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La destra storica al potere




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LA DESTRA STORICA AL POTERE


I GRUPPI POLITICI. Nel Parlamento del nuovo Regno si confrontavano due gruppi politici distinti:

Nei banchi di destra sedevano i moderati, liberali conservatori, seguaci di Cavour

Nei banchi di sinistra sedevano i democratici e i progressisti, molti di ispirazione mazziniana e garibaldina e dunque di idee repubblicane


Le prime elezioni politiche (27 gennaio 1861) diedero la maggioranza parlamentare alla Destra (chamata poi dagli studiosi 'Destra storica' per distinguerla dai movimenti conservatori e reazionari di epoche successive), un gruppo omogeneo, formato da nobili e ricchi borghesi con obiettivi economici e sociali comuni.


Destra e Sinistra storiche erano in realtà due schierameni meno distanti della Destra e della Sinistra attuali.

Entrambi i gruppi:

Condividevano l'ideologia liberale

Tendevano, poco democraticamente, a escludere il popolo dalle decisioni più importanti




Essi però differivano in quanto:

La Destra storica rappresentava gli interessi dei grandi proprietari terrieri e degli imprenditori agricoli centro-settentrionali, i quali appoggiavano pienamente la politica liberista del Governo

La Sinistra storica aveva invece il suo elettorato nella media e piccola borghesi delle professioni e del commercio


ACCENTRAMENTO O DECENTRAMENTO. L'Italia unita era in realtà un Paese ancora diviso da barriere secolari fatte di tradizioni e culture diverse (solo 650mila cittadini sapevano parlare la lingua italiana; 21 milioni parlavano una miriade di dialetti).

Come unificare l'Italia? Emersero due linee:

Quella del centralismo intendeva accentrare tutti i poteri nelle mani del Governo ed estendere le leggi del Regno di Sardegna alle nuove regioni annesse

Quella del decentramento (proposta dal ministro Marco Minghetti) prevedeva la formazione di un nuovo istituto, le Regioni (intermedio fra i Comuni, le Province e lo Stato), alle quali il ministro proponeva di concedere una certa autonomia, in quanto lo Stato andaa costruito con gradualità

Prevalse la soluzione dell'accentramento, per paura, in questo contesto ancora fragile, delle spinte democratiche e repubblicane ancora molto forti in alcune zone del Mezzogiorno.


IL RUOLO DEI PREFETTI. Così il 22 dicembre 1861 il governo Ricasoli estese a tutta l'Italia la legge comunale e provinciale esistente nel Piemonte.

Le 59 province del Regno vennero sottoposte al controllo di un prefetto nominato dal ministro dell'interno. Anche i sindaci erano di nomina regia e sottoposti al controllo prefettizio.

La figura chiave era dunque quella dei prefetti, rappresentati del governo in ogni provincia, che controllavano l'ordine pubblico, la sanità, la scuola, la nomina dei sindaci e dei deputati.

Non a caso la gran maggioranza dei prefetti era piemontese.


LA 'PIEMONTESIZZAZIONE' DELL'ITALIA. A tutto il Regno fu esteso lo Statuto Albertino, che permise a Vittorio Emanuele II di continuare a esercitare notevoli poteri anche perchè il Senato era tutto di nomina regia.


La giustizia:

Non era considerata un potere autonomo ma un ordine sottoposto al controllo del governo

Nel 1865 vennero promulgati un nuovo codice civile e un regolamento di pubblica sicurezza


La scuola:

Nel 1862 fu estesa a tutto il Regno la Legge Casati (già dal '59 nel Regno di Sardegna) che prevedeva 4 anni di scuola elementare gratuita e obbligatoria (solo il 10% sapeva leggere e scrivere)


L'esercito:

Fu reso obbligatorio il servizio militare anche nel resto d'Italia

Ciò generò proteste soprattutto al Sud, che perdeva braccia indispensabili alla coltivazione dei campi.


Il Commercio

Venne estesa a tutto il Regno la politica liberista

Furono quindi soppresse tutte le barriere doganali



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