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L'IMPRESA DEI MILLE E IL REGNO D'ITALIA
LA SICILIA NEL MIRINO. In questo contesto Cavour doveva fare molta attenzione a non compromettere la situazione internazionale, in quanto aveva ottenuto l'appoggio di Francia e Gran Bretagna presentandosi come il garante, nella penisola, dell'ordine e della legalità.
Con l'attendismo di Cavour contrastava il fervore dell'opinine pubblica e potè così riprendere fiatol'iniziativa di democratici e mazziniani, fondatori di un Partito d'azione che auspicava:
Uno Stato di forma repubblicana
Elezioni democratiche
Libertà di stampa e di pensiero
Intanto sul trono delle Due Sicilie, morto il padre Ferdinando II, era salito il giovane Francesco II, che sordo a ogni richiesta aveva confermato il dispotismo dei predecessori, alimentando gravissime tensioni interne.
Nel marzo 1860 Mazzini scrisse una lettera ai Siciliani invitandoli a insorgere: la prima rivolta, scoppiata a Palermo, guidata da Francesco Crispi, e, repressa, divampò poi nei centri minori e nelle campagne.
Sollecitato dai mazziniani siciliani, Giuseppe Garibaldi cominciò ad arruolare volontari e il Governo Sabaudo non intervenne a fermarlo per due motivi:
Nel clima di quei mesi sarebbe stato difficilissimo opporsi all'azione di Garibaldi e dei democratici
Vittorio Emanuele II era segretamente favorevole all'impresa (tanto che finanziò l'acquisto delle armi)
L'IMPRESA DEI MILLE. Tra il 5 e il 6 maggio 1860 un migliaio di volontari (intellettuali, operai e artigiani), sotto la guida di Garibaldi, salpò da Quarto, presso Genova, su due vecchi bastimenti, il Piemonte e il Lombardo (ufficialmente rubati, in realtà procurati dal Regno di Sardegna).
L'11 maggio i Mille sbarcarono a Marsala, sotto la protezione delle navi inglesi e Garibaldi si proclamò dittatore della Sicilia assumendo i poteri in nome di Vittorio Emanuele II.
Il 15 maggio le truppe garibaldine sconfissero quelle borboniche a Calatafimi, guadagnandosi l'appoggio delle popolazioni locali: nel giro di poche settimane i Mille divennero un vero e proprio esercito. A muovere i contadini in massa per la prima volta, non fu l'obiettivo dell'unificazione ma la volontà di appropriarsi della terra, liberandosi da ingiustizie secolari.
A Bronte i contadini massacrarono i nobili locali, provondo di repressione spietata del luogotenente garibaldino Nino Bixio, che avvicinò così alla causa garibaldina nobili e borghesi.
Dopo l'occupazione di Palermo, Garibaldi sconfisse i borbonici a Milazzo, passò lo stretto e sbarcò in Calabria.
Per salvare il salvabile Francesco II ripristinò la Costituzione del 1848, ma non servì a nulla.
Il 7 settembre Garibaldi entrò a Napoli, accolto da liberatore. Il giorno prima Francesco II si era rinchiuso nella fortezza di Gaeta.
La conquista di Garibaldi parve incredibile agli occhi del mondo. In realtà il Regno delle Due Sicilie era una struttura così antica e deteriorata che un piccolo urto fu sufficiente per farla disintegrare.
VITTORIO EMANUELE II RICEVE UN REGNO IN DONO. La vittoria di Garibaldi rappresentava però un problema per Cavour:
Garibaldi infatti aveva ridato forza all'iniziativa dei repubblicani e quindi c'era il rischio che in metà della penisola si instaurasse una repubblica democratica
Se avesse proseguito fino ad occupare lo Stato Pontificio e Roma, come era sua intenzione, avrebbe certamente provocato l'intervento di Francia e Austria
Era dunque necessario intervenire e sbarrare al più presto a Garibaldi la strada per Roma.
Un grande esercito piemontese entrò nello Stato Pontificio sconfisse le truppe papaline a Castelfidardo e proseguì la sua marcia su Napoli.
Garibaldi intanto aveva nuovamente sconfitto i borbonici sul fiume Volturno
Il 26 ottobre 1860, Vittorio Emanuele II incontrò personalmente Garibaldi a Teano (Caserta): il generale rimise ogni potere nelle mani del monarca sabaudo.
Dieci giorni dopo Garibaldi attese invano che il Re rendesse omaggio ai suoi uominischierati davanti alla Reggia di Caserta: deluso si ritirò nell'isola di Caprera.
Con due distinti plebisciti, le popolazioni dell'ex Regno delle Due Sicilie e quelle di Marche e Umbria (ex pontificie) approvarono l'annessione al Regno di Sardegna.
All'inificazione, ottenuta grazie al contributo decisivo dei democratici, mancavano ancora
Roma
Il Lazio
Il Veneto
17 MARZO 1861: SI PROCLAMA L'UNITA' D'ITALIA.
Il 17 marzo 1861, a Torino, il primo Parlamento dell'Italia unita, a schiacciante maggioranza liberale, proclamò solennemente la nascita del Regno d'Italia.
Pochi giorni dopo, il 6 giugno, morì Cavour, lasciando il giovane Regno orfano della sua guida illuminata di statista.
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