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La rivoluzione francese




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LA RIVOLUZIONE FRANCESE



I) Durante il lungo regno di Luigi XV (1723-74) la situazione economica della Francia era andata progressivamente peggiorando: la guerra e i crescenti bisogni della vita di corte (Versailles) richiedevano l'imposizione di continue tasse. Per accrescere il gettito delle imposte e contenere il deficit di bilancio, il governo era ricorso a manovre finanziarie assai pericolose: concessione di alti tassi d'interesse sui prestiti dei cittadini, indiscriminata vendita di uffici pubblici, alterazioni del valore della moneta, riduzione arbitraria dei debiti dello Stato (bancarotta). Tutto questo perché le classi privilegiate (nobiltà e clero) erano riuscite, per interi decenni, a bloccare ogni provvedimento fiscale che estendesse anche a loro il peso tributario.


II) Le tasse erano prevalentemente pagate dai contadini e dalla borghesia. Nelle campagne il diritto di proprietà spettava ancora quasi interamente alla Corona, alla nobiltà e al clero. I contadini non erano più servi della gleba, come nel Medioevo, perché disponevano della libertà personale, però, non essendo proprietari di nulla, erano costretti a versare al clero le decime (cioè una parte dei prodotti dei campi), pagavano imposte e gabelle regie, erano obbligati dallo Stato a prestazioni di lavoro gratuite (corvées) per la costruzione di strade e caserme, ecc. Gli stessi nobili li obbligavano a pagare tasse sul commercio al minuto, pedaggi per l'uso di strade e ponti, tributi in natura, in denaro, in corvées.


III) La borghesia si era arricchita notevolmente, ma non aveva alcun potere politico. Solo una piccola parte s'era procurata titoli nobiliari ereditari mediante l'acquisto degli uffici pubblici. Le piccole aziende manifatturiere si erano trasformate in opifici di vaste dimensioni. La ricchezza dovuta ai commerci, all'industria, alle società per azioni e agli istituti bancari aveva indotto la borghesia a chiedere la fine del regime del privilegio di clero e nobiltà, la libera disponibilità della terra, la piena libertà dei commerci (senza vincoli doganali e corporativi).


IV) L'incapacità della monarchia (Luigi XVI) a dirigere dall'alto le istanze di rinnovamento dei ceti borghesi (dispotismo illuminato) rese inevitabile la convocazione degli Stati Generali, non convocati dal 1614 (non avevano potere legislativo ma solo consultivo). Il ministro delle finanze Necker si batté perché la borghesia (Terzo stato) mandasse all'Assemblea più delegati di quanti non potessero disporre nobiltà e clero messi insieme, di contro alla consuetudine che prevedeva invece, per ogni circoscrizione elettorale, la designazione di un candidato per ciascun ordine sociale. Nell'Assemblea la borghesia propose che il voto non fosse dato per ordine ma per testa (per avere la maggioranza) e che i lavori non si svolgessero in camere separate secondo gli ordini, ma in un'unica assemblea (per affermare la parità sociale dei delegati). Di fronte al rifiuto di nobiltà e clero, la borghesia si costituì in Assemblea Nazionale, proclamandosi rappresentante della volontà nazionale (giugno 1789).


V) La maggioranza dei delegati del clero, che provenivano da parrocchie rurali, decise di unirsi alla borghesia. Il re fece chiudere la Camera delle riunioni, ma il Terzo stato si trasferì in una sala adibita dalla Corte al gioco della pallacorda, giurando di riunirsi finché la Costituzione non fosse stabilita (Giuramento della Pallacorda). Il re ingiunse agli eletti di sciogliersi e di tornare a riunirsi l'indomani separatamente nelle sale assegnate a ciascun ordine. La borghesia non obbedì. Evitando di usare la forza, il re invitò clero e nobiltà a unirsi alla borghesia: l'assemblea così si proclamò Assemblea Nazionale Costituente.


VI) Sospinto dagli aristocratici, Luigi XVI licenziò il Necker e ammassò truppe mercenarie svizzere e tedesche nei pressi di Parigi. Il popolo di Parigi rispose occupando la Bastiglia, cioè la prigione per i condannati politici, simbolo dell'autorità assoluta del monarca. Il popolo creò nuovi organi di governo (a Parigi) e di difesa (la Guardia Nazionale, capeggiata da La Fayette, che già aveva combattuto a fianco degli insorti americani). Compaiono diversi clubs politici (giacobini, cordiglieri, girondini) e il tricolore. I nobili più intransigenti emigrano all'estero. L'esempio di Parigi viene seguito da altre città, che considerano la Costituente come l'unica vera fonte d'autorità. Nelle campagne si diffonde la "Grande Paura" dei nobili, che vedono le loro proprietà saccheggiate o espropriate dai contadini. Nell'agosto '89 l'Assemblea dichiara abolito il sistema feudale (corvées, decime), anche se vincola questa abolizione all'indennità che i contadini devono pagare ai nobili per le proprietà requisite.


VII) L'atto di morte dell'ancien régime viene ratificato con la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino. Principi fondamentali: sovranità popolare, diritti di libertà (opinione, stampa, religione, riunione), uguaglianza giuridica, tutela della sicurezza personale e della proprietà individuale. La Costituente si preoccupò non solo di convogliare le forze popolari contro i ceti privilegiati, ma anche d'impedire che queste forze potessero dirigere il corso della rivoluzione. Venne perciò introdotto il principio della separazione dei poteri dello Stato: quello esecutivo spettava al re, che aveva il diritto di veto, col quale poteva bloccare per 4 anni le decisioni dei rappresentanti eletti; la borghesia inoltre si riservava l'assoluta preminenza nella funzione legislativa. Fu approvato il sistema monocamerale (cioè senza una Camera Alta da riservare alla nobiltà) e viene sancito il criterio censitario come condizione per l'esercizio dei diritti politici (solo i cittadini, cioè i maschi con almeno 25 anni di età, che pagassero un'imposta diretta pari a 3 giornate lavorative, potevano votare ed essere eletti). Il re rifiutò l'abolizione dei diritti feudali, la suddetta Dichiarazione e la Monarchia costituzionale, ma una folla affamata si recò a Versailles per costringerlo ad approvvigionare la capitale, a ratificare le decisioni della Costituente e a trasferire la corte a Parigi. Questa parte di popolazione venne sempre più definendosi come Quarto Stato o Sanculotti, e i due circoli politici che esprimevano di più le sue esigenze erano i giacobini e i cordiglieri.


VIII) Intanto, la Costituente, per fronteggiare la grave situazione finanziaria, prese la decisione d'incamerare i beni degli ordini religiosi a favore del demanio statale. L'esecuzione della vendita dei latifondi ecclesiastici fu affidata ai Comuni, ma, siccome l'operazione era lunga e complessa, e l'erario aveva bisogno di soldi, l'Assemblea autorizzò il Tesoro ad emettere dei titoli di stato (assegnati) col valore di cartamoneta, garantiti dai beni espropriati. In tal modo chi comprava gli assegnati si sentiva strettamente legato agli esiti della rivoluzione. L'Assemblea inoltre abolì il clero regolare, trasformò quello secolare in funzionari stipendiati dallo Stato mediante la Costituzione civile del clero, la quale prevedeva il principio elettivo per tutti i gradi della gerarchia ecclesiastica, senza diritto di conferma canonica da parte del papa. Il clero si divise in due parti: costituzionali e refrattari (quest'ultimi favorevoli al papa, che condannò sia la Dichiarazione che la Costituzione del clero).


IX) Luigi XVI, dopo essere stato costretto a ratificare la Costituzione del clero, decide di fuggire dalla Francia, ma alla frontiera belga viene riconosciuto e arrestato. Il sistema della monarchia costituzionale entra in crisi: il re passa per un traditore della nazione, fomentatore di guerra civile e alleato delle potenze straniere antifrancesi. Cordiglieri e giacobini ne approfittano per rivendicare maggiori poteri in seno all'Assemblea, la quale però al Campo di Marte (Parigi) fa sparare sulla folla, sospende la libertà di stampa e di riunione. L'Assemblea (ove dominano i girondini) cerca di superare la paralisi del movimento democratico in 3 modi: 1) fa credere all'opinione pubblica che la fuga del re era un rapimento tramato da controrivoluzionari; 2) si scioglie, trasformandosi in Assemblea Legislativa, eletta a suffragio censitario (impedisce a tutti quanti avevano fatto parte della Costituente di poter partecipare anche alla Legislativa); 3) dichiara una guerra preventiva all'imperatore d'Austria e Prussia.


X) Alla guerra contro Austria-Prussia si giunse per una serie di ragioni: 1) fame e disoccupazione dilagavano nel Paese; 2) gli ambienti di corte erano convinti che la Francia rivoluzionaria ne sarebbe uscita sconfitta; 3) gli ambienti rivoluzionari volevano esportare all'estero i loro principi politici. Solo Robespierre e pochi giacobini erano contrari, temendo che la guerra segnasse la fine della rivoluzione. All'inizio, in effetti, il conflitto fu disastroso per la Francia: esercito male organizzato, ufficiali aristocratici non disposti a combattere con impegno, tradimenti continui della corte che complottava col nemico La prima grande sconfitta fu quella di Verdun, che ebbe come effetto le stragi di settembre nelle carceri parigine: almeno 1300 detenuti politici conservatori vennero uccisi dalla folla in tumulto.


XI) Intanto la Comune insurrezionale di Parigi obbliga la Legislativa ad arrestare il re. La stessa Legislativa convoca una nuova Assemblea, la Convenzione Nazionale, che avrebbe dovuto trasformare il Paese in una Repubblica. La monarchia era finita. La Fayette si era consegnato agli austriaci. Pochi giorni dopo il massacro di settembre vi fu la grande vittoria francese a Valmy e la conquista del Belgio. Nella Convenzione, i girondini, che rappresentavano la medio-alta borghesia progressista, conservano il governo del Paese (sostenevano la tesi federalista); a sinistra erano i giacobini (detti montagnardi), rappresentanti della piccola borghesia: essi riusciranno a far proclamare la Repubblica una e indivisibile, ed anche a far condannare a morte il re.


XII) Nel '93 la Convenzione votò la Costituzione dell'Anno I della Repubblica: per la prima volta in Europa s'introdusse il principio del suffragio universale, sopprimendo la discriminazione censitaria dei cittadini in attivi e passivi, e attribuì il diritto' di voto (segreto e diretto) a tutti i francesi maschi maggiorenni; prevede anche l'intervento assistenziale dello Stato a favore dei ceti indigenti. Questi principi non furono però applicati perché gli eventi internazionali favorirono l'avvento di una dittatura politica. Infatti, avendo occupato Belgio, Olanda, Savoia e altri territori, la Francia si vide coalizzare contro moltissimi paesi europei: Austria, Prussia, Inghilterra, Olanda, Spagna, Portogallo, Russia, Piemonte, Stato Pontificio, ecc. La Francia deve ritirarsi un po' ovunque. All'interno scoppia la guerra civile in Vandea: alla miseria si era aggiunta la coscrizione obbligatoria che colpiva soprattutto i contadini più poveri.


XIII) Nella Convenzione i montagnardi imposero ai girondini leggi di emergenza: 1) attribuire alla Convenzione tutti i poteri; 2) dittatura rivoluzionaria; 3) organo collegiale di controllo sul governo (Comitato di salute pubblica); 4) Tribunale rivoluzionario; 5) politica economica rigidamente centralizzata (blocco dei salari e dei prezzi). I giacobini, con un colpo di stato, s'impadroniscono del potere e condannano a morte 21 deputati girondini. Cala il prestigio di Danton e sale quello di Robespierre e Saint-Just. I girondini rispondono scatenando varie insurrezioni nei dipartimenti e nelle grandi città; uccidono Marat. I giacobini rispondono con la politica del Terrore: 1) contro gli accaparratori di derrate; per il controllo della distribuzione dei generi alimentari di largo consumo; legge del Maximum, cioè un calmiere dei prezzi; imposto il corso forzoso degli assegnati, la cui continua emissione li aveva fortemente svalutati; 2) soppressa stampa dissidente, chiusi i club antigiacobini, promulgata la legge dei sospetti, giustiziati la regina, repressa rivolta vandeana e tutte le rivolte girondine.


XIV) Il governo giacobino eliminò il gruppo di Danton, accusato di eccessivo moderatismo, e il gruppo di Hébert, accusato di eccessivo estremismo; impose come religione di stato il culto dell'Essere Supremo; non riuscì a impedire il mercato nero né a garantire sufficienti salari al proletariato delle città. Le vittorie militari francesi fecero capire alla borghesia che non c'era più bisogno di una dittatura rivoluzionaria. La borghesia approfittò del fatto che i giacobini, eliminando i seguaci di Danton ed Hébert, si erano inimicati le masse popolari, per compiere un colpo di stato e rovesciare Robespierre e Saint-Just, accusati di voler imporre una tirannia personale (reazione termidoriana). La Convenzione Termidoriana abolì subito il calmiere dei prezzi e scatenò il terrore bianco contro i giacobini. Per evitare che i realisti riprendessero il potere, la Convenzione affida il governo a un Direttorio, dal quale emergerà la dittatura militare di Napoleone Bonaparte. L'ultima battaglia della sinistra rivoluzionaria fu quella di Babeuf e Buonarroti, che però ebbe esito fallimentare.



L'EGEMONIA DELLA FRANCIA SULL'EUROPA. NAPOLEONE



I) Subito dopo la reazione termidoriana della grande borghesia, che pose fine alla Rivoluzione francese, la Convenzione Nazionale stipulò trattati di pace col Granducato di Toscana, Prussia, Olanda e Spagna. La guerra contro la Francia era continuata dall'Impero d'Austria, che non voleva rinunciare ai Paesi Bassi austriaci occupati dalla Francia (in questo l'Austria era appoggiata dal Regno di Sardegna), mentre l'Inghilterra continuava a mantenere attiva la guerra sui mari. Fu così che il Direttorio (organo collegiale repressivo cui la Convenzione, sciogliendosi, affidò il governo del Paese) decise d'impegnare contro l'Austria tutto il potenziale bellico a disposizione.


II) Intanto nel continente europeo, sotto l'incalzare degli eventi francesi, le monarchie assolute e illuminate (con l'appoggio di nobiltà e clero) abbandonano la politica delle riforme, temendo ch'essa possa rivolgersi contro i loro interessi. Saranno gli eserciti francesi al seguito di Napoleone (che comandava un'armata in Italia nella guerra antiaustriaca) a fornire alle minoranze attive e coscienti della borghesia il sostegno della forza militare contro gli ordini privilegiati. Anche se l'occupazione militare dei francesi, il vassallaggio in cui saranno tenute le nuove Repubbliche create da Napoleone, la subordinazione delle attività economiche agli interessi francesi, determineranno nella borghesia liberale l'esigenza di affermare il concetto di nazione (cioè di repubblica indipendente anche dalla Francia).


III) Il fronte italiano, che nei piani strategici del Direttorio aveva solo rilievo secondario, diventò ben presto il teatro in cui si decise l'esito del conflitto tra Francia ed Austria. La nuova arte militare era basata sulla rapidità dell'azione offensiva accuratamente preparata e decisamente condotta. Il primo regno ad essere sconfitto fu quello sabaudo di Vittorio Amedeo III. Proseguendo l'offensiva, Napoleone. occupò Lodi, Milano, Mantova, i ducati di Parma e Modena, la Toscana, lo Stato della Chiesa, mentre il regno di Napoli si ritirò dalla coalizione antifrancese. I territori occupati furono costretti a pagare gravosi tributi, a cedere molte opere d'arte I governi repubblicani nel nord-Italia dopo aver dato vita a una Confederazione, crearono la Repubblica Cispadana; le province lombarde crearono la Repubblica Transpadana. Napoleone. fuse le due Repubbliche creando la Repubblica Cisalpina, con capitale Milano, a capo della quale mise degli elementi moderati filofrancesi, vietando che si ponesse all'ordine del giorno la prospettiva dell'unificazione nazionale. Napoleone. vedeva il problema italiano come uno strumento per la sua politica di prestigio personale, e per continuare a imporre esazioni in denaro e confische di opere d'arte. Intanto a Genova un'insurrezione giacobina portò alla formazione d'un governo filofrancese. A Roma, col pretesto dell'uccisione casuale d'un generale francese da parte della gendarmeria pontificia, i giacobini instaurano la Repubblica Romana e pongono fine al potere temporale del papa.


IV) Napoleone. assedia Verona e, spingendosi fino a pochi km da Vienna, obbliga gli austriaci a chiedere un armistizio. Con la pace di LEOBEN l'Austria rinuncia al Belgio e alla Lombardia, ottenendo in cambio Istria, Dalmazia e parte della terraferma veneta. Verona, sospinta da clero e nobiltà, insorge contro i francesi. Napoleone. interviene pesantemente e nonostante che il governo oligarchico veneziano fosse abbattuto dopo pochi giorni dal partito giacobino, nel definitivo Trattato di Campoformio (1797), Napoleone. cede Venezia all'Austria, ottenendo in cambio le isole IONIE, i possessi veneziani in Albania e altri territori. Altre Repubbliche filofrancesi si formano in Olanda e Svizzera.


V) Intanto il Direttorio aveva aderito al progetto di Napoleone. che riteneva di poter fiaccare la resistenza dell'Inghilterra -rimasta sola tra le grandi potenze a continuare la lotta- isolandola dall'India e dagli altri suoi domini dell'Estremoriente. Di qui la spedizione militare contro il Sultanato d'Egitto, formalmente dipendente dall'Impero turco, ma di fatto comandato dalla forte casta feudale dei Mamelucchi. Napoleone. vince alla battaglia delle Piramidi, ma l'Inghilterra, con l'ammiraglio Nelson, gli distrugge la flotta nella rada di Abukir, sicché fu reso impossibile il rifornimento e lo stesso rimpatrio del corpo di spedizione francese. Gli unici aspetti positivi dell'impresa egiziana furono la legislazione che Napoleone. diede al Paese, sulla quale nascerà poi l'Egitto moderno, e lo studio di una commissione scientifica che portò alla decifrazione dei geroglifici egiziani.


VI) In Europa invece la spedizione spinse Russia e Turchia a unirsi con l'Inghilterra, seguite da Austria e Napoletano. Quest'ultimo aprì le ostilità della IIa coalizione antifrancese, attaccando la Repubblica Romana, ma la reazione francese fu così violenta che fu occupato anche il Regno Borbonico, mentre il re Ferdinando IV si rifugiava in Sicilia. Si forma la Repubblica Partenopea. Grande successo invece ebbe l'offensiva austro-russa iniziata nel '99. Tutte le conquiste militari francesi e i governi repubblicani sorti in Italia caddero l'uno dopo l'altro. Napoleone. reagisce compiendo a Parigi un colpo di stato per abolire il Direttorio e ottenere poteri assoluti. Con la vittoria di Marengo (1800), Napoleone. intraprende la seconda campagna d'Italia e recupera quasi tutti i territori perduti. Si forma una Repubblica Italiana con Napoleone. presidente. L'Inghilterra, rimasta sola e resasi conto che la politica di Napoleone. era sempre meglio di quella giacobina, è disposta con la Pace di Amiens (1802) a rendere quasi tutte le colonie tolte in quegli anni alla Francia. Napoleone. ne approfitta per farsi proclamare Primo Console a vita (1802). Stipula anche un Concordato con la Chiesa cattolica, i cui punti salienti sono:

1) il papa riconosce la Repubblica come governo legittimo di Francia,

2) Napoleone. riconosce il cattolicesimo come religione maggioritaria della nazione (i Consoli sono tenuti a professarne il Credo),

3) il papa ottiene le dimissioni di tutti i vescovi e la possibilità d'istituire canonicamente i loro successori,

4) Napoleone. ottiene la fedeltà al governo di tutti i nuovi vescovi e che i vescovi nominino solo i parroci graditi al governo,

5) i beni espropriati alla Chiesa durante la Rivoluzione francese non vengono restituiti (in cambio il governo assicura uno stipendio al clero).


VII) La politica interna di Napoleone. fu tutta favorevole alla grande borghesia: fece preparare un nuovo catasto per meglio distribuire le imposte, eliminò le imposte dirette e ripristinò numerose imposte indirette, favorisce i monopoli della produzione, ristabilisce la schiavitù nelle colonie americane, impedisce le lotte operaie per i miglioramenti salariali, ripristina la consuetudine del garzonato, fa approvare il Codice Civile


VIII) Le ostilità con l'Inghilterra ripresero dopo che questa reagì, organizzando una nuova coalizione, a:

1) l'occupazione francese dell'isola d'Elba e del Piemonte,

2) l'Atto di mediazione che rendeva la Svizzera uno Stato vassallo della Francia,

3) l'intenzione di Napoleone. di occupare Egitto e India.

Nel 1804 Napoleone. si fa incoronare a Parigi Imperatore dei francesi, ripristinando il principio monarchico e creando una nuova aristocrazia imperiale. A questo punto l'Inghilterra organizza una IIIa e IVa coalizione antifrancese, con l'appoggio di Russia, Svezia, Austria e Napoletano. Ma entrambe le coalizioni vengono sbaragliate da Napoleone. in grandi battaglie: Ulma, Austerlitz, Jena I risultati furono che la Russia si alleò con la Francia, l'Austria (con Vienna occupata) dovette cedere tutto il Veneto al Regno d'Italia (e Dalmazia-Istria alla Francia). Due fratelli di Napoleone. ebbero il Napoletano e l'Olanda. Finisce il Sacro Romano Impero (1806), sostituito da una Confederazione del Reno, creata da Napoleone.


IX) La volontà di piegare l'Inghilterra alla pace suggerì a Napoleone. l'idea del Blocco continentale (1807): egli chiuse l'intero continente europeo agli scambi commerciali con l'Impero britannico. Ma questo Blocco fu un fallimento, perché:

1) si sviluppò il contrabbando,

2) l'Inghilterra s'impadronì dei territori dei paesi alleati della Francia (ad es. Olanda),

3) i popoli che avevano visto in Napoleone. un "liberatore" ora gli sono ostili.

Napoleone., per far rispettare il Blocco, è costretto a:

1) decretare la fine del Regno d'Etruria,

2) occupare militarmente Roma e imprigionare Pio VII,

3) occupare il Portogallo,

4) detronizzare dal regno di Olanda il fratello Luigi.

Mentre attraversava la Spagna per raggiungere la frontiera portoghese, Napoleone. trae l'occasione di un colpo di stato imponendo alla Spagna il fratello Giuseppe, sostituendolo nel Napoletano col cognato Gioacchino Murat. La popolazione spagnola però si ribella rivendicando la propria tradizione monarchica e cattolica. L'Inghilterra, aiutando militarmente il Portogallo, finisce con l'appoggiare anche la Spagna, che però conseguirà decisivi successi solo verso il 1812. Nel frattempo Austria e Prussia cercarono di realizzare la Va coalizione, ma con la vittoria francese di WAGRAM essa fallì. L'imperatore d'Austria fu costretto ad acconsentire che la propria figlia andasse sposa a Napoleone. (senza figli maschi), il quale così s'imparentò con la più prestigiosa dinastia d'Europa.


X) Nel 1812 Napoleone. intraprende la campagna di Russia. Il pretesto sta nella violazione del Blocco. Il motivo reale sta nella volontà di occupare tutta l'Europa orientale, nella convinzione di poter realizzare una "guerra lampo". Napoleone. sottovalutò il fatto che la popolazione locale, pur oppressa dal regime feudale, vedeva in lui l'Anticristo venuto a profanare la "Santa Russia" (motivi nazionalistici e religiosi). I russi ebbero la meglio perché non attaccarono per primi, non si fecero agganciare ma indietreggiarono di continuo facendo terra bruciata alle spalle dei francesi. Con l'occupazione di Mosca, Napoleone. sperava che lo zar chiedesse l'armistizio. Invece lo zar, attendendo l'inverno, costrinse l'armata francese, priva di viveri, a ritirarsi. Fame, freddo, stenti e il ritorno offensivo dei russi uccisero più di mezzo milione di francesi.


XI) La VIa coalizione si formò subito: Austria, Russia, Prussia e Inghilterra sconfissero Napoleone. a Lipsia. Nel Napoletano, Murat, pur di conservare il trono, si allea con l'Austria. Napoleone. non era appoggiato neppure dalla borghesia francese, che chiese la restaurazione della dinastia borbonica. Napoleone. dovette abdicare nel 1814, ritirandosi in esilio nell'isola d'Elba. Alla Francia di Luigi XVIII (fratello di Luigi XVI) con la pace di Parigi vennero riconosciuti i confini del 1792. In Italia rientravano gli austriaci nel Lombardo-Veneto e i borboni spagnoli nel Napoletano.


XII) Il ritorno dei Borboni in Francia aveva scontentato molte classi sociali; era aumentata la disoccupazione; gli aristocratici miravano a vendicarsi; ufficiali e soldati napoleonici erano stati smobilitati senza essere reimpiegati Napoleone. rientrò a Parigi cacciando Luigi XVIII. Le grandi potenze costituirono la VIIa coalizione e sconfissero Napoleone. a Waterloo (1815), relegandolo a Sant'Elena, isola sperduta dell'Atlantico. Vi morirà nel 1821. Murat non riuscirà a sollevare i meridionali contro il governo borbonico: morirà fucilato.

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