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Dalla rivoluzione d'Ottobre alla caduta del Muro di Berlino




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Dalla rivoluzione d'Ottobre alla caduta del Muro di Berlino



Agli antipodi della I Guerra Mondiale l'antagonismo fra Gran Bretagna e Germania per il predominio economico e politico diventa sempre più forte.

Questo portò alla creazione di due alleanze, che divisero in due blocchi contrapposti l'Europa: nacquero così la TRIPLICE INTESA (Inghilterra, Francia e Russia) e la TRIPLICE ALLEANZA (Germania, Impero austro-ungarico e Italia).

Tra il Febbraio e l'Ottobre del 1917, mentre il resto d'Europa affrontava l'anno più duro del conflitto mondiale, in Russia si compiva un evento che avrebbe avuto conseguenze epocali per la storia del '900: il regime zarista crollava per cedere il posto dapprima a un effimero regime democratico, e poi al primo Stato socialista nella storia dell'umanità.

La sconfitta dell'armata russa ad opera dei tedeschi nella Prussia Orientale, aggravò la situazione economica della Russia.

Lo zar Nicola II, non aveva permesso una vera e propria industrializzazione del territorio russo, come invece era avvenuto nel resto d'Europa, ma tale sviluppo era limitato a zone ristrette.

Questa situazione portò ad una grave crisi, anche in campo politico.

Con la Rivoluzione, Lenin e gli altri dirigenti bolscevichi cercano di colmare il divario socio-economico legato alle arretrate condizioni della Russia zarista.

L'entrata in guerra nel 1914, mise in mostra la fragilità e la debolezza dell'organizzazione militare e politica dell'impero zarista.

L'8 Marzo 1917, vi fu un'insurrezione da parte del popolo e vennero istituiti a Pietrogrado i Soviet (consigli costituiti da esponenti del proletariato che volevano una democrazia diretta dal basso, e non dalla classe borghese); sette giorni dopo lo zar abdicò, e fu costituito un governo provvisorio con a capo il principe L'vov che ristabilì i diritti fondamentali e concesse l'amnistia e il ritorno in patria di molti bolscevichi, tra cui Lenin.

Nel mese di Luglio, i bolscevichi insorsero tentando un colpo di Stato che fallì e che portò Lenin a rifugiarsi ad Helsinki.

Il 15 Settembre 1917 Lenin, scrisse al comitato centrale del partito affinché venisse avviato il passaggio dei poteri ai Soviet.

Lenin rientrò in segreto a Pietrogrado il 10 Ottobre e vinse le ultime resistenze interne al proprio partito all'insurrezione; rese pubbliche le sue Tesi d'aprile, nelle quali sosteneva la necessità di procedere subito a una rivoluzione più radicale, trasformando la Rivoluzione di Febbraio, che aveva portato la democrazia in Russia, in una Rivoluzione comunista.

Secondo Lenin, bisognava opporsi al governo provvisorio ed evitare ogni collaborazione con menscevichi e socialrivoluzionari, per favorire il rafforzamento dei Soviet.

L'insurrezione prese il via il 24 Ottobre 1917 con l'occupazione di tutte le tipografie prima, e dei posti più importanti di Pietrogrado come poste, banche e ministeri poi.

Il 26 Ottobre, venne conquistato definitivamente il Palazzo d'Inverno, e venne decretato il passaggio del potere ai Soviet.

Nei giorni successivi, venne organizzato il governo sovietico che prese il nome di "Soviet dei commissari del popolo", con a capo Lenin. Anche a Mosca i rivoluzionari insorsero, conquistando però il Cremlino solo il 2 Novembre, dopo una lunga resistenza da parte degli ex governatori.

Nel Gennaio 1918, dopo il rifiuto a maggioranza della dichiarazione dei Diritti; Lenin fece approvare il documento dal III Congresso dei Soviet, che non prevedeva più la separazione dei poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario, caratteristica delle democrazie, per cui il potere passò nelle mani di Lenin, che l'esercitava in nome della dittatura del proletariato.

Nacque così, nel Marzo 1918, il Partito Comunista.

Nel frattempo Lenin aveva saputo cogliere le attese di tutto un popolo: la pace e la riforma agraria.

Dapprima i bolscevichi firmarono la pace di Brest-Litovsk con cui il nuovo Stato sovietico rinunciò alla Polonia, alle regioni baltiche,  alla Finlandia e all'Ucraina che vennero riconosciute come Stati indipendenti nel 1920. E successivamente con la riforma agraria, abolì le grandi proprietà a favore dei contadini.

Entrambi gli avvenimenti furono accolti favorevolmente dalla popolazione.

Nacque inoltre la Ceka, polizia politica, con il compito di combattere i "controrivoluzionari" e di eliminare gli anarchici, i menscevichi e i socialisti rivoluzionari, deportandoli in Siberia.

L'uscita della Russia dalla guerra coincise con una serie di difficoltà politico-sociali (1917-1921); innanzitutto il governo rivoluzionario dovette fronteggiare le forze dell'Intesa, che per costringere il governo russo a riprendere la guerra contro la Germania inviarono truppe a sostenere le armate filozariste del "Terrore bianco". A scatenare la controrivoluzione furono nobili, borghesi e socialrivoluzionari di destra le cui brutalità si abbatterono sui Soviet, sugli ebrei e sui prigionieri di guerra.

Al "Terrore bianco", corrispose il "Terrore rosso", rinvigorito dall'attività della polizia polkitica, che mise fuori legge menscevichi e socialrivoluzionari.

Per fronteggiare le truppe dell'Intesa, venne costituita l'Armata Rossa. La guerra, civile e di classe, si concluse con la vittoria della Armata Rossa, sostenuta dalla maggioranza della popolazione.

Durante la guerra civile, e a seguito dell'alleanza con Armenia, Georgia e Bielorussia che diede vita nel 1922 all'URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche); i bolscevichi dovettero fronteggiare unqa serie di emergenze: il crollo della produzione e le precarie e pesanti condizioni sociali.

Tali eventi portarono Lenina a varare nel 1921 la NEP (Nuova politica economica), che andava incontro ad alcune richieste contadine, come la liberalizzazione commerciale e la libertà per il  piccolo coltivatore privato.

La NEP elevò il livello di vita, e salvò lo Stato Sovietico.

La morte prematura di Lenin, avvenuta nel 1924, avviò un lacerante dibattito teorico-politico nel partito.

Si scatenò la lotta per la successione al potere, che coinvolse in particolare il riorganizzatore dell'Armata rossa, Trockij, e il segretario del partito Stalin.

Trotckij sosteneva la necessità di una rivoluzione a livello mondiale necessaria alla sopravvivenza dell'URSS, mentre Stalin contrapponeva la linea del consolidamento del socialismo in Unione Sovietica, rinunciando ad esportare la rivoluzione.

Tra il 1922 e il 1925 Stalin, sconfisse Trockij, il quale, dopo anni di isolamento fu addirittura cacciato dal partito ed espulso dall'Urss nel 1929. Mandato in esilio in Messico, venne assassinato nel 1940 per volontà dello stesso dittatore.

Diventando in questo modo la figura egemone del partito, la vittoria di Stalin aprì per la Russia un periodo di terrore politico e di grandi sconvolgimenti sociali.

Formulò piani di sviluppo economico accelerato, il cui obiettivo era quello di trasformare, in breve tempo, l'Urss in un Paese altamente sviluppato sia dal punto di vista economico che da quello tecnologico.

Il primo passo verso la crescita economica fu mosso con la collettivizzazione delle campagne e l'impiego di attrezzi più sofisticati e moderni. Contemporaneamente a ciò, si procedette all'eliminazione di chiunque si opponesse a tale evento; tante furono le ribellioni e altrettante le repressioni.

Stalin e i comunisti, dal 1929 al 1932, "repressero" con fredda determinazione i kulaki e i subkulaki, deportandoli a morire con le mogli e i figli nelle tundre gelate della Russia europea e nelle zone  disabitate della Siberia.

Introdusse inoltre, la "rieducazione mediante il lavoro" (forzato) che veniva intrapreso nell'arcipelago Gulag.

Questo sistema carcerario, controllato direttamete dalla polizia segreta, era formato da 160 campi di prigionia dislocati prevalentemente nella Russia Siberiana. Il Gulag fornì a Stalin una massa di manodopera forzata impiegata nella costruzione di grandi opere (canali, strade, ferrovie), e nelle industrie.

Tutto questo fece della Russia, in pochi anni, uno dei Paesi più industrializzati d'Europa.

Con identica brutalità il regime Staliniano eliminò ogni forma di libertà religiosa, imponendo l'insegnamento dell'ateismo.

Stalin, impegnato a consolidare la propria autorità, necessitava di alleanze e di assicurazioni internazionali per fronteggiare un'eventuale aggressione della Germania nazista.

Nel Marzo 1939 ebbero inizio, da parte di Francia e Gran Bretagna trattative di alleanza con l'Urss, che purtroppo non andarono a buon fine.

Stalin allora, convinto dell'imminenza della guerra accettò le offerte hitleriane, così, i due ministri degli esteri Molotov e Ribentrop firmarono a Mosca il 23 Agosto 1939, un patto decennale di non aggressione, con l'aggiunta di potrocolli segreti che permettevano a Hitler di invadere la Polonia, occupandone la parte occidentale, mentre quella orientale spettava all' Unione Sovietica.

Ma il 22 Giugno 1941 scattò l' "Operazione Barbarossa", dove Hitler decise di attaccare l'Unione Sovietica.

Giunti a Mosca, gli invasori furono fermati dalla gloriosa Armata Rossa, che respinse l'offensiva tedesca anche grazie alla determinazione dei popoli sovietici che si accinsero alla guerra patriottica.

Nella loro travolgente avanzata verso nord-ovest le truppe sovietiche occuparono Vienna, e si avvicinarono sempre più a Berlino, dove Hitler ordinò la resistenza ad oltranza.

L'8 Maggio 1945 la Germania dichiarò la sua resa.

Dopo la II Guerra Mondiale l'esaltazione di Stalin fu amplificata dalla vittoria militare sul nazismo e si allargò al di fuori dell'Unione Sovietica tramite i Partiti comunisti dei vari Paesi.

Seguendo l'esempio dei comunisti russi di Lenin, anche in Italia il Partito comunista prende piede, il 21 Gennaio 1921 a Livorno come scissione della corrente di sinistra del Partito Socialista Italiano guidata da Bordiga e Gramsci.

Il Pcd'I si poneva come obiettivo l'abbattere lo Stato borghese, abolire il capitalismo e realizzare il comunismo tramite la Rivoluzione e la dittatura del proletariato.

Il nuovo Partito, era un partito rigorosamente rivoluzionario e la sua linea politica era fondata sulla esclusione di qualsiasi tipo di accordo con i socialisti.

Il Pcd'I venne soppresso dal regime fascista il 5 Novembre 1926, ma continuò la sua esistenza clandestina, rafforzando ulteriormente i rapporti con l'Urss.

Quando, il 25 Luglio 1943, Mussolini fu costretto a dimettersi, il partito cominciò una crescita costante, che lo portò a diventare il più importante e grande Partito comunista dell'Europa occidentale.

Anche l'Italia contribuì ad ampliare il potere politico dell'Unione Sovietica, uscita dalla II Guerra Mondiale notevolmente provata.

A differenza degli USA, uscirono dallo scontro Mondiale per niente indeboliti, essi non avevano, infatti, conosciuto né occupazione straniera, né bombardamenti. Alla fine della Guerra gli Stati Uniti si ritrovarono con la più potente marina e aviazione militare del mondo; e anche in campo economico la supremazia degli Usa era indiscutibile.

Tale situazione portò alla separazione in due parti del continente, dove le due superpotenze (Usa ed Urss), erano divise non solo da interessi strategici ed economici ì, ma anche da due visioni del mondo e della società completamente diverse.

Da un lato vi erano le democrazie parlamentari e il libero mercato, dall'altro le cosiddette democrazie popolari basate sulla dittatura di un partito unico e sull'economia pianificata.

Dopo che, nella conferenza di Yalta a Potsdam, Stalin riuscì a sfruttare a proprio favore le dissonanze tra Roosvelt, presidente Statunitense, e Churchill, premier Britannico, si inasprirono i contrasti tra Urss e Usa, contrasti che portrono all'inizio della cosiddetta "Guerra Fredda".

La rottura fra i vecchi alleati portò alla divisione della Germania, e di Berlino in quattro zone d'occupazione: sovietica, francese, inglese e americana.

Stalin nel tentativo di assicurarsi l'egemonia sull'intera Germania, ordinò il 25 Giugno 1948, il blocco della città. Questo tentativo fallì, grazie al ponte aereo realizzato da americani e inglesi, che riforniva quotidianamente Berlino.

Come risposta alla provocazione sovietica, il 23 Maggio 1949 venne costituira la Repubblica federale tedesca con capitale Bonn, sotto l'influenza statunitense a occidente, e della Repubblica democratica tedesca con capitale Berlino, sotto l'influenza sovietica ad oriente.

Inizialmente ai cittadini di Brlino era permesso di circolare liberamente tra tutti i settori, ma con lo sviluppo della Guerra Fredda i movimenti vennero limitati; il confine tra Germania est e Germania ovest venne chiuso nel 1952.

Per fermare la fuga dalla dittature, il regime comunista della Germania est iniziò la costruzione, nel 1961 a Berlino Est, di un muro attorno ai tre settori occidentali.

Inizialmente questo consisteva di filo spinato, ma successivamente vennero utilizzati elementi prefabbricati di cemento e pietra destinati a formare un vero e proprio muro, lungo più di 155 km e che divideva fisicamente la città.

Tuttavia, Stalin decise di competere con gli Stati Uniti soprattutto sul piano militare. Iniziò così la corsa agli armamenti; le due superpotenze cominciarono a investire gran parte dei loro capitali nella ricerca e nella costruzione di armi sempre più nuove e più potenti.

Vennero, inoltre, firmate due alleanze militari, quella statunitense comprendente il Canada e l'Europa occidentale, il cosiddetto Patto Atlantico, e quello di Varsavia, al quale aderirono i paesi dell'Europa orientale.

Le Guerre, avevano segnato duramente l'Europa, riducendola ad un cumulo di macerie.

Questo portò anche alla nascita, di piani, che consentirono lo sviluppo economico, come ad esempio il Piano Marshall (che prese il nome dal segretario di Stato Americano), che permise di importare in Europa merci e prodotti di ogni tipo; vi aderirono sedici Paesi europei, tra cui l'Italia. Tale piano, venne esteso anche all'Urss e ai Paesi dell'Europa orientale, che respinsero l'offerta americana.

Nel Gennaio 1949, Stalin cerò il Comecon (consiglio di aiuto economico reciproco) che puntava allo sviluppo economico dei paesi alleati dell'Europa orientale.

L'improvvisa morte di Stalin, il 5 Marzo 1953, pose fine al totalitarismo Sovietico. Il suo successore, Nikita Chruscev (1956) dovette affrontare un duro periodo, nel quale, vano fu il tentativo di riformare il sistema Sovietico. Inoltre, il nuovo segretario, durante il XX congresso del Partito comunista sovietico, presentò pesanti accuse contro Stalin, che aveva causato ingiusti processi, esecuzioni e deportazioni di migliaia di innocenti in Siberia.

Dopo il breve interregno dei successori di Chruscev, anziani e malati a loro volta, Breznev, Andropov e Cernenko, nel Marzo 1985 venne eletto Segretario generale del Partito comunista Michael Gorbacev.

L'elezione di Gorbacev, avvenuta non senza contrasti, portava al potere la linea politica riformista di quei dirigenti del partito che non chiudevano gli occhi di fronte all'evidente crisi del paese, convinti che l'unico modo per evitarne il collasso, fosse uscire dalla "stagnazione brezneviana" (espressione coniata dallo stesso Gorbacev) e rinnovare radicalmente la vita economica e politica.

Gorbacev tuttavia, credeva che nessuna riforma potesse avere successo senza la mobilitazione di una società civile che decenni di oppressione avevano reso apatica e passiva.

Occorreva dunque democratizzare il paese per stimolare le energie positive, rinnovare la politica per riformare l'economia.

Si spiegano così le parole d'ordine gorbaceviane della perestroika e della glasnost:

  • Perestroika (ristrutturazione) indicava la necessità di avviare una riforma complessiva della società sovietica, in particolare dell'economia;
  • Glasnost (trasparenza) stava ad indicare l'istituzione di un nuovo rapporta tra potere e opinione pubblica, fondato sul dibattito e sul dialogo, sulla fine della repressione del dissenso.

Nella visione di Gorbacev, perestroika e glasnost dovevano restare saldamente unite per salvare il socialismo in Unione Sovietica.

Un'altra "elezione" fantastica sconvolse il mondo, lasciandolo a bocca aperta; la nomina del nuovo pontefice. Wojtyla, il Papa che ha cambiato il Mondo, colui che aveva conosciuto la ferocia nazista e la dittatura comunista, che all'incubo dei lager aveva visto sostituire quello dei gulag.

Ha lottato contro entrambe le ideologie e la storia gli ha dato ragione. Nonostante la sua elezione fosse avvenuta in un moento nel quale la divisione del mondo in "blocchi" sembrava irreversibile, una realtà immutabile.

La sua è stata una "rivoluzione", la sfida ad un equilibrio mondiale basato sulla contrapposizione Est-Ovest.

Egli, va dritto per la propria strada, sfida le autorità polacche ancora una volta; è l'unificazione del mondo che vuole, obiettivo che raggiungerà il 9 Novembre 1989.

La caduta del muro di Berlino certifica la sua vittoria. Vittoria da condividere con il leader russo Gorbacev che affermò: "Tutto ciò che è accaduto nell'Europa orientale in questi ultimi anni non sarebbe stato possibile senza la presenza di questo Papa, senza il grande ruolo, anche politico, che ha saputo giocare sulla scena mondiale".

Alle parole di Gorbacev seguono atti concreti. Nel Giugno 1990 vengono allacciate ufficialmente relazioni diplomatiche fra Santa Sede ed Unione Sovietica.

Tale evento è evidenziato da una famosissima frase di Papa Wojtyla, pronunciata a Berlino pochi anni dopo la caduta del muro: " All'Europa chiamata all'unità nella libertà". Un sogno, quello di una Europa "dall' Atlantico agli Urali", che respiri con i due polmoni delle tradizioni dell'Est e dell'Ovest, che ha come "padri fondatori" il premio Nobel per la Pace Michael Gorbacev, e l'uomo tra gli uomini, Karol Wojtyla.


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