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La Francia dal 1870 alla vigilia della Grande guerra
Tra le conseguenze della sconfitta francese di Sedan ad opera della Prussia (1870), che segnò la fine del Secondo Impero e la cessione dell'Alsazia-Lorena, vi fu la rivoluzione di Parigi e l'istituzione della Comune. Il moto scoppiò nel marzo del '71; il governo ordinò il ritiro delle truppe da Parigi per timore che in esse si diffondessero fermenti di rivolta, per cui la città rimase in mano agli insorti. L'obiettivo era liberare la Francia dai prussiani e instaurare un nuovo ordine politico e sociale.
Fu eletta un'Assemblea municipale, che prese il nome di Comune, con funzioni di governo. I poteri legislativo ed esecutivo furono affidati a consiglieri eletti a suffragio universale e in ogni momento revocabili. I magistrati erano elettivi.
Fu istituita una milizia popolare. L'istruzione pubblica fu sottratta ad ogni controllo statale ed ecclesiastico; la gestione delle fabbriche fu affidata a cooperative operaie.
In aprile le truppe governative occuparono la capitale e il movimento rivoluzionario parigino fu sconfitto.
Conseguenze della Comune: 1) incitamento all'espansione del movimento operaio europeo; 2) ripiegamento della borghesia su posizioni conservatrici.
Grazie alle divisioni interne allo schieramento monarchico, dopo l'esperienza rivoluzionaria della Comune ebbero la meglio le forze repubblicane. Nel 1875 la Francia ebbe una nuova Costituzione repubblicana, che durò fino al 1940 e che prevedeva:
una Camera eletta a suffragio universale e un Senato costituito da membri in parte elettivi, e per un quarto nominati dal Presidente della Repubblica (solo dal 1884 tutti i membri furono elettivi);
un Presidente eletto ogni sette anni dalle Camere riunite.
Gli "opportunisti", al governo dal '79 all'88, realizzarono alcune importanti riforme (laicizzazione dell'istruzione, obbligatorietà e gratuità della scuola elementare, libertà di associazione sindacale, elettività del Senato, introduzione del divorzio) e portarono il paese a partecipare attivamente alla gara coloniale (Tunisia, Annam).
Ma il malcontento diffuso per il susseguirsi di scandali finanziari, una sfavorevole congiuntura economica e l'ostilità degli ambienti cattolici sfociarono in una reazione di destra: nell'88-89 vi fu un tentativo di colpo di Stato (generale Boulanger). Superata la crisi boulangista, le elezioni dell'89 mandarono in Parlamento una maggioranza di repubblicani moderati; anche i cattolici, seguendo le indicazioni di Leone XIII, cominciarono ad accettare la Repubblica.
All'inizio degli anni Novanta, in seguito all'avanzata dei partiti socialisti, i repubblicani moderati si spostarono a destra e vararono leggi repressive nei confronti dell'opposizione, accentuarono le spinte coloniali e le pratiche protezionistiche.
Nel 1894 un ufficiale superiore ebreo, Alfred Dreyfus, fu accusato a torto di spionaggio a favore della Germania e condannato ai lavori forzati. Il caso fu sfruttato dalle destre per una violenta campagna antisemita. Le sinistre risposero violentemente e nel '99 vinsero le elezioni, anche se l'innocenza del capitano fu proclamata solo nel 1906.
I governi dal 1902 al '12 si qualificarono per una forte ripresa dell'anticlericalismo; nel '13 salì al governo Poincaré, di orientamento nazionalista e conservatore.
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