La crisi del 1956
Proprio
nel 1956, l'anno in cui Kruscev lanciava la dottrina della ' coesistenza
pacifica', l'esito delle due crisi di Suez e d'Ungheria dimostrava la
bipolarizzazione del sistema internazionale intorno a USA e URSS e il nuovo
corso delle loro relazioni. La decisione del nuovo premier egiziano
nazionalista Nasser di nazionalizzare il
canale di Suez danneggiava fortemente gli interessi anglo-francesi,
eredità del loro dominio coloniale nell'area. Tuttavia, il loro intervento
militare, di cui approfittò Israele per attaccare l'Egitto, venne fermato e
vanificato dalla dura reazione dell'URSS, che si eresse a paladina dell'Egitto
acquistando prestigio e influenza in tutto il mondo arabo, e degli stessi USA,
che non ammettevano deroghe alla loro leadership mondiale sul blocco
occidentale. Quando poi i carri armati sovietici schiacciarono nel sangue la
rivolta ungherese, gli Stati Uniti si astennero da qualsiasi intervento,
nonostante gli accorati appelli del nuovo governo presieduto da Nagy,
riconoscendo di fatto l'indiscussa egemonia sovietica nell'Europa orientale.
Dalla crisi di berlino a quella di cuba
Il
primo, clamoroso incontro al vertice tra Eisenhower e Kruscev, avvenuto nel
1959 a Camp David, sancì agli occhi del mondo la politica della distensione,
basata sull'equilibrio del terrore e sul riconoscimento delle rispettive sfere
di influenza. Poco dopo, il nuovo presidente Kennedy raccolse la sfida pacifica
di Kruscev impegnando gli Stati Uniti a dimostrare la superiorità del modello
occidentale in termini di sviluppo economico e di benessere. Il rinnovarsi
della crisi di Berlino, per l'impossibilità di giungere a una soluzione
concordata sullo status della
città e delle relazioni tra le due Germanie, riportò il paese tedesco al centro
del confronto USA-URSS: l'innalzamento del muro
di Berlino concluse la crisi, ma quel muro divenne il simbolo della
divisione dell'Europa e della <guerra fredda>. La tensione USA-URSS
raggiunse infine il suo acme nella crisi dei missili
a Cuba. Per settimane il mondo intero seguì con il fiato sospeso
una prova di forza che poteva preludere al conflitto diretto; l'esito positivo
della crisi confermò invece che nessuna delle due super potenze intendeva
rischiare la catastrofe nucleare e che l'unica via percorribile nei loro rapporti
era quella della distensione.