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Il problema di Okinawa




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Il problema di Okinawa


Il percorso attraverso il quale il governo Meiji realizzò l'annessione delle Ryukyu seguì queste tappe: trasformazione del regno in territorio dipendente nel 1872; missioni realizzate in loco da inviati del governo centrale; trattative con la Cina per ottenere il riconoscimento delle proprie rivendicazioni sul territorio; l'abdicazione del re Sho Tai e il suo trasferimento a Tokyo; trasformazione del territorio in provincia del Giappone.


La politica giapponese attuata ad Okinawa diede vita ad una serie di trasformazioni politico-amministrative, economico-sociali e culturali, le quali rientrano solo in parte nel processo di ammodernamento del nuovo ordinamento statale; basta pensare alla lentezza che, rispetto al resto del paese, caratterizzò alcuni interventi nella regione, quali l'introduzione di nuove tecnologie e l'impiego di capitali. Questi ritardi aggravarono le già precarie condizioni economico-politiche della regione caratterizzata da una carenza di fondi di ricchezza e di reddito, e priva di un processo di accumulazione del capitale. Questo era motivato anche con la scarsa coscienza e capacità di autonomia politica e dal basso livello economico culturale riscontrabili nella regione.


Lo sviluppo dell'industria fu essenzialmente legato alla produzione dello zucchero; l'industria comunque costituì sempre una fonte di secondaria importanza per il sostentamento della popolazione locale, anche perché si tendeva a promuovere quelle colture come il grano e il tabacco le quali, più che favorire lo sviluppo economico della regione, assecondavano gli interessi economici della madrepatria.

Le persone provenienti dalla madrepatria detennero poi per vari decenni, i posti chiave dell'amministrazione locale, godendo così dei privilegi economici garantiti dal monopolio sulle cariche amministrative, oltre che sul commercio e sullo sfruttamento delle terre. Nell'insieme la realtà do Okinawa appariva molto diversa da quella delle altre regioni giapponesi, non solo perché il retroterra politico, economico e sociale impediva uno sviluppo conforme a quello del resto del paese, ma anche perché mancava la volontà politica di realizzare una effettiva integrazione economica, politica e sociale con il resto del Giappone.


La nipponizzazione delle Ryukyu si realizzò anche attraverso l'introduzione dello shinto di stato, un'ideologia che forniva la base morale, secondo le quale il popolo giapponese godeva di una omogeneità razziale e culturale e di una ininterrotta continuità nel sistema di governo. Essa fu realizzata allo scopo di sensibilizzare la popolazione locale ad una dottrina che poneva al centro del sistema politico l'imperatore, depositario del potere temporale e di quello spirituale. Questo progetto di assimilazione procedette con l'adozione di usi e costumi giapponesi e con l'abbandono di quelli tradizionali locali.

Entrando nella comunità nazionale giapponese, gli okinawani assunsero una identità di popolazione "inferiore"; l'addomesticamento forzato alla cultura nipponica, implicò il riconoscimento di questa come "superiore". Le profonde alterazioni che il sistema sociale locale subì, sono state accompagnate da una discriminazione nel trattamento degli stessi abitanti, che sembrava porli in una posizione di dipendenza coloniale. L'introduzione dello shinto di stato impresse il mito della superiorità razziale giapponese.


Rifiutare questa concezione, significava negare l'identificazione di se stessi come popolo giapponese e come sudditi dell'imperatore.

Molte resistenze furono vinte grazie ad un efficiente sistema di educazione che faceva leva sui principi del tennosei e del kokutai; uomini politici che visitarono o prestarono servizio nella provincia, rilevarono quanto tra gli okinawani fosse debole il senso dello stato e del dovere.


Sul piano economico gli anni venti e trenta videro un peggioramento delle condizioni di vita della popolazione locale che toccò punte di estrema gravità. Durante la prima guerra mondiale, impossibilitato nell'importazione di alcuni prodotti, il Giappone incrementò la produzione di zucchero nella provincia, dove molti contadini abbandonarono le colture di prodotti per la sussistenza per dedicarsi alla coltivazione della canna da zucchero. Terminata la guerra il Giappone riprese ad importare questo prodotto dai paesi stranieri: questo provocò un calo dei prezzi e una grave crisi nella provincia.






Da un punto di vista militare, questo periodo (anni venti) vide una progressiva organizzazione di Okinawa come zona di frontiera, destinata a trasformarsi in zona di difesa negli anni della guerra.

L'inizio della guerra trovò Okinawa del tutto impreparata, sia sul piano militare sia su quello economico; la popolazione pagò così un alto prezzo per la sua appartenenza al Giappone e conobbe l'uso del proprio territorio a fini strategici.


La ricostruzione a Okinawa incontrò numerosi problemi: non solo i danni materiali e l'enorme perdita di vite umane causati dalla guerra, ma anche la debole base su cui poggiava l'economia locale contribuirono a rendere la situazione particolarmente drammatica. Bisognava ricostruire abitazioni ed edifici, riattivare la produzione agricola e pareggiare la bilancia del commercio estero.

Nel giugno del 1945, al termine della battaglia di Okinawa, fu stabilito un governo militare statunitense subordinato al comandante delle forze militari statunitensi del Pacifico; alla fine del 1945 il governo militare pubblicò un piano per la riabilitazione di Okinawa che avrebbe seguito il modello organizzativo del periodo precedente la guerra: contemporaneamente fu varato un piano industriale biennale per ricostruire gli edifici ed incrementare la produzione destinata all'esportazione; la mancanza di materie prime, di provviste e di equipaggiamenti ostacolarono la realizzazione di questi interventi.

Non può essere trascurato il fatto che la riabilitazione venne realizzata entro un modello culturale nuovo. All'inizio del 1946 fu dichiarata l'amministrazione delle Ryukyu separata dal Giappone e ciò ebbe l'effetto di tagliare fuori Okinawa dal Giappone, in termini politici e amministrativi.

Lo scopo più immediato della politica statunitense in Asia orientale era il consolidamento del Giappone come base contro l'avanzata del comunismo. Okinawa divenne il fulcro della potenza militare statunitense in Asia orientale; fu questa la zona usata come base di approvvigionamento e punto di appoggio per le operazioni militari; da qui partivano le operazioni militari contro il Vietnam.


Il trattato di pace di S. Francisco che restituì la sovranità al Giappone e segnò la fine dell'occupazione alleata, ebbe per le Ryukyu un valore ben diverso: l'articolo 3 stabiliva che gli Stati Uniti avrebbero avuto il diritto di esercitare tutti i poteri amministrativi, legislativi e la giurisdizione sul territorio e sugli abitanti, sino a quando Washington non avesse presentato alle Nazioni Unite la richiesta di dar vita ad un sistema di amministrazione fiduciaria nella regione.

Se si considera l'accordo riguardo la cessione delle Ryukyu al Giappone che la Cina sottoscrisse nel 1874, appare difficile sulla base del diritto internazionale, far rientrare questa zona nella categoria di territori presi con la forza o con violenza dal Giappone. Washington e Tokyo furono d'accordo nel riconoscere agli abitanti delle Ryukyu la nazionalità giapponese, ma vi furono casi in cui questa regione venne fatta rientrare nel territorio statunitense.


La riunificazione di Okinawa al Giappone fu auspicata da un gran movimento locale nato nel 1951, alla vigilia della stipula del trattato di pace; l'amministrazione statunitense lo vide come uno strumento a favore del comunismo e tentò in vari modi di sopprimerlo. Tuttavia la riunificazione non ebbe l'effetto di risolvere i mali della regione, né di soddisfare le aspettative di quanti credevano che, rientrando a far parte del Giappone, avrebbero goduto dei frutti economici della nazione e ritrovato una dignità come individui e cittadini. La dipendenza economica verso la madrepatria e lo sfruttamento effettuato dal capitale metropolitano continuavano a costituire una caratteristica del cosiddetto Okinawa mondai.


Una parte significativa della produzione scritta esistente su Okinawa dedica attenzioni e critiche alla figura e al sistema imperiale; la critica tende a investire tutto il tennosei, inteso come una struttura nella quale si articola una gerarchia governata da un sistema di controllo discriminatorio


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