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L' Impresa di Libia
Giolitti,
oltre ad imprimere un nuovo indirizzo in politica interna, determinò anche una
svolta nella politica estera. Mentre una serie di rapporti diplomatici garantì
all'Italia la possibilità di agire liberamente in Tripolitania e Cirenaica,
terre che facevano parte dell'impero ottomano. L'impresa di Libia, iniziata
1911, fu sollecitata dall'opposizione di destra, da un ondata di nazionalismo e
da pressioni economiche provenenti da gruppi economici e finanziari. Mediante
quelle conquiste, alcuni settori ritenevano di poter creare nuovi sbocchi per
il flusso migratorio. L'andamento dell'operazioni belliche presentò non poche
difficoltà alla vigoroso resistenza delle tribù berbere e per l'opposizione
della Turchia. Per sventare la minaccia Turca, il Governo Italiano decise di
spostare la guerra nell'Egeo, occupando Rodi e Dodecaneso così
Le Ripercussioni Politiche
LA conquista dell'Italia che aveva raccolto ampi consensi popolari, determinò effetti destabilizzati nella via italiana. Soprattutto in campo socialista si giunse ad una frattura. Il gruppo riformista di destra che aveva aderito all'impresa in linea con una concezione progressista del colonialismo. La maggioranza del partito rimasse fedele al tradizionale pacifismo socialista, ma l'estrema sinistra massimalista, capeggiata da Mussolini, era riuscita a riconquistare la maggioranza del partito alla fine di una lunga crisi. La crisi del riformismo socialista si ripercuoteva anche sulla politica di Giolitti, perché con Turati veniva meno il principale interlocutore del compromesso politico strategicamente voluto dal leader liberale. A destra si risentirono le ripercussioni dell'impresa Libica. Infatti si era verificato un rafforzamento politico del movimento nazionalista. Questo movimento reazionario si era venuto organizzando in gruppo di pressioni, con propri strumenti di propaganda; dopo la guerra i nazionalisti se ne servirono per dare nuovo slancio alle loro aspirazioni espansionistiche, militaristiche e antiliberali.
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