a 193 milioni di abitanti con un incremento del 66%. In molte regioni si ridusse la mortalità, in altre questa riduzione fu accompagnata dall'incremento della natalità.

Una lucida descrizione del rapporto risorse-popolazione fu offerta nel 1798 dal Saggio sul principio di popolazione dell'economista inglese Thomas Robert Malthus, che definì anche la «legge» secondo la quale la popolazione aumentava con una progressione geometrica, le risorse si sviluppavano invece con una progressione aritmetica.

Aumentando la popolazione, diminuivano le risorse alimentari disponibili, in quanto l'agricoltura non era in grado di soddisfare la crescita della domanda. L'impoverimento della dieta alimentare, aumentava la mortalità. Ciò riduceva naturalmente la popolazione che tornava così in equilibrio con le risorse disponibili.

Un altro motivo che sta alla base della crescita demografica del '700 è la progressiva scomparsa del cosiddetto matrimonio tardivo. Le popolazioni dell'ancien régime si erano adattare nel corso dei secoli alle difficoltà alimentari e ambientali.

È piuttosto problematico stabilire un nesso preciso tra lo sviluppo demografico e il miglioramento delle condizioni ambientali, igieniche, climatiche, ecc.

Non è affatto chiaro perché la peste cominciò ad allontanarsi dall'Europa nel '700. Nello stesso periodo, mentre la peste declinava, il vaiolo ebbe il primato di pericolosità, né si attenuarono le altre tradizionali malattie endemiche come il tifo, la dissenteria, e le varie forme influenzali. La maggiore organizzazione ospedaliera non ridusse la mortalità, probabilmente anzi la accrebbe, in quanto i luoghi di cura accentuavano le probabilità di infezione e contagio. Nel 1796, Edward Jenner, scoprì l'efficacia della vaccinazione contro il vaiolo effettuata con i germi del vaiolo vaccino.

Lo sviluppo demografico fu più intenso nelle città che nelle campagne, soprattutto le capitali e le città portuali. Londra, Parigi e Napoli erano, nell'ordine, le maggiori città europee.

L'aumento della popolazione, illumina soltanto un aspetto della struttura demografica. Vi sono altri aspetti che rendono particolarmente significativa la differenza fra la società di ancien régime e la realtà contemporanea, ad esempio quelli relativi alla composizione della famiglia. Nell'età pre-industriale si ha la famiglia estesa o allargata, in cui convivono tre generazioni, dopo la rivoluzione industriale si avrà la famiglia nucleare o coniugale, formata dai soli genitori e figli.

In un primo momento si era stabilita una connessione tra il fenomeno della contraccezione e la rivoluzione francese­: una diffusa scristianizzazione legata alla politica anticlericale dei rivoluzionari e la circolazione culturale favorita dal servizio militare obbligatorio avrebbero agevolato il distacco dalla Chiesa e dalla morale religiosa, che, come è noto, si opponevano ad ogni forma di controllo delle nascite. Una maggiore attenzione alla salute della donna e alla necessità di preservarla dall'eccessivo numero di gravidanze si diffuse fra i ceti superiori insieme a una riconsiderazione degli affetti coniugali; l'acquisizione di un nuovo atteggiamento nei confronti dell'infanzia contribuì a distanziare le nascite; la tutela della proprietà; l'adozione infine di elementi di valutazione e di controllo razionale della vita affettiva e sessuale.


2 IL MONDO RURALE, FEUDALITÀ E RIVOLTE CONTADINE

La società di ancien régime era una società fondamentalmente agricola. Non solo l'agricoltura era la principale attività economica, ma la maggioranza della popolazione era formata da contadini. Gli strati superiori della società erano costituiti da proprietari terrieri, essenzialmente nobili ma anche borghesi; e la terra era la principale fonte di ricchezza e di possibile ascesa sociale.

La proprietà terriera era per molti versi ancora di tipo feudale: era sottoposta cioè a una serie di vincoli che ne limitavano l'uso e i redditi. Nel caso in cui il contadino avesse la facoltà di vendere o trasmettere in eredità la terra coltivata, questa non era in realtà detenuta in piena e libera proprietà: dovevano invece essere corrisposti al signore dei tributi ordinari per l'uso o straordinari nei casi di vendita o successione.

Su una parte delle terre feudali vigevano alcuni diritti collettivi della comunità contadina, come quelli di pascolo, di spigolatura, di raccolta della legna, ecc.

In Francia ai censi e ai vincoli posti sui possessi contadini si aggiungevano gli obblighi di lavoro gratuito (corvées) sulle terre signorili in occasione dell'aratura, della semina o del raccolto, nonché i severi divieti di caccia e di pesca. Va detto tuttavia che in molti casi le corvées erano state sostituite da corresponsioni in denaro. Ad accrescere i poteri di controllo feudale sul mondo contadino contribuiva inoltre l'amministrazione della bassa giustizia ancora detenuta dal signore e dai suoi delegati.

Ai prelievi feudali, si sommavano anche le tasse pagate allo Stato: imposte dirette, come la taglia sulle persone o sulle proprietà, e indirette come la gabella, l'odiata tassa sul sale. Altre corvées erano dovute per la costruzione e manutenzione delle strade. Infine in Francia, doveva essere versata la decima alla Chiesa: si trattava di una quota-parte del raccolto destinata in origine al mantenimento del parroco ma spesso passata nelle mani dell'alto clero.

I contadini servi, vincolati per i loro spostamenti all'autorizzazione del signore, erano ridotti a minoranza.

Non vi era servaggio in Inghilterra, dove il regime feudale era praticamente scomparso già nel XVII secolo. In declino il feudalesimo in Spagna, ma rimanevano egualmente dure le condizioni di vita dei contadini.

In Italia meridionale e in Sicilia, i prelievi in denaro e in natura e le prestazioni personali erano così ampi da far ritenere che il regime feudale fosse particolarmente vessatorio. In pieno vigore nel Lazio, la feudalità era generalmente scomparsa nel resto dell'Italia centrale e in quella settentrionale, pur con alcune presenze, rilevanti in Lombardia e Friuli, modeste in Piemonte. I contratti agrari prevalenti in queste regioni, l'affitto e la mezzadria, si collocavano al di fuori della rendita fondiaria di tipo feudale. Rapporti di fatto senza scadenza, come le enfiteusi e la colonìa perpetua, testimoniavano la sopravvivenza delle antiche consuetudini legate all'origine feudale e ribadivano gli ostacoli frapposti a una piena proprietà contadina della terra.

Nella Germania occidentale vigeva un sistema feudale molto simile a quello francese con qualche maggiore sopravvivenza della servitù. Qui il servo-contadino, doveva ottenere il permesso del signore non solo per spostarsi, ma anche per contrarre matrimonio. Il lavoro servile e le servitù personali dominarono l'Europa orientale fino al 1848.


NUOVA AGRICOLTURA, INDUSTRIA RURALE E MANIFATTURE

La società pre-industriale era una realtà statica, dominata dalle permanenze. Ma al suo interno vedeva emergere fattori di mutamento destinati a rovesciare l'assetto tradizionale.

L'Inghilterra fu il paese in cui le strutture agrarie cambiarono più profondamente fra '600 e '700. Le trasformazioni avvennero in seguito alle recinzioni dei campi aperti e delle terre comuni e all'introduzione di nuove tecniche e colture. Il sistema a campi aperti caratterizzava nel '600 oltre la metà delle campagne inglese: era costituito da appezzamenti non recintati, contigui, ma in proprietà individuale, non collettiva. Le consuetudini prevedevano che, dopo il raccolto, tutti gli abitanti del villaggio potessero spigolare o inviare gli animali al pascolo. Di proprietà collettiva erano invece le terre comuni destinate al pascolo, alla raccolta di legna, ecc. i diritti l'uso di queste terre non appartenevano a tutti indistintamente, ma a quanti avevano proprietà nel villaggio. Su di esse risiedevano, in modestissime capanne, i contadini poveri e privi di proprietà.

Le enclosures significarono recinzione e privatizzazione delle terre comuni. Le enclosures miravano a una più chiara definizione della proprietà e a una coltivazione più razionale. Richiedevano investimenti e quindi capitali per le opere di chiusura e per la riconversione colturale e favorirono progressivamente la diminuzione dei piccoli proprietari.

Altro fattore di trasformazione dell'agricoltura inglese fu il superamento della rotazione triennale con l'introduzione di piante da foraggio come il trifoglio e le rape, avvicendate con i cereali. Le colture foraggere avevano la proprietà di arricchire il terreno consentendo rotazioni più lunghe e una produttività più elevata. L'allevamento diveniva una componente fondamentale dell'azienda agricola: forniva concime naturale per la terra e carne e latte per il mercato.

Rotazioni complesse, integrazione di agricoltura e allevamento, produzione per il mercato non furono una prerogativa inglese: i nuovi sistemi si diffusero nella Francia settentrionale e nella Germania nord-occidentale. Ma questa agricoltura capitalistica rimaneva un settore marginale in lenta espansione. Le innovazioni convivevano talora con la vecchia struttura feudale, sia nell'Europa occidentale che in quella orientale.

I nuovi sistemi produttivi e le innovazioni colturali incontrarono molti ostacoli alla loro diffusione.

La patata, conosciuta nel '500, dovette attendere gli inizi del '700 per cominciare a diffondersi, vincendo diffidenze e ostilità di chi la considerava dannosa alla salute. Il mais ebbe diffusione più precoce, ma egualmente lenta.

Nel '700 si diffusero anche altre colture. Il riso nelle zone irrigue del Piemonte e della Lombardia; il tabacco un po' ovunque, in Olanda, Belgio, Germania, Italia. Tè, caffè, cacao rimasero prodotti di importazione.

Le campagne del '700 erano anche sede di un'importante attività di produzione industriale eseguita a domicilio dai contadini nelle pause del lavoro e durante la stagione morta. Questa industria rurale domestica era dedita prevalentemente alle principali operazioni tessili, filatura e tessitura.

Lo sviluppo dell'industria rurale si era accentuato progressivamente i rapporto all'irrigidirsi delle corporazioni e all'affermarsi della nuova figura del mercante imprenditore. Le corporazioni di mestiere avevano norme estremamente severe sull'organizzazione del lavoro e sul reclutamento della manodopera attraverso lunghi apprendistati.

Le corporazioni corrispondevano a fasi di specializzazione e a gerarchie produttive così rigorosamente definite da rendere impossibile la mobilità del lavoro. Infine, la tradizione corporativa manteneva elevati i costi di produzione. Le campagne offrivano invece una manodopera a basso costo, utilizzabile in modo elastico, ampliandone o riducendone le dimensioni in rapporto alla domanda del mercato. Il mercante imprenditore forniva la materia prima, ritirava il prodotto finito e provvedeva a smerciarlo.

Rispetto alla fase successiva della rivoluzione industriale è forse più corretto parlare per queste attività di proto-industria o proto-industrializzazione.

Nell'Europa pre-industriale si affermò il sistema della manifattura. La manifattura è l'organizzazione del lavoro in cui un imprenditore concentra in un unico laboratorio o officina più operai che svolgono tutte le fasi del processo produttivo. Caratteristiche dell'epoca furono quelle installate negli ospizi dei poveri e dei trovatelli o nei penitenziari. La manifattura non fu mai l'organizzazione dominante e non lo fu certamente nel settore tessile. In generale si può sostenere quindi che il passaggio al sistema della fabbrica, caratteristico della rivoluzione industriale, avvenne direttamente dall'industria a domicilio e non dalla manifattura.


SOCIETÀ PER CETI E FORME DI GOVERNO

Se per la società industriale il concetto impiegato usualmente è quello di classe, per la società di ancien régime va adottato quello di ceto. Una società per ceti: una realtà caratterizzata dal prevalere, nelle stratificazioni sociali, dell'appartenenza per nascita, da una sostanziale staticità e da una strutturale diseguaglianza giuridica. Chi nasceva nobile, rimaneva tale tutta la vita; e il contadino aveva pochissime probabilità di uscire dal suo status. Solo nel clero non si accedeva per nascita. L'appartenenza a un ceto comportava il godimento di certi diritti e l'esclusione da altri. Cambiare ceto era un evento eccezionale.

La società per ceti trovava sanzione ufficiale nell'ordinamento politico di molti Stati che mantenevano rappresentanze e assemblee per ceti, tali da determinare un vero e proprio dualismo di poteri. Il sistema più noto è quello dei tre ordini francesi: clero, nobiltà, Terzo stato.

In tutta Europa il ceto dominante era la nobiltà.

Anche le organizzazioni politiche repubblicane, l'Olanda o le repubbliche aristocratiche di Genova e Venezia e quella patrizia di Ginevra, avevano strutture di governo fondate sulla diversità dei ceti e non sull'uguaglianza dei diritti politici.

Nell'Europa settecentesca convivevano numerose forme di governo: da un lato, la monarchia costituzionale inglese; dall'altro, le monarchie assolute, le repubbliche oligarchiche e patrizie.


POVERTÀ E CONTROLLO SOCIALE

Nella società pre-industriale, una percentuale elevata della popolazione era costituita da poveri. Termine che indicava i mendicanti, i vagabondi e i senza lavoro, ma anche quanti non riuscivano sempre a raggiungere, con il loro lavoro, livelli minimi di sussistenza. La povertà era considerata non solo un valore in sé, una virtù, ma anche la testimonianza di una elezione divina.

Fra il 1520 e il 1530 si determinò una profonda trasformazione che ebbe fra le sue cause innanzitutto il vistoso aumento del pauperismo, legato all'incremento demografico. Cambiando le dimensioni quantitative del fenomeno, cambiò anche l'immagine del povero, sempre più spesso indicato come possibile elemento di disordine sociale.

La povertà entrò così in un quadro di valutazioni non più solo religiose, ma di natura economica e sociale. L'assistenza aveva un costo elevato e la presenza dei poveri nel tessuto urbano rappresentava un pericolo, un rischio. Questi elementi di «calcolo» si accompagnarono allo sviluppo di un'etica del lavoro che tendeva sempre meno ad accettare chi viveva di elemosina. Si delineò la necessità di distinguere fra poveri veri e falsi, buoni e cattivi, inabili e abili al lavoro. Si punirono gli accattoni e i vagabondi e apparve essenziale imporre l'obbligo del lavoro.

Nelle città delle Fiandre e della Germania, furono attuate le prime riforme, consistenti nella realizzazione di strutture accentrate per l'assistenza, nella repressione della mendicità e nel tentativo di impiegare i poveri nei lavori pubblici. Queste iniziative non si rivelarono sufficienti e la necessità di un controllo della mendicità: poveri, vagabondi, mendicanti cominciarono a essere internati e reclusi in ospizi e ospedali appositamente costituiti. I poveri furono considerati elementi asociali, equiparati ai pazzi e alle prostitute, e fatti oggetto di un'esplicita emarginazione. Tanto sul piano produttivo che su quello dell'efficacia dei «dispositivi di controllo», la «grande reclusione» si rivelò un fallimento. Fu inoltre duramente ostacolato da quanti difendevano, per motivi religiosi e umanitari, l'antico sistema di protezione dei poveri.

Nella seconda metà del '700 filantropia e analisi sociale convergeranno nel tentativo di individuare più correttamente una realtà che sarà progressivamente superata solo nel corso del XIX secolo con la graduale trasformazione dei poveri in proletariato industriale.




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