Guèrra mondiale SECONDA
La guerra che iniziò il 1° settembre 1939 con l'aggressione della
Germania nazista alla Polonia presenta affinità così rilevanti con quella del
1914-1918 che essa è stata subito definita come la «seconda g. m.». Ma,
esistono differenze profonde che debbono essere tenute presenti; l'Italia e il
Giappone, che alla fine della prima guerra mondiale figurarono tra le potenze
vittoriose, nel 1945 erano invece Stati sconfitti. Quanto alle dimensioni della
lotta, la guerra 1939-1945 fu assai più di quella del 1914-1918 una g. m.,
perché gli Stati belligeranti furono 61 contro 36 e le sue dure e sanguinose
battaglie non si svolsero soltanto e prevalentemente sui fronti europei ma
infuriarono anche nel Pacifico, in Asia e in Africa. La Germania prese pretesto
dalla questione di Danzica per scatenare la seconda guerra mondiale (1°
settembre). In Europa, soltanto l'Inghilterra e la Francia dichiararono
guerra alla Germania (3 settembre). La «non belligeranza» proclamata dall'Italia
(1° settembre) rivelò soprattutto un ritardo di preparazione militare. Gli
Stati Uniti, il Giappone e la Cina dichiararono la propria neutralità. Il
conflitto fu immediatamente caratterizzato dalla nuova concezione strategica
tedesca della Blitzkrieg (guerra lampo), sostenuta da Hitler. I carri
armati e gli aerei tedeschi liquidarono le forze polacche in meno di un mese;
il governo di Mosca decise di intervenire (17 settembre), e, forte
dell'avanzata delle sue truppe nella Polonia orientale, pretese la propria
parte nella spartizione del paese. Sul piano navale, la superiorità
franco-inglese fu schiacciante ma il blocco delle coste tedesche in pratica non
raggiunse i risultati sperati: la flotta britannica subì l'affondamento di una
portaerei (Courageous, 17 settembre) e di una corazzata (Royal Oak,
14 ottobre). Dopo i colloqui del Brennero con Hitler (18 marzo 1940), Mussolini
decise l'intervento dell'Italia a fianco della Germania (10 giugno). Mentre in
Inghilterra Churchill sostituiva Chamberlain alla direzione del governo (10
maggio) e la regina Guglielmina d'Olanda si rifugiava a Londra (13 maggio),
dove ripararono pure gran parte dei ministri belgi, l'invasione della Francia
provocò un grave sconvolgimento politico. Il 17 giugno il maresciallo Pétain si
propose come scopo immediato l'armistizio, concluso il 22 giugno, a Rethondes,
con la Germania, e il 24, a villa Incisa all'Olgiata presso Roma, con l'Italia.
Ma il 18 giugno, da Londra, il generale De Gaulle lanciò un proclama
dichiarando il rifiuto dei Francesi liberi ad abbandonare la lotta.
I Tedeschi cercarono di consolidare il loro potere concludendo il 27
settembre il patto tripartito tra Germania, Italia e Giappone e prendendo, in
ottobre, l'iniziativa diplomatica a occidente (incontri Hitler-Mussolini al
Brennero il 4, Hitler-Franco a Hendaye; il 23; incontro Hitler-Pétain a
Montoire il 24). Nel novembre, Ungheria, Romania e Slovacchia aderirono
anch'esse al patto tripartito. La seconda rielezione di Roosevelt alla
presidenza degli Stati Uniti (4 novembre) gli permise di preparare il suo paese
a una politica estera più attiva, e non solo in Europa, perché la potenza
giapponese cominciava a farsi inquietante. L'offensiva generale tedesca sul
fronte occidentale iniziò il 10 maggio e proseguì con fulminea rapidità.
L'Olanda e il Belgio deposero le armi rispettivamente il 15 e il 28 maggio.
Dopo la battaglia e l'evacuazione di Dunkerque (4 giugno); il fronte
francese fu completamente scompaginato (5-9 giugno) sulla Somme e poi
sull'Aisne, e anche la Francia fu costretta a cedere le armi firmando
l'armistizio con la Germania (22 giugno) e con l'Italia (24 giugno), il cui
intervento militare (10 giugno) si era risolto senza risultati apprezzabili in
campo strategico con l'occupazione di alcune zone lungo il confine
italo-francese. Hitler sferrò contro l'Inghilterra una violenta offensiva
aerea, preludio a uno sbarco nell'isola; ma la Luftwaffe incontrò una
tenace e accanita resistenza da parte della RAF e dovette alla fine desistere
dagli attacchi aerei in massa; inoltre Berlino non riuscì a convincere il
generalissimo Franco ad accettare la richiesta di far passare le truppe
tedesche sul territorio spagnolo per poter attaccare Gibilterra
dall'entroterra. Mussolini decise di rispondere alla penetrazione tedesca in Romania,
iniziando la campagna contro la Grecia (28 ottobre). Ma le forze italiane,
provenienti dall'Albania, si trovarono presto in gravi difficoltà per
l'accanita resistenza delle truppe del generale Papagos, che passarono poi alla
controffensiva, mentre l'Inghilterra occupava l'isola di Creta (4
novembre). Dopo la campagna d'aprile nei Balcani, in seguito alla divisione
della Iugoslavia, i Tedeschi ottennero l'annessione di alcune zone di frontiera
sulla Drava e la Sava, l'amministrazione militare della Serbia, mentre la
formazione di uno Stato di Croazia e altre spartizioni di territorio a favore
della Bulgaria, Ungheria e Italia, completarono lo smembramento della
Iugoslavia (aprile-maggio). In Francia iniziarono le prime rappresaglie contro
gli ostaggi (esecuzioni a Chateaubriant, ottobre). Il riavvicinamento
anglo-americano fu attuato in diverse tappe: legge affitti e prestiti
promulgata negli Stati Uniti (marzo); incontro Roosevelt-Churchill al largo di
Terranova e formulazione della Carta atlantica (14 agosto), in cui furono
definite le basi della pace futura; nuovo incontro a Ottawa (fine novembre),
pochi giorni prima dell'attacco giapponese a Pearl Harbor nel Pacifico. L'11
dicembre Italia e Germania dichiararono guerra agli Stati Uniti. Hitler
accentrò ogni attività nella preparazione del piano d'attacco contro l'URSS. In
undici giorni, con la collaborazione delle truppe italiane, von Kleist annientò
l'esercito iugoslavo mentre List respinse le forze elleniche e inglesi dalla
Grecia (fine aprile) e da Creta con un'ardita operazione aviotrasportata
(maggio). L'offensiva dell'OKW contro l'URSS iniziò il 22 giugno. Il fallimento
dell'offensiva su Mosca (dicembre) segnò la fine della concezione
strategica tedesca basata su una rapida, profonda e decisiva avanzata. Hitler
assunse personalmente il comando dell'esercito (19 dicembre). La legge affitti
e prestiti diede a Londra l'appoggio dell'industria americana. Nell'Africa
Orientale italiana fin dal gennaio le forze italiane furono sottoposte ad
attacchi inglesi. L'anno terminò con la caduta degli ultimi capisaldi italiani
nell'Africa Orientale e con l'offensiva del generale Cunningham in Libia
(novembre). L'attacco giapponese contro gli Stati Uniti fu sferrato
improvvisamente su Pearl Harbor il 7 dicembre, provocando l'entrata in
guerra degli Stati Uniti, in un momento in cui il potenziale militare, quasi
inesistente nel 1940, era ancora lontano da un soddisfacente grado di
efficienza. Alla fine dell'anno la situazione navale britannica divenne molto
critica in seguito a diverse sconfitte subite nel Mediterraneo e nelle acque
della Malesia ad opera di Italiani e Giapponesi. Churchill, che aveva
nuovamente incontrato Roosevelt a Washington nel dicembre 1941, ricevette
Molotov a Londra il 21 maggio 1942, e cinque giorni dopo fu conclusa l'alleanza
anglo-sovietica. In agosto Churchill si recò in visita a Mosca da Stalin. Nel
campo opposto, mentre Germania e Italia seguirono il Giappone nel conflitto
contro gli Stati Uniti, i Nipponici si astennero dal dichiarare guerra
all'URSS, e conclusero invece con quest'ultima un accordo riguardante le
frontiere della Manciuria e della Mongolia. La situazione degli Ebrei si
aggravò in tutta l'Europa con l'aumento delle deportazioni in massa. I
Giapponesi conquistarono con una serie di operazioni aeronavali le Filippine,
la Malesia (gennaio) e Singapore (febbraio) che divennero basi d'attacco per la
conquista dell'Indonesia effettuata fra gennaio e marzo e facilitata
dall'annientamento delle forze navali alleate (battaglia del mar di Giava). Ma
la reazione degli Alleati si dimostrò efficace; la loro controffensiva a
Guadalcanal (agosto) segnò la fine dell'avanzata giapponese. La Germania dedicò
ogni sforzo alla guerra sottomarina nell'Atlantico dove 3 milioni di t di navi
alleate furono affondate nel periodo gennaio-luglio e 800.000 in novembre. L'8
novembre gli Alleati sbarcarono in Marocco e in Algeria. Dopo una breve fase di
resistenza fittizia, le truppe francesi di Vichy dell'Africa settentrionale
ripresero la lotta schierandosi a fianco degli Alleati e marciarono verso la
Tunisia (13 novembre). La reazione di Hitler fu immediata: l'11 novembre la
Wehrmacht invase la zona meridionale della Francia, già sotto il controllo del
governo di Vichy, mentre forze italiane occuparono Nizza e la Corsica; il 27
novembre il cosiddetto esercito francese d'armistizio fu sciolto e la flotta
francese di Tolone si autoaffondò per non cadere nelle mani dei
tedeschi. Sul fronte orientale l'offensiva iniziata dai Tedeschi in maggio, prima
in Crimea (8 maggio) poi verso il Caucaso e il Volta (28 luglio), si spinse
fino a Sebastopoli e all'estuario del Don raggiungendo il monte Elbrus
(agosto) e Stalingrado (settembre) che i Tedeschi attaccarono immediatamente.
Il 19 novembre la prima controffensiva vittoriosa dei Russi su Stalingrado,
proseguita vigorosamente in dicembre, provocò un ripiegamento generale della
Wehrmacht dal Caucaso e dall'estuario del Don. Da parte degli Alleati furono
tenute conferenze a Casablanca tra Churchill e Roosevelt, con la
partecipazione di De Gaulle e Giraud (gennaio); a Washington, tra
Churchill e Roosevelt (maggio); a Quebec tra Churchill, Roosevelt, il
primo ministro canadese Mackenzie King e il cinese Soong (agosto); a Mosca tra
i ministri degli esteri Eden, Hull e Molotov (ottobre), infine al Cairo,
dove si tennero due importanti riunioni tra Churchill e Roosevelt e alla prima
delle quali partecipò Chiang Kai-shek (novembre), e a Teheran dove i due
statisti anglo-americani si incontrarono con Stalin (28 novembre - 1 dicembre).
Per quanto riguarda le forze dell'Asse e i loro alleati, i colloqui di Hitler
con i capi di governo dei paesi satelliti - con il romeno Antonescu (gennaio e
aprile), con il reggente d'Ungheria Horthy (aprile), con re Boris di Bulgaria
(marzo e agosto), con lo stesso Mussolini (aprile) - non valsero a superare le
crescenti difficoltà incontrate nella condotta della guerra.
In Italia si verificarono avvenimenti decisivi: caduta di
Mussolini (24-25 luglio), ripresa del potere da parte del re Vittorio Emanuele
III, costituzione di un governo diretto dal maresciallo Badoglio, richiesta
agli Alleati dell'armistizio, firmato a Cassibile il 3 settembre e reso
pubblico l'8. Nel frattempo Mussolini, arrestato il 25 luglio a Roma, venne
trasferito prima all'isola di Ponza, poi alla Maddalena e infine a Campo
Imperatore sul Gran Sasso, dove il 12 settembre fu liberato con un'ardita
azione dal colonnello tedesco Skorzeny e trasferito in Germania. Poco dopo
Mussolini, sotto la protezione dei Tedeschi, costituiva nell'Italia
settentrionale, a Salò, un nuovo governo fascista che assunse il nome di
Repubblica Sociale Italiana. Il governo Badoglio, dopo aver firmato il 29
settembre a Malta un nuovo armistizio («armistizio lungo»), dichiarò guerra
alla Germania il 13 ottobre e un mese dopo venne ricosciuto dagli Alleati come
cobelligerante. A Casablanca (gennaio) gli Alleati annunziarono la loro
decisione di esigere la resa senza condizioni dei loro avversari. Sul fronte
sovietico l'Armata rossa colse nuove vittorie innanzi tutto a Stalingrado
(arresasi il 31 gennaio) dove circondò e annientò la 6S armata di von Paulus.
Dopo due mesi di stasi nelle operazioni, il 10 luglio gli Alleati sbarcarono in
Sicilia, respingendo le forze italo-tedesche dall'isola dopo oltre un mese di
combattimenti, poi in Calabria (2-3 settembre), mentre l'Italia si arrendeva
senza condizioni (8 settembre). La mattina del giorno seguente gli
Anglo-Americani operarono uno sbarco a Salerno. Dopo l'improvviso annuncio
dell'armistizio le forze italiane nel territorio metropolitano e nei Balcani,
rimaste senza direttive precise, si sbandarono: parte furono disarmate dai
Tedeschi, parte si diedero alla macchia unendosi alle forze partigiane, alcune
rimasero fedeli a Mussolini e al loro ex alleato, ma non mancarono episodi di
resistenza attiva conclusisi in modo tragico. Ai primi di ottobre gli Alleati
entrarono a Napoli ma la loro avanzata verso il Nord venne bloccata sul
Garigliano e il Sangro. In Francia il CFLN si trasformò il 3 giugno in Governo
provvisorio. Dopo lo sbarco in Normandia De Gaulle entrò il 26 agosto in Parigi
liberata, mentre il suo governo veniva riconosciuto da URSS, Gran Bretagna,
dominions e Stati Uniti (22-23 ottobre). La Germania perse nel corso
dell'estate il controllo dei territori occidentali che essa occupava, mentre le
continue sconfitte subite dalla Wehrmacht provocarono la rottura dei legami con
i paesi satelliti. La Romania firmò l'armistizio il 12 settembre; la Finlandia,
il 19. La Bulgaria capitolò subito dopo che il suo territorio era stato
attaccato dall'Armata rossa (5-6 settembre). Romania e Bulgaria si schierarono
contro il Reich. Nell'Italia divisa, il 10 gennaio a Verona alcuni gerarchi
fascisti furono condannati a morte; inoltre per limitare l'azione dei
partigiani vennero effettuate massicce azioni di rastrellamento in varie zone
dell'Italia settentrionale e furono compiute numerose rappresaglie (Fosse
Ardeatine, 24 marzo; Marzabotto, fine settembre). Al Sud, il principe Umberto
di Savoia assunse la luogotenenza del regno (5 giugno) e poco dopo Bonomi prese
il posto di Badoglio alla guida del governo. Negli Stati Uniti, Roosevelt fu
eletto presidente per la quarta volta il 7 novembre, con Truman come
vicepresidente. Il successo delle azioni alleate aveva spinto Stalin, Roosevelt
e Churchill a mettere a punto a Teheran (dicembre 1943) nuovi piani militari e
a coordinare le offensive sovietiche e le operazioni da effettuare in Europa
occidentale. Alla fine dell'anno i Russi dovettero rallentare la loro avanzata
per l'accanita resistenza opposta dai Tedeschi a Budapest (dicembre). In Italia
gli Alleati, che avevano operato uno sbarco in forze ad Anzio (22 gennaio),
dovettero condurre una lunga e accanita battaglia per occupare il settore di
Cassino e ottenere così la rottura del fronte (maggio). La loro avanzata
proseguì poi verso Roma, raggiunta tra il 4 e il 5 giugno, Livorno (19 luglio)
e Firenze (agosto), ma i Tedeschi costituirono una nuova linea di difesa più a
nord, la cosiddetta linea gotica, a ridosso della quale le operazioni ebbero un
periodo di stasi durante l'inverno. In Francia le forze di von Rundstedt
vennero disposte lungo il Vallo Atlantico per arginare l'imminente sbarco che
venne effettuato il 6 giugno in Normandia. Le truppe alleate proseguirono nella
loro avanzata raggiungendo Aquisgrana (21 ottobre) e nel novembre lanciarono
una nuova offensiva su tutto il fronte senza però ottenere i risultati sperati.
Il 16 dicembre von Rundstedt lanciò l'ultima controffensiva della Wehrmacht
nelle Ardenne, che venne affiancata da attacchi tra la Saar e il Reno. Gli
Americani furono costretti a ripiegare di fronte alla pressione delle unità
corazzate tedesche e l'intero fronte alleato rischiò di essere travolto,
riuscendo tuttavia a resistere, grazie soprattutto alla difesa di Bastogne
(fine dicembre). L'Europa centrale si riorganizzò: l'Austria proclamò
la propria indipendenza (14 maggio), il governo Benes rientrò a Praga (10
maggio), ma dovette riconoscere l'annessione da parte dell'URSS della Russia
subcarpatica (che era cecoslovacca nel 1938). Sorsero inoltre numerose altre
difficoltà: questione di Trieste tra la Iugoslavia di Tito e l'Italia per il
possesso della città e delle zone circostanti (aprile-maggio), rivolte in
Algeria (maggio) ritorno di Pétain in Francia (26 aprile) dove fu arrestato in
attesa del processo (23 luglio - 15 agosto); movimenti antifrancesi in Siria e
nel Libano, favoriti dalla tensione che oppose i governi di Londra e Parigi su
tale questione, crisi dinastica in Belgio. I grandi incontri internazionali
svoltisi a Jalta (4-12 febbraio) e a Postdam (17 luglio - 2
agosto) tra i vincitori sovietici, americani e inglesi, furono dedicati
all'organizzazione dell'Europa, e in particolare al futuro della Germania dopo
la fine del conflitto.
La conferenza di San Francisco, apertasi il 25 aprile, ebbe come
oggetto l'organizzazione politica del mondo dopo la guerra: gli Alleati
separarono nettamente la creazione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite
(adozione della Carta, 26 giugno) dall'elaborazione dei trattati di pace.
Mentre Stalin, De Gaulle e Chang Kai-shek rimasero al potere, Roosevelt, morto
il 12 aprile, fu sostituito da Truman e Byrnes succedette a Stettinius al
dipartimento di Stato americano. Mussolini, catturato dai partigiani mentre
cercava di raggiungere la Svizzera, venne fucilato il 28 aprile e due giorno
dopo Hitler si suicidò a Berlino, designando come suo successore l'ammiraglio
Dönitz. In Estremo Oriente, i Giapponesi si impadronirono completamente
dell'Indocina con un atto di forza contro i Francesi (9 marzo), ma subirono la
denuncia dell'accordo di neutralità firmato con la Russia, che dichiarò loro
guerra (8 agosto). La capitolazione del governo di Tokyo provocò lo
smembramento delle conquiste giapponesi. In Indonesia, veniva
organizzato un governo nazionale. In Indocina, Cinesi e Britannici si
divisero il controllo del territorio, in applicazione degli accordi di Quebec e
di Postdam. Analoga situazione si verificò in Corea con truppe sovietiche a
nord e truppe americane a sud del 38° parrallelo. La fine delle ostilità non fu
seguita a breve distanza dai trattati di pace; quelli che vennero stipulati
furono datati in periodi molto successivi: trattati di Parigi del 10
febbraio 1947 per Italia, Romania, Bulgaria, Ungheria e Finlandia; trattato
di San Francisco dell'8 settembre 1951 per il Giappone (a cui non partecipò
l'URSS); trattato di Stato del 15 maggio 1955 per l'Austria. Gli Alleati
superarono il Reno in più punti (marzo), proseguendo rapidamente la loro
avanzata verso il cuore della Germania, che, sottoposta a durissimi
bombardamenti aerei, era ormai ridotta all'estremo. Mentre i Francesi si
impadronirono di Stoccarda, gli Americani invasero la Baviera e raggiunsero
Monaco (29 aprile). In Italia, dopo la stasi invernale, il generale
Clark e il maresciallo Alexander lanciarono un'offensiva generale su tutto il
fronte che portò le truppe alleate a raggiungere i principali centri
dell'Italia settentrionale dove il 25 aprile il generale Cadorna, comandante
militare del CLNAI, aveva ordinato l'insurrezione generale delle forze
partigiane, che a partire dalla fine del 1943 avevano impegnato sempre più
seriamente i Tedeschi e i fascisti. La resa delle forze tedesche avvenne per
gradi: a Caserta (29 aprile) per le truppe in Italia e Austria; a Luneburgo (4
maggio) per quelle in Vestfalia, Danimarca e Olanda; infine la resa
incondizionata nelle mani dei comandanti in capo alleati firmata il 7 maggio a
Reims da Jodl e confermata l'8 maggio a Berlino. Le bombe atomiche lanciate su
Hiroshima (6 agosto) e Nagasaki (9 agosto) costrinsero il Giappone a cedere. Le
ostilità vennero sospese il 16 agosto e la capitolazione fu firmata il 2
settembre a bordo della corazzata Missouri nella rada di Tokyo.