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Il monachesimo
Il cristianesimo, messaggio di salvezza spirituale, fu il portatore naturale di un orientamento ascetico inteso a fare della vita un'assidua lotta contro i nemici della salute dell'anima.
Nella primitiva comunità cristiana la perfezione evangelica si fece ben presto consistere nella rinuncia, nella mortificazione, nella penitenza.
Mentre la Chiesa stessa, divenuta organismo sociale, assumeva struttura terrena, le comunità cristiane cessavano di essere cenacoli di eletti. Al tempo della conversione delle grandi masse pagane, esse dovettero accogliere, accanto ai fedeli sinceri e puri, i credenti per convenienza e per tornaconto, che portavano nella vita comunitaria i residui di una mentalità paganeggiante e gli elementi corruttori di un'etica sociale rilassata. In questa situazione, molti pensarono che non si potesse rimanere fedeli all'ideale della perfezione cristiana se non in solitudine, in una vita da monaco.
La solitudine, nella forma più rigorosa e originaria del monachesimo, era assoluta; l'individuo, rotto ogni rapporto con i suoi simili, si ritirava a vivere in una grotta, in luogo inaccessibile, dedicandosi esclusivamente alla preghiera e alla totale mortificazione della carne: fu l'epoca dell'eremitismo.
A questa fase iniziale del monachesimo ne seguì una seconda in cui predominarono le forme di vita associata, pur nell'isolamento dal mondo. L'ascetismo che è alla base della spiritualità monastica, tese a diventare socialmente efficace attraverso la comunione di vita dei confratelli religiosi.
La vita monastica organizzata giunse a fioritura, in Occidente, in epoca più tarda che in Oriente e fino alla grande diffusione della regola benedettina rimase, anzi, un fenomeno piuttosto isolato.
Già nel IV sec., tuttavia, furono fondati a Roma i primi monasteri, mentre, ben presto, la vita monastica riceveva notevole impulso, soprattutto a opera di Eusebio di Vercelli, Paolino di Nola, Martino di Tours, Ambrogio di Milano, Onorato di Arles, Cassiano Giovanni, Agostino, e Cesario d'Arles, i quali scrissero anche regole per i propri monasteri.
Ma le prime grandi organizzazioni monastiche si ebbero tra il VI e il VII sec., nei paesi di cultura celtica, a opera di Colomba, Aidano, Patrizio e Colombano.
Il monachesimo benedettino è una creazione del VI sec., e ben presto soppiantò quella modellata sul tipo di quella di san Colombano, anche se la sua affermazione completa avvenne durante l'età carolingia: di fatto la storia ulteriore del monachesimo occidentale si identifica con quella del monachesimo di tipo benedettino, riassunta dal motto ora et labora.
Mentre la ricchezza alla quale assursero ben presto le abbazie benedettine destò spesso la cupidigia dei sovrani, la potenza e lo splendore raggiunto dall'ordine fu causa di rilassamento della disciplina e di raffreddamento dell'ideale monastico: di qui l'esigenza riformatrice che domina la vita monastica tra l'VIII e il XII sec.
San Benedetto di Aniane, dopo aver restaurato col favore di Ludovico il Pio il patrimonio dell'ordine, gravemente intaccato dall'amministrazione controllata da parte di Carlo Martello e anche di Carlo Magno, cercò di ristabilire l'osservanza stretta della regola benedettina, ma la riforma non ebbe successo duraturo. Solo con Cluny il monachesimo risorse a nuova vita; ma l'esigenza riformatrice non si arrestò, anche per il prevalere in seno ai cluniacensi di preoccupazioni di potenza economica e politica.
Risultati successivi della riforma monastica furono gli ordini camaldolese (1012), vallombrosano (1036), certosino (1084), cistercense (1098).
Le condizioni della vita economica medievale e la natura prevalentemente fondiaria dei beni monastici avevano fatto sì che la maggior parte delle abbazie sorgesse in piena campagna: il ritmo di lavoro del monaco benedettino era rurale.
Quando, nel XII sec., la vita cittadina tornò a rifiorire, i monasteri vennero a trovarsi lontani dai nuovi centri di studio, dalle nuove classi sociali influenti, dalle correnti vitali della nuova vita economica e la loro importanza come centri di attività culturale, economica e politica diminuì notevolmente.
Ma se il monachesimo cessava di essere uno dei protagonisti della storia dell'Occidente romano- cristiano-germanico, l'ideale di cui era stato portatore era ancor fecondo d'espressioni; accanto alle congregazioni riformate del vecchio ordine, riapparvero dall'XI sec. nuove forme: canonici regolari, eremitani di sant'Agostino e gli ordini mendicanti del XIII sec., come i francescani e i domenicani, che misero l'accento sull'attività apostolica e proposero una nuova concezione della vita religiosa.
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