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La Peste




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La Peste


La peste è una malattia epizootica dei roditori (in particolare del ratto) che si propaga all'uomo con l'intermezzo di alcune pulci.

E' dovuta ad un batterio appartenente al genere Pasteurella. Essa si è manifestata nei secoli passati varie volte in forma pandemica, determinando una elevatissima mortalità (milioni di persone); attualmente si trova ancora endemica in India, nell'isola di Giava e in altre regioni orientali dove la morbosità è di varie migliaia di casi all'anno. La possibilità di usare l'antibiotico terapia e la possibilità di ottenere una disinfestazione per mezzo di moderni disinfestanti hanno notevolmente ridotto il pericolo di questa malattia, la quale è soggetta tuttavia ancora oggi ad un regolamento sanitario internazionale.


Nella sintomatologia clinica della peste umana, dobbiamo distinguere la peste bubbonica, la peste setticemica e la peste polmonare.

La forma bubbonica inizia dopo un'incubazione di 1-5 giorni con una sintomatologia infettiva grave costituita da febbre elevata, continua o remittente, facies Vultuosa congestionata con iniezione congiuntivale, sguardo brillante ed inquieto, stati allucinatori, lingua di tipo saburrale porcellanaceo come nella febbre tifosa, sete intensa, a volte vomito, oliguria, spesso albuminuria. II bubbone, o linfoadenite da bacillo pestoso, si trova preferibilmente nella regione inguinale, più raramente alla regione ascellare, poplitea, epitrocleare, o cervicale; è generalmente unico, è costituito da un ingrossamento ghiandolare della grandezza da una nocciola ad una piccola noce, molto doloroso, ricoperto da una cute eritematosa, a volte con reazione periadenitica; più raramente si ritrova, a livello del punto di penetrazione del bacillo inoculato dalla pulce, una piccola vescicola o pustola circondata da un alone rossastro, con sensazione di bruciore; il liquido in essa contenuto è ricco di bacilli.

L 'evoluzione spontanea della malattia può andare verso la guarigione, con un miglioramento che inizia in genere all'ottavo giorno, con una ascessualizzazione e apertura all'esterno della linfoghiandola colpita (il pus contiene uno scarso numero di bacilli ed è quindi poco infettante) e con convalescenza lunga segnata da una persistente astenia (durante la convalescenza stessa si possono peraltro avere recidive con formazione di bubboni e secondario); può evolvere verso la morte, con aggravamento progressivo dei segni generali e comparsa di insuffìcienza cardio-circolatoria; può complicarsi con infezione secondaria del bubbone, con Dittene penfigoidi, con lesioni oculari, con manifestazioni polmonari. Vi sono anche delle forme cliniche attenuate da cosiddetta peste minore o peste ambulatoria.

La forma setticemica è caratterizzata da un pullulare dei batteri nel sangue; essa è estremamente grave, inizia bruscamente con intenso brivido, con cefalalgia e rachialgia, febbre a 40°-41°, agitazione, delirio precoce, con successiva prostrazione intensa, meteorismo addominale, epatosplenomegalia; la morte avviene in genere entro le 48 ore. Vi è nella peste setticemica una forma fulminante in cui i malati stramazzano improvvisamente per via (pestis siderans), una forma emorragica o peste nera, con emorragie cutanee mucose e viscerali, una forma gastro-intestinale con diarrea profusa sanguinolenta o dissenteriforme e rare forme ad andamento prolungato.

La peste polmonare, che non rappresenta in questo caso una localizzazione secondaria conseguente alla setticemia o alla forma bubbonica, ma una localizzazione primitiva del batterio nel polmone, si ha generalmente per contatto diretto interumano anziché per puntura dell'insetto; l'incubazione va da 2 a 6 giorni, ma può essere anche di poche ore, l'inizio è brusco con brivido, cefalea, nausea e vomito, febbre a 40°-41°, tachicardia e senso di costrizione toracica, respirazione frequente e superficiale, cianosi, tosse con espettorazione caratteristica schiumosa, fluida, uniformemente tinta di sangue, con escreato formicolante di batteri. Il reperto ascoltatorio è relativamente modesto, con possibilità di osservare delle zone di ipofonesi, dei rantoli crepitanti o sottocrepitanti, più raramente il soffio bronchiale. L'evoluzione era, prima dell'attuale trattamento, sempre e rapidamente letale; esistevano rarissime forme ad andamento prolungato.

La diagnosi è possibile attraverso la ricerca del batterio nello escreato nella forma polmonare, la cultura dal sangue nella forma setticemica, la puntura del bubbone.



La Pasteurella pestis è un batterio aerobio e anaerobio facoltativo, che cresce facilmente nei comuni terreni determinando la comparsa di fiocchi nel brodo dopo 48 ore e di un velo in superficie; è un cocco-batterìo con colorazione più intensa delle due estremità (cosiddetta forma a navicella) produce una tossina di natura proteica termoIabile che diffonde nel terreno dopo distruzione dei corpi batterici (il filtrato delle culture uccide il topo anche a diluizione di 1 a 70)


La prognosi della peste è notevolmente cambiata dopo l'avvento dei sulfamidici e degli antibiotici: scarsa azione aveva il siero antipestoso, per contro i sulfamidici, somministrati a dosi elevate (ad esempio 10 grammi di Sulfamidodiazina il primo giorno, di cui 2g per via endovenosa, con dosi decrescenti nei giorni successivi) hanno determinato un notevole miglioramento nella prognosi. Ulteriore miglioramento della prognosi e della terapia è stato apportato dalla streptomicina, somministrata a dosi variabili da uno a 8 grammi al giorno per una serie di 6-7 giorni: le dosi più elevate sono capaci peraltro di determinare sintomi tossici, particolarmente cocleari e vestibolari. Un'azione è dimostrata in vitro anche dal cloramfenicolo e dalle tetracicline. che però non sono state ancora sperimentate su un numero sufficiente di casi perché si abbia una prova della loro azione in vivo. La prognosi che comportava una letalità del 50% nella forma bubbonica e del 100 % nella forma setticemica e polmonare, è comunque notevolmente migliorata con questa terapia.

La profilassi si basa sulla lotta contro gli ectoparassiti (con il D.D.T. ed altri disinfestanti) e sulla derattizzazione. Gli ammalati di forma polmonare richiedono il più stretto isolamento, data la possibilità di trasmissione diretta. Utile può essere la chemio-protilassi con sulfamidici e con streptomicina, discussa tuttora l'azione dei vaccini uccisi o di quelli viventi attenuati.



Cenni storici

L'arrivo della peste in Europa


La peste fu, prima di divenire una malattia dell'uomo, un male che colpiva varie specie di roditori (topi, ratti, marmotte). Nota già nell'antichità, si abbatte sull'Europa in età romana, ai tempi dell'imperatore Marco Aurelio che ne rimase vittima.Nel XIV secolo erano trascorsi più di cinque secoli dalla sua ultima apparizione; probabilmente, come dice il cronista Siciliano Michele da Piazza - la grande peste arrivò nel Mediterraneo nell ' ottobre 1347 portata da navi genovesi provenienti dalle colonie della repubblica marinara sul Mar Nero -. Qui i bacilli erano giunti portati dalle veloci truppe dell'Impero mongolo all'interno di pulci da ratto situate sui cavalli e nelle bisacce dei militari che provenivano dai focolai permanenti di peste, i quali si trovavano ai piedi dell'Himalaia tra India, Cina e Birmania. Quest'area presentava e presenta tutt'oggi condizioni climatiche adatte alla proliferazione della malattia.La gran velocità delle truppe mongole permise ai topi e alle pulci, veicoli d'infezioni, di superare le barriere naturali che ostacolavano una sua rapida diffusione nell'Eurasia.Lungo le vie dei commerci e degli itinerari militari delle truppe del Gran Khan la peste dilagò per l' Asia sino a giungere a Caffa, colonia genovese sul mar Nero, durante l'assedio condotto dai tartari ne11346/4 7. Le navi genovesi a Caffa caricarono evidentemente topi infetti. L' epidemia iniziò a dilagare per l'Europa, mentre già nel 1331 ne era attestata la presenza in Cina, nel 1347 a Costantinopoli e poi a Messina, a Marsiglia, a Genova, a Spalato e a Venezia.

Nel 1348 si diffuse in nord Africa e nel nord Europa. L 'epidemia terminò intorno al 1350 ma la peste rimase un male ricorrente, ciclicamente, sino ai giorni nostri. L 'origine di questi cicli è probabilmente legata alle migrazioni dei ratti il cui meccanismo è ancora oggetto di studio.Peste Termine che nel Medioevo veniva applicato indiscriminatamente a tutte le malattie epidemiche fatali, ma che ora è ristretto ad una malattia acuta, infettiva e contagiosa dei roditori e dell'uomo, causata da un batterio Gram - negativo, classificato come Pasteurella pestis.

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